xxx. odio e crudeltà cinque cuori oscureranno
( C A R L O S )
Sull'Isola, Carlos aveva inventato molti modi per mantenere il sangue freddo. Aveva imparato a controllare il battito del suo cuore e la sudorazione del corpo, tutti segni che potevano tradirlo in situazioni delicate.
«Carlos!» esclamò Evie quando lo vide arrivare salendo le scale della balconata. Jay e Hunter lo guardavano con occhi preoccupati. «Per tutti i folletti, stai bene? Sei pallido come Mal. Cosa ti ha detto Audrey?».
Quell'abilità gli avrebbe fatto molto comodo al momento.
Si sedette, e Evie lo seguì, prendendogli una mano e stringendola. «Carlos?» ripetè.
«Lo sa» disse, lo sguardo vacuo, un tenue sussurro.
Non si fidava della sua voce.
Sentì Jay sedersi accanto a lui. «Sa . . . cosa?».
Strinse gli occhi, le dita che si chiudevano attorno al legno della panca. «Della bacchetta».
In quell'istante, l'organo prese a suonare, ben presto accompagnato dal resto dell'orchestra. Carlos vide le porte della cattedrale spalancarsi e Ben fare il suo ingresso, a passo lento e rigido, gli occhi fissi davanti a sè e un piccolo sorriso d'orgoglio in volto.
Il figlio di Crudelia percepì i suoi amici irrigidirsi, e si alzarono tutti al passaggio di Ben, inchinandosi appena, come tutto il resto degli invitati.
Poi, alla fine della navata, in piedi accanto all'altare, la Fata Smemorina scoprì la campana di vetro della Bestia, il morbido panno color crema che l'aveva ricoperta per tutto il tempo, che cadeva a terra in un'elegante onda di tessuto.
E, come da copione, la bacchetta era lì.
Ora fuori dal campo di forza del museo, Carlos poteva percepirne il potere lì dal suo posto. Come se l'aria fosse diventata elettrica all'improvviso e gli atomi avessero iniziato a ronzare. Forse la magia era scienza, dopotutto.
Ben si fermò, la Fata prese la bacchetta in mano e si voltò verso il ragazzo.
«Siamo qui, oggi, per celebrare l'incoronazione di Benjamin Florian Beast, figlio di Re Adam e della Regina Belle. Chiunque abbia obiezioni al riguardo, parli ora o taccia per sempre».
Come un matrimonio - pensò Carlos. - Solo che questa è unione tra un ragazzo e un'intera nazione.
Quando nessuno parlò, la Fata sorrise e si rivolse ufficialmente a Ben, che si inginocchiò: «Giuri solennemente di governare il popolo di Auradon con giustizia e clemenza, per la durata del tuo regno?».
Non vi fu neanche un attimo di esitazione.
«Lo giuro solennemente».
Un paggio arrivò portando un cuscino blu, su cui era posata una grossa corona dorata, incastonata da zaffiri e smeraldi. La Fata la fece levitare fino alla testa di Ben, che abbassò il capo. Il simbolo di Auradon brillò su di lui, l'icona della Bestia sull'oro massicco, quel colore così acceso che si perdeva nei capelli altrettanto dorati del ragazzo.
Carlos cercò Mal, giù in prima fila, ma non riusciva a vederla. Il cuore iniziò a battergli forte quando la Fata Smemorina sollevò la bacchetta.
«È con immenso onore e gioia . . . ». La voce della donna si disperse nella mente del figlio di Crudelia, un ronzio nelle orecchie, mentre le mani gli sudavano e osservava la scena che avveniva davanti ai suoi occhi.
« . . . che benedico il nuovo re!».
Da lì, fu come se tutto avvenisse a rallentatore.
Un sussulto generale scosse la cattedrale, Evie lo prese per un braccio, dicendo che dovevano scendere subito dalla balconata. Carlos corse e basta, senza voltarsi indietro. Le sue gambe si muovevano da sole, come se dal suo cervello arrivasse un solo ordine: "scappa, scappa, scappa".
Carlos era piuttosto sicuro che non esistesse cosa che desiderasse di più in quel momento. Sparire. Correre.
Un lampo di energia viola partì dalla bacchetta, mentre Mal la agitava con una ferocia cieca e una delle vetrate della cattedrale si spaccava in mille pezzi.
Quando Carlos e gli altri arrivarono giù, lei e Ben stavano discutendo. La Fata osservava tutto con occhi spaventati, l'intera folla che li guardava come si guardava un mostro.
Dovrebbe piacermi. — pensò, disperato. — Ma lo odio. Odio tutto questo.
Odiava lo sguardo di Audrey, così sorpreso e così falso; quello di Bayley, di Lonnie, persino quello terrorizzato di Chad; odiava quell'espressione devastata che nacque sul viso di Richard, occhi fissi su Hunter, che invece lo evitava; odiava che tra quei volti così familiari mancasse quello di Esme.
Fatelo smettere, vi prego.
«Mal . . . » stava dicendo Ben, mani aperte davanti a lui come con una belva feroce. «Dammi la bacchetta».
«Stai indietro» ringhiò lei.
Carlos voleva solo scappare. «Andiamo via, Mal» esclamò lui, e non riconobbe la sua voce.
«È ora di vendicarci» aggiunse Jay.
Evie le posò una mano su un braccio: «Abbiamo vinto».
Hunter fu l'unico a rimanere in silenzio, gli occhi fissi davanti a sè, freddi, calcolatori.
È un incubo - pensò Carlos. - È solo un incubo. Presto si sarebbe risvegliato a casa sua, sul suo materasso, con la testa poggiata sul cuscino che gli aveva regalato Evie e avrebbe sentito gli strepitii di sua madre che lo intimava di alzarsi.
Era quella la sua vita. Lui era il figlio di Crudelia de Mon, ed era destinato a vivere sull'Isola degli Sperduti, tra sangue e spazzatura. Era un Cattivo, e lo sarebbe sempre stato. Non c'era modo di sfuggire a se stesso. Quegli anni rinchiuso lo avevano reso ciò che era, e Ben, e nessun altro, lui compreso, non potevano pretendere che non fossero mai esistiti. Era stata una vita orribile, ma era stata sua.
Improvvisamente, non gli importava più molto di quello che sarebbe successo ad Auradon.
«So che non vuoi questo, Mal» stava dicendo Ben, e Carlos tornò a prestare attenzione al momento. «Voi— Tu— non siete i vostri genitori!».
«Ne sei proprio sicuro, Ben?» sibiliò Mal, le lacrime che sgorgavano sulle sue guance, cascate di mascara che le tingevano di nero. «Dopo ieri? Dopo quello che abbiamo fatto? Dopo quello che stiamo cercando di fare?».
La folla mormorò qualcosa, come se fosse d'accordo.
Ben non lo era.
«Sì!» ringhiò, la vena sul collo che pulsava, e per un secondo Carlos potè vedere le radici della sua famiglia dentro di lui. «Non siete i Cattivi! Non lo siete mai stati! Darvi la colpa per qualcosa che non potete controllare non vi renderà artefici di essa! Non importa quanto lo desideriate!».
Mal barcollò come se avesse fisicamente sentito il peso di quelle parole.
La vista di Carlos iniziò a farsi sfocata, ma non capì se fosse colpa delle lacrime.
«Quello che è successo ieri appartiene al passato. Me ne sono preso cura personalmente. Non siete ciò che gli altri vi dicono di essere. Se mi— se state minacciando Auradon, in questo momento, è perchè vi è stato detto di farlo!».
«Ma lo stiamo facendo comunque» parlò Jay, a denti stretti. «Questo secondo te non ci rende Cattivi?».
Ben scosse la testa, gli occhi spalancati, come se non riuscisse a credere a ciò che stava sentendo.
«Figliolo—» intervenne la Bestia.
«NON ORA, PAPÀ!».
Diversi, nella folla, sobbalzarono. Carlos fu tra questi.
Non aveva mai sentito Ben urlare. Lo sorprese. Aveva qualcosa nel suo sguardo che non aveva mai associato a lui, qualcosa come disperazione o . . . stanchezza.
«Smettetela di ripeterlo» sputò il ragazzo. «Continuate a dire che lo siete. Siete cattivi. Cos'è, avete bisogno di ripeterlo? Avete paura che se non lo fate ve ne scorderete?».
Silenzio.
Carlos strizzò gli occhi.
«Non sai di cosa stai parlando!» esclamò Evie, tirando indietro Mal.
Sentì la mano della ragazza scivolare nella sua, e lui la strinse.
«È vero, non lo so! Quello che so, invece, è che voi non siete cattivi!».
Mal parve averne abbastanza. «E come fai a saperlo?!» gracchiò, con così tanta disperazione che Carlos ebbe l'istinto di tapparsi le orecchie.
Volevano solo quello.
Lui voleva solo quello.
Una certezza.
Ben aprì la bocca per rispondere e il mondo si tinse di verde.
• ✵ •
Erano quasi passati due mesi da quando Carlos aveva visto Malefica, ma, in quel momento, gli parve di vederla per la prima volta.
Non gli aveva mai fatto particolarmente paura, non nel modo in cui gliela faceva sua madre. La rispettava sempre e solo perchè era la Regina dell'Isola, ma non aveva mai avuto un motivo concreto per temerla.
Eppure, quel pomeriggio non era riuscito a muoversi.
«Ma che splendida adunanza, Re Adam» sorrise la donna, mentre Diablo, il suo corvo, si posava elegante sulla cima del suo scettro. «Reali, nobili, signori, e . . . » adocchiò la famiglia di Audrey, Aurora che stringeva la figlia in un abbraccio terrorizzato. «Che buffo, persino la plebe!».
«Malefica . . . » sussurrò la Fata.
Malefica annuì: «Già. Devo dire che mi ha addolorato moltissimo non ricevere un invito».
«Non sei la benvenuta!» esordì l'ex sovrano.
La fata cattiva scoppiò in una larga risata: «Ma che strano senso di dejavu, non trovate?».
Spostò lo sguardo da Ben, che deglutì, a Mal, che evitò il suo sguardo.
«Oh, non abbassare la testa, figlia mia, è un giorno felice». Scivolò una mano sotto al suo mento, costringendola a guardarla negli occhi. «Hai adempiuto al tuo compito egregiamente, non hai nulla di cui vergognarti».
Persino Carlos era sorpreso.
«Davvero?» domandò Mal, gli occhi che si riempivano di speranza.
«Aw, povera ragazza. Cosa ti hanno messo in testa mentre eri qui, mh?». Le fece una carezza, e Mal chiuse gli occhi, come a bearsi di quella sensazione.
«Mal!» urlò Ben, avanzando, ma un solo scatto del polso di Malefica bastò per trattenerlo, un serpente di fumo verde che si avvinghiava alle sue caviglie e lo teneva fermo.
«Guardie!» esclamò la Bestia, ma un secondo dopo tutti erano circondati dalle stesse catene verdi.
Mal lo ignorò, ignorò tutti, gli occhi che tornavano a riempirsi di lacrime — lacrime felici, notò Carlos — mentre guardava sua madre, quasi avesse sognato quel momento per tutta la vita.
Il figlio di Crudelia si aggrappò ad Evie come fosse la sua unica ancora di salvezza, e la ragazza ricambiò la foga.
Malefica protese l'altra mano verso la figlia, in una muta richiesta.
Mal, tremante, sollevò il braccio, la mano stretta intorno alla bacchetta mentre sua madre sorrideva, le lunghe dita artigliate che si chiudevano attorno all'impugnatura.
«No!» urlò, di nuovo, Ben, lottando contro la magia che lo teneva fermo.
Per un secondo, Mal si bloccò.
Condivideva il peso della bacchetta con sua madre, la propria mano ancora ancorata ad essa.
«Mal» la chiamò Malefica, con un tono così dolce che per un attimo parve finto.
La ragazza guardò lei, poi Ben.
«Mal» ripetè Malefica, con più fermezza.
Ben la fissò. Ti prego, scandirono le sue labbra.
Carlos vide qualcosa passare nello sguardo dell'amica. Rapido, una scintilla di luce. Scomparì prima che potesse dargli un nome.
Mal lasciò la presa e qualcuno iniziò a gridare.
• ✵ •
«Meritate un premio!» esclamò la donna, rivolta a loro, dopo aver zittito la folla.
Il corpo di Aurora giaceva immobile sul pavimento, Filippo inginocchiato al suo fianco che la chiamava disperato, Audrey stretta tra le braccia di sua nonna non appena aveva provato a gettarsi verso di loro.
Carlos era pietrificato.
«Un— premio?» chiese Hunter, timoroso.
«Ma certo che sì! Siete stati così bravi! Mi dispiacerebbe non vi rimaneste niente!». Si rigirò verso di loro, gli occhi spenti che Carlos ricordava, che splendevano di rinnovata forza. «Cosa vorreste?».
Era facile.
Era fin troppo facile.
Doveva esserci un tornaconto.
«C—Cosa— Cosa vogliamo noi?» domandò Evie, come se non ci credesse.
Malefica la squadrò da capo a piedi: «È quello che ho detto».
Già, doveva esserci un prezzo da pagare. Un— qualcosa.
Carlos si girò verso i suoi amici. Loro ricambiarono lo sguardo.
E Carlos capì che non gli importava.
«Nulla» disse, la gola secca. Malefica alzò un sopracciglio. «È questo quello che voglio. Nulla. Non voglio più nulla. Voglio che tutto sia più facile, come lo era prima. Voglio fare quello che devo fare senza—». Questo. «Voglio che il resto sia nulla. Io voglio essere nulla. Non voglio più— sentire. O percepire qualunque cosa sia successa».
La sua mano era ancora stretta a quella di Evie, che prese un respiro e fece un passo avanti. «Anch'io. Anch'io non voglio».
«Anch'io» disse Jay.
Mal annuì.
Hunter non li guardò.
Malefica sorrise.
«E così sia».
Una voce che non era la sua si insinuò nei suoi pensieri.
"Le forze del Male, sì vinceranno. Odio e crudeltà cinque cuori oscureranno".
L'ultima cosa che ricordava era il mondo fermo, congelato come un dipinto e una porta che si spalancava dietro di loro.
—— angolo autrice !
SONO FINALMENTE RIUSCITA A FINIRE STO CAPITOLOOOO
sigh, quanto sono felice.
e, oh beh, il prossimo e l'ultimo ed è quasi finito :)
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