7. Perdoni la mia schiettezza...

Una riunione di giovedì non mi ci voleva...
No, non oggi, non con una presentazione ancora da fare per domani sera!

L'unica nota positiva è che sono soddisfatta di com'è andata questa mattinata.

Ero in agitazione per niente.
Shoji mi ha dato una grossa mano e i tizi dell'agenzia di pubblicità sono stati corretti e molto collaborativi.
Pure il mio capo ci scherza assieme.

Sono piantati in corridoio e smettono di parlare appena io e Shoji ci avviciniamo. Ci sorridono e pure il Supremo sembra abbozzare un sorriso.

Mi piego in un profondo inchino, ringraziandoli e augurando loro buona giornata. Il mio capo li accompagna: da quanto ho capito, uno dei titolari è amico di Toshinori-sensei...

Sistemo la sala riunioni, spengo il computer e faccio un salto a sentire la voce profonda del mio capo cogliermi alla sprovvista: «Le va se anticipiamo il pranzo?»

Questa mi è nuova.
«Va-va bene. Avviso Nezu e Toyomitsu»

Il Supremo mi fa mezzo sorriso e io vado in panico alle sue parole: «Li lasci lavorare. Andiamo io e lei»


«Allora...che ne pensa? Come le è sembrata la riunione?»
Finisco di condire la mia insalata, prendendomi qualche secondo per riflettere.
«Non è andata male, Sensei...»

Lui sta per addentare il sandwich, ma si blocca. «Ma nemmeno bene. Cosa la preoccupa?»

Appoggio le posate nella terrina e lo guardo in quei suoi occhi azzurri dall'espressione corrucciata.
«Posso essere sincera con lei? Senza che si offenda?»

Grugnisce e fa un cenno con la testa, come a volermi far continuare.
«Mi creda, Sensei, il lavoro legato al packaging dei nostri prodotti mi entusiasma, quasi quanto seguire le linee produttive. Non è nelle mie competenze, ma sto cercando di fare del mio meglio. - lui mugugna e addenta il sandwich - Ma, vede...il restyling dell'immagine pubblica di un'azienda è molto impegnativo ed è tutta un'altra cosa! Neppure Yamada-san potrebbe farcela da solo. C'è bisogno di una figura dedicata, che abbia le giuste competenze e conoscenze...»

Lui si prende del tempo. Mastica, deglutisce, beve...
Io ho paura di essere stata troppo diretta.
«Lo capisco. È giusto ciò che dice. - fa una pausa e mi sorride - Lei si sta divertendo a fare ciò che fa, non è vero?»

Scrollo le spalle, finisco il boccone e gli rispondo. «Divertirsi...no. Direi di no. Il lavoro non è divertimento. Il lavoro è passione, dedizione. Io...io provo soddisfazione in ciò che faccio, se fatto bene. Perdoni davvero la mia schiettezza, Sensei.»

Lui mi sorride appena.
«Toshinori. Può chiamarmi Toshinori se siamo io e lei, Fumiko-san.»



Sono un po' provata da questo pranzo.

Non è stato pesante, solo impegnativo.
Ho dovuto mordermi la lingua in più occasioni e parlare meno di quanto avrei voluto.

Toshinori-sensei si è "sbottonato" e mi ha confidato alcune delle sue preoccupazioni.
Non so bene per quale motivo, ma credo fermamente sia stato solo per mettermi alla prova.

«Sensei...è giusto che abbia a cuore il futuro del suo figlio acquisito - azzardo mentre aspetta la fine della mia sigaretta - Izuku è giovane ed è normale avere delle visioni differenti. Mi permetta...ma lei ha un'altra età e ha vissuto esperienze differenti dai giovani d'oggi...»

Lui ridacchia, dandomi ragione e spiegandomi che vorrebbe davvero che lui si appassionasse al lavoro.

«Lei ha cominciato dal nulla. È giusto che anche suo figlio capisca i sacrifici e la fatica che stanno dietro un lavoro di successo»

Spengo la sigaretta e faccio per rientrare, voltandomi appena per cercare di capire se vuole rientrare anche lui, ma lo vedo pensieroso.

Entro e passo il badge, sentendo i suoi passi pesanti dietro di me.
«Dobbiamo vedere altro io e lei, Nakatani?»

«Più tardi. Sistemo gli appunti di stamattina, le mando un riepilogo e poi vengo da lei» e mi precede lungo le scale annuendo.

«Tutto bene Fumiko?», mi chiede Nezu, quando mi vede rientrare a seguito del capo dopo la nostra pausa pranzo.
«Mh...sì. Perché?» e lui mi si affianca, scordandomi verso la mia scrivania.
«Sei andata a pranzo col capo...»

Mi sistemo alla mia postazione e gli sorrido.
«Tutto bene...non abbiamo parlato di lavoro se è questo che intendi»
Lui tira un sospiro di sollievo: «Pensavo ci fossero stati dei problemi»

Scuoto la testa e lo informo che voleva semplicemente fare il punto della riunione del mattino e parlare con calma.
Ometto volutamente di dirgli quanto mi ha riferito sul proprio figlio, sulle sue preoccupazioni.

Nezu mi ascolta con attenzione e poi ci confrontiamo su alcune questioni legate alle forniture di materie prime, in questo periodo particolarmente in sofferenza.

Mi acciglio e lo guardo. La mia voce è ferma e non ammette repliche, costringendolo ad andarsene per evitare un battibecco.
«Trovami un altro fornitore, Nezu. Non ho minimamente intenzione di interrompere le linee produttive perché qualcuno non consegna in tempo!»




Sbuffo come una ciminiera: il mio capo ha un tempismo...
Sono le cinque passate.
Sto sistemando la scrivania, chiudendo la presentazione su cui lavoro da tutto il pomeriggio.

Raccolgo i fogli che ho stampato, lo scotch e una forbice. Infilo una matita dietro l'orecchio e mi precipito nel suo ufficio.

Lui è concentrato sul pc, corrucciato.
«Aspetti un attimo...mando questa mail e vediamo quella scatola...»
Io mi metto a tagliuzzare i fogli, seguendo le linee che delimitano la forma grezza di un prototipo di una scatola: un astuccio per un telecomando.
Sono stanca, mentalmente distrutta.

«Oh, non si preoccupi! Io faccio bricolage intanto!», mi esce, senza alcun filtro. Ma lui sembra non accorgersene.

Lo sento imprecare a denti strettissimi. «Mi perdoni per il gergo...ma questa mail mi ha proprio rotto le palle!»
La mia voce è appena udibile. «Non si preoccupi...io non mi offendo se impreca...»

Lo sento borbottare ancora.
«...ma anche lei ha problemi...»
Io non lo degno nemmeno di uno sguardo, continuo a tagliare. «Uuuh! Non immagina quanti Sensei!»

«...con la mail?»
Ci guardiamo e io, impassibile, cerco di rimediare alla mia gaffe: «Certo! Quella mail da problemi a tantissimi!»

Dal suo sorrisino non credo di essermi salvata.
Devo stare più attenta!

Gli squilla il telefono e lui esce per rispondere. Una chiamata che dura sì e no due minuti, poi torna da me, ancora china nel mio costruire e combattere contro dei miseri fogli di carta.

Sobbalzo nel sentire di nuovo la sua voce: «Chiamo Takami e Tokoyami...loro che non ne sanno nulla ci daranno un parere oggettivo»
Grugnisco più che annuire e attendo che torni.

Finalmente ho finito il mio bricolage!

Toshinori-sensei si ferma dalla porta con un lungo sospiro. Guarda la sua scrivania e poi guarda me: «Sono un disastro. Questo ufficio è davvero un casino!», sbotta, prima di aggirarmi e tornare dal suo computer.

«Se non ricordo male era Einstein che sosteneva che le persone disordinate sono le più geniali...», mi esce di getto, assieme a un sorrisino.
Gaffe n. 2. Fumiko...adesso ti licenzia seduta stante!

Ci fissiamo e lui fa un mezzo sorriso dei suoi.
«Lei è troppo buona Fumiko...»

«Oh no, Toshinori-san! È la scusa che utilizzo anche io con me stessa! Sono una casinista nata!»
Sento la gola secca e prego gli dei di darmi la mia solita faccia da culo in questo momento.
Vi prego...non fatemi arrossire!

Lui scoppia in una fragorosa risata «Allora ci giustifichiamo in due, signorina!», esclama, prima che entrino in ufficio i miei colleghi.

Che abbia capito che lo stavo perculando?

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