Sfiorarsi
Ship: Suegiku
Personaggi: Suehiro Tetchō, Jōno Saigiku
Anime: Bungou Stray Dogs
Jōno non sapeva quando aveva imparato a distinguere il profumo di Tetchō da quello delle altre persone, veramente.
Eppure, in quel momento, aveva capito che l'avrebbe distinto tra tutti.
Saigiku aveva conosciuto l'altro all'università.
Erano compagni di corso e si erano ritrovati seduti vicini.
Jōno aveva cercato di ignorarlo, non voleva parlare con nessuno, non voleva che qualcuno provasse pietà nei suoi confronti, ma Suehiro si era presentato a lui.
Fin da subito, il ragazzo dai capelli bianchi con le punte rosse aveva capito che il moro era una persona semplice, non ne aveva avuto il minimo dubbio.
Infatti, quando lui aveva chiesto perché si fosse avvicinato a lui, Tetchō aveva risposto con un semplice "Voglio diventare tuo amico".
Già, quel ragazzo era veramente tanto semplice.
Dopo sei mesi di conoscenza, Jōno aveva iniziato ad aver paura dei suoi sentimenti.
Ogni tanto, uscito dall'università, si ritrovava a fare delle passeggiate in compagnia di Suehiro, che non era per niente infastidito dalla sua cecità.
Certe volte il bianco si era pure chiesto se l'altro aveva capito di aver a che fare con una persona cieca, ma non aveva avuto il coraggio di chiederglielo.
Pensando a quello, alle passeggiate che faceva in compagnia del moro, Saigiku si era ritrovato ad arrossire.
Cosa molto strana per lui, dato che certe volte sembrava veramente sadico, acido, quasi senza cuore, occupato solo a pensare al dolore degli altri.
Ma il bianco aveva capito: quel ragazzo tanto semplice era riuscito a far breccia nel suo cuore.
Un mese dopo che Jōno era venuto a sapere dell'esistenza di quei sentimenti, Tetchō gli aveva chiesto di uscire.
Una semplice uscita tra amici, nulla di più, però, in cuor suo, Saigiku sperava che non si trattasse solo di quello.
Proprio mentre stava aspettando l'altro, qualcuno gli andò a sbattere contro.
Il bianco era rimasto immobile, sapeva bene che non era colpa sua.
<<Cosa fai? Mi vieni a sbattere contro e poi non mi chiedi neanche scusa?>> domandò, a voce alta, quello che si era scontrato con lui.
<<Io ero qui, fermo, non ho fatto nulla.>> commentò Jōno, non si sarebbe mai scusato per qualcosa che non aveva fatto, anzi, avrebbe fatto inginocchiare l'altro ai suoi piedi, per fargli porgere le sue più sentite scuse.
Però, Saigiku non aveva preso in considerazione l'idea che quello sconosciuto fosse in compagnia.
Nonostante, grazie agli altri sensi molto sviluppati, sapeva rendersi conto di quello che aveva intorno, era rimasto talmente tanto sorpreso da non essersene reso accorto.
<<Ho visto che gli sei andato a sbattere contro.>> disse un'altra voce maschile, probabilmente era un amico dell'altro.
Il bianco fece per ribattere, ma si fermò, quando si accorse che qualcuno, dietro di lui, gli aveva poggiato una mano sulla spalla.
Jōno, colui che non sapeva quando aveva imparato a riconoscere il profumo del ragazzo che amava, accennò un sorriso.
Sapeva che quella mano apparteneva al moro.
Però, Saigiku non poteva notare una cosa.
Per la prima volta in vita sua, il viso di Suehiro era contratto in una smorfia arrabbiata.
Quei due avevano osato attaccare briga con un ragazzo cieco e, per di più, quel ragazzo cieco era la persona a cui lui era interessato.
<<Non intrometterti.>> disse uno dei due.
<<Ringraziate che non vi faccia nulla.>> mormorò a denti stretti Tetchō, prima di prendere il suo amico per il polso destro.
Lo iniziò, così, a trascinare lontano da lì.
<<Dove mi stai portando?>> chiese Jōno, dopo qualche minuto di camminata.
Non riconosceva quella strada, si sentiva spaesato.
<<Ti hanno fatto del male?>> sussurrò, invece, il moro.
<<Eh? No.>> rispose, con una certa sorpresa nella voce, il bianco.
<<Mi ripeto, dove mi stai portando?>> aggiunse subito dopo.
Suehiro rimase in silenzio, fino a quando non si fermò.
<<Siamo davanti a casa mia.>> affermò, prendendo le chiavi dalla tasca dei pantaloni.
<<Perché?>> domandò Saigiku.
"Qui nessuno potrà infastidirti." pensò, in risposta, l'altro, ma si tenne quelle parole per sé.
Una volta dentro la casa, i due si tolsero le scarpe.
Tetchō accompagnò l'amico nel salotto, facendolo accomodare sul divano, prima di andare in cucina a prendere qualche snack da mangiare.
Jōno, invece, aveva un'espressione corrucciata dipinta in volto.
Non capiva perché l'altro si fosse comportato in quel modo, non aveva mai sentito quel tono di voce uscire dalle sue labbra.
Eppure, per lui si era arrabbiato e, pensare a quello, gli faceva un certo effetto.
<<Ti vanno bene delle patatine?>> chiese il moro, ritornando in soggiorno.
Il bianco annuì, pensieroso.
<<Perché mi hai portato via da quei due in quel modo?>> Saigiku diede voce ai suoi pensieri.
<<Se sono stato troppo violento, mi scuso.>> disse Suehiro, andando a sedersi vicino a lui.
<<Non voglio le tue scuse. Voglio saperne il motivo.>> affermò Jōno.
Tetchō lo osservò, rimanendo per un attimo in silenzio, prima di decidersi a parlare.
<<Se ti dicessi che mi piaci, mi odieresti? Ti farei schifo?>> domandò.
Sentendo quelle parole, le guance del bianco presero improvvisamente colore.
<<Perché dovrei?>> sussurrò.
<<Perché sono una persona semplice, non ti potrei mai interessare.>> rispose il moro.
<<Ti sbagli. Sei semplice, sì, ma hai tanta pazienza, se riesci a sopportare una persona cieca come me.>> commentò il bianco, scuotendo lievemente la testa.
<<Non ti sopporto perché ho tanta pazienza, ma solo perché sei tu. E, poi, sei praticamente autosufficiente.>> ribatté Suehiro.
Saigiku aprí la bocca, come se dovesse parlare, ma nessun suono uscì dalle sue labbra.
<<Mi piaci, per questo ti ho portato via da quei due. Non sopporto che qualcuno ti tocchi, anche se non sembro una persona gelosa.>> affermò Tetchō.
<<Ma io non vedo…>> mormorò Jōno.
Il moro inarcò un sopracciglio.
Ok, poteva sembrare stupido, ma non lo era fino a quel punto.
Eppure, non capiva perché l'altro si facesse tutti quei problemi sulla sua cecità.
<<E allora? Io ti vedo e so che mi piaci.>> disse Suehiro.
<<Anche tu mi piaci…ma non ti dà fastidio sapere che la persona che ti interessa non potrà mai vederti in faccia?>> rispose Saigiku.
"Oh, quindi è questo il problema." pensò il moro.
Si lasciò scappare un sospiro, prima di prendere la mano sinistra dell'altro nella sua.
Il bianco, sorpreso, fece per ritrarla, ma lui strinse un po' di più la presa, cercando di non fargli male.
Successivamente, l'avvicinò al suo viso e la poggiò sulla sua guancia, senza, però, lasciarla andare.
<<Cosa stai facendo?>> sussurrò Jōno.
<<Ti faccio toccare la mia faccia, così ti puoi fare un'idea di com'è fatta.>> disse, come se fosse la cosa più normale del mondo, Tetchō.
Saigiku sentí le sue guance andare a fuoco, per l'ennesima volta.
Nessuno si era mai comportato così con lui, nessuno gli aveva mai preso la mano per fargli capire com'era fatto, perché nessuno era mai stato interessato a lui.
Con estrema delicatezza, Suehiro spostò la mano dell'altro dalla sua guancia alla sua fronte, per poi farla passare sull'altra guancia.
Alla fine, gli fece toccare le sue orecchie, il mento e gli fermò la mano vicino alle labbra.
<<Come ti sembro?>> domandò il moro.
<<Hai la pelle liscia…>> rispose il bianco.
Era in imbarazzo, lo si poteva vedere bene, eppure cercava ancora di mascherare quei suoi sentimenti.
Tetchō poggiò la mano dell'altro ragazzo sulle sue labbra, mentre il bianco sobbalzava dalla sorpresa.
<<Anche se non puoi vedermi, puoi toccarmi. La tua cecità non è un problema.>> affermò il moro sulle dita dell'altro.
<<Ne sei sicuro?>> chiese Saigiku.
<<Ti amo, certo che ne sono sicuro.>> disse Suehiro.
<<Io vado veramente bene?>> Jōno sentiva di avere bisogno di una conferma.
Però, Tetchō non rispose a quella domanda, facendolo spaventare.
Quella sua paura venne spazzata via, quando le labbra del moro si poggiarono sulle sue.
Il bianco si ritrovò a ricambiare quel casto bianco, poggiando la mano, che prima era in quella di Suehiro, tra i capelli scuri dell'altro.
<<Ti amo.>> disse Tetchō sulle sue labbra.
Saigiku deglutí a vuoto, ormai si era esposto, aveva esposto i suoi sentimenti, non doveva più aver paura.
<<Anch'io.>> mormorò Jōno.
Il moro sorrise dolcemente guardandolo, prima di baciarlo ancora una volta.
Jōno era una persona cieca, che poteva risultare acida, ma, in realtà, non odiava il contatto umano.
Tetchō, invece, era una persona semplice, ma sapeva dimostrare amore nei confronti della persona giusta.
Quei due ragazzi erano fatti l'uno per l'altro e, nonostante la cecità di uno dei due, sarebbero stati lo stesso in grado di sfiorarsi dolcemente, senza bisogno di usare la vista.
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