CAPITOLO III.
Rin fissò fuori dalla finestra, osservando la proprietà che si estendeva di fronte a lui.
Aveva sentito parlare del conte Ego molte volte dei suoi genitori: era uno dei principali consiglieri del precedente re, ma pareva che avesse sempre avuto delle idee rivoluzionarie e per questo spesso veniva allontanato dagli incontri.
Nonostante ciò godeva di un certo prestigioso e pareva che i suoi insegnamenti, sia nel campo della spada che riguardo materie più teoriche, avessero aiutato molti nobili a raggiungere il loro ruolo.
Di certo però, non si aspettava di trovarsi dentro a un tale esperimento sociale.
Sentì bussare alla porta della stanza e si voltò, portandosi velocemente la mano alla spada. Non aveva portato la sua ovviamente, essendo una festa, ma ne avevano trovate alcune in un'ala del castello, per cui si erano armati per sicurezza.
- Chi è?- chiese.
- Conte Itoshi, sono Niko-.
- Entra- disse Rin, tenendo la mano sull'elsa della spada. Niko entrò nella stanza e, ignorando l'ostilità proveniente dal nobile, si sfilò la spada che aveva appesa al fianco e andò a posarla contro il muro ai piedi di uno dei due letti presenti nella camera.
Fece un piccolo inchino verso Di, prima di parlare.
- Come da sua disposizione, ho controllato che tutti siano nelle loro camere da letto e abbiano il necessario per la notte. Ho riferito loro l'orario della sveglia e che domattina a colazione discuteremo meglio di come muoverci; inoltre, insieme a Gagamaru ho controllato le provviste e fatto una lista, in modo da essere certi che nessuno rubi niente durante la notte- affermò Ikki.
- Molto bene- disse Rin, lasciando la presa sulla spada - c'è qualcosa di sospetto nel castello?-. Niko scosse la testa.
- A parte il fatto di possedere al suo interno pochissimi oggetti di valore e, come detto nella lettera del conte, solo il necessario per la nostra sopravvivenza, pare un normale castello di un nobile-.
- Un normale castello di un nobile non ha stanze simili- affermò Rin, osservando la camera in cui si trovavano.
Non aveva decisamente lo sfarzo di una camera nobile, ma comunque era attrezzata: aveva una scrivania, compresa di carta da lettere; un armadio anche piuttosto grande, seppur praticamente vuoto; un bagno collegato a essa; un campanello per chiamare la servitú; una finestra e... Due letti. Era quella la cosa strana.
Uno dei due era più grande, pareva avere un'aria raffinata rispetto all'altro ed era anche più morbido; il secondo era più piccolo, leggermente più duro, e anche meno raffinato.
- Mi scusi se mi permetto, conte, ma... Pare che queste camere siano fatte apposta per ospitare un nobile e un suo servitore. Sono certo che lei abbia notato la cosa, eppure ha proposto di dividerci proprio in questo modo e di fare in modo che ogni nobile potesse avere una sua stanza e un suo servitore. Posso chiederle come mai sta rimanendo al gioco?- chiese Ikki, osservando il ragazzo.
Aveva visto molte emozioni passare nei suoi occhi quando avevano scoperto tutto, compresa molta rabbia, eppure si stava continuando a comportare in modo più che razionale...
- Non so a che gioco stia giocando il signor Ego, ma di solito quando si rimane la notte in luoghi sconosciuti ci si porta sempre dietro un servitore che possa proteggerci e provvedere ai nostri bisogni. Questa probabilmente era una delle prime prove: vedere se ci saremmo fidati... E vedere come avrebbero reagito i nobili; siamo più di voi servitori. Fortunatamente, essendo il marchese Hiori e il marchese Kurona fidanzati non hanno avuto problemi a condividere la stanza, e il marchese Otoya ha detto che si fidava della spada sua e del marchese Karasu, per cui non ci sono state discussioni. Noi altri, escluso il duca Mikage, dovremmo imparare a fidarsi di servitori sconosciuti. Senza contare che nelle camere ci sono abiti di diverse misure, probabilmente adatte ai vari nobili, e le stanze sono tredici, mentre noi divisi a coppie siamo dodici-.
Poteva essere che avesse lasciato una camera in più apposta... Oppure, visto che teoricamente ci sarebbe dovuto essere anche il conte Kira, forse c'era un'altra persona che non si era presentata.
Lui... Sarebbe dovuto essere lì?
Sentì bussare alla porta, e prima che potesse rispondere la vide aprirsi.
- Oh, certo che non si è sprecato con le camere, sono tutte uguali- rise Ryusei, guardandosi intorno.
- Che cosa ci fa qui, duca Shidou?- chiese Rin, fissando il ragazzo: perché era improvvisamente entrato nella sua camera?!
- Volevo fare un giro!- rise il ragazzo, mentre Raichi arrivava di corsa dietro di lui.
- Duca, torniamo in stanza! Ci hanno dato disposizione di...-.
- Sisì, tu sei il mio servo fai ciò che ti dico io; allora Rin!- il duca tornò a guardare il moro, un sorriso in volto - Strano vederti qui senza il tuo fratellone! Lui non si presenterà?!-. Rin si irrigidì appena, e anche Raichi dovette trattenersi dal menare quel ragazzo: era davvero irritante... Perché doveva scegliere proprio lui per fargli da guardia?!
- Non ha tempo per cose simili- affermò; non sarebbe di sicuro andato a parlare dei problemi della sua famiglia a quel ragazzo.
- Oh, capisco; è considerato troppo importante, mentre tu...- Ryusei scoppiò a ridere e il ragazzo assottigliò lo sguardo.
- Duca Shidou, la prego di tornare nella sua stanza; abbiamo tutti bisogno di riposare- affermò. Shidou lo fissò per un attimo e un ghigno comparve sul suo volto.
- È un vero peccato, avevo sentito che era molto bravo con la spada... Non vedevo l'ora di sfidarlo, ma a quanto pare dovrò accontentarmi della sua brutta copia- commentò.
Rin estrasse la spada e scattò in avanti, puntandola al collo del ragazzo.
- La mia abilità con la spada è qualcosa che non ti deve interessare. Sarai anche un duca ma io sono un conte, e ho ordinato di ritirarsi ognuno nella propria stanza. Se ci tieni a sfidare mio fratello, verrai nelle nostre terre quando saremo fuori da qui: altrimenti, lasciaci in pace- ordinò.
- Che reazione interessante...- sussurrò Ryusei.
- Duca, meglio che andiamo a riposare- disse Jingo; anche se non gli sarebbe dispiaciuto vederlo battuto.
Ryusei fissò Rin ancora per un attimo, prima di voltarsi e allontanarsi insieme alla guardia.
- Sta bene, conte?- chiese Ikki, preoccupato, mentre Rin rinfoderava la spada.
- Assicurarati che nessuno più si avvicini alla mia stanza; vado a riposare- affermò, dirigendosi verso il letto; sperava di poter avere almeno un po' di pace...
- Pare che sia tornata la pace, finalmente- affermò Reo, chiudendo la porta e voltandosi verso il letto, dov'era seduto Nagi, che si stava lentamente dondolando avanti e indietro.
- Quindi possiamo andare a dormire?- gli chiese, sbadigliando leggermente. Reo annuì e lo osservò per un attimo.
- Mi spiace che il pigiama sia un po' corto, nessuno dei nobili qui ha la tua altezza... Domani ne farò cucire uno apposta- affermò, dirigendosi verso di lui.
Nagi scrollò le spalle.
- Per me va bene anche così- dichiarò, sdraiandosi sul letto. Reo deglutì leggermente nel vedere la maglietta del ragazzo sollevarsi, scoprendo appena i suoi addominali: Nagi amava mangiare e dormire, ma in fondo era un guerriero, di sicuro il suo fisico lo mostrava molto bene... E Reo non riusciva a fare a meno di esserne attratto.
O meglio, lo era sempre stato: Nagi era l'unico che riuscisse a comprenderlo, e da quel giorno quando erano bambini in cui si era ritrovato a rifugiarsi col ragazzo in uno dei capanni della sua tenuta per passare per la prima volta nella sua vita un pomeriggio senza dover essere per forza un nobile... Non era più riuscito ad allontanarsi da lui, ne aveva bisogno come dell'aria che respirava.
In fondo, era lui a permettergli di respirare un'aria totalmente diversa da quella che era obbligato ad avere intorno.
- Che aspetti? Vieni a letto- gli disse Nagi. Reo deglutì appena e annuì. In fondo, non poteva lasciare che Nagi dormisse su un lettino piccolo, scomodo e duro... Ma non intendeva certo dormirci lui!
Si sdraiò nel letto, a una certa distanza dall'amico, e afferrò le coperte per tirarle su e coprire entrambi.
Era da quando erano bambini che suo padre vietava loro di dormire insieme, anche se lo aveva convinto a mettere un letto per Nagi nella sua stanza. Doveva cercare di stare calmo: non poteva lasciare che il ragazzo capisse.
- Quel marchese...- mormorò Nagi.
- Chi?- chiese Reo, voltandosi verso di lui; era strano che il ragazzo prestasse attenzione a qualcuno...
- Quello che ti gira sempre intorno, quello stupido. Come mai ti sta sempre così attaccato?- chiese Nagi, voltandosi verso di lui.
Reo scrollò le spalle.
- Lo hai detto tu, è un deficiente... Sai che si diverte a provare a prenderci in giro, lo ha sempre fatto. Dormiamo?-. Nagi annuì e si voltò, dandogli la schiena.
- Notte- disse.
- Notte- mormorò Reo; doveva tenere assolutamente Nagi lontano da Zantetsu...
- Marchese Zantetsu, gliel'ho già detto, non sono un mago!- esclamò Gurimu, disperato.
- Mh? Vieni da una famiglia di chiesa, no?- fece notare Tsurugi.
- Appunto! Religione, non magia! Posso pregare, non lanciare incantesimi!-. Il nobile sbuffò.
- Allora non sarà per niente divertente... Voglio fare cambio!-. Igarashi sospirò.
- Penso sia meglio andare a dormire, marchese Zantetsu; in fondo, ormai tutti hanno già scelto con chi stare in stanza. Ne possiamo riparlare domani, che ne dici?-.
- Sí, forse è meglio... Mi ritiro- affermò, andando a sdraiarsi sul suo letto. Igarashi sospirò leggermente: quasi quasi sperava che facesse a cambio con uno di quei due ragazzi che pur essendo nobili avevano deciso di condividere la stanza...
- Come mai sei voluto venire in stanza con me? Potevi scegliere uno dei servitori- affermò Tabito, tirando indietro le coperte del letto - sarà scomodo starci in due-.
- Andiamo, così sarà più divertente!- rise Eita - Noi due ci conosciamo già, quindi non avremo problemi di fiducia. E sappiamo che siamo molto bravi con la spada-.
Karasu lo fissò per un attimo: aveva senso, però...
- Mi sembri molto tranquillo, nonostante la situazione- commentò. Otoya scrollò le spalle.
- Sai che ho una grande passione per i ninja! Non preoccuparti, intendo cercare di comprendere la situazione al meglio e dare una mano a tutti a sopravvivere- affermò.
- Tsk, come vuoi- borbottò Tabito, sdraiandosi e fissando il soffitto.
- Hiori è in stanza con Kurona, eh?- commentò Eita, sdraiandosi a sua volta. Karasu per un attimo non disse nulla.
- E allora?- mormorò; ovvio che erano insieme, si sarebbero sposati... Lo sapeva da quando erano piccoli che sarebbe successo, ma il fatto Kurona fosse un ragazzo lo mandava in bestia.
- Niente- Eita fece un piccolo sorriso; quello era un altro dei motivi per cui era lì... Ma dubitava che quei due ragazzi se ne sarebbero mai accorti.
- Ti sei accorto che questa stanza ha un letto più grande delle altre?- chiese Kanze, fissando il letto matrimoniale.
- Se doveva esserci un'altra coppia fidanzata oltre a noi, probabilmente volevano accertarsi che avessimo spazio- commentò Yo - quell'uomo sembra intenzionato a metterci gli uni contro gli altri-.
- Sono d'accordo- rispose Ranze, sedendosi sul letto - in ogni caso dovremo imparare a convivere con la situazione, quindi tanto vale iniziare- affermò. Hiori annuì e si sedette a sua volta: lui e Kurona erano amici da quando erano piccoli, in fondo erano già promessi quando erano nati, quindi per fortuna andavano d'accordo; però...
- Mi spiace averti trascinato qui- gli disse. Kurona scrollò le spalle.
- Tuo padre ha sperato di avere una figlia a lungo, mi ha impedito tante volte di venire alle feste importanti per questo... Era naturale che a una certa età dovessi recuperare. Non è colpa tua, tranquillo- rispose Ranze - sapevi ci sarebbe stato Karasu?-.
- Quell'idiota mi scrive solo per prendermi in giro, figuriamoci se mi dice cose simili- borbottò Yo, facendolo ridere leggermente; si voltò verso Kurona.
- Riesci a dormire?- gli chiese.
- Non ne ho idea, ma penso di sì- affermò Ranze - ma in caso non riuscissi... Forse è meglio approfittarne-. Hiori aggrottò la fronte.
- Di cosa?-.
- Di come gestiremo le cose dopo il matrimonio. Ci sono un paio di cose che ti voglio dire-.
- Marchese Kuon, vorrei die una cosa- affermò Gin, avvicinandosi all'uomo, che stava guardando fuori dalla finestra.
- Dimmi- rispose lui, senza voltarsi.
- Sono ancora incaricato del cibo, per cui domattina pensavo di scendere prima per preparare la colazione e controllare che sia tutto a posto; per lei va bene?-. Doveva essere cauto con le provviste, ma qualcosa gli diceva che fare svegliare tutti senza colazione era una pessima idea.
Kuon per un attimo non rispose.
- Svegliami, vengo con te- affermò - meglio tenere d'occhio la situazione in due-.
Gagamaru non riuscì a capire se volesse evitare di rimanere solo o se non si fidasse di lui, ma annuì comunque: in ogni caso, non intendeva fare nulla di male, per cui era a posto.
Anzi, in realtà era un po' preoccupato per Naruhaya, visto con chi era finito...
Naruhaya fece un respiro profondo e fissò il nobile di fronte a lui, che stava per mettersi a letto.
- Marchese Baro... Posso chiederle come mai ha scelto proprio me come suo servitore?- chiese. Il moro alzò lo sguardo verso di lui.
- Nessun motivo in particolare. Sei piccolo, quindi se mi attacchi ho molta più possibilità di batterti senza fatica; e alla festa mi hai già servito, quindi mi puoi essere utile. Adesso vedi di rimanere a fare la guardia: sei solo uno schiavo, la situazione non cambia il fatto che non dovresti neanche rivolgerti a me senza permesso. Rimani al tuo posto- disse, prima di infilarsi sotto le coperte e chiudere lì la questione.
Naruhaya si trattenne dal sospirare: in fondo era normale, lui era solo un servitore; ma chissà se fosse stato diverso, se un giorno per caso fosse diventato un nobile...
- Ho saputo che sei diventato un nobile ancora più famoso! Complimenti!-. Isagi si voltò, leggermente sorpreso; non si era accorto che Bachira gli si fosse avvicinato... E stava anche sorridendo, come sempre.
- Ehm... Grazie ma in realtà non è ancora nulla di ufficiale, almeno finché non ci sposeremo- mormorò Yoichi - mi sembri... Piuttosto felice, nonostante la situazione-. Bachira scrollò le spalle.
- Vivo situazioni particolari da tutta la vita, non mi cambia molto... Anzi, sembra divertente!- rise lui - E a proposito, grazie per esserti proposto di venire in stanza con me! Gli altri nobili non mi stanno simpatici... o meglio, io non sto simpatico a loro-. Isagi lo fissò per un attimo.
- Io... Ero una persona normale fino a qualche anno fa, siamo diventati nobili grazie a dei colpi di fortuna e stiamo crescendo perché sono riusciti a combinarmi un matrimonio. Non penso che siamo tanto diversi, anzi non dev'essere stato semplice... Riuscire ad abituarsi a una nuova vita- mormorò. Tutti i ragazzi presenti lì dentro parevano sicuri del loro ruolo, mentre Bachira... Sembrava l'unico davvero umano.
- I miei genitori non mi hanno mai considerato troppo in ogni caso, per mio padre ero troppo strano- rise Meguru - adesso sono più libero,, faccio un po' ciò che voglio! Per questo non vedo l'ora di sapere come sarà stare qui! Perché non mi racconti un po' di te?!-
Isagi lo fissò per un attimo: in ogni caso, non è che avessero molto da fare...
- Va bene; che cosa ti interessa sapere?-.
- Vorrei proprio sapere come mai quell'uomo ha deciso di rinchiuderci qui- mormorò Okuhito, osservando l'armadio: sembravano esserci i vestiti adatti a rimanere poco tempo, ma c'era parecchia stoffa...
- La gente è pazza- sospirò Aoshi - fai la guardi almeno fino a metà notte. Poi faccio io. E poi riprendi tu. Hai bisogno di essere riposato per combattere-.
- Agli ordini- rispose il ragazzo, afferrando la spada e dirigendosi davanti alla porta: chissà quanto tempo sarebbero dovuti rimanere lì...
- Ho sistemato i vestiti rimanenti nell'ordine che mi ha detto- affermò Yudai, tornando verso Aryu, che seduto sul letto si stava spazzolando i capelli.
- Molto bene; hai controllato le creme di bellezza come ti ho detto?- chiese Jyubei. Il ragazzo annuì.
- Come mi ha chiesto, ma purtroppo non c'è molto... Si possono ricavare dalle piante in giardino, comunque- dichiarò. Aryu sospirò appena.
- Domani fallo subito dopo colazione, altrimenti diventerà un bel problema- affermò.
- Agli ordine- rispose il ragazzo, inchinandosi appena - posso fare altro per lei?-.
- Mhhh no, adesso mi dedicherò al mio sonno di bellezza. Ma ricordami domani di chiedere alla signorina come fa per i suoi capelli: voglio proprio sapere se ci sono nuovi prodotti che non conosco- affermò; ma chissà se il giorno dopo sarebbe riuscito a parlarci, Chigiri non sembrava molto propenso a farlo.
- Marchese Chigiri, ho controllato tutte le entrate: la finestra è troppo in alto perché possa entrare qualcuno di notte, e controllerò periodicamente la porta. Non ci sono altri accessi, può dormire tranquillo- affermò Rensuke, osservando il ragazzo di fronte a lui, che seduto a lato del letto stava facendo passare una spazzola tra i suoi capelli.
Anche mentre erano sciolti, avevano comunque un'aria elegante e raffinata.
- Bene- rispose Hyoma, alzandosi - comunque non penso che qualcuno proverà ad attaccare questa notte, per cui riposa anche tu- si voltò verso il letto, dove aveva lasciato l'abito che aveva deciso di indossare come pigiama, e si portò le mani alla veste.
Tenendo d'occhio Kunigami, iniziò a spogliarsi. Nel rendersi conto di cosa stesse facendo, la guardia voltò di lato la testa.
- Sicuro di non voler guardare? Hai mentito per me, non vuoi la tua ricompensa?- commentò Hyoma, continuando tranquillamente a cambiarsi.
- Non ho mentito per te- affermò Rensuke - è davvero pericoloso uscire, e voglio prima capire cosa stia succedendo. Mi hai scelto come tua guardia per questo?-. Il ragazzo aveva dichiarato subito di volere lui al suo fianco, e Kunigami ovviamente non si era opposto ma... Che si trattasse di quello?
- No: mi devi ancora delle storie, mi sbaglio?- commentò Hyoma. Kunigami si voltò verso di lui, leggermente sorpreso.
Chigiri si era rivestito quasi del tutto, ma poté comunque intravedere un po' della pelle candida del suo petto prima che venisse coperta dal tessuto.
- A meno che, a te vada bene essere qui per altro- affermò il nobile, continuando a fissarlo. Kunigami serrò appena le labbra.
- Con tutto il rispetto, marchese Chigiri... Non so perché lei continui a propormelo, ma non mi sembra appropriato- affermò Rensuke - io sono una guardia, lei un nobile, che immagino avrà anche già una fidanzata-.
- In realtà no. Vuoi sapere perché?-. Kunigami lo fissò per un attimo, poi annuì.
- Vedi, sono molto conosciuto per la mia bellezza, come ben sai: mi chiamano signorina, principessa... Ho una sorella maggiore che andrà in sposa a un nobile importante, e sai quale destino mi attende?- Hyoma si avvicinò appena a lui, fissandolo negli occhi - Forse è vero che un giorno andrò in sposa a qualcuno. Qualcuno che mio padre sceglierà accuratamente in modo che non abbia problemi con il fatto di usare la mia bellezza per convincere gli altri nobili a fare quello che vuole. Quante persone pensi che pendano dalle sue labbra...- gli posò le mani sul petto e si mise leggermente in punta di piedi, avvicinandosi al suo orecchio - per avere il mio corpo?- sussurrò. Kunigami deglutì leggermente.
- Loro... Suo padre... Perché?- mormorò.
- Perché sembro una principessa, no? Sai quanti di loro sperano di essere i primi?- Hyoma si staccò da lui e lo fissò negli occhi - Tanti di loro hanno provato a venire a parlare direttamente con me, mi hanno promesso tante cose per avere quell'onore... Ma nessuno di loro ha il coraggio di alzare un dito senza l'approvazione di mio padre e prendersi ciò che dice di volere così ardentemente. Sono tutti codardi-. Kunigami lo fissò per un attimo.
- Vorresti che lo facessero?- chiese.
- Almeno renderebbe le cose interessanti, invece di lasciarmi in un'agoniante attesa che un contratto decida il mio futuro. Sono tenuto d'occhio a vista, in modo che nessuno possa agire senza permesso... È il primo luogo in cui vengo da solo da quando sono nato. La mia unica possibilità di decidere per me prima che sia troppo tardi. Vuoi sapere perché mi sono avvicinato a te?-. Kunigami si trovò ad annuire quasi prima di rendersene conto.
- Perché tu non hai paura di fare ciò che credi giusto. E speravo che a questa festa sarei riuscito a convincerti a fare ciò che desidero, ma pare che tu abbia una saldezza maggiore di quanto credessi- commentò Hyoma, voltandosi - già che rimarremo chiusi qui per un po'... Fammi almeno compagnia con le tue storie. Così mi sembrerà di essere stato davvero fuori dal castello, almeno per una volta-.
Kunigami per un attimo non riuscì a rispondere. Quel ragazzo stava rimanendo più che fermo nella sua espressione, ma il modo in cui parlava... Vi leggeva una tristezza e un dolore incredibili.
- Non sono solito fare cose simili, conte Chigiri; ma io posso...- poteva fare qualcosa per aiutarlo, voleva aiutarlo.
- Non fare promesse che non manterrai- lo interruppe Hyoma - non mi serve un eroe. Solo un modo per essere libero, anche solo per qualche tempo. Non cerco l'amore, cerco la libertà-.
Kunigami non rispose. Era vero, non aveva senso dirgli nulla: in fondo, non poteva certo portare quel ragazzo via dalla sua vita, e non sapeva nemmeno se lo avrebbe rivisto una volta usciti da lì.
Eppure, per qualche motivo, dentro di sé stava provando davvero il desiderio di essere il suo eroe.
- Le andrebbe... Di sentire qualche storia?-. Chigiri si voltò verso di lui, leggermente sorpreso.
- Questo posso farlo senza problemi- affermò Rensuke. Chigiri lo fissò per un attimo, poi annuì.
- Va bene: raccontami qualcosa... Qualcosa del vero mondo-.
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