CAPITOLO XI.
- Bachira, aspetta!- Yoichi provò a frenare il ragazzo, che stava correndo lungo il cortile; ma nonostante lo stesse tenendo per mano, non riusciva in alcun modo a bloccare la sua corsa.
- Andiamo, solo per un momento! Voglio farti vedere una cosa!- rise Meguru.
- Non dovremmo tornare al nostro compito?- Yoichi lanciò uno sguardo preoccupato al castello alle due spalle.
Rin aveva detto loro di mangiare ed era sparito con suo fratello in un'altra stanza, ma Isagi non si sentiva molto sicuro a lasciarlo solo con lui... Aryu aveva detto che era meglio continuare con i loro compiti, ma comunque ormai non c'era più molto da esplorare nel castello.
- Questa potrebbe essere la nostra ultima giornata di libertà!- rise Meguru - Meglio che ce la godiamo! Ecco, saliamo qui!-.
Isagi alzò lo sguardo e sbarró gli occhi.
- Ti vuoi arrampicare su un albero?- mormorò, osservandolo.
- Ma certo! Vieni!- Meguru gli lasciò la mano e si avvicinò all'albero. Isagi lo osservò mentre, come se niente fosse, il ragazzo si arrampicava sull'albero e si sedeva su uno dei rami non molto distanti da lui.
- Tu non sali?- gli chiese Meguru con un sorriso. Isagi esitò per un attimo: un tempo lo faceva spesso, in fondo poteva non essere così tanto difficile... E poi non c'era nessun altro in giro.
Si avvicinò all'albero e, leggermente più a fatica di Bachira, si arrampicò, affiancando il ragazzo sul ramo su cui si era seduto.
- Come mai sei voluto salire qui?- gli chiese.
- Perché mi piace tantissimo la vista da qui! Guardati intorno!- esclamò Meguru con un sorriso.
Isagi si guardò intorno: quell'albero era abbastanza alto da farlo osservare fuori dalle mura... Alla sua destra c'era la foresta che bloccava altre visioni, ma a sinistra il passaggio era totalmente diverso: una distesa che sembrava infinita, prati e radure che parevano continuare verso l'infinito, e che sembravano quasi risplendere sotto la luce del sole.
- Wow- mormorò.
- Uno spettacolo, vero?- dichiarò Meguru con un sorriso - Sembra che prosegua verso l'infinito! So bene che ci sono terre di altri nobili più in là, ma a lungo mi è piaciuto pensare che in realtà ci siano terre sconfinate che potrebbero portarmi ovunque!-. Isagi si voltò a guardarlo: i suoi occhi in quel momento erano davvero luminosi... Per qualche motivo, di fianco a Bachira anche lui iniziava a sentirsi come se potesse andare ovunque.
Forse per via del comportamento del ragazzo, forse per il suo desiderio di libertà, ma iniziava a sentirsi sempre di più come se fosse pronto a esplorare un nuovo mondo; anzi, a costruirlo.
- Hai mai pensato di scappare?- gli chiese.
- Tante volte- rise Meguru - ma i miei non mi permetterebbero di lasciare il regno, anche se non ho capito il motivo. Per me andarmene è impossibile-.
Isagi lo fissò per un attimo.
- Perché allora... Non vieni con me, quando usciremo da qui?- gli chiese. Bachira si voltò di scatto verso di lui, sorpreso.
- Insomma, io e Kira stiamo cercando di fare qualcosa per cambiare tutto quanto e... Non penso avrà nulla in contrario alla tua presenza. Tu hai vissuto tra i nobili ma anche tre i cittadini, di sicuro ne sai molto più di noi: e poi... Non me la sento di lasciarti solo-.
Bachira lo fissò per un attimo. Nessuno si era mai preoccupato per lui: suo padre aveva sempre cercato di cambiarlo, e sua madre non aveva mai potuto proteggerlo come avrebbe voluto. Non aveva amici per via delle sue stranezze, anche la gente che aveva incontrato nei villaggi e che non lo odiava per essere un nobile, di sicuro non avrebbe rischiato nulla per lui.
Isagi invece gli credeva, gli stava vicino, e anche se a volte era un po' esitante cercava sempre di capirlo e accettarlo. Avrebbe davvero potuto passare... La vita al suo fianco?
Invece di rispondere, si avvicinò di più al ragazzo e posò la testa sulla sua spalla. Isagi lo lasciò fare, non sottraendosi neanche quando la mano di Bachira si intrecciò con la sua; anche se una parte di lui sapeva che avrebbe dovuto dirgli qualcosa, il suo animo si sentiva più che calmo in quel momento, come se fosse consapevole che, stando di fianco a quel ragazzo, stesse facendo qualcosa di totalmente giusto.
- Spero che Isagi sappia che cosa sta facendo, per loro sarà solo peggio quando dovranno separarsi- commentò Hyoma, voltandosi per riprendere a camminare nella foresta.
- Mh? Perché dovrebbero separarsi?- chiese Nagi, confuso.
- Bachira non è un servitore che Isagi può assumere- gli spiegò Reo - lui un tempo era un nobile, la loro amicizia getterebbe fango sia su Isagi che su Kira. Se hanno davvero in mente di cambiare qualcosa, devono stare attenti anche a tutto questo. Anche se Bachira andasse con lui, dovrebbe rimanere nascosto la maggior parte del tempo e probabilmente non sarebbe ben visto dagli altri servitori. Per lui sarebbe come una prigione-.
- Mh? Io non mi sono mai sentito in prigione- gli fece notare Nagi.
- Tu sei diventato il mio servitore praticamente quando siamo nati, la gente ti vede più come una dama da compagnia- ribattè Reo. Chigiri trattenne una piccola risata: immaginare Nagi vestito da dama di compagnia era davvero divertente...
- È una questione diversa se qualcuno invece vorrebbe, per esempio, portarsi dietro un guerriero come sua guardia personale- commentò Reo, lanciando un'occhiata a Chigiri, che distolse lo sguardo.
- Kunigami è abituato a viaggiare, stare fermo al mio fianco non gli farebbe bene. Inoltre, cercherebbe di proteggermi da tutte le persone che si vogliono avvicinare a me e questo metterebbe in pericolo il futuro della mia famiglia, e anche lui. Non tutti abbiamo la fortuna di poter avere al nostro fianco la persona che desideriamo a prenderci cura di noi- gli lanciò un'occhiata e Reo lo guardò male.
- Almeno però, puoi passare del tempo con la persona che desideri senza dover pensare alle conseguenze future- dichiarò.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo, ma non dissero altro, entrambi consapevoli che continuare a paragonare il loro dolore non sarebbe stato per nulla utile.
Nagi aveva seguito la conversazione, anche se non aveva capito di cosa parlassero nell'ultima parte; in fondo, non era mai stato troppo interessato alle chiacchiere, per cui non gli importava molto.
Si voltò a lanciare un'occhiata nella direzione da cui erano appena arrivati, dove riusciva a intravedere ancora l'albero su cui erano seduti Isagi e Bachira.
Sembravano così teneri e tranquilli... Chissà che sentimento era, e se lui avrebbe mai potuto provare qualcosa di simile.
Si voltò verso Reo.
- Reo, Isagi non si deve sposare con Kira?- gli chiese. Era normale che una persona che stava per sposarsi fosse così vicina a qualcun altro?
- È vero- rispose Reo - Isagi in teoria dovrebbe avere un atteggiamento diverso, ma sta probabilmente approfittando del fatto che Kira non sia qui e del fatto che, vista la situazione, è più libero di fare ciò che vuole. Come sta facendo Chigiri-.
- La smetti di parlare di me?- borbottò Hyoma.
- Mhhh... Quindi... Ne vuoi approfittare anche tu, Reo?- chiese Nagi. Il ragazzo sbarrò gli occhi e si voltò di scatto verso di lui.
- Di cosa parli?!-. Chigiri gli lanciò uno sguardo divertito: faceva sempre il serio, ma quando si trattava di Nagi andava in panico piuttosto facilmente...
- Se anche tu vuoi approfittare del fatto che siamo qui per fare cose che a casa non faresti mai- affermò Nagi - come con Zantetsu-.
Reo aggrottò la fronte.
- Che c'entra Zantetsu?-. Nagi scrollò le spalle.
- Quel ragazzo ti gira sempre intorno, non mi sorprenderei se volesse... Approfittarne per divertirsi con te- dichiarò.
- A me Zantetsu non interessa minimamente!- sbuffò Reo - Piuttosto tu...- si bloccò. No, doveva stare attento: non poteva tradirsi in alcun modo.
- Io?- gli chiese Nagi, confuso.
- Ecco, intendevo...- Reo voltò la testa dall'altra parte - che quando torneremo, dovrò sistemare tutta questa questione e avrò meno tempo per farti compagnia. Insomma, so che sei abituato ai periodi in cui lavoro di più, ma almeno qui possiamo stare tranquilli, no?- mormorò.
Nagi lo fissò per un attimo, poi annuì.
- Torniamo a concentrarci sulle erbe- li riprese Chigiri. I due ragazzi lo guardarono male, ma tornarono comunque a lavorare.
Reo lanciò un'occhiata a Nagi: Zantetsu... Chissà da dove aveva preso quella folle idea.
- Grazie per l'aiuto, marchese Zantetsu; non era obbligato a venire ad aiutarmi a trasportare la legna- dichiarò Okuhito.
- Mi ero stancato di spaccarla, e recentemente ho scoperto che il marchese Baro lavora molto meglio quando non c'è nessuno a guardarlo- affermò Tsurugi - inoltre, voi dovete trasportare anche il resto del cibo e occuparvi dei campi, o mi sbaglio?-.
- Non si sbaglia- mormorò Okuhito; in effetti il loro lavoro stava diventando più pesante con l'arrivo dell'inverno, ma in fondo era necessario da fare se volevano sopravvivere.
- Bene. Allora, le darò una mano e lascerò per un po' il marchese Baro a occuparsi delle sue faccende-.
- Marchese Baro-. Il nobile si voltò e vide due figure andare verso di lui.
- Come richiesto, ho condotto da lei il marchese Kuon- affermò Asahi. Non aveva idea del motivo per cui il nobile gli avesse chiesto quel favore, ma era molto incuriosito dalla cosa...
- Bene. Puoi tornare ai tuoi compiti- affermò Shohei, lasciando giù l'ascia: aveva già lavorato per un bel po', poteva prendersi un attimo di pausa.
- Agli ordini- il ragazzo fece un piccolo inchino, prima di voltarsi e allontanarsi. Si bloccò però dopo pochi passi: chissà... Di cosa dovevano discutere quei due nobili.
Si morse appena il labbro inferiore, prima di spostarsi dietro un albero li vicino; sapeva che non avrebbe dovuto, ma voleva troppo sapere, per cui si mise in ascolto.
- Come mai mi ha fatto chiamare, marchese Baro?- chiese Wataru.
- Tsk, immagino tu preferisca venire nella foresta a parlare con un nobile che startene a pensare ai campi come un contadino- borbottò il più alto - comunque, volevo parlare dell'arrivo fastidioso di Itoshi Sae. Suo fratello Rin non mi è mai stato troppo simpatico, si sta comportando da principino da quando siamo arrivati e la cosa non mi piace. Ma Sae... È stato cresciuto per prendere le redini della sua contea, e se pensando poter venire qui a cambiare le cose e mettersi a fare casini si sbagliando grosso... non so come sia arrivato qui, ma di sicuro non gli lascerò prendere il comando- dichiarò Shohei.
Kuon lo fissò per un attimo, leggermente sorpreso: era un discorso decisamente da lui... E che di sicuro avrebbe causato molti problemi.
- Sono d'accordo. Ormai qui abbiamo il nostro equilibrio, e stiamo anche riuscendo ad arginare la politica di Rin: dobbiamo fare qualcosa perché questo non cambi- affermò.
- Esattamente. Quegli schiavi capiranno chi comanda- dichiarò Shohei; non avrebbe lasciato che Sae Itoshi si mettesse in mezzo, per nessun motivo al mondo.
- L'arrivo di Sae Itoshi potrebbe essere il momento per svoltare pagina... Ma solo se riusciremo ad agire come desideriamo- mormorò Yo, mentre accarezzava appena la capretta davanti a lui.
Karasu gli lanciò un'occhiata: sembrava molto più tranquillo di qualche tempo prima...
- Vero- concordò - di sicuro, dobbiamo convincerli a mettere gli animali in un posto più caldo, altrimenti non reggeranno per l'inverno. Itoshi Sae è più esperto di Rin a gestire certe situazioni, ma allo stesso tempo ha decisamente anche molta più sicurezza in sé stesso e dubito che lascerà che prendiamo decisioni. Anche se non ha guardie dalla sua parte, è una persona pericolosa: se vogliamo agire, dobbiamo farlo durante questo scambio di potere e imporre le nostre idee-.
Hiori per un attimo non rispose e il ragazzo gli lanciò un'altra occhiata.
- Non dirmi che la cosa ti mette ansia- commentò.
- Non sono in ansia- sbuffò il ragazzo - sono solo molto cauto. Anche se siamo quattro nobili, non sarà così semplice parlarne; mi sarebbe piaciuto mettermi d'accordo prima con gente come Chigiri, Reo e Isagi, che mi sembrano della nostra stessa idea ma... A questo punto dubito avremo il tempo-.
- Sono d'accordo- confermò Tabito - dobbiamo agire noi quattro. E devi essere tu a guidarci-. Hiori gli lanciò un'occhiata.
- Perché io? Un tempo dicevi sempre che saresti diventato un marchese molto migliore di me- gli fece notare.
- Già; ma come vedi, non è successo. Sei tu che hai avuto l'idea di provare a fare tutto questo, è giusto che la porti avanti- si diresse verso di lui e gli posò una mano sulla spalla, fissandolo negli occhi - questo luogo è un esperimento. Usalo anche tu per conquistare la fiducia necessaria in te stesso per fare ciò che desideri-.
Hiori lo fissò per un attimo, più che sorpreso da tutto quel discorso; era abituato a vedere Karasu come qualcuno con cui stuzzicarsi e divertirsi, ma ultimamente lo stava riempiendo di incoraggiamenti e complimenti...
- Tu... Non hai nulla che vorresti fare, approfittando del fatto che siamo qui?- gli chiese; possibile che non potesse aiutarlo con nulla?
Karasu lo fissò per un attimo e il ragazzo deglutì leggermente: perché lo stava fissando in quel modo...?
- Nulla che possa fare- mormorò - piuttosto, tu dovresti approfittarne per stare un po' con Kurona senza avere pressioni addosso. Dubito potrete andare in luna di miele-.
- Io e Kurona non siamo innamorati- gli ricordò il ragazzo, voltandosi - finiamo con gli animali e torniamo da lui e Otoya-. Era meglio che non stesse troppo insieme a lui da soli, altrimenti avrebbe rischiato di fare qualcosa di cui si sarebbe pentito.
- Inizio a pentirmi di essere venuto con te- borbottò Ranze, fissando Otoya, che in quel momento lo aveva letteralmente messo all'albero per provare una delle sue mosse di seduzione su di lui.
- Perché? Non ti diverti con me?- rise Eita. Kurona alzò gli occhi al cielo.
- Sei un po' esaltato per i miei gusti. Apprezzo che stai cercando di aiutare Hiori e Karasu, ma non pensi che stiano continuando a girarci intorno senza fare molto e che così per loro sarà solo peggio quando si separeranno?- fece notare.
- Mi piace come parli tranquillamente anche in questa situazione- rise Eita - comunque, per me i sentimenti di Karasu sono più che chiari, ma non agirà mai senza che Hiori faccia qualcosa... Non ora che siete fidanzati almeno-.
- Ho già detto a Hiori che per me non ci sono problemi se lui sceglie di aver un amante o simili, ma non posso certo essere io a spingerlo tra le sue braccia- fece notare Ranze - magari non ne vuole parlare perché poi sarebbe più difficile-.
- Vero anche questo- rise Eita, staccandosi da lui - forza, torniamo al lavoro! Non vorrei che le guardie ci scoprissero e succedesse qualche casino... Meglio fare i bravi, vista la situazione-.
- La situazione non mi piace per nulla- borbottó Jingo - quel tipo è arrivato qui all'improvviso e lui e Rin si sono chiusi nello studio... Non voglio aspettare a sapere che cosa stanno dicendo!-.
- A te non piace mai nessuna situazione- gli fece notare Rensuke - e ti ricordo che siamo delle semplici guardie, non è che possiamo farci molto, non ci avrebbe chiamati in ogni caso-.
- Tsk, non capisco come faccia la situazione a farti stare così tranquillo... O vuoi solo finire in fretta il giro di ronda per tornare da Chigiri?- commentò.
- Conosco il mio lavoro, non ti preoccupare; ma sì, mi piacerebbe controllare che stia bene- dichiarò Rensuke. In quei giorni il ragazzo stava diventando ancora più bisognoso del solito, e non capiva se fosse per via della situazione o se si stesse semplicemente lasciando andare ancora di più.
- Che tenero- ridacchiò Jingo - tranquillo, abbiamo quasi finito... Oh guarda, c'è il capo di tutti i nostri amati camerieri!- esclamò, notando Niko vicino all'ingresso.
- Dovrei prenderlo come un complimento o un insulto?- commentò Ikki, voltandosi verso i due ragazzi - Come sta andando il giro? Avete trovato segni di altre persone presenti nella struttura?-.
- No, nessuno- rispose Rensuke.
- Tutto come al solito... I due nobili sono ancora nello studio?- chiese Jingo.
- Sì- confermò lui - ho chiesto a Gagamaru di preparare qualcosa da mangiare per loro, ma ancora non sono scesi...-.
- Hai fatto Gagamaru?- chiese Yudai, raggiungendo il ragazzo - Volevo provare a portare il cibo ma... Ho un po' di paura ad avvicinarmi-.
- Niko mi ha detto di prepararlo, ma non ho idea di quando riusciranno a mangiare- affermò Gin - sembra una questione piuttosto seria...-.
- Speriamo non stravolgano troppo la situazione, mi piace come sta andando- affermò Yudai - forse Igarashi sarebbe felice di qualche cambiamento...-.
- Igarashi, pulisci qui- ordinò Jyubei, indicando un punto non troppo distante dalla poltrona su cui si era seduto per cucire.
- Certamente- Gurimu si avvicinò al mobile, in modo da continuare con il proprio lavoro. Anche se non aveva idea di come fosse finito a diventare praticamente lo schiavo di Aryu e Tokimotsu, che ormai lo tenevano sempre in stanza mentre cucivano come ulteriore aiuto...
- Pensi che riusciremo a finire tutto in tempo? Adesso abbiamo anche i vestiti di Sae da fare- fece notare Aoshi.
- Sempre se rimarrà- mormorò Jyubei - non so quante volte sei stato a casa di Rin, ma quei due ragazzi non vanno più molto d'accordo da parecchi anni. Non è detto... Che riescano a convivere in questo luogo-.
- Pensi che ci sarà una guerra interna?- gli chiese Aoshi. Igarashi lanciò loro un'occhiata preoccupato: la situazione sembrava ancora più serie del previsto...
- Non ne ho idea. Quello che so di sicuro... È che Rin, più ancora che dimostrarsi un buon nobile, vuole riuscire a mostrare a suo fratello quanto vale. E non ho idea di quali guai potremmo avere per questo-. Sperava solo che Rin facesse le scelte giuste.
Rin stava fissando il fratello da quando erano entrati nel suo studio. Sae si stava guardando intorno, e posò lo sguardo sul fratello solo quando lo sentì parlare.
- Come sei arrivato qui? Pensavo che solo chi è stato invitato dal conte Ego sapesse l'ubicazione esatta di questo luogo... E che tutti pensassero che siamo qui per un corso di formazione o cose simili- affermò Rin. Suo fratello non era neanche a casa quando lui aveva ricevuto l'invito, ma a controllare alcuni territori lontani... Quindi non poteva essere lì per lui.
Cosa che non avrebbe fatto comunque.
- Ho sentito di questa storia mentre ero in giro- affermò Sae - e mi è sembrata molto sospetta, oltre che per la presenza di tanti nobili diversi anche per quella di vari servitori. Ho indagato e scoperto che la villa non ha servitori fissi, il che è ancora più sospetto... Ho contattato la mia squadra e ho iniziato a dirigermi qui, ma all'improvviso sono arrivati dei lupi che hanno attaccato la mia carrozza. Sono riuscito a entrare, il cancello era aperto, ma quando ho provato a riattraversarlo non sono riuscito a passare. Così mi sono guardato un po' in giro e ho scoperto... Che hai fatto un pessimo lavoro-.
Rin assottigliò lo sguardo.
- Un pessimo lavoro?!- posò le mani sulla scrivania, fissando il ragazzo negli occhi - Ho gestito un gruppo di nobili e di servitori che si sono trovati a vivere a stretto contatto e a dover sopravvivere in una condizione a cui nessuno di noi è abituato. Non sono scoppiate rivolte, ho gestito tutti i disordini, e stiamo riuscendo a procurarci il necessario per sopravvivere. Come...-.
- Quello che state cercando di produrre non vi salverà per tutto l'inverno, e state riuscendo a farlo solo perché nessuno si è ancora ammalato, altrimenti non sareste mai riusciti a mantenere questa produzione. Senza contare che uno di voi è un prigione, e non c'è fiducia tra metà delle persone- Sae si voltò verso la porta - chiama tutti gli altri e andiamo nelle segrete, te lo dimostrerò-.
- Aspetta!- prima che Rin potesse fermarlo, Sae era già uscito dalla stanza; Imamura, che si stava avvicinando per parlargli del cibo, si fermò di scatto.
- Chiama tutti quanti e portali nelle segrete- ordinò Sae, per poi riprendere a camminare.
- Aspetta un attimo! Non puoi venire qui e iniziare a prendere decisioni come se niente fosse!- esclamò Rin, seguendolo.
Sae non lo ascoltò e continuò a camminare, fermandosi solo quando arrivò di fronte alla cella di Shidou. Il ragazzo alzò la testa e scoppiò a ridere.
- Ma guarda un po' che sorpresa! Le cose iniziano a farsi interessanti- commentò. Itoshi Sae... Questa sì che era una svolta interessante.
- Vedi di non parlare, di quello che hai fatto ne discuteremo in un secondo momento. Adesso ho cose più urgenti da fare- Sae lanciò un'occhiata alle scale, dalle quali stavano arrivando tutti gli altri.
- Prima che qualcuno di voi possa dire qualcosa, mi presento: sono il conte Itoshi Sae. Vi spiegherò in un secondo momento come sono arrivato qui, ma al momento sono prigioniero tanto quanto voi, con la differenza che ho una squadra all'esterno che presto verrà a cercarmi. Massimo un mese, e dovremmo poter uscire tutti quanti da questo luogo-.
Gli altri si scambiarono uno sguardo, increduli: stavano passando le loro giornate a chiedersi se mai sarebbero usciti e quanto sarebbero ancora rimasti lì, e adesso...
- Ma questo vale solo se riuscirete a sopravvivere e a gestire le cose al meglio. Pensavate davvero che Ego avrebbe lasciato tutto al caso senza tenervi d'occhio?- Sae fece passare lo sguardo su tutti i presenti, prima di parlare di nuovo - Tra di voi c'è un traditore. E non è Ryusei Shidou-.
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