CAPITOLO XIII.
Hiori aprì la porta della sua stanza con calma, cercando di non mostrare alcuna emozione; ma non appena fu oltre alla soglia, avvertì le sue gambe cedere e per poco non cadde a terra. Doveva ringraziare il braccio che lo aveva sostenuto all'improvviso.
Si voltò di scatto, leggermente sorpreso: pensava che dietro di lui ci fosse Kurona, ma quella non era decisamente la sua statura, e neanche i suoi muscoli... Infatti, al suo fianco c'era Karasu.
- Pensavo fossi tornato in stanza- mormorò.
- Eri troppo tranquillo per uno che ha appena sfidato metà dei nobili presenti in questo luogo- commentò Tabito, aiutandolo ad arrivare fino al letto.
- Non priroio metà, visto che Chigiri, Reo e Isagi sono stati subito dalla mia parte- mormorò Yo.
Naturalmente, anche Kunigami, Bachira, Nagi e tutti gli altri servitori erano stati dalla sua parte... E con sua sorpresa, anche Zantetsu.
Baro aveva cercato di affermare quanto la cosa fosse ridicola, ma vista la situazione anche Rin alla fine si era detto d'accordo a riparlare di tutti i ruoli, così anche Aryu e Tokimotsu l'avevano seguito.
Sae si era detto felice di aver notato che qualcuno stava cercando di ragionare a mente più aperta, e se n'era andato insieme a Shidou senza dire altro, per cui alla fine non ci era voluto molto.
- Non sminuirti così: ci sei riuscito- dichiarò Tabito, facendolo sedere sul letto e chinandosi appena di fronte a lui per fissarlo negli occhi - stai cambiando questo luogo, Hiori, e probabilmente anche le persone che vi sono dentro: non è una cosa che molti sono in grado di fare. Io sono fiero di te, dovresti esserlo anche tu-.
Hiori lo fissò per un attimo, avvertendo il suo cuore iniziare a battere più velocemente e uno strano calore diffondersi nel suo petto.
Aveva quelle idee da tempo, e anche se aveva sempre avuto l'appoggio di Kurona aveva sempre pensato che non ci sarebbe mai riuscito.
Invece, grazie a quel ragazzo, grazie a Karasu... Era riuscito a farcela.
- Mi hai aiutato... Come promesso- sussurrò. Il moro lo fissò, leggermente sorpreso: lui... Stava parlando della promessa che si erano fatti anni prima?! La ricordavo ancora?
Hiori si tirò leggermente su e posò le labbra su quelle del ragazzo, giusto per un paio di secondi, prima di tornare seduto, lasciando Karasu ancora più sorpreso.
- Grazie per aver mantenuto la promessa- mormorò Yo. Era solo grazie a lui... Se aveva potuto fare tutto quello.
Un attimo dopo, si trovò sdraiato sul letto e vide Karasu sopra di lui che lo fissava negli occhi.
- Non sono riuscito a mantenerla tutta- mormorò. Hiori sbatté un paio di volte le palpebre, leggermente confuso.
- Quel giorno, quando eravamo bambini... Non ti promisi solo che ti avrei aiutato a farti valere. Ti promisi che sarei sempre stato al tuo fianco: che non avrei lasciato che nessuno si mettesse contro di te, e che ti avrei protetto. Ti ho promesso che ti avrei sposato-.
Hiori deglutì leggermente. Lo ricordava, lo ricordava bene: ma in fondo, era la promessa di due bambini... Per quanto all'epoca ci avesse creduto, sapeva bene che non sarebbe mai stato possibile.
Ma a quanto pareva, qualcuno ci aveva creduto ancora più di lui.
- Tabito...- mormorò, non sapendo cosa dire. Ci stava ancora pensando? Lui...
Il moro serrò le labbra: non poteva farlo, non poteva incasinargli la vita ancora di più; Hiori era fragile in quel momento... Non poteva approfittarsene.
- Spero sarai felice con Kurona, è una brava persona- mormorò, tirandosi su e uscendo dalla stanza.
Hiori rimase sdraiato ancora per un attimo, senza sapere cosa dire: non pensava che Karasu...
Sentí la porta chiudersi; Kurona andò a sedersi sul letto di fianco a lui e allungò la mano, accarezzandogli i capelli.
- Come ti senti?- gli chiese. Hiori per un attimo non rispose.
- Non pensavo che...- mormorò; adesso, pensare che tanto non c'era alcuna possibilità... Sarebbe stato tutto inutile.
- Ti ho parlato del fatto che a me andrebbe bene per un motivo- mormorò Ranze - siamo amici, Hiori. Adesso che lo sai... Non dovresti provare ad avvicinarti a lui?-. Hiori non rispose e Kurona decise di non dire altro; probabilmente, gli serviva solo stare un po' tranquillo.
Lanciò uno sguardo alla porta: sperava almeno che le cose tra di loro non si facessero strane...
- Strano, pensavo non ti avrei visto rientrare stanotte- commentò Eita, osservando il ragazzo che si era lanciato sul loro letto.
- Taci- ringhiò Tabito - cazzo, perché mi hai lasciato andare da solo?!-.
- Perché speravo saresti rimasto lì- rise Eita, sedendosi sul letto di fianco a lui - tu e Hiori non avete trovato il coraggio di parlare, ma è palese cosa c'è tra di voi. Continuerai a ignorarlo?-. Karasu per un attimo non rispose.
- Un mese e saremo fuori da qui- mormorò - io non ho nulla di emozionante che mi aspetti, se non la classica vita di tutti i nobili. Ma lui ha molto di più: ha sogni e progetti. Non sarò io a chiedergli di mandare tutto a rotoli- affermò.
Quel ragazzo aveva un futuro davanti a sé: doveva mandarlo avanti. Anche se questo significava che non sarebbe potuto rimanere al suo fianco come desiderava.
- Non sei costretto a stare qui se non lo desideri, puoi tornare nella tua vecchia stanza- affermò Sae mentre si cambiava.
- Perché dovrei?!- rise Ryusei, seduto sul letto - Ho detto che ti avrei seguito, no?! Te l'ho detto che mi sono innamorato di te!-. Sae alzò gli occhi al cielo.
- La tua famiglia approva questo genere di cose?- commentò.
- Non sono il primogenito, posso fare ciò che voglio- Ryusei si alzò e si avvicinò a lui, posandogli una mano sotto il mento per fargli alzare il volto verso di lui - e mi hanno insegnato a prendermi ciò che desidero-.
- Davvero? Anche a me- affermò Sae, deciso a non mostrare nessun segno di debolezza o cedimento davanti a quel ragazzo - ma vedi, al momento desidero solo uscire da qui e farla pagare al conte Ego. Se ti dimostrerai utile, allora diventerai qualcuno di interessante per me: altrimenti, potrai stare insieme a tutti gli altri- si staccò da lui, in modo da dirigersi verso il letto - e naturalmente, tu dormi sul letto piccolo-.
- Agli ordini, capo- sussurrò Ryusei, facendosi passare la lingua sulle labbra: quel ragazzo era una vera forza, gli faceva avvertire dentro un fuoco veramente ardente... E non vedeva l'ora di sapere dove lo avrebbe portato.
- Dove andrà il mondo se lasciamo che le persone agiscano in questo modo...- ringhiò Shohei, lanciando il bicchiere contro il muro.
Naruhaya cercò di evitare di sussultare: era davvero arrabbiato...
- Marchese Baro, posso portarle altro da bere?- gli chiese; era davvero arrabbiato...
Baro lo fulminò con lo sguardo.
- Gli schiavi non dovrebbero parlare se non interpellati- ringhiò - questo cazzo di luogo sta per cambiare di nuovo, e siete tutti così ciechi da non capire che c'è in gioco il nostro fottutissimo futuro! Che cazzo di idioti!-.
Naruhaya serrò appena le labbra. Era vero, anche se fossero sopravvissuti lí... Le loro azioni avrebbero avuto importanza una volta usciti.
Quindi forse... Doveva...
- Marchese Baro, perdoni la mia sfacciataggine ma...- si avvicinò leggermente a lui, cercando di bloccare appena il tremore del suo corpo - forse posso fare altro, per aiutarla a sfogarsi-. Forse avrebbe davvero potuto ottenere qualcosa in più: lui ad attenderlo fuori non aveva nulla di vero, sarebbe tornato a una vita insoddisfacente, lo sapeva bene.
Ma forse, se fosse riuscito ad avvicinarsi a un nobile, se avesse potuto... Sarebbe stato tutto diverso.
Baro lo fissò per un attimo e un ghigno comparve sulle sue labbra.
- Sei uno schiavo molto ambizioso, eh?- commentò, avvicinandosi a lui - Bè, sei piccolino e carino, nessuno si accorgerà di te se ti porterò in giro per casa. Potrebbe non essere una cattiva idea-.
Naruhaya deglutì appena e cercò di rimanere immobile: iniziava a pensare che fosse decisamente una pessima idea... Ma forse era l'unico modo che aveva per uscire dalla sua condizione.
Baro lo afferrò per un braccio e quasi lo lanciò sul letto, prima di portarsi le mani ai pantaloni. Naruhaya sbarrò gli occhi.
- Aspetti! Io non... Non l'ho mai fatto! Forse prima dovremmo...-.
- Farò il necessario perché non sanguini troppo; ma non preoccuparti, voi schiavi siete resistenti- affermò Shohei; non lo faceva da decisamente tanto tempo, aveva bisogno di sfogarsi... E quel ragazzino era davvero carino, soprattutto per essere uno schiavo.
- Aspetti! Forse allora prima dovrei preparando da solo o... Non è il caso che...-.
- Dovevi pensarci prima- Shohei allungò la mano verso di lui, ma sentí bussare alla porta.
- Marchese Baro, ho portato il cibo che mi aveva chiesto-. Naruhaya sbarrò gli occhi: era la voce di Gagamaru...
- Tsk; lascialo pure fuori, siamo impegnati- dichiarò Shohei. Approfittando del suo attimo di distrazione, Naruhaya scese velocemente dal letto e si lanciò verso la porta; Gagamaru se lo trovò tra le braccia quasi prima di rendersene conto. Rimase per un attimo confuso, ma gli bastò guardare dentro la stanza per capire cosa stesse accadendo e stringere di più a sé il ragazzo.
- Rilassati, me lo ha chiesto lui, si è solo spaventato- affermò Shohei, tirandosi su i pantaloni - portalo via, non mi interessa uno schiavo che non sa sopportare il suo lavoro-.
Gagamaru serrò appena le labbra; lasciò il piatto per terra e prese in braccio il ragazzo, prima di allontanarsi.
Baro sospirò e si lasciò cadere sul letto; andava sempre così... Lui era un nobile ed era forte, perché nonostante questo non riusciva mai a ottenere ciò che voleva?!
Perché sembrava che la sua forza... Fosse sempre destinato a farlo rimanere solo?!
- Forse è meglio che lui rimanga con quel ragazzo- mormorò; almeno, lui non sarebbe stato solo.
Naruhaya rimase stretto a Gagamaru, cercando di calmare i battiti del suo cuore. Vedendo che il ragazzo non stava parlando, alzò appena lo sguardo verso di lui; sussultò leggermente: lo aveva sempre visto più che calmo, ma in quel momento sembrava davvero arrabbiato...
- Ti faccio rimanere in camera mia stanotte, adesso tanto la occupo da solo- affermò Gin, entrando nella sua camera da letto - ti lascio il letto grande-.
- Non è necessario... Per te quello piccolo è scomodo- mormorò Asahi mentre il ragazzo lo faceva sedere sul bordo del letto.
- Ci sto dormendo dall'inizio, non è un problema. Vuoi che ti presti dei miei vestiti?- gli chiese Gin.
- Perché sei ancora gentile con me dopo quello che hai visto?- sussurrò Asahi - È vero che gliel'ho chiesto io, non stava mentendo-.
Gagamaru si voltò verso di lui e lo fissò per un attimo. Non sapeva come si stesse sentendo esattamente: quella situazione... Non gli piaceva, non gli era piaciuto per niente aver visto Naruhaya così terrorizzato, e anche se sapeva di non poter dare tutta la colpa a Baro, una parte di lui l'avrebbe volentieri preso a pugni.
- Non ti faccio schifo? Mi stavo gettando tra le braccia di una persona che ci tratta male dall'inizio di questa storia e che sapevo probabilmente mi avrebbe fatto male. E tutto questo solo perché sono stufo di non essere nessuno e volevo solo un posto a cui appartenere...- sussurrò Asahi; era davvero patetico...
Per un attimo non udí nulla. Poi, vide Gagamaru inginocchiarsi di fronte a lui.
- Vieni con me, quando lasceremo questo luogo- gli disse - anche io viaggio un po' ma... È perché le mie ricette sono molto richieste. Puoi diventare uno dei miei aiutanti fissi, così almeno avresti sempre qualcuno con te e un posto a cui tornate. Che ne dici?-.
Naruhaya lo fissò, leggermente sorpreso.
- Davvero... Lo faresti per me?- mormorò. Gagamaru annuí.
- Voglio aiutarti e... Tu mi piaci- affermò con semplicità - se potrò renderti felice, lo farò volentieri-. Naruhaya avvertì il suo cuore perdere un battito e si trovò a gettare le braccia al collo del ragazzo prima ancora di rendersene conto.
- Anche tu- sussurrò - amo la tua gentilezza e come ti prendi cura di me. Non volevo essere con lui questa notte, ad affrontare tutti questi cambiamenti: mi dispiace essermi lasciato traviare dal un futuro inesistente, mi dispiace davvero tanto. Permettimi di rimanere con te-.
Gagamaru lo strinse leggermente a sua volta: avrebbe fatto in modo di renderlo felice e proteggerlo, a ogni costo.
Si staccò appena da lui e allungò una mano, scostandogli una ciocca di capelli da davanti al volto e fissandolo negli occhi: sembrava più tranquillo di prima, e sembrava finalmente sincero...
Si chinò appena e Naruhaya chiuse gli occhi mentre le loro labbra si univano: alla fine, poteva trovare davvero un posto a cui appartenere.
- Sapete che questa stanza sarebbe nostra, vero?- borbottó Reo, guardando male le persone intorno a lui.
- Scusaci, Bachira era emozionato e voleva festeggiare...- disse Yoichi, lanciando uno sguardo al ragazzo.
- Rin ti ha eletto "capo della sicurezza mentale"! È un grande onore! Dobbiamo festeggiare!- rise Meguru.
- In effetti è una grande cosa, ma non ho capito cosa devi fare esattamente- disse Nagi, sbadigliando.
- Accertarmi che tutti stiano bene e non ci siano troppi dissapori- spiegò Yoichi; non sapeva come mai Rin avesse proposto proprio lui, anche se era felice di avere un compito così importante.
- E voi tre siete qui per festeggiare ciò su invito di Bachira- disse Reo, voltandosi verso Imamura, Yemon e Igarashi.
- Esattamente- confermò il primo.
- La ringraziamo per aver offerto la sua camera, duca Mikage- disse Yudai con un sorriso.
- Saremo felici di partecipare ai festeggiamenti!- esclamò Gurimu.
- Come se avessi scelto io...- borbottò Reo, prima di voltarsi verso Zantetsu - e tu sei qui per...?-.
- Fare compagnia- rispose semplicemente lui. Reo alzò gli occhi al cielo: almeno però, non c'erano solo Isagi e Bachira... Gli sembrava che Nagi si sentisse troppo a suo agio in loro presenza, non gli piaceva come cosa.
- Voi due state insieme?- chiese Nagi, fissando i due ragazzi di fronte a lui. Isagi sbarrò gli occhi.
- No! Io sto per sposarmi!- esclamò.
- È un ragazzo troppo buono e fedele- rise Meguru, posando la testa sulla sua spalla - ma me lo terrò un po' per me finché non saremo fuori da qui!-. Isagi si voltò verso di lui, fissandolo per un attimo: era vero, stava cercando con tutto sé stesso di mantenere il suo solito atteggiamento ma... Quel ragazzo glielo rendeva sempre più difficile, gli faceva venire voglia di sfogarsi in un modo che non gli era mai accaduto prima.
Serrò appena le labbra: come facevano le persone a pensare che Bachira fosse un demone?! Lui... Non riusciva a vedere altro che luce quando guardava lo guardava.
- Oh, a proposito!- esclamò Meguru - Ho parlato anche con Chigiri, dopo dovrebbe riuscire a raggiungerci anche lui, quando ha finito con il suo lavoro!-.
- Bene, dovremmo avere finito- affermò Hyoma, osservando il foglio che aveva di fronte - spero davvero che tu non ci stai giocando qualche brutto scherzo-.
- Ve l'ho detto, il conte Ego non ha voluto usare un linguaggio in codice o simili... Voleva solo avere aggiornamenti giornalieri sul vostro comportamento- rispose Kuon - e visto che gli state dicendo esattamente quello che sta succedendo, non capisco come mai siate così sospettosi-.
- Sempre meglio esserlo con gente come te- dichiarò Rin - Aryu, Chigiri, d'ora in poi vi occuperete voi di controllare le lettere, siete i più esperti-.
- Naturalmente, è un lavoro per persone raffinate- affermò Jyubei.
- Perché non ne approfittiamo per scrivere ai nostri genitori e fare in modo che vengano ad aiutarci?- chiese Aoshi.
- Perché se il conte Ego sta veramente tenendo d'occhio tutta la zona, capirebbe che abbiamo catturato il suo informatore- affermò Rin - dobbiamo prima accertarci che sia davvero in zona. Abbiamo solo un piccione, non possiamo lasciare che lo abbatta- si voltò verso Niko e Raichi - Raichi, lui rimarrà in stanza con te, in modo che tu possa tenerlo d'occhio. Portalo pure via-.
- Agli ordini- borbottò il ragazzo, dirigendosi verso Kuon. Aveva già le manette, per cui il ragazzo si limitò ad afferrargli il braccio per portarlo fuori dalla stanza.
- Andiamo pure tutti a riposare: spediremo la lettera al momento giusto- affermò, voltandosi e uscendo dalla stanza, seguito da Tokimotsu; anche Niko lo seguì e lo affiancò in corridoio.
- È davvero sicuro di voler lasciare che in caso di battaglia... Se ne occupi Kunigami?- chiese; gli era sembrata una scelta molto strana...
- Mio fratello si è già preso la libertà di decidere della difesa della casa- affermò Rin - non potevo lasciare che prendesse anche l'attacco, e io mi devo già occupare degli allenamenti... Kunigami è un guerriero, di sicuro sa come muoversi-.
Aveva dato a Isagi un compito importante, si era affidato a Reo e Chigiri per la medicina e tutti avevano accettato di buon grado che fosse Gagamaru a parlare per conto del cibo... Sperava che così fossero tutti quanti felici. Gli altri avevano compiti minori, ma sembravano decisamente più rilassati; doveva tenere d'occhio il marchese Hiori e la sua influenza...
- Chigiri e Aryu non ci stanno seguendo- fece notare Aoshi. Rin lanciò uno sguardo alle sue spalle: era vero.... Probabilmente, Aryu aveva qualcosa in mente.
- Immagino ci sia un motivo se mi ha chiesto di rimanere, conte Aryu- commentò Hyoma.
- Esattamente. Adesso che ci sono queste lettere in ballo, lavoreremo più a stretto contatto... Per cui, gradirei che ci pensassi due volte prima di mostrarti a me con certi segni ignobili- dichiarò Jyubei.
- Parli di questi?- Hyoma si scostò il colletto della veste che indossava, rivelando uno dei succhiotti che gli aveva lasciato Kunigami.
- Esattamente. Ancora non comprendo come mai ti intrattieni in simili attività con un servo tanto... Rozzo- dichiarò Jyubei.
- Conte Aryu, non voglio insultare la vostra persona ma...- Hyoma si alzò e si voltò verso di lui, un sorriso sfrontato in volto - forse è proprio per via del fatto che non avete mai provato nulla di tanto rozzo che avete così bisogno di prodotti per la pelle, conte Aryu-. Sperando di averlo zittito, si diresse verso la porta, ma la voce del conte lo bloccò di nuovo.
- Allora, perché non prova a farlo con qualcuno di più raffinato?-. Chigiri si voltò e notò che il ragazzo si era alzato e stava andando verso di lui.
- Si sta proponendo?- commentò.
- Sto dicendo che per quanto il duca Shidou abbia agito in modo riprovevole, aveva ragione sul fatto che lei è arrivato qui affermando di volere quel tipo di esperienze. Eppure, invece di approfittare di tutte le persone presenti in questo luogo, ne hai scelta solamente una: non hai motivo per rifiutare gli altri... A meno che cerchi qualcosa di molto diverso da quello che hai affermato-.
Chigiri si irrigidì leggermente. Era vero, era arrivato lì solo con l'idea di trovare qualcuno con cui divertirsi per una notte, ma vista la situazione... Era andato ben oltre.
Serrò appena le labbra: non avrebbe rivelato nulla a quel ragazzo.
- Intendo donarmi solo a persone con cui mi trovo bene e che mi ispirano. E lei, non mi ispira proprio per nulla; se mi vuole scusare, ho una persona molto più rude con con cui passare la notte- affermò, per poi uscire dalla stanza.
Fuori, in piedi a lato della porta, si trovava Kunigami, che lo stava fissando.
- Possiamo andare- affermò. Kunigami annuì e i due iniziarono a camminare lungo il corridoio.
Chigiri gli lanciò un'occhiata: aveva di sicuro sentito, quando gli altri erano usciti avevano lasciato la porta aperta...
- Cosa ne pensi della conversazione che ho appena avuto?- gli chiese. Kunigami per un attimo non rispose.
- Penso che lei... Debba essere libero di fare ciò che desidera. E sono più che onorato se mi ritiene adatto a ottenere la sua libertà- affermò. Chigiri gli lanciò un'occhiata.
- E se togliamo il fatto che tu sei una guardia e io un nobile? Come ti fa sentire la sua proposta?-. Kunigami serrò appena le labbra.
- Vorrei poter essere l'unico ad averti- affermo. Chigiri si fermò, sorpreso da quel discorso: non si aspettava lo dicesse in quel modo...
- So che non sarà possibile in futuro. Ma almeno finché saremo qui, voglio essere l'unico a poterti fare sentire libero e farti stare bene: continua ad affidarti a me, Chigiri-.
Il ragazzo per un attimo non disse nulla. A dispetto di quanto cercasse di essere distante, pareva che Kunigami... Desiderasse ben altro per lui.
Serrò appena le labbra: se solo fosse stato libero di scegliere... E per adesso, poteva ancora farlo.
Si voltò verso di lui e gli andò incontro, fermandosi a pochi passi da lui.
- Non esiste nulla fuori da questo luogo- affermò - al momento, non esiste nient'altro. Quindi continua a pensare solo a questo momento e fai quello che desideri. Andiamo- ordinò, prima di voltarsi e riprendere a camminare.
Kunigami fece un piccolo sorriso e lo seguì: magari, un giorno avrebbe potuto davvero fare tutto ciò che desiderava...
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