CAPITOLO XVIII.
Kurona avvertì qualcosa sfiorargli il volto e aprì lentamente gli occhi, trovandosi di fronte un sorriso che conosceva bene.
- Che ci fai qui? Rischi di ammalarti- mormorò.
- Chigiri mi ha detto che ormai la tua febbre è scesa, e che stasera potrai tranquillamente tornare a mangiare con noi... Gli altri ti stanno portando qualcosa da mangiare- affermò Eita - come ti senti?-.
Il ragazzo per un attimo non rispose; provò a tirarsi leggermente su e Otoya si affrettò a dargli una mano, sistemandogli meglio il cuscino dietro alla schiena in modo che riuscisse a sedersi.
- Un po' debole, ma sto bene. Mi dispiace avervi fatto preoccupare... E averti lasciato solo- rispose Ranze. Non si aspettava che sarebbe andato a trovarlo così presto... Però, per qualche motivo gli faceva piacere.
Non aveva mai avuto molte persone nella sua vita, e per molto tempo era stato cresciuto per stare al fianco di Hiori; era felice che ci fosse qualcun altro con lui.
- Non preoccuparti, ne ho approfittato per lavorare fino alla sfinimento... Hai riposato per tre giorni, e intanto siamo per fortuna riusciti a risistemare la stalla. Il capanno è andato perduto, ma grazie alla gabbia recuperata da Bachira siamo riusciti a comunicare comunque con Ego, quindi lui ancora pensa che qui vada tutto bene- dichiarò Eita.
- Com'è il raccolto? Abbiamo problemi di cibo?- gli chiese Ranze.
- Siamo più stretti rispetto a prima, ma non stiamo avendo grandi problemi; anche se il freddo non aiuta, comunque riusciamo tranquillamente ad andare avanti. La squadra di Sae dovrebbe arrivare tra poco più di una settimana, per cui... Andrà tutto bene- dichiarò Eita.
- Meglio- mormorò Ranze; per fortuna non era precipitato tutto...
Otoya lo fissò per un attimo. Sembrava davvero riposato, per fortuna.
- Sono felice che tu stia bene- mormorò, allungando la mano. Kurona trattenne il fiato mentre il ragazzo gli sfiorava appena la guancia.
Non aveva molti ricordi dei suoi ultimi giorni, ma era certo che il volto di Otoya fosse comparso più volte nella sua mente e non aveva idea di come prendere la cosa...
Sentirono bussare alla porta e Otoya abbassò la mano.
- Avanti- disse Ranze, senza distogliere lo sguardo dal ragazzo. La porta si aprì ed entrarono Hiori e Karasu, che non poterono fare a meno di sentire la lieve tensione presente nella stanza.
- Ti ho portato qualcosa da mangiare- affermò Yo, dirigendosi verso Kurona; Otoya si alzò.
- Ti lascio a mangiare in pace- dichiarò, voltandosi e dirigendosi verso Karasu, che gli fece cenno di uscire dalla stanza e chiuse la porta.
- Non ti ho quasi visto i giorni scorsi- commentò Tabito.
- Forse perché avevi perennemente le labbra su quelle di Hiori- rise Eita. Il moro lo guardò male e il ragazzo sospirò appena.
- Avevo bisogno di pensare- mormorò
- E sei giunto a una conclusione?-. Otoya non rispose: ci era arrivato ma... Non poteva sapere se fosse la conclusione giusta.
- Come ti senti?- chiese Yo, mentre Kurona iniziava a mangiare.
- Meglio- mormorò Ranze - mi spiace avervi fatto preoccupare ed essere stato assente-.
- Non preoccuparti, è naturale che ogni tanto le persone si ammalino- dichiarò Yo - Otoya veniva sempre con me a chiedere a Chigiri come stessi durante le pause, sai?-.
Kurona non rispose, ma Hiori capí dal lampo passato nel suo sguardo che la cosa non gli era indifferente...
- Ranze ascolta... So che è un matrimonio combinato a cui non possiamo sottrarci, e mi ritengo fortunato che sia con un amico e non con uno sconosciuto. Ma proprio per questo... So che ti stai preoccupando prima di tutto del fatto che io non avrò molto tempo per me stesso, e che per questo mi hai spinto anche ad avvicinarmi a Karasu. Ma dimentichi che anche tu dovrai vivere una vita che non desideri, e hai diritto quanto me a lamentarti e cercare di fare qualcosa per cambiarla. Avrai più libertà di me, e in quanto tuo futuro marito io desidero che tu sia felice: per cui, se vuoi vedere di più Otoya, per me non c'è alcun problema- affermò Yo, fissandolo.
Kurona lo fissò negli occhi a sua volta: in fondo quel ragazzo lo conosceva, non poteva mentirgli...
- Non so esattamente cosa potrebbe esserci tra noi- mormorò - ma non potrò mai divertirmi e pensare a me mentre tu sei ancora più bloccato di noi-.
- Non penso che vederlo una volta a settimana ti distrarrà dai tuoi impegni; anzi, penso che ti aiuterà a impegnarti di più. Pensaci un po', va bene?- disse Yo, alzandosi per lasciare la stanza.
Kurona rimase per un attimo immobile, prima di riprendersi a mangiare.
Pensare a sé stesso... Poteva davvero permettersi di fare una cosa simile?
- Non possiamo permettere che lo scoprano tutti gli altri- mormorò Rin, osservando il rapporto che aveva di fronte.
- Come pensa di tenerglielo nascosto, conte Itoshi?- gli chiese Ikki, lanciando un'occhiata a Kuon, Aryu e Tokimotsu, che si trovavano con loro nella stanza.
- Semplice: usciremo da qui prima che accada- dichiarò Rin.
- Pensa davvero che uscire da qui sia così semplice?- commentò Wataru - Il conte Ego intende fare entrare delle bestie feroci nel castello tra poco più una settimana, anzi forse meno se gli viene voglia. Come pensare di poter uscire?-.
Rin lo fulminò con lo sguardo.
- Tu lo sapevi?- ringhiò.
- No, ha detto che mi avrebbe avvisato in caso avesse deciso di fare qualcosa- affermò Wataru.
- E ti avrebbe lasciato qui a farti sbranare?- commentò Aoshi. Kuon non rispose e Rin si avvicinò minacciosamente a lui.
- Qual'era il tuo piano?-. Kuon serrò appena le labbra.
- Mi state trattando come uno schiavo da quando mi avete scoperto; perché dovrei dirvelo?- ribattè.
- Perché scommetto che tieni più alla tua vita che alla tua dignità- Rin tirò fuori la spada e la puntò alla gola del ragazzo, che deglutì appena.
- Nessuno si stupirá se diciamo che hai provato ad attaccarci- affermò Jyubei.
- E tu glielo lasceresti fare?!- Wataru spostò lo sguardo su Niko, che per un attimo non rispose.
- Sono contro a questo genere di cose, ma preferisco lasciare morire un traditore piuttosto che non riuscire a salvare tutti gli altri- affermò.
- Parla- intimò Rin. Kuon tornò a guardarlo.
- Il Conte Ego... Mi ha parlato di un passaggio segreto per uscire, da usare in caso di necessità- affermò - ha detto che è il mio unico modo per uscire dalla villa senza rischi. Ma non pensate di poterlo usare: se l'avessi usato solo io ci sarebbe stato lui fuori ad aspettarmi, ma se andiamo tutti quanti verremo attaccati in un attimo. Senza una carrozza ad attendere all'esterno, non c'è comunque possibilità di scappare- dichiarò.
Rin serrò appena le labbra: non era molto, ma era già qualcosa...
- Cosa facciamo? Chigiri era impegnato in infermeria e non ha visto le lettere, se vogliamo tenerlo nascosto...- mormorò Jyubei.
- Dobbiamo fare in modo di non scatenare il panico, ma tenerlo nascosto troppo a lungo sarebbe un rischio: si infurieranno quando lo scopriranno e non si fideranno più di noi- fece notare Ikki.
- Cosa facciamo?- mormorò Aoshi, voltandosi verso Rin. Il ragazzo serrò le labbra e rifoderò la spada.
- Tenetelo qui; arrivo. Non ditelo a nessuno, per ora- afferrò il foglio e uscì velocemente dalla stanza.
Lanciò un'occhiata fuori: a giudicare dall'orario, lui doveva essere...
Si diresse velocemente verso la sala da pranzo; lí, come aveva immaginato, trovò suo fratello insieme a Shidou, che stava osservando Naruhaya mentre apparecchiava.
- Non sarebbe male se ogni tanto dessi una mano- commentò, raggiungendolo, mentre cercava di calmare il battito del suo cuore: non poteva mostrarsi troppo nervoso davanti a lui, o Sae non l'avrebbe mai preso sul serio, anzi...
- Shidou ha aiutato fino a un attimo fa- affermò Sae, voltandosi verso di lui e osservandolo per un attimo - avevi bisogno di qualcosa?-.
- Ti devo parlare. Dove nessuno ci può sentire- dichiarò Rin. Sae lanciò uno sguardo a Naruhaya.
- Torno in cucina, qui comunque ho finito- affermò, forzando un sorriso, prima di dirigersi verso la cucina, nella quale Gagamaru aveva iniziato a preparare il pranzo.
- Sta succedendo qualcosa- affermò Asahi. Gagamaru si voltò verso di lui, leggermente confuso.
- Di cosa parli?- gli chiese.
- Rin è venuto di corsa a dire di voler parlare con Sae- mormorò il ragazzo, lanciando un'occhiata alla porta alle sue spalle - pareva piuttosto urgente, e non mi è stato concesso rimanere ad ascoltare-.
Un tempo sarebbe stato abituato a essere cacciato in quanto servitore, ma lì avevano deciso di affrontare tutto quanto insieme, per cui era sospetto che lo avessero mandato via in quel modo...
- Teniamo d'occhio la situazione... Tra non molto esco per iniziare a sistemare un paio di cose a tavola, così controllo se sono ancora qui- dichiarò Gin.
- Davvero?- chiese Asahi, voltandosi verso di lui con aria sorpresa - Pensavo che volessi tenerti fuori dai guai e che non volessi impicciarti troppo nelle faccende dei nobili-.
- È vero che preferisco tenere un profilo basso, ma qui si tratta di questioni che riguardano anche noi... E inoltre, non è che sia proprio privo di curiosità, altrimenti non sarei arrivato dove sono ora- affermò Gin.
Aveva più ambizione di quanto si pensasse; semplicemente, la esprimeva in modo diverso.
Naruhaya lo fissò per un attimo, poi fece un sorriso: quel ragazzo riservava sempre più sorprese di quanto pensasse... Non vedeva l'ora di conoscerlo ancora di più.
Ma adesso, era proprio curioso di sapere cos'avessero in mente i due conti...
- Quindi, hai in mente di lasciare entrare le bestie, ma fare in modo che in quel momento noi siamo nel tunnel, e che la mia squadra venga a prenderci fuori dal tunnel?- chiese Sae, fissando suo fratello. Lui lanciò un'occhiata a Shidou, che però scrollò le spalle, come a dire che le sue opinioni avrebbero seguito quelle del ragazzo di fronte a lui.
- Esattamente. In questo modo, il conte Ego non avrà modo di notare subito la nostra fuga e noi potremo riuscire ad andarsene indisturbati- dichiarò.
- E hai già pensato a come comunicherai tutto questo alla mia squadra?- commentò Sae - Dimentichi che non abbiamo modo di parlare con l'esterno-.
- Per questo sono venuto qui. Ti conosco Sae, so bene che hai sempre qualcosa in mente: devi avere un metodo di riserva per comunicare con loro- dichiarò il ragazzo - se avremo quel metodo, potremo avvisare tutti gli altri del piano. Dirgli solamente che entreranno delle bestie e che abbiamo trovato un'uscita che possiamo utilizzare solo con un aiuto esterno... Li porterebbe a impazzire. Qualcuno potrebbe provare a scappare, e in quel caso saremmo tutti quanti fregati- dichiarò Rin - dobbiamo agire con cautela-.
Sae lo fissò per un attimo.
- Vai a dire a quei ragazzi che cosa c'è scritto nella lettera- gli disse - se non lo farai tu, lo farò io- affermò.
Rin sbarrò gli occhi.
- Hai sentito quello che ho appena detto?!- sbuffò - Se lo facessimo...-.
- Se non sei in grado di parlare a un gruppo di ragazzi che ormai dovrebbero essere pronti a tutto senza mandarli in panico, allora non sei degno di essere un conte. Tu spiegagli tutto: se qualcuno di loro impazzirá... Metterò Shidou a guardia dell'uscita, così si assicurerà che nessuno ci metta i bastoni tra le ruote- affermò Sae.
- Agli ordini!- rise Ryusei.
- Mi stai dicendo che non hai modo di contattare i tuoi amici e per questo vuoi lasciare tutto a me?- commentò Rin - Pensavo che avessi sempre un piano in mente-.
- Ho un modo- Sae si voltò - ma vuoi davvero che sia io a prendermi il merito di tutto?- commentò, prima di iniziare a incamminarsi lungo il corridoio. Shidou lo seguì.
- Sei parecchio duro con tuo fratello; come mai?- gli chiese.
- Rin deve imparare- rispose semplicemente Sae. Lui era sempre stato un ragazzo più che brillante, ma lo era anche suo fratello, soprattutto da quando aveva iniziato a seguirlo e a voler essere come lui. Ma suo fratello... Era ancora troppo debole per riuscire a diventare un bravo conte. E se non avesse imparato presto... Quel mondo lo avrebbe completamente divorato.
- Potrei divorarmi una mucca intera in questo momento... Ho una fame incredibile! E fa anche freddo!- si lamentò Yudai, mentre caricava l'ennesimo gesto di legna.
- In realtà, fa stranamente meno freddo di ieri, finché si vede il sole si sta quasi bene- affermò Okuhito - di sicuro, lavorare scalda parecchio i muscoli...-.
- Allora continuate a lavorare, invece di parlare- sbuffò Shohei - tanto dovete solo trasportare la legna, mica mettervi a spaccarla come noi! Ne servirà parecchia se continueremo a rimanere qui-.
- Ci scusi, marchese Baro; andiamo subito a portarla dentro- affermò Yudai con un sorriso.
Baro lo fissò per un attimo mentre il ragazzo si allontanava insieme a Okuhito: in effetti, per quanto era piccolino un po' ricordava Naruhaya...
Serrò appena le labbra: si stava trovando a pensare cose decisamente strane ultimamente.
- Marchese Baro? Va tutto bene?- gli chiese Tsurugi, osservarlo; ultimamente quell'uomo era parecchio strano...
- Sí- confermò il ragazzo - forza, torniamo al lavoro. E smettila di guardarti in giro come se cercassi qualcosa di particolare, concentrati solo sul tuo compito-.
- Stavo cercando una persona- mormorò lui.
- Il tuo caro duca è già passato un paio di volte- gli fece notare Shohei.
- Vero, Reo è passato più volte- confermò Tsurugi - ma non c'era Nagi con lui-.
- Adesso mi vuoi spiegare come mai Nagi non sia con noi? Non vi siete separati praticamente neanche per andare in bagno per più di un mese, mentre stamattina a colazione non vi siete neanche parlati e adesso sei qui senza di lui e decisamente di pessimo umore. Visto che ti ho parlato di me e Kunigami, non dovresti dirmi cosa sta succedendo?- commentò Hyoma.
Reo per un attimo non rispose e continuò a camminare, tenendo la testa bassa e i pugni serrati, senza riuscire a nascondere tutta la sua rabbia, la sua delusione... E la sua paura.
- Nagi è sempre stato al mio fianco- mormorò - lui è nato da una famiglia benestante che intrattiene affari con mio padre da molto tempo, per cui non ha avuto problemi ad affiancarmi un ragazzo della mia età. Siamo sempre stati insieme: a Nagi non interessava nulla, è stato il primo a non trattarmi in modo diverso solo perché sono un nobile, anzi, ha sempre ignorato la cosa. È stato il primo amico con cui sia stato libero di comportarsi; mi fa sentire il cuore più leggero ogni volta che siamo insieme, ed è anche per questo che non mi pesa prendermi cura di lui, anzi, sono più che felice di saperlo al mio fianco. Nagi mi ha sempre detto di riuscire a divertirsi solo con me e che fare le cose con me non gli pesa per nulla, per cui... Mi ha sempre fatto sentire speciale, a modo suo-.
- Che non è il modo che speri- commentò Hyoma. Reo serrò le labbra.
- No- mormorò - ma non mi permetterebbero mai di stare con Nagi; anche quando siamo arrivati qui, per quanto sia felice di poter passare del tempo con lui senza impegni da nobile intorno... Comunque, non posso permettere che cambi niente tra di noi: in fondo, non sono certo che una volta tornati riuscirebbe a tornare alla normalità come dobbiamo fare. Ma all'improvviso, ha iniziato ad avvicinarsi alle altre persone, a desiderare qualcosa di diverso... E mi ha definitivamente allontanato da lui, ormai anche in camera parliamo a malapena, talmente è immerso nei suoi pensieri. Io...- Reo avrebbe voluto continuare a mostrare la sua rabbia, ma avvertiva le lacrime minacciare di iniziare a rigare il suo volto. Non poteva permetterselo, eppure...
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla e alzò di scatto lo sguardo, sorpreso, trovandosi di fronte il volto di Chigiri.
- Ormai le cose sono già cambiate- affermò - io e Kunigami... Non avremo praticamente più possibilità di vederci una volta usciti da qui, mentre voi due dovrete continuare a vivere uno di fianco all'altro. Non volevi che le cose cambiassero, ma Nagi le ha già fatte cambiare: tutto quello che devi fare ora è scegliere se arrenderti e rischiare che sia solo lui a cambiare... O combattere e fare in modo che le cose cambino come desideri tu-.
Reo per un attimo non rispose. Per tutta la sua vita aveva combattuto al fianco di Nagi, non aveva mai pensato di poter combattere per lui. Però...
Chigiri vide il suo sguardo diventare più sicuro.
- Lo farò- affermò; avrebbe combattuto per Nagi, a qualsiasi costo.
- Nagi, posso chiederti come mai ultimamente segui sempre noi invece di stare con Reo?- chiese Yoichi, osservando il ragazzo.
- Sto cercando di capire- mormorò Nagi.
- Capire... Cosa?- gli chiese Meguru. Nagi osservò per un attimo i due ragazzi, poi fece scivolare lo sguardo sulle loro mani intrecciate.
- Pensavo che io e Reo potessimo avere tutto- mormorò - ma vedo qualcosa in voi che noi non abbiamo mai avuto, e non capisco cosa sia...-.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo. Non conoscevano bene i due ragazzi, però...
- Nagi, a te per caso... Piace Reo?- gli chiese Yoichi. Nagi sbatté un paio di volte le palpebre.
- Bè è ovvio, altrimenti non sarei sempre con lui- fece notare.
- Non in quel senso- rise Meguru - vorresti fare cose del genere con lui?- tirò Isagi leggermente verso di sé e uní le labbra con le sue.
Nagi li fissò per un attimo, anche quando i due si staccarono. Un tempo, la sicurezza che vedeva in Isagi durava decisamente meno; adesso invece, sembrava essere una persona più sicura e... Felice molto più a lungo, soprattutto quando era insieme a Bachira.
- Sai, quando una persona ti piace ci vuoi passare tanto tempo insieme, non ti piace se qualcuno prova a portartela via... Cose del genere. E spesso ci vuoi fare sesso, succede quasi a tutti- rise Meguru.
- Quasi?- chiese Nagi.
- Ci sono persone a cui il sesso non piace-.
- Perché? È brutto?-.
- No ma... Innanzitutto, tu sai cos'è il sesso?- gli chiese Meguru.
Il ragazzo scosse lo sguardo e un sorriso furbo comparve sul volto di Bachira.
- Mi sa che dobbiamo aiutarti a capire un paio di cose... Vieni con noi, ti faremo scoprire qualcosa di davvero liberatorio!-.
- Perché dobbiamo venire a controllare questa zona...? Non l'abbiamo mai calcolata prima della tempesta- fece notare Rensuke.
- Non ne ho idea... Il conte Itoshi, Rin, mi ha solo chiesto di dirvi di controllare che tutto qui intorno sia accessibile, dopo la tempesta. Ha detto che dovremo venire dopo pranzo perché ci deve dire una cosa, ma non so cosa- dichiarò Gurimu.
- Tsk, i nobili... Sempre della serie che loro parlano e noi agiamo, eh?- borbottó Jingo.
- Vai pure a dirgli che ci pensiamo noi- disse Rensuke. Igarashi annuì e si voltò per tornare dentro al castello.
- Controlliamo sto posto- sospirò Rensuke - magari vuole avere un'idea di come sia messo il castello prima che andiamo via-.
- Ammesso che ci riusciamo- borbottó Jingo - tra l'altro... Per te non sarà peggio?-.
- Che cosa intendi?-.
- Per te e Chigiri. Hai deciso di seguirlo o... La finirete qui?- gli chiese Jingo - Per te sarebbe una buona occasione per smettere di essere itinerante e trovare una casa fissa-.
Kunigami serrò leggermente le labbra.
- Chigiri non mi ha chiesto di andare con lui. Se non lo farà, continuerò con la mia strada: sa bene che tenermi al suo fianco significa avere qualcuno che si prenderà cura di lui, e sa anche che potrebbe essere un impiccio per il futuro che lo attende. Ma se lo vorrà... Rimarrò al suo fianco-.
Se glielo avesse chiesto, lo avrebbe seguito.
Se non gliel'avesse chiesto, avrebbe continuato la sua vita lasciando quel luogo come l'unico testimone di quello che c'era stato tra di loro; e sè stesso come unico testimone della libera desiderata da quel ragazzo... E di chi fosse davvero Hyoma Chigiri.
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