CAPITOLO XX.
- Un... Duello?- chiese Yoichi, confuso.
- Uhhh... Io penso di sapere come mai- ridacchiò Meguru - la situazione si fa interessante!-.
- Abbiamo tempo da prendere con queste cose...?- commentò Tabito.
- Perdere- lo corresse Yo.
- Se dovremo combattere contro delle bestie, dobbiamo sapere quali sono i nostri livelli di forza, no?- ribattè Reo.
- Reo, perché lo stai facendo?- Nagi si avvicinò al ragazzo - Non hai motivo di sfidarti con Isagi-. Reo serrò le labbra.
- Certo che lo ho- si voltò verso di lui - pensi davvero che lui ti possa dare qualcosa più di me?! Allora ti dimostrerò che sono migliore di lui in ogni campo!-. Nagi per un attimo rimase immobile: lo stava... Facendo per lui?
Da un lato avrebbe voluto dirgli che era totalmente inutile, non ci sarebbe stato nessuno in grado di separarli davvero; in fondo, si era allontanato solo per capire ciò che cercava, e nulla di più.
Però, dall'altra parte era curioso di vedere cos'avrebbe fatto Reo...
- Penso che una sfida anche solo al primo sangue sarebbe pericolosa- dichiarò Hyoma - se la ferita si infettasse sarebbe un problema, visto che qui abbiamo solo medicine di base. Però, se il conte Rin giudicasse il loro stile e decidesse il vincitore dalla loro bravura, non ci sarebbero problemi-. Gli sguardi di tutti si spostarono su Rin, che per un attimo non disse nulla.
La trovava una grande perdita di tempo, ma era anche incuriosito da quel combattimento, e di sicuro proibire ai ragazzi di fare ciò che desideravano dopo quello che avevano scoperto non era per nulla una buona idea...
- Va bene- rispose - mettetevi a cerchio, e cercate di non farvi male: i feriti rimangono qui.
- Pare che io non abbia altra scelta...- mormorò Yoichi.
- Buona fortuna!- Meguru gli lasciò un bacio sulla guancia, prima di spostarsi in cerchio insieme agli altri. Nagi lo affiancò.
- Sei felice che stia combattendo per te?- gli chiese Meguru. Nagi non rispose; però un po' sì... Ne era felice.
I due ragazzi si misero in posizione, fissandosi per un attimo. In effetti, Isagi doveva ammettere che era interessante pensare di combattere contro Reo, era parecchio bravo... Doveva riuscire ad approfittare di quella situazione per imparare il più possibile.
- Potete iniziare!- dichiarò Rin.
Reo non esitò a lanciarsi in avanti, verso Isagi. Il ragazzo arretrò appena, in modo da schivare i suoi colpi, mentre Reo continuava a incalzarlo.
- Se non fai sul serio ti prendo a pugni!- sbuffò; doveva mostrare il suo valore e la sua forza, non continuare a sembrare un deficiente davanti a uno che non pareva volerlo attaccare.
- Hai disarmato Shidou, non posso permettermi di abbassare la guardia- ribattè Yoichi; anche perché, quel ragazzo gli sembrava molto più forte di un tempo...
Reo serrò appena le labbra.
- Stiamo per andarcene da qui. Pensi davvero che riuscirai a proteggerlo e rimanere al suo fianco, se non mostri tutta la tua forza e il tuo valore?-.
Isagi si irrigidì appena. No, era vero... Non sarebbe riuscito a fare nulla, se non avesse mostrato di essere forte.
Fece un respiro profondo e osservò per un attimo i movimenti di Reo: si muoveva in modo molto sicuro, in fondo tirava di spada da quando era molto piccolo... Però, lui aveva affrontato molte più difficoltà: non si sarebbe lasciato sconfiggere facilmente.
Schivò l'ennesimo attacco del ragazzo e si lanciò in avanti. Questa volta fu Reo che si trovò a dover parare i suoi colpi: improvvisamente, gli sembrava che quel ragazzo si fosse fatto molto più... Selvaggio, combatteva in modo diverso da chiunque altro avesse mai incontrato, e di sicuro era anche migliorando rispetto a quando erano arrivati lì.
Serrò le labbra. Non si sarebbe lasciato battere: avrebbe mostrato tutto il suo valore.
Aveva osservato molti guerrieri in quel periodo, era riuscito ad apprendere le loro tecniche e... Le avrebbe utilizzate tutte quante!
Si lanciò verso Isagi, che sbarrò gli occhi: quello stile di combattimento... Era quello di Nagi?!
- Fermatevi- ordinò Rin, e i due ragazzi si bloccarono scatto e si voltarono verso di lui, fissandolo per un attimo, in attesa di un verdetto.
- Se vi lasciassi continuare, finireste per ferirvi: siete entrambi migliorati da quando siete qui. Avete due stili completamente diversi; Isagi ha avuto una crescita decisamente maggiore, ma è normale visto che Reo aveva una base molto migliore. È notevole che sia riuscito comunque a migliorare parecchio. Avete due stili diversi destinati a due usi diversi: non ha senso che stiate qui a stancarvi per capire chi è il migliore, è meglio che andiate a realizzare cosa significa che stiamo per tornare a casa- Rin alzò lo sguardo sugli altri - qualcun altro per caso vuole mettersi a combattere?-.
Ci fu per un attimo silenzio.
- Bene. Allora, io torno ai miei compiti; dovreste farlo anche voi- affermò Rin, voltandosi per allontanarsi.
Aryu e Tokimotsu lo affiancarono.
- Pensi davvero che siano diventati più forti? A me sembravano... Più aggraziati- affermò il primo.
- Che per te equivale a più forti- commentò Aoshi. Aryu scosse le spalle.
- Di sicuro, significa che hanno compreso molto di più come funziona la vita- affermò.
Rin non rispose. Già, molti di loro avevano capito parecchie cose della loro vita: erano migliorati, avevano fatto nuove conoscenze, erano riusciti ad apprendere parecchie cose... Mentre lui? Lui si sentiva ancora totalmente bloccato.
Se non fosse stato per suo fratello, non si sarebbe mai accorto della presenza di una spia, e di lì a una settimana sarebbero tutti morti a causa sua.
Alzò appena lo sguardo verso il castello. Un tempo erano così vicini, avevano quasi gli stessi pensieri, gli dicevano tutti che insieme avrebbero potuto governare il mondo intero. Ma da quando suo fratello aveva iniziato a trattarlo con freddezza... Sentiva che tutto quello era ormai svanito, e che non sarebbe mai riuscito a recuperarlo.
Come faceva Sae a essere ancora così forte?! Qual'era il trucco... Per essere come lui?
- Wow, tuo fratello sta guardando verso la nostre stanza con aria parecchio disperata- rise Ryusei, osservando fuori dalla finestra.
- Mio fratello ha ancora molte cose di cui rendersi conto, se vuole sperare di essere una persona migliore quando uscirà da questo luogo- affermò Sae, seduto alla sua scrivania e intento a scrivere il messaggio che avrebbe dovuto consegnare ai suoi compagni.
Shidou si avvicinò a lui, con aria incuriosita.
- Stai scrivendo in codice?- gli chiese.
- Circa; sono certo che Aiku lo capirà- dichiarò Sae; era sempre meglio prendere una precauzione in più.
- Chi è questo Aiku?- Ryusei posò le mani sulle spalle di Sae e si chinò, avvicinando le labbra al suo orecchio - Devo essere geloso?- sussurrò.
- Che senso avrebbe? Mica abbiamo una relazione- commentò Sae.
- Mhh vero, ma visto che dovrò rimanere al tuo fianco... Devo sapere con chi sto combattendo, no?- sussurrò Ryusei, facendo scivolare le mani lungo il corpo del ragazzo - C'è qualcuno di forte quanto me nel tuo gruppo? Pensi davvero che qualcuno potrebbe superarmi?-.
- Ti ricordo che non mi hai ancora mostrato nulla che possa farmi pensare che tu mi sia indispensabile- affermò Sae.
- Questo perché non me ne hai data l'occasione. Quando ti troverai a combattere al mio fianco... Capirai che per te, avermi con te è la cosa migliore che ti potrebbe capitare-.
- Trattieniti per quando me lo avrai dimostrato- ribattè Sae. Era ancora troppo presto per pensare seriamente a cosa fare di quel ragazzo: prima, dovevano andarsene da lì.
Eppure, era consapevole che ci fosse qualcosa di particolare in quel ragazzo: qualcosa che lo incuriosiva, e che gli faceva pensare che Shidou probabilmente aveva ragione... E che lo avrebbe avuto al suo fianco molto più a lungo di quanto potesse pensare.
- Non pensavo saremmo stati fuori così a lungo... Hai preso tanto freddo?- chiese Eita, posando una mano sulla fronte di Kurona per capire se avesse la febbre.
- No, e tu non dovresti trattarmi come se fossi un bambino- borbottò il ragazzo, facendolo ridere.
- Scusami, è che non vorrei che ti ammalassi di nuovo. Specie ora che... Ce ne dobbiamo andare-. Kurona finì di sistemarsi meglio sotto le coperte e lo fissò.
- Non mi pari molto entusiasta all'idea- commentò.
- Diciamo che... Ci sono dei motivi per cui la vita qui non è così male- dichiarò Eita - tu non lo pensi?-. Kurona per un attimo non rispose; poi distolse lo sguardo.
- Se rimarremo qui, moriremo tutti... Oppure un giorno verremo trovati, e allora non riusciremo neanche a essere pronti per andarcene. Ma stare per un po' qui, con persone nuove, senza tutti gli obblighi che vengono dalle nostre vite, liberi di fare un po' quello che desideriamo... Non è stato male- ammise Ranze. Quell'esperienza... Di sicuro li aveva parecchio cambiati.
Otoya lo fissò per un attimo, prima di fare un respiro profondo.
- Ti verrò a trovare- dichiarò. Kurona si voltò verso di lui, leggermente sorpreso.
- Non...-.
- La mia famiglia intrattiene comunque contatti con quella di Hiori, per cui ogni tanto dovrò venire in ogni caso- lo interruppe Eita - voglio solo sapere se quando sarò lì... Avrò la possibilità di vederti. Non voglio metterti alcuna pressione addosso, ma mi farebbe piacere... Poter passare ancora del tempo con te-. Kurona lo fissò per un attimo.
- Devo riuscire a stare vicino a Hiori- mormorò - non lo amo, ma siamo amici e lui avrà una vita molto più difficile della mia. Puoi accettare il fatto che cercherò sempre di metterlo davanti e di dargli una mano?- gli chiese.
Il ragazzo fece un piccolo sorriso e si avvicinò a lui; allungò la mano, posandola sulla sua guancia, e lo fissò negli occhi.
- Questo significherà che posso passare del tempo con te?- sussurrò. Kurona si sentì arrossire leggermente.
- Idiota- borbottò - però sì... Sempre che una volta fuori da qui tu ne abbia ancora voglia-.
In risposta, Otoya si chinò appena verso di lui e uní le loro labbra. Kurona sbarrò gli occhi, prima di chiuderli e ricambiare quel contatto che duró fin troppo poco per i suoi gusti.
- Adesso che ho donato a questa donzella il mio primo bacio...- sussurrò Eita, e Kurona riaprì gli occhi per fissarlo - non posso certo lasciarmela scappare-. Kurona era certo di non essere mai stato così rosso in vita sua...
- Bè, allora mi sa che dovrai venire a trovarmi spesso- mormorò, voltandosi.
- Lo farò molto volentieri- rise Eita; anche perché, era certo che avrebbe dovuto accompagnare Karasu...
- Karasu, dici che basta l'acqua o dobbiamo aggiungerne altra?- chiese Yo, voltandosi verso il ragazzo, che stava finendo di dare da mangiare agli animali.
Karasu si voltò verso di lui e lanciò un'occhiata al lavoro del ragazzo.
- Aggiungine ancora un pochino- rispose - poi abbiamo finito-. Hiori annuì e tornò al lavoro.
- Mi sembri cupo, da quando sappiamo il giorno che ce ne andremo... Pensavo che non vedessi l'ora di vivere quell'ultima notte- commentò Yo.
- Avrei preferito non poterti sfiorare per un altro mese- mormorò Tabito. Hiori si voltò verso di lui: non poteva vederlo in volto, ma sapeva bene che cosa stesse pensando...
Si avvicinò a lui e gli posò le mani sulla schiena, prima di poggiarsi a lui anche con la fronte.
- Pensi che... Non dovremmo farlo?- mormorò.
- L'ultima notte... O andarcene?- gli chiese Tabito. Hiori non rispose e il moro si voltò verso di lui, allungando le braccia e stringendolo appena a sé.
Hiori alzò lo sguardo e Karasu non esitò a chinarsi verso di lui e unire le loro labbra.
- Godiamoci il tempo che ci rimane qui- sussurró - e poi penseremo al resto-.
Hiori annuì e gli cinse il collo con le braccia, stringendolo appena a sé e unendo nuovamente le loro labbra: di sicuro, non avrebbe sprecato neanche uno degli ultimi momenti che avrebbe potuto passare con lui.
- Questi sono gli ultimi giorni che passiamo in questo luogo; dobbiamo fare in modo di prepararci alla partenza. Servirà portare vestiti, cibo e anche armi con noi, ma non possiamo essere troppo pesanti, altrimenti verremo rallentati. Potete occuparvene voi?- chiese Ikki, osservando i tre ragazzi di fronte a lui.
- Ma certo!- dichiarò Yudai con un sorriso.
- Non sarebbe più saggio se ognuno decidesse cosa portarsi dietro?- chiese Okuhito.
- Naturalmente chiederemo il loro parere, ma penso sia meglio dare delle indicazioni generali... Quei ragazzi in fondo non sono abituati a simili viaggi- dichiarò Ikki.
- Tsk, non sono abituati a vivere fuori dal loro castello- sbuffò Jingo - della manutenzione delle armi mi occupo io-.
- Perfetto, grazie mille. Vado a controllare come sono messi gli altri... Igarashi, lascio a te l'organizzazione di tutto- affermò Ikki, voltandosi verso il ragazzo.
- A me?- chiese lui, confuso - Come mai?-.
- Dovresti avere imparato dalla tua famiglia quali sono le cose essenziali per un viaggio, no? E in questo periodo ti sei impegnato parecchio per riuscire a fare quello che ti veniva chiesto e aiutare tutti quanti... Saresti un ottimo coordinatore per la servitú- affermò Ikki, prima di voltarsi per andarsene.
Igarashi rimase per un attimo immobile, totalmente preso alla sprovvista da quel discorso.
- Complimenti! Un bel traguardo, visto che poco fa eri a malapena un servo!- rise Yudai, posandogli una mano sulla spalla.
- Già...- mormorò Gurimu, ancora sorpreso; aveva accettato di andare in quel luogo perché sperava di riuscire a ottenere qualcosa di più dalla sua vita, anche se sapeva che non sarebbe mai potuto essere un nobile.
Però... Era felice di vedere che i suoi sforzi fossero stati riconosciuti.
- Forza, impegnamoci!- esclamò, voltandosi verso di loro - A proposito, Gagamaru e Naruhaya?-.
- Si stanno occupando del cibo- rispose Okuhito - sono in cucina-.
- Mi mancherà questa cucina- ridacchiò Asahi - ma non vedo l'ora di sapere in quali altre potremo lavorare!-.
- Di solito ne giro molte... Alcune sono anche piuttosto grandi- rispose Gin - sono felice che tu voglia venire con me-.
- Me l'hai chiesto tu, no?- commentò Asahi con un sorriso, voltandosi verso di lui. Quel ragazzo gli aveva offerto un posto dove poteva stare e una vita che poteva scegliere... Era davvero gentile.
- Pensavo che puntassi a diventare qualcosa di più di un aiuto-cuoco-. I due ragazzi di voltarono e videro Baro entrare in cucina.
Istintivamente, Gagamaru si spostò davanti a Naruhaya, a cui sfuggí un piccolo sorriso per quel gesto.
- Non stavi cercando di puntare alla nobiltà?- commentò Shohei, fissandolo - Questo sono gli ultimi giorni in cui potrai avere una cosa simile-.
Naruhaya lo fissò per un attimo, leggermente confuso.
- Gli stai proponendo di seguire te invece che me?- chiese Gin, fissando il nobile di fronte a lui. Non gli stava per nulla simpatico, ma allo stesso tempo riconosceva che in quel periodo si comportava in modo diverso...
- Perché, hai intenzione di provare a fermarmi?- ribattè Shohei.
- Solo se proverai a obbligarlo- ribattè Gin.
- Non sei più forte di me-.
- Non è importante-.
- Ok, evitiamo una rissa in cucina- Asahi affiancò Gagamaru e gli mise una mano sulla spalla, in modo da tranquillizzarlo; poi si voltò verso Baro - mi spiace, marchese Baro, ma ho capito che una vita da nobile non fa per me. Forse avrei più riconoscimenti, ma di sicuro molta meno libertà, che è esattamente ciò che desidero... E che Gin mi può dare. Ma può chiamarci per lavorare ai suoi party, se lo desidera- affermò.
Baro lo fissò per un attimo.
- Penso sia meglio che io non lo faccia- affermò, voltandosi e uscendo dalla cucina. Almeno sapeva che quel ragazzo non aveva rinunciato totalmente alle sue ambizioni; aveva semplicemente... Trovato il suo modo per realizzarle.
- Stai bene?- chiese Gin, voltandosi verso Naruhaya, che annuì.
- Non vedo l'ora di venire a vivere con te- sussurrò, posando la testa contro il suo braccio. Gagamaru fece un piccolo sorriso e lo strinse appena a sé: avrebbe fatto in modo che non si pentisse mai della sua scelta.
- Sei pentito di averci reguardito?- chiese Tsurugi, mentre caricava l'ennesima carriola di legna.
- Penso che intendi tradito- sbuffò Wataru - e comunque no. Se ci fossi riuscito, avrei ottenuto una posizione ancora migliore, invece a causa vostra potrei anche subire una punizione-.
- Ma questo perché hai deciso di tradirci. Abbiamo passato un po' di tempo tutti insieme in cui ci siamo divertiti, e tra l'altro nonostante ciò che hai fatto comunque non ti hanno fatto del male- affermò Tsurugi - non è una bella cosa?-.
Kuon lo fissò per un attimo.
- Sei un idiota se pensi di esserti faccio degli amici; quando saremo fuori da qui, si dimenticheranno di tutto quanto- affermò, voltandosi per andare a portare la legna dentro casa.
In effetti, c'erano stati un paio di momenti divertenti ma...
Scosse la testa: no, doveva dimenticarsene: presto sarebbero usciti da lì, e allora sarebbe tutto finito.
- Come finirà tutto questo?- mormorò Meguru, la testa posata contro il petto di Isagi, che scosse appena la testa, come a dirgli che non ne aveva idea.
- Non so cosa faranno tutti gli altri. Non so se riusciremo a convincere le persone intorno a noi di quello che è successo. Ma so che ti terrò al mio fianco- dichiarò.
- Ne sei sicuro?-. Isagi si voltò verso Bachira, che però stava tenendo lo sguardo basso.
- Hai fatto un'espressione strana, quando è stato nominato Kira oggi. Ti manca?- chiese Meguru. Isagi sbarrò gli occhi.
- Mancarmi?! Lo conosco a malapena, il nostro è un matrimonio di convenienza!- esclamò.
- Ma è il migliore che ti potesse capitare- mormorò Meguru - voi due insieme potete fare grandi cose. Io...-.
- Tu sarai al mio fianco. Convincerò Kira a lasciarti rimanere- affermò Yoichi.
- Forse poteva funzionare prima. Ma chi accetterebbe di tenere in casa l'amante di suo marito?!- sbuffò Meguru - Per quanto sia una brava persona, non accetterà mai!-.
Isagi lo fissò per un attimo. Bachira aveva paura, e non poteva dire di non capirlo: quel ragazzo era stato abbandonato per anni, non aveva più nessuno al suo fianco e rischiava molto più di lui.
Rassicurarlo su quelle cose non sarebbe servito a nulla: doveva puntare su ben altro.
- Non importa cosa accadrà quando usciremo da qui- affermò - anche se dovessimo separarci, anche se dovessimo avere dei problemi... Io verrò a prenderti. E staremo insieme- affermò.
Bachira non era sicuro che sarebbe stato così semplice, ma non poté fare a meno di fare un piccolo sorriso: qualcosa gli diceva che Isagi era sincero... E in qualche modo, avrebbero potuto davvero stare insieme per sempre.
- Sicuro di voler stare qui? Rischi di ammalarti, fa piuttosto freddo- fece notare Rensuke, voltandosi verso Chigiri.
- Lo sai che non sono così fragile... E poi, visto che sei qui fuori a controllare il tunnel, volevo farti compagnia- dichiarò Hyoma - di solito vieni tu a farmela-.
Kunigami lo fissò per un attimo, prima di voltarsi verso il tunnel, che Kuon gli aveva gentilmente indicato dopo essere stato obbligato: non poteva rischiare di guardare fino in fondo, ma in quei giorni avrebbero dovuto controllarlo un po'.
- Ogni volta che ne avrai bisogno... Tu chiamami. Verrò da te- dichiarò.
- Pensavo che... Saresti ripartito, una volta usciti da qui- mormorò Hyoma, stringendosi appena nel suo cappotto: in fondo, non gli aveva detto nulla sul rimanere insieme...
- Probabilmente è quello che dovrò fare- confermò Rensuke - ma ogni volta che avrà bisogno di me... Io ti raggiungerò-.
Chigiri lo fissò per un attimo. Si stava praticamente mentendo tra le sue mani: gli stava dicendo che se avesse voluto sarebbe andato con lui, a ogni costo.
E che se non l'avesse voluto, in ogni caso ci sarebbe sempre stato per lui.
Alzò lo sguardo verso il cielo: chissà tutto quello... Quanta libertà ancora sarebbe riuscito a donargli.
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