CAPITOLO V.

- Sicuro di non volere che venga con te?- chiese Keiji al telefono, mentre si dirigeva verso la biblioteca.

Quel giorno non aveva nulla da fare tranne studiare, per cui preferiva rimanere in biblioteca per non rischiare di distrarsi.

- Non sto mica uscendo con un assassino- borbottò Kenma - tranquilla mamma, sarò in un posto dove c'è tanta gente-.

Akashi alzò gli occhi al cielo.

- Come hai detto che si chiama?- gli chiese.

- Sakishima Isumi. E sta arrivando, quindi ti chiamo quando finisco; ciao- salutò Kenma, chiudendo la chiamata, mentre il ragazzo si fermava di fronte a lui.

- Ciao! Sono felice che tu mi abbia chiamato così presto- affermò. Kenma lo fissò: sembrava avere un sorriso gentile e sincero...

- Mi hai colpito abbastanza. Stasera ho un appuntamento con i videogiochi per cui... Cosa volevi fare?- gli chiese.

- Vieni; c'è un bar molto carino in cui volevo portarti!- dichiarò Sakashima, allungando la mano.

Kenma esitò per un attimo, prima di allungare la mano e afferrare la sua. Il ragazzo gli rivolse un sorriso, prima di iniziare a camminare.

Kenma fece un respiro profondo: chissà se, almeno quella volta, sarebbe potuto andare bene...

- Spero che vada tutto bene- mormorò Keiji; ormai Kenma avrebbe dovuto sapere di stare attento, ma era un ragazzo più romantico e speranzoso di quanto si pensasse...

Ritirò il telefono ed entró in biblioteca. Si diresse verso uno dei tavoli e si sedette; tirò fuori il computer e i libri, prima di prendere anche le sue amate cuffie e indossarle.

Prima di fare partire la musica però, avvertì qualcosa di strano: gli sembrava di essere osservato.

Si voltò; c'erano un po' di persone in biblioteca ma nessuna sembrava stare facendo caso a lui. Probabilmente era solo una sua impressione.

Indossò le cuffie e fece partire la musica. Ascoltava spesso musica classica per concentrarsi, ma per qualche motivo quel giorno non gli pareva esattamente l'ideale.

Decise di scorrere un po' sul suo telefono per trovare dell'ispirazione; chissà che musica ascoltava Bokuto... Visto il suo carattere, probabilmente qualcosa di molto più ritmato; ma dato tutti i lati che nascondeva, forse non era così impossibile che conoscesse la musica classica.

Serrò appena le labbra: sapeva bene che se avesse continuato così non avrebbe mai iniziato, per cui si limitò a mettere la sua solita musica e riprendere a studiare.

Rimase in biblioteca quasi tutto il pomeriggio, e non appena finì di studiare ne approfittò per scrivere un pochino.

Il suo obiettivo era diventare un giornalista, e anche uno scrittore se possibile: anche se sapeva bene che non sarebbe stato così semplice gestire entrambe le cose assieme... Di sicuro, una volta trovato un lavoro stabile ci sarebbe potuto riuscire.

Ma per farlo, prima doveva decisamente studiare parecchio...

Sospirò e lanciò uno sguardo all'orario: ormai iniziava a essere tardi, per cui decise di ritirare le sue cose, alzarsi e tornare verso casa.

Non appena uscí dall'edificio però, una figura catturò la sua attenzione. Aggrottò la fronte e si diresse verso il ragazzo.

- Kenma?- lo chiamò, osservandolo. Aveva indosso un paio di pantaloni e una canottiera leggermente corta... Probabilmente non era tornato a casa a cambiarsi, di solito quando si incontravano loro due era sempre in tuta.

Il biondo stava indossando le cuffie ed era concentrato sul suo telefono, per cui non lo sentí. Akashi alzò gli occhi al cielo e si avvicinò di più a lui.

- Kenma- posò la mano sulla sua spalla e Kenma si scostò di scatto, sottraendosi al suo tocco mentre si voltava verso di lui.

Akashi lasciò che capisse che era lui e si rilassasse; come se nulla fosse successo, Kenma si sfilò le cuffie, mettendosele intorno al collo, e infilò il telefono in tasca.

- Menomale che sei uscito- commentò - iniziavo a pensare che avessi deciso di trasferirti in biblioteca-.

- Oggi non dovevo lavorare e Bj Owl non fa live, quindi non avevo motivo di non approfittarne- dichiarò Keiji - piuttosto, come mai sei qui, invece di essere a casa? Di solito ne approfitti sempre per riposare, quando non lavori. A meno che... Sia successo qualcosa durante l'appuntamento-.

Fisicamente l'amico gli sembrava stare bene, però...

- Non è successo nulla, non preoccuparti- mormorò Kenma. Akashi lo fissò per un attimo, poi sospirò.

- Vieni a casa mia, ti offro qualcosa da mangiare e mi racconti- affermò, iniziando a camminare.

Kenma fece un piccolo sorriso e lo seguì. Non erano mai stati quel tipo di amici che condividevano tutto quello che facevano o si raccontavano ogni più piccolo particolare dei loro sentimenti; ma avevano il loro modo per capirsi, e si sentivano decisamente bene in quel modo.

Rimasero in silenzio, entrambi immersi nei loro pensieri, mentre raggiungevano la casa di Akashi; Kenma entrò, si tolse le scarpe e andò a lanciarsi sul divano.

- Vuoi che ti presti qualcosa di più comodo?- gli chiese Keiji. Kenma scosse la testa.

- Non rimarrò a lungo, dopo cena ho un appuntamento con i miei videogiochi- rispose. Akashi annuì.

- Vado a cambiarmi e arrivo- dichiarò, dirigendosi verso la sua camera; lasciò giù la sua borsa, dopodiché prese alcuni vestiti e si diresse in bagno.

Si cambiò velocemente e tornò in soggiorno; Kenma stava giocando con il telefono, per cui il ragazzo si prese tutto il tempo necessario per sistemare quello che la mattina aveva preparato per cena, e aggiungere anche qualcosa per Kenma.

Il ragazzo lo raggiunse quando ormai era già pronto in tavola; nonostante non avesse previsto di rimanere in giro per cena, aveva comunque una certa fame, e visto che Akashi era uscito tardi non è che potesse fare molto altro.

I due ragazzi si sedettero e iniziarono a mangiare.

- Com'è andata l'uscita?- chiese Keiji. Kenma aspettò un attimo a rispondere.

- Bene. Davvero bene- mormorò - è stato gentile. Era dolce e impacciato; mi ha offerto da mangiare e per poco non ha fatto cadere tutto mentre lo portava al tavolo. Era nervoso al pensiero di starmi vicino, però ha cercato di farlo in ogni modo possibile, e non ha allungato le mani o fatto allusioni sessuali. Se avesse anche uno spirito da Dom... Sarebbe perfetto; gli ho detto che la prossima volta lo inviterò a casa mia, gli ho fatto un po' capire quello che cerco. Sembrava imbarazzato ma anche felice-.

Akashi lo fissò per un attimo.

- Insomma, all'apparenza un appuntamento perfetto. Non ti sei trovato bene?- gli chiese.

- Al contrario; mi sono sentito molto bene- rispose Kenma - e la cosa non va bene-.

Akashi per un attimo non rispose.

- Kenma, ascolta. So che hai avuto brutte esperienze in passato, e come sai sono il primo a ricordarti di stare attento e non lasciarti prendere troppo solo dal momento. Però... Sai che non devono per forza essere tutti uguali, vero?- gli fece notare.

- Lo so- mormorò Kenma - ma anche loro due... Erano come lui, all'inizio. Chi dice che le persone non cambiano sbagliano: le persone cambiano eccome... Cambiano in peggio-.

Per questo aveva iniziato a cercare avventure di una notte, possibilmente grandi avventure; non era mai lui a proporre a qualcuno di uscire, metteva sempre in chiaro che cosa volesse dalle sue conquiste di una notte e cercava di stare lontano da chi sapeva gli avrebbe portato guai.

Ma allo stesso tempo, non appena qualcuno provava ad avvicinarsi a lui, non poteva fare a meno di cercare qualsiasi scusa: era stata una bella scopata, era tenero, lo aveva fatto ridere... Tutto pur di sperare che al mondo ci fosse ancora qualcuno di buono. Qualcuno per lui.

Però...

- Vuoi chiudere qui la storia?- chiese Keiji. Kenma scosse la testa.

- Voglio vedere come andrà, ma per adesso non mi voglio affezionare troppo- affermò; poi sbuffò leggermente - andiamo, perché odio tanto stare in mezzo alla gente e parlare con gli idioti, ma finisco sempre in queste situazioni?-.

Akashi fece un piccolo sorriso: Kenma non faticava di sicuro a mostrare le sue emozioni, ma era bello vedere che riusciva a mettere quel broncio come un bambino, significa che ancora aveva la speranza che le cose sarebbero cambiate.

- Perché tutti cerchiamo qualcosa di diverso da quello che pensiamo- affermò.

- Quindi in realtà tu cerchi il vero amore o qualcuno con cui scopare?- commentò Kenma. Akashi alzò gli occhi al cielo.

- Non in quel senso- borbottò. Kenma gli rivolse un sorriso; era felice di essere andato da lui... In qualche modo, si sentiva meglio.

I due spostarono la conversazione su altro e durante la cena non toccarono più quegli argomenti.

Kenma rimase a fare compagnia ad Akashi mentre il moro sparecchiava e infilava tutto in lavastoviglie, prima di salutarlo per tornare a casa; non prima, ovviamente, che Akashi gli ricordasse di chiamarlo se avesse avuto bisogno e di fargli sapere come sarebbe andata il giorno successivo con il ragazzo.

Kenma tornò a casa con il cuore più leggero, mentre Akashi decise che era arrivato il momento di farsi una doccia e prepararsi per andare a dormire. Il pomeriggio avrebbe dovuto lavorare, ma per la sua amata live doveva aspettare ancora due giorni... Gli serviva riposarsi bene, se voleva farcela.

Si prese il suo tempo sotto la doccia, cercando di rilassarsi e scacciare via un po' di stress dovuto allo studio, mentre la conversazione avuta poco prima con Kenma tornava nella sua mente.

Si era sentito dire spesso che loro due erano uguali: entrambi non molto abituati a stringere legami con gli altri, un po' solitari, concentrati sulle loro passioni...

Ma lui sapeva bene che c'erano delle differenze più che evidenti, e la maggiore era che Kenma, al contrario suo, sapeva perfettamente che cosa volesse.

Nonostante sembrasse molto più pigro, era riuscito ad andare dritto verso il suo obiettivo ed entrare nel campo di lavoro che voleva fare; era certo che non sarebbe mancato molto prima che lo assumessero a tempo pieno.

Inoltre, Kenma nonostante i suoi dubbi e paure continuava a cercare di provarci, sapeva che gli sarebbe piaciuto avere qualcuno al suo fianco in grado di apprezzarlo per com'era e continuava a provare a cercarlo.

Lui invece... Non aveva idea di quanto gli sarebbe piaciuto avere una relazione, non aveva mai sperimentato nulla di simile, e non riusciva ancora a decidere precisamente dove fosse meglio andare con il suo futuro.

Era rimasto decisamente indietro rispetto all'amico, e se da un lato si ricordava sempre di avere tempo, dall'altro gli sarebbe piaciuto iniziare a capire come volesse effettivamente muoversi e cosa fosse meglio fare per lui.

Sospirò e uscì dalla doccia. Forse era il caso che guardasse di nuovo quali case editrici ed etichette giornalistiche ci fossero in giro... Lo aveva già fatto a inizio università ma aveva fin troppe poche abilità per riuscire a mandare qualcosa di decente, mentre adesso forse sarebbe diventato più possibile.

Sì, nei giorni successivi avrebbe decisamente dovuto guardare...

Si asciugò velocemente e tornò in camera sua. Lanciò un'occhiata al computer: non ci sarebbero state dirette quella sera, ma forse avrebbe potuto...

Scosse la testa. Farlo senza avere quella vista davanti sarebbe stata totalmente un'altra cosa, e non gli andava neanche tanto; per qualche motivo, si sentiva più libero ad avere davanti quel ragazzo che quando era da solo.

Si sdraiò a letto e afferrò un libro, scegliendo di leggere un po' prima di addormentarsi, sperando di riuscire a conciliarsi il sonno e svegliarsi carico per il giorno dopo.

Non appena prese il libro però, avvertì il suo telefono inviare a squillare.

Riceveva poche notifiche, principalmente dall'università, dalla sua famiglia e da Kenma, per cui quando non era a lezione o a studiare in biblioteca teneva sempre la suoneria attiva.

Pensava che fossero i suoi genitori, visto che ogni tanto lo chiamavano per sapere come stesse andando; ma sbarrò gli occhi nel vedere che non si trattava di loro, e neanche di Kenma.

Si mise velocemente a sedere, rileggendo più volte il nome per assicurarsi di non aver letto male; ma era decisamente giusto, e non aveva così tanti contatti da pensare di potersi essere confuso.

Fece un respiro profondo e rispose, portandoselo velocemente all'orecchio.

- Pronto?- disse, cercando di mantenere un tono tranquillo; anche se il suo cuore non stava aiutando per nulla.

- Hey Hey Hey Aghashi!-. Sì, era decisamente Bokuto... O Bj Owl, visto come aveva iniziato la chiamata.

- Buonasera- mormorò Keiji, e lo sentì ridere.

- Buonasera?! Guarda che ho solo un anno più di te! Non serve che tu sia così formale, soprattutto dopo quello che abbiamo fatto- commentò Koutaro.

Akashi si sentì arrossire leggermente.

- Sí, hai ragione... Perdonami, Bokuto-san- mormorò.

Bokuto si morse appena il labbro inferiore: gli sarebbe piaciuto essere chiamato così in un contesto ben diverso... Ma non era il momento giusto di parlarne.

- Ti disturbo? Sei con qualcuno?- gli chiese.

- No- rispose Keiji - sono in camera da solo-.

- A pensare alle mie dirette?- rise Koutaro; Akashi avvertì le sue guance andare in fiamme.

- Stavo per mettermi a leggere- mormorò - ti... Serve qualcosa?-.

Bokuto aspettò qualche secondo a rispondere, tanto che Akashi dovette staccare il telefono dall'orecchio per controllare che fosse ancora in chiamata.

- Ti ricordi... Quello che mi hai scritto?- gli chiese Koutaro. Akashi si irrigidì appena.

- Non ho detto a nessuno di te- dichiarò - neanche al mio unico amico. Non l'avrei mai fatto-.

Bokuto sbatté un paio di volte le palpebre, confuso, prima di ridere leggermente.

- Non preoccuparti, ne sono più che sicuro- affermò - non era quello a cui mi riferivo-.

- Oh- mormorò Keiji; si riferiva al fatto che gli avesse detto... Che lo avrebbe aiutato, se avesse avuto bisogno?

- Domani sera sei libero?- gli chiese Koutaro.

- Non c'è la tua diretta quindi... Sì- rispose Keiji, e il ragazzo rise nuovamente.

- Ti andrebbe di incontrarci? Vorrei parlarti di una cosa- affermò Koutaro. Akashi avvertì il suo cuore perdere un battito.

- Certo- rispose - dove?-.

- Ti mando l'indirizzo; va bene per le 20:00? Così la sostituisci alla mia diretta- rise Koutaro.

- Certo- rispose Keiji, cercando di rimanere tranquillo e calmare il suo cuore.

Bokuto Koutaro, che non era altri che Bj Owl, voleva incontrarlo... Voleva incontrare lui!

- Naturalmente, visto l'orario, ti offrirò la cena, quindi non c'è bisogno che mangi prima!- dichiarò Koutaro. Akashi sbarrò gli occhi.

- Ma non serve! Nel senso, posso anche pagare io...- mormorò Keiji.

- Sono stato io a invitarti, e tra l'altro all'improvviso; direi che è il minimo- rise Koutaro - non preoccuparti; è anche grazie a te se non ho problemi di soldi!-.

Akashi arrossì appena.

- Allora... Grazie mille- mormorò. Bokuto sorrise.

- Ti mando il messaggio con il luogo: ci vediamo domani Aghashi!- esclamò.

- A domani- mormorò Keiji, mentre sentiva la chiamata venire spenta.

Rimase per un attimo immobile, cercando di realizzare che cosa fosse appena successo: Bokuto, Bj Owl, lo aveva chiamato.

Non solo aveva chiamato, ma aveva parlato tranquillamente con lui, quasi come se fossero amici; e l'aveva invitato a cena, dopo essersi riferito al messaggio in cui gli diceva di contattarlo se avesse avuto bisogno di aiuto.

Significava che aveva bisogno di lui? Ma in che modo?! Forse...

- No, non penso- sussurrò; Bokuto gli aveva già specificato che non intendeva fare sesso con lui.

Magari aveva bisogno di una mano a nascondersi, o di un alibi per quando doveva fare le dirette... O magari non c'entrava così direttamente con quello e voleva chiedergli consigli in generale.

La voce di Bokuto gli era sembrata avere la sua solita allegria, ma il ragazzo gli era parso anche più in ansia del solito. In fondo, se lui era l'unico a conoscere il suo segreto era normale che non sapesse bene come comunicare.

Però, Akashi avrebbe fatto il possibile per dargli una mano, di qualsiasi cosa si trattasse.

Sentì il suono di una notifica e guardò il telefono: Bokuto gli aveva inviato l'indirizzo.

Gli rispose velocemente per ringraziarlo, e mentre un "grazie a te" scritto dal maggiore compariva in chat schiacciò sul messaggio per aprire l'indirizzo.

Sbarrò gli occhi: quello era il ristorante di un hotel piuttosto di lusso... Non era molto distante da lì, poteva arrivarci tranquillamente con una decina di minuti in treno, ma era un posto decisamente elegante che aveva a malapena guardato da lontano, ben consapevole che non ci sarebbe mai entrato.

Bokuto era davvero così ricco?! Forse lo era la sua famiglia... Non solo era un bel ragazzo, figo, decisamente bene dotato e parecchio gentile, ma pure ricco...

Chissà com'era finito a fare il Bj. Classica storia di un ragazzo che ha tutto e vuole fare qualcosa di ribelle, o c'era altro dietro?

Non sapeva se lo avrebbe mai scoperto, ma di sicuro doveva cercare di prepararsi per quell'uscita.

Si alzò e si diresse verso il suo armadio. Per fortuna, visto che la sua intenzione era anche cercare lavoro, si era portato dietro un paio di completi eleganti; ne prese uno e lo osservò.

Bokuto all'università era vestito normalmente, ma aveva sempre la camicia durante le dirette, quindi forse gli piaceva vestirsi in quel modo.

Oppure nella vita reale preferiva non esagerare? Non ne aveva idea, ma visto il posto...

Fissò per un attimo il completo. Una camicia bianca, sopra una normale giacca blu che poteva sembrare leggermente casual e dei pantaloni dello stesso colore. Sì, poteva andare.

Si voltò, lanciando un'occhiata agli occhiali sul suo comodino. Di solito li indossava solo per studiare, ma forse gli avrebbero dato un'aria più seria? Non ne aveva idea...

Andò a prenderli e si spostò davanti allo specchio, indossandoli e osservandosi per un attimo. Si sistemò leggermente i capelli: in effetti gli davano un'aria più matura, però...

Afferrò il telefono e mando un veloce messaggio a Kenma.

Secondo te, sto meglio
con gli occhiali o senza?

Posò nuovamente il telefono sul comodino, pensando che se l'amico stava giocando di sicuro non gli avrebbe risposto presto.

Invece, pochi secondi dopo sentì il suo telefono vibrare. Lo prese di nuovo e accettò la chiamata dell'amico.

- Pensavo stessi giocando- commentò.

- Tu che mi chiedi un consiglio di abbigliamento è un evento più che raro, posso stoppare per un attimo. Che succede?- gli chiese Kenma.

Akashi si morse leggermente il labbro inferiore.

- Niente di che, ma ho lo stesso stile da quando ero un ragazzino e mi stavo iniziando a chiedere se fosse il caso di cambiare qualcosa, almeno per quando faccio uscite fuori dell'università. Tu che ne pensi?-.

Kenma per un attimo non disse nulla; Akashi era certo che avesse capito che c'era altro sotto, ma gli fu grato per non aver fatto domande e aver semplicemente risposto.

- Di sicuro, gli occhiali ti fanno sembrare più adulto... Se vuoi dare un'aria più seria mettili. Con abiti eleganti ti rendono anche più sexy- affermò.

Akashi lanciò un'occhiata ai suoi abiti: quelli potevano essere definiti eleganti, per cui...

- Grazie mille- mormorò.

- Figurati, quando vuoi; avevi bisogno di altri consigli?- gli chiese Kenma.

Akashi esitò per un attimo.

- No- rispose - per ora no-.

- Ok, torno a giocare. Avvisami se ti serve altro- disse Kenma, prima di chiudere la chiamata.

Akashi lasciò giù il telefono e gli occhiali e tornò verso il letto.

Senza sapere cosa gli avrebbe chiesto Bokuto, era inutile che organizzasse altro... Era meglio che si concentrasse sul riposare, aveva una giornata da affrontare prima di quella cena.

Ma mentre si metteva a letto, non poté fare a meno di chiedersi che cosa sarebbe successo la sera dopo e che cosa volesse chiedergli Bokuto...

- Grazie ancora per avermi prestato la stanza, Bro- disse Koutaro, mentre osservava l'amico indossare le scarpe per uscire.

- Figurati, tanto in quell'albergo mi conoscono... Mi raccomando, non sporcarla troppo- si raccomandò il ragazzo con un sorriso.

Bokuto alzò gli occhi al cielo.

- Idiota, ancora non so neanche cosai dirà- gli fece notare. Il corvino alzò un sopracciglio.

- Perché, pensi ti dirá di no?- commentò.

- Non si sa mai. Vai, prima di iniziare a fare i tuoi soliti discorsi senza senso- rispose Koutaro. Il ragazzo sorrise.

- Ne riparliamo tra un po'- affermò - buonanotte- lo salutò, prima di uscire di casa.

Bokuto sospirò e si voltò, tornando in camera sua e lasciandosi cadere sul letto. Forse stava facendo una cazzata, però...

Si tirò su e si diresse verso la finestra; afferrò il pacchetto di sigarette che teneva sempre sul davanzale e ne accese usa, sporgendosi appena fuori dalla finestra per poter fumare in pace.

Qualcosa gli diceva che, dalla sera dopo, nella sua vita sarebbero cambiate molte cose...

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