Hemerocallis ⚠️ *BONUS*
| Dabi |
«Adesso ascolta la mia voce...»
«Mh-m»
Lo osservai nei suoi occhi castani, mentre continuava a parlarmi con tono calmo.
Toga ci guardava incuriosita, la bocca dischiusa e una strana espressione in volto.
«Non è...forza! Ripeti! Non è...»
Alzai gli occhi al cielo e lo assecondai.«Non è...»
«...una buona...»
Oh Kami! Che strazio...«...una buona...»
«...idea!»
«...idea...»
Lui fece un respiro profondo, accompagnandolo con gesti ampi e calmi delle mani.«Adesso...ripetiamo tutto assieme: non è-una buona-idea!»
Usai il suo stesso tono, sporgendomi verso di lui, prima di alzarmi dalla poltrona:«Fottiti-Compress!»
Toga scoppiò in una risata sguaiata e io mi avviai verso la porta. «Dabi? Dove vai?»
Non lo degnai di uno sguardo.«Da Twice, mi sembra ovvio...»
«Nononono! Dabi! Ripeti con me: NON È UNA BUONA ID-»
«Taci Compress!» e gli lanciai dietro una fiammata.
Si fermò, finalmente: aveva smesso di seguirmi per i corridoi.
Poi sentii di nuovo i suoi passi e quel tono fastidioso. «Dabi! Vuoi ragionare per la miseria?»
Arrestai il mio passo, abbassando le spalle.
«Puoi smetterla di seguirmi?»
«No! Dabi...credimi...non è davvero una buona idea! Non sai cosa stai facendo!»
Scrollai le spalle e proseguii, finché non lo udii, dietro di me, abbassare il tono, certamente infuriato: «Non costringermi a fermarti!»
Mi voltai. Il mio ghigno fece bella mostra di sè sulle labbra, sfidandolo. «Provaci...»
Sapeva che se avesse usato la sua unicità su di me sarebbe morto in ogni caso, che mi avesse lasciato nella sua cazzo di biglia per sempre oppure anche solo per un minuto.
Lo vidi abbassare le spalle, sconfitto dal nostro gioco di sguardi. «Fai quello che vuoi...ma poi non dire che non ti avevo avvertito!»
Gli risi in faccia: oh come mi divertivo! Quella mia idea era tanto assurda quanto eccitante...
«...però vengo da Twice con te: voglio proprio sapere che ti dice!»
«Waaaaa! Dabi sei un genio! Pessima idea, dico davvero!»
Compress fece un gesto eloquente con le mani, come a volermi dire, una volta di più, che ero un pazzo scatenato.
«Preferisco la parte irrazionale di Twice questa volta...perdonami!», ridacchiai.
«Allora, Jin, mi aiuterai?»
Quello scattò in piedi, battendo le mani e saltellando: «Sei davvero perverso, Dabi...una cosa del genere da te non me l'aspettavo...e ho tutta l'intenzione di aiutarti!»
Mi alzai dal letto anche io, contro le proteste di Compress e cominciai a spogliarmi.
«Avanti bello mio...prendi bene le misure!»
| Mika |
«Perché tutto questo mistero?»
Silenzio.
Sentivo ancora l'acqua scrosciare: era evidente che non mi aveva sentita.
Tornai alla carica con quella domanda appena l'acqua cessò di correre, mentre guardavo la porta del piccolo bagno in cui Dabi si era rifugiato.
«Hai detto qualcosa, topolino?»
Apprezzai il corpo alto e tonico e l'acqua che, in un velo, ancora lo ricopriva dopo la breve doccia, prima che si tramutasse in vapore per via del suo Quirk.
Deglutii.
«Stai facendo un po' troppo il misterioso...Mi spieghi perché ci siamo dati appuntamento in questo hotel e non a casa mia?»
Un ghigno gli deformò il viso ustionato e lo vidi bussare con una nocca sul muro.
Quella sua posa era tremendamente sexy.
«Qui le pareti sono insonorizzate...»
Deglutii ancora, stavolta a vuoto. Avevo la gola riarsa e un improvviso calore si era impossessato delle mie guance e del mio ventre.
«Idiota...», mormorai, sperando non mi sentisse, mentre osservavo i miei piedi muoversi oltre il bordo del letto.
Mi sentii accarezzare la testa, con quel suo tocco pesante e confortante. «...e qui mi conoscono. Non corri rischi»
«Non voglio nemmeno sapere!» e istintivamente scossi la testa, tappandomi le orecchie con le mani e strappandogli una risata.
Mi afferrò il volto come il suo solito. «Guardami! - e obbedii - Vuoi giocare un po' con me, topolino? Sono disposto anche a fartelo condurre, il gioco...»
Sbuffai. «Quale onore!»
«Fai meno la spiritosa! - osservò l'orologio sulla parete - Non c'è molto tempo prima della mezzanotte. Poi la principessa deve tornare al suo castello dal suo principe...»
La sua voce la sua lingua mi solleticavano le orecchie, prima la sinistra, poi la destra, lasciandomi una breve scia di piccoli baci sul collo.
Sospirai.
«Davvero posso condurre io?»
Mi guardò intensamente negli occhi, prima di annuire con un mugugno. «Prendilo come un regalo anticipato...» e mi fece l'occhiolino.
Ci misi un po' a capire a che si riferisse.
«Come fai a saperlo?»
Mi regalò un altro ghigno, prima di accarezzarmi le labbra con la lingua: «Sono un tipo molto, molto curioso, topolino...»
Gli buttai le braccia al collo e ricambiai quel bacio, fino a restare a corto di ossigeno.
Si staccò da me, restandomi di fronte, in piedi, con solo l'asciugamano a coprirgli i fianchi.
«Avanti, topolino! Cosa devo fare per te?»
Deglutii e mi leccai le labbra per lenirne la secchezza.
Mi avrebbe fatto impazzire prima o poi...
Lo squadrai da capo a piedi, mentre si arruffava i capelli già asciutti.
«Toccati. - mi uscì - Fammi vedere come ti tocchi...»
I suoi occhi chiari divennero due fessure e il sorriso parve illuminargli tutto il volto.
La sua voce mi mise i brividi: «Ai tuoi ordini...Sensei...»
L'uomo di fronte a me eseguì il mio comando: l'asciugamano slacciato e lasciato cadere a terra e la sua mano che avvolgeva il pene con una delicatezza troppo strana per Dabi. O per come lo conoscevo io...
Era già eccitato e potevo vedere la punta resa lucida dai suoi umori. Lui spostava lo sguardo dalla sua mano a me, mentre la mano libera si spostava lungo gli addominali, finendo sul petto a torturare un capezzolo tra pollice ed indice.
I movimenti erano lenti e la sua postura cambiò leggermente: si assestava a seguito di una apparente "modifica" del baricentro, sempre più vicino al pube.
Respirava pesantemente, ansimava e mi guardava.
La sua masturbazione continuò, mentre accelerava a tratti. La punta scoperta era rossastra cupa ed umida.
Accavallai le gambe per aiutarmi con l'eccitazione che cresceva e mi leccai istintivamente le labbra.
«Non andare più veloce», dissi, guardandolo meglio negli occhi.
Gli angoli della sua bocca erano umidi di saliva.
«Rallenta...Così, bravo...come prima...non venire...» e più gli davo indicazioni più le mie mani si muovevano febbrilmente nello slacciare i miei jeans e sfilare il maglione, lanciando gli indumenti forse a terra o forse sul letto.
Dabi socchiuse gli occhi per un attimo ed eseguì.
Aveva un'espressione seria, più esitante, leggermente impacciato. Il viso rivelava un rossore eccitante.
Mi scoprii a toccarmi nel vedere quel personalissimo spettacolo. Osceno ed invitante.
E più lo guardavo, più mi eccitavo...
Mi sforzai di torturarmi solo il clitoride, ma lo sguardo di Dabi fu eloquente, tanto che scostai le mie mutandine e infilai un paio di dita nella mia apertura, gemendo e contorcendomi...
«Cosa...cosa sentì?»
Lui increspò le labbra in un leggero, rapido sorriso e respiró a fondo. Poi disse: «È...molto sensibile...piacevole...sempre di più»
Gli sorrisi. «Pensa a cosa vorresti farmi, ora...»
Il suo sorriso gli infuocò gli occhi: «Oh...non hai idea di cosa sto pensando di farti...», quasi rise.
«Quaaalcosa...di bello?»
Riprese ad ansimare e io gli feci eco, mentre annuiva in risposta alla mia curiosità.
«E io? Ch-che...che ti sto facendo?»
Fece un passo verso di me, un ginocchio sul materasso e la mano a prendermi la testa, per portarmi verso di lui. «Questo»
Mi spinse la testa contro l'inguine e accolsi il suo membro in bocca, lambendo la sua lunghezza a lingua piena, chiudendo gli occhi.
«Mika...Stai...mi stai...», biascicò poco prima che bussassero alla porta.
«Servizio in camera!»
Guardai Dabi, chiedendogli se quella fosse opera sua. Mi beccai in risposta un ghigno, mentre si voltava ed andava ad aprire la porta, completamente nudo.
«Ce ne hai messo di tempo», si rivolse alla figura fuori della porta.
«Potevi vestirti per aprire, razza di idiota»
Quella voce era...familiare?
Quando Dabi si scostò, rimasi senza parole alla vista di chi stava entrando dalla porta.
Indicai il ragazzo moro che si stava avvicinando al letto.
Aveva una felpa nera, jeans scuri e delle cicatrici che gli deturpavano il viso.
I suoi occhi azzurri mi squadrarono, famelici, mentre tentavo di ricompormi con dignità.
«Mi spieghi perché qui c'è un altro te?»
«Regalo anticipato» uscì dalle sue labbra per giustificare quella stranezza.
Passai il mio sguardo dall'uno all'altro, non trovando differenze, mentre tentavo di raggomitolare il mio maglioncino sul seno e chiudere le gambe per coprirmi.
«Un amico mi ha gentilmente concesso un favore...- si avvicinò a me baciandomi in fronte e sedendosi accanto a me sul letto - Questo sono io...ma non sono io...È una mia esatta copia»
Mi ritrovai a guardarlo perplessa, mentre anche l'altro Dabi, vestito, si sedeva accanto a me sul letto e cominciava a parlarmi «Non starlo a sentire, topolino... - mi baciò sull'orecchio sinistro - Io sono quello vero!»
Il Dabi alla mia destra rise e rifece esattamente il gesto dell'altro, come in uno specchio, la voce roca che mi solleticava il timpano: «Lui non lo sa...ma è destinato a durare meno di un fiore di ciliegio...»
Mi voltai verso di lui, curiosa e preoccupata nello stesso tempo, sentendo la mano calda di quell'altro che mi accarezzava il collo e mi sfiorava la spalla, provocandomi mille brividi. «Spiegati!»
Lui osservò velocemente il suo doppio e mi prese il mento tra le dita, sussurrandomi a fior di labbra, intervallando parole a piccoli baci: «Lui è come me...identico in tutto...nel pensare...nell'agire...nell'Unicità...ma...se subisce troppi danni...scompare...»
Alzò un sopracciglio e un ghigno gli fece contrarre uno zigomo.
Mi sentii strattonata e mi ritrovai voltata verso l'altro Dabi, che appoggiò le labbra sulle mie e mi regalò un bacio feroce. «È un coglione...lascialo perdere...»
Un bagliore azzurro catturò il mio sguardo, assieme ad un avvertimento.
«Fuzakeruna*! Abbiamo un accordo io e te. Tienilo a mente!»
Mi alzai di scatto dal letto.
«Questo è uno scherzo di pessimo gusto, Dabi!» e mi ritrovai puntati addosso due paia di occhi cerulei, che non promettevano nulla di buono.
Mi chiedo ancora adesso come ci fossi finita in quella situazione assurda.
Forse avrei dovuto aspettarmelo, già da quando Dabi mi aveva dato appuntamento in quell'hotel.
Ma Dabi...Dabi era imprevedibile e mi piaceva così.
Credo di aver realizzato davvero cosa stava per succedermi solo quando mi sentii accompagnare da due paia di mani calde sul materasso, lasciandomi spogliare e baciare in preda ad una febbrile frenesia che partiva da ogni punto toccato dalle loro dita.
Dalle sue dita.
Avevo capito che l'accordo prevedeva anche che io riuscissi a distinguerli: il Dabi che conoscevo rimaneva completamente nudo accanto a me, troppo premuroso nei miei confronti, attento a ciò che faceva il suo doppio, come se fosse pronto ad incenerirlo alla minima cazzata.
Quell'altro, uguale e sconosciuto, manteneva addosso una maglietta nera e slabbrata. Abbigliamento decadente, come si addiceva a Dabi, noncurante del suo vero doppio e rude nel tocco sulla mia pelle.
Erano la stessa persona, ma erano differenti.
Ci fu un momento di poca lucidità, in cui non capii bene chi dei due mi stesse baciando, tanto era simile il loro divorarmi la bocca.
Almeno finché non mi ritrovai Dabi (il mio Dabi, quello vero) a cavalcioni sul petto, mentre con le gambe mi bloccava i movimenti delle braccia lungo il corpo.
Quello sguardo intenso oramai l'avevo visto troppe volte e non mi era difficile da decifrare: sembrava un cacciatore che non vedeva l'ora di gustarsi la sua preda.
Mi agitai, cercando di svicolare per liberare almeno le braccia, ma quell'uomo sembrava fatto di marmo.
Lo guardai, cercando di decifrare le sue intenzioni e lui mi risponde piazzandomi un cuscino sotto la testa.
Voleva giocare.
«Va meglio, topolino?», mi chiese, mentre riprendeva a toccarsi di fronte a me, come aveva fatto prima del "servizio in camera".
Gli risposi con un sorriso accondiscendente, mentre lentamente mi avvicinavo alla base dell'asta soffiando leggermente per trasmettergli tutto il mio calore.
Non potevo toccarlo a mia volta con le mani e questa cosa mi infastidiva.
Una lingua iniziò a percorrere la coscia destra, risalendo verso le mie zone più sensibili. Una volta raggiunte, si fermò, scoccando un rumoroso bacio sulle labbra e riprendendo il cammino verso la coscia sinistra.
Nel frattempo Dabi, o, meglio una parte di lui, reclamava le mie attenzioni: Dabi percepì il mio disagio, mettendomi una mano dietro la nuca ed aiutandomi a raggiungere il mio intento.
Sfiorai col naso lo scroto, iniziando ad accarezzare con la lingua i testicoli, risucchiandone poi uno tra le labbra.
«Baida...**», sibilò.
Lo baciai, lo stuzzicai con la punta della lingua, lo sfiorai facendogli sentire il mio respiro.
Lui si scompose solo un attimo, mentre la sua mano percorreva la lunghezza della sua erezione, senza mai staccarmi gli occhi di dosso.
Per un singolo momento lo vidi voltarsi verso l'altro, come a scambiarsi un breve cenno d'intesa.
Percepivo il peregrinare di quella bocca ancora sulle cosce, mentre il bacio là sotto si faceva più profondo.
Gemetti, schiacciando la testa contro il cuscino.
Il suo tocco era delicato e mi solleticava le grandi labbra, facendomi trattenere il respiro.
Scoprii Dabi, sopra di me, a guardarmi con occhi socchiusi e un'espressione intensa, le guance leggermente arrossate.
E io chiusi gli occhi e ansimai di piacere, sentendo quella lingua infilarsi dentro di me, ad accarezzarmi le pareti...
La situazione iniziò a farsi complicata, perché la mia lubrificazione era totalmente fuori controllo, non capivo se l'intento era quello di far scivolar via l'estraneo oppure di facilitarlo nell'impresa. L'attacco passò poi al mio clitoride: lenti ma decisi movimenti circolari mi stavano portando a pronunciare parole sconnesse e blasfeme senza che io potessi rendermene conto.
Cercai di spostare la mia attenzione su altro,
iniziando a fare dei cerchi con la lingua attorno alla punta del suo membro.
Dopo poco Dabi si lasciò sfuggire un mugugno che innescò in me una serie di reazioni, amplificate soprattutto dalle emozioni che mi stavano giungendo dal basso ventre.
Ero tesa come una corda di violino e iniziai a tremare senza volerlo.
Tremavo ad ogni leccata, ad ogni affondo di dita. E non vi erano segnali di rallentamento, anzi...
Mentre cercava di tranquillizzarmi, Dabi abbassò con il pollice il suo membro, indirizzandolo verso le mie labbra, entrando lentamente nella mia bocca.
La testa era leggera ed avevo smesso di farmi domande, concentrandomi solo sulle sensazioni che stavo provando.
Dabi iniziò a muoversi, dentro e fuori la bocca, mentre la mia lingua tentava di lambire ogni centimetro di pelle.
Sentii che si alzava un poco, permettendomi di liberare le braccia.
Gli artigliai le cosce, mentre prendeva con entrambe le mani il mio capo.
I suoi sospiri mi giungevano ovattati, i suoi insulti non mi sfioravano.
In un ultimo attimo di lucidità afferrai con entrambe le mani l'avambraccio che mi stava sorreggendo la nuca e lo strinsi con tutta la forza che avevo in corpo.
«Grida per me, topolino...fammi sentire la tua bella voce...»
Il petto si alzava e si abbassava con un ritmo più serrato, la testa cercava di rovesciarsi all'indietro e la schiena si inarcava sempre più.
Cazzocazzocazzo! Sto per venire!
Le ultime veloci brevi inspirazioni, i polmoni quasi immoti...e avrei voluto fermare anche il cuore per godermi al massimo ogni frazione di secondo di quell'attimo.
Pareti insonorizzate o meno, ero certa che qualcuno mi avrebbe sentito nelle stanze vicine!
Spalancai la bocca, pronta ad urlare, ma le cose non andarono come previsto.
Un gemito profondo mi anticipò e Dabi venne, riempiendomi la gola, mentre le mie gambe tremavano e le dita dei piedi si contraevano per gli spasmi di piacere.
Volevo buttare fuori tutto ciò che avevo accumulato, ma mi ritrovai a deglutire con fatica quel liquido caldo, con le labbra ancora strette attorno alla sua carne e le lacrime agli occhi, mentre udivo la sua risata e suoi occhi bruciarmi pelle e anima.
Udii l'altro muoversi e fare eco alla prima risata: «Hai sempre un buon sapore, topolino»
Dabi mi allontanò dolcemente la testa, mentre un filo di saliva ancora legava il suo membro alla mia bocca.
Mi dolevano il collo e la mascella e sentivo e guance in fiamme.
Il respiro tornò regolare quando Dabi si alzò, accarezzandomi poi la fronte sudata e i capelli . «Sei proprio bella, Mika...», mi sussurrò, prima di darmi un bacio sul naso.
Lo guardai, senza sapere se ringraziarlo o maledirlo.
Percepii l'odore di lattice e vidi quell'altro indossare il preservativo, prima di porgermi una mano, aiutandomi ad alzarmi.
«Andiamo, principessa, la festa è appena iniziata! Non azzardarti a svenire: non vorrai lasciarmi così, vero?»
Mi baciò e sentii il mio sapore mischiarsi con quello di Dabi.
La mia testa fluttuava, come un palloncino nell'aria.
Sussultai a sentire una mano calda ed umida che mi toccava lì sotto e finiva nel solco tra le natiche, inumidendo tutto il resto, compiendo quel gesto un paio di volte, prima di sentire un dito infilarsi nel mio ano.
«Shhh...farò piano questa volta, te lo prometto...»
Il suo fiato caldo sulla nuca e quelle parole così dolci fecero contrarre i muscoli attorno al suo dito, mentre con l'altra mano soppesava uno dei miei seni e ne strizzava ferocemente un capezzolo.
Stavo impazzendo.
«Vieni qui» e due mani sui fianchi mi trascinarono giù, facendomi mettere a cavalcioni sull'altro uomo.
«Brava...così, da brava...» e anche l'altra voce era estremamente dolce e difficile da ignorare.
Sentii la punta del suo membro premere per entrare e le sue dita aiutarsi nell'intento. «Guardami Mika» e fissai negli occhi quel Dabi sotto di me.
Lèssi la stessa espressione di sempre, notai quella bocca dischiusa, quasi stupita, che faceva ogni volta che mi penetrava in quella maniera.
Dabi, dietro di me, seguiva i miei movimenti, entrando e uscendo con un dito dal mio culo, sputandoci sopra per inumidire l'entrata e poter infilare un secondo dito.
La mano che mi posò sulla spalla mi spinse con forza contro il bacino di quello sotto di me, lasciandomi senza fiato.
Le mie braccia vennero tirate in avanti e verso il basso: quel Dabi sotto di me voleva che lo abbracciassi mentre continuava ad affondare dentro di me.
Fui costretta a piegarmi e ricevetti uno schiaffo sulla natica.
Un po' me lo aspettavo, ma un singulto mi sfuggì comunque dalle labbra. Lo accolse la bocca di Dabi, che mi restituì un gemito sulla lingua quanto sentì che mi stringevo attorno a lui.
«Schiaffeggiala! Ancora!», ordinò a chi c'era dietro di me.
E sentii un'altro caldo schiaffo colpire l'altra natica.
Abbassai la testa, soffocando un gemito poco prima di sentirmi tirare indietro i capelli.
«Urla fin che vuoi, topolino. Qui ti sentiremo solo noi»
Dabi tolse il dito e poco dopo sentii un liquido fresco scivolare lungo il mio solco, fino a lambire la mia entrata. Istintivamente portai una mano in mezzo alle gambe e ne raccolsi qualche goccia con le dita, passando a massaggiare il mio clitoride, ancora gonfio e martoriato dai baci di prima.
Sentii Dabi penetrarmi da dietro e, pur con una strana delicatezza e premura, mi fece comunque un male cane come la prima volta.
«Respira...Respira...piano...così...» e la sua voce era dolce come il miele, calma, Rassicurante ad ogni affondo.
I due si alternavano, senza avere alcuna fretta.
Come se fossero lì solo per me, non per loro stessi.
Quando uno spingeva l'altro usciva.
«Sei così stretta», ma non capii chi lo disse.
Sentii le mani calde sulla schiena, che mi accarezzavano prima di ogni affondo di Dabi, mentre io mi rannicchiavo sempre di più sull'uomo sotto di me ogni volta che entrava.
E sentivo baci sul viso a raccogliere le mie lacrime, morsi sulle spalle e carezze bollenti sulla pelle.
Venni.
Venni prima di loro due, tra i singhiozzi e i respiri mozzati di piacere.
Dabi, sotto di me, aumentò il ritmo: un sospiro più profondo e una presa salda sulle mie cosce mi fecero capire che doveva essere venuto anche lui.
Dabi, dietro di me, mi sollevò dal corpo dell'altro su cui mi ero accasciata, tenendomi un braccio attorno alla vita e costringendomi ad inarcare collo e schiena, una mano sulla mia gola mentre aumentava il ritmo delle spinte.
Lo ammetto: mi toccai e venni di nuovo, poco dopo di lui, con un urlo soffocato dalle sue dita nella mia bocca.
Mi accorsi solo dopo qualche minuto che eravamo di nuovo da soli, io e lui.
Del suo doppio rimaneva una poltiglia informe sulle lenzuola.
Ebbi la lucidità di chiedergli cosa fosse successo.
«...te l'ho detto: troppi danni potevano ucciderlo. - una risata cupa gli scosse il petto - Petite mort si dice no?» e voltò la mia testa per baciarmi, prima di uscire da me assieme ai suoi umori.
«Diamoci una pulita...avanti...poi penseremo a questo casino...» e mi aiutò a scendere, sorreggendomi fino al bagno.
Sulla soglia si voltò a guardare l'orologio.
Seguii il suo stesso movimento.
Mezzanotte e cinque.
Un bacio umido sulla punta del mio naso e un sorriso.
«Buon compleanno, topolino»
- - -
*Non scherzare con me!
**Puttana
L'Hemerocallis, nel titolo, in realtà è un genere di piante della stessa famiglia degli Asfodeli.
Il loro nome scientifico deriva dal greco e significa "bellezze di un solo giorno"; ciò è dovuto al fatto che i fiori di queste piante sbocciano al mattino e durano solamente per una giornata, chiudendosi poi verso sera.
E sì, durano molto meno del fiore di ciliegio. 🌸
😉

Emerocallidi - Claude Monet (giulia_caesar ci ha messo un po' prima di capirlo 😂)
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