𝕎𝕖'𝕣𝕖 𝕔𝕝𝕠𝕤𝕖 𝕥𝕠 𝕥𝕙𝕖 𝕥𝕣𝕦𝕥𝕙.

All'improvviso, Edward mise un braccio sulla spalla del collezionatore, poi insieme a lui si avvicinò di corsa all'illusionista, facendo la stessa cosa a lui.
«Ascoltatemi! Mi è venuto in mente un piano per smascherare quella persona.»
«Davvero?»
«Dicci pure!»

Un sorriso che non ispirava molta fiducia apparve sul viso del prestigiatore.
«Però... Avrò bisogno dell'aiuto di voi bellezze. Quindi, lasciate che vi dica che voglio fare...»
Dopodichè iniziò a spiegare delle cose a bassa voce, mentre gli altri due lo ascoltavano e annuivano ogni tanto.

Man mano che ascoltavano, il collezionatore e l'illusionista iniziarono a sorridere, e sembravano entusiasti dell'idea che il prestigiatore stava suggerendo loro.
«Quindi? Che ne pensate?»
«Voglio vedere cosa potrebbe succedere, quindi facciamolo.»
«Sí, facciamolo!»
«Ho sentito tutto, sapete?» disse Ann, che era davanti a loro.

I tre si girarono a guardarla, non aspettandosi di ritrovarsela davanti in quel momento.
«... Ma ciao, Ann! Cosa ne pensi del mio piano, quindi?» chiese Edward.
«Mi piace questo piano. Purtroppo però quella persona mi ha incaricata di assicurarmi che nessuno faccia complotti come quelli che volete fare voi.» rispose lei sorridendo.

I tre sgranarono gli occhi a sentire quel che disse la bambina.
«Mi dispiace, ma ora devo andare a dirlo a quella person-»
«Ann, per favore, non dire niente. Ti darò dei soldi.» disse a quel punto Edward con tono gentile, sorridendo innocentemente, e porgendo dei soldi all'altra.

A quel punto la bambina si mise a ridere.
«Ahahahah! Ahahahah!»
Tornò a guardare il ragazzo mentre il suo sorriso si allargava.
«Se pensi davvero che il tuo piano sia al sicuro con me solo perchè mi hai dato dei soldi...» iniziò a dire.
Prese in mano i soldi.
«... allora hai completamente ragione.» terminó la frase.

Subito dopo il prestigiatore e la bambina si scambiarono una stretta di mano, mentre gli altri due assistevano alla scena sorridendo tranquillamente.
«Perfetto! Ti ringraziamo, Ann!»
«Farò finta di non sapere nulla di quel che volete fare!»

. . .

Fu cosí che ognuno se ne andò in luoghi diversi durante le investigazioni.
Aiko e Henry si allontanarono dagli altri, andando poi in una stanza di cui quasi nessuno sapeva l'esistenza.
Quasi nessuno, a parte loro, Ann, e un'altra persona.
Se ve lo state chiedendo, sí: è la stanza in cui quella persona e la bambina si riunivano spesso per parlare.

Mentre entravano dentro a quella stanza, entrambi erano nel silenzio totale.
Fu Henry a interrompere il silenzio.
«... Sembra che non abbiano sospettato nulla su di te.»
«Meglio cosí. Altrimenti avrei dovuto perdere tempo a rispondere alle loro domande, probabilmente troppe domande.» rispose Aiko, sempre con il suo tono freddo.

La ragazza riflettè per un attimo.
Cosa avrebbe potuto fare se gli altri avessero iniziato a sospettare di lei?
Probabilmente avrebbe dovuto per forza dire la verità.
Avrebbe sospirato per un attimo, ormai stanca, e avrebbe dovuto confessare "Il quarto aiutante... sono io.".

Fortunatamente peró gli altri avevano creduto a quel che aveva detto loro prima di andarsene di nuovo, quindi si era risparmiata la fatica di doversi sorbire gli altri che le dicevano le stesse cose che avevano detto ad Henry.
Cose come "perchè lo hai fatto" e "perchè ci hai traditi".

Peccato che in quel momento fu il ragazzo a farle una domanda simile.
«Aiko, ma... Che cosa ti ha spinto a fare tutto questo? Se lo posso sapere...»

A quella domanda, la ragazza cominciò a ricordare... delle cose.
Delle cose che la facevano sentire molto turbata, anche se non lo dava a vedere.
«... È una lunga storia.» rispose semplicemente, spostando lo sguardo altrove.

«... Forse non avrei dovuto chiederlo, scusami.»
«Non fa niente.» rispose subito l'altra incrociando le braccia.

«Però... Posso dirti una sola cosa.»
Aggiunse subito dopo:
«Quella persona... non so chi sia veramente, perchè tutte le volte che le ho parlato indossava una maschera e sembrava anche usasse qualcosa che alterasse la sua voce. Quindi non ho la minima idea di chi sia tra le persone di questo posto.»
Divenne sempre piú seria.
«Ma ora ho intenzione di scoprirlo per fermarlo, o fermarla.»

«Vorrei fermarlo anche io... Anche se all'inizio pensavo che non potevo piú tirarmi indietro dopo aver accettato di aiutarlo.»
«Io invece non ho piú intenzione di aiutarlo... Non dopo quello che è successo a lui per colpa sua.»

«Quindi tu cos'hai intenzione di fare quando scopriremo chi è?»
«Non lo so. Di sicuro però non voglio ucciderlo. Non sporcherei mai la mia spada con il sangue di una qualsiasi persona, figuriamoci con quello di un individuo simile.» spiegò la danzatrice con la spada, con disprezzo verso quella persona.

All'improvviso, i due sentirono dei passi, e videro proprio l*i, sempre con la stessa maschera sul viso.
Si stava avvicinando a loro agitando la manina, come se volesse salutarli.
«Heylà, buongiorno, buonasera!» li salutò poi cordialmente, con quella voce irriconoscibile.

Non fidandosi, la ragazza tiró fuori la sua spada, volendola usare per spaventarl* e quindi allontanarl*.
Cosí si mise davanti al compositore in caso avrebbe dovuto difenderlo, il quale spalancó leggermente gli occhi vedendo la scena, mentre la danzatrice con la spada aveva l'arma puntata verso l'altr*.
*l* ragazz* si fermò.
«Suvvia, Aiko, tu di solito non hai questi comportanti rozzi. Non c'è bisogno di trattarmi cosí.» disse tranquillamente.

Senza cambiare espressione, Aiko abbassò leggermente l'arma, continuando peró a tenerla puntata verso l'altr*.
«Sai, Aiko, cercavo proprio te. Ho bisogno di chiederti un'ultima cosa. Quindi potresti seguirmi lí, per favore?» domandó gentilmente quella persona, indicando un'altra stanza.

«... Se proprio devo, allora va bene.» rispose lei dopo una breve pausa di silenzio.
«Perfetto allora, grazie! Andiamo!»
«Posso venire anche i-» provò a chiedere Henry.
«No, rimani qui.» rispose subito Aiko.

«Come no? Ma-»
«Henry, preferisco che rimani qui.»
«Sí, Henry, anche io preferisco che aspetti un attimo qui. Dopo chiameró anche te, va bene?»
Prima che potesse ricevere alcuna risposta, quella persona aggiunse:
«Sí, penso vada bene! Allora andiamo!»
Subito dopo si diresse verso quella stanza, mentre Aiko lo seguí.

Quando poi chiusero la porta, il compositore provò ad avvicinarsi per ascoltare i dialoghi dei due: sfortunatamente però non riuscí a sentirli molto bene, visto che si erano messi a parlare molto piani.
Intanto, non aveva notato che lí vicino, nascoste dietro ad un muro, c'erano altre due persone, ovvero Ann e Rie.

Le due stavano parlando.
«Allora? Hai sentito tutto anche tu?»
«Sí, c'erano Aiko, Henry, ed un'altra persona che però non ho capito chi era...»
«Quindi che ne pensi?»
«Ho paura che voglia far del male a loro... Voglio fare qualcosa. Per favore, Ann, aiutami.»

La bambina sorrise.
«Va bene, ti aiuterò. Ma poi tu dovrai fare qualcosa per ringraziarmi. Stavolta... ti offro una scelta.»
La ragazza rimase attenta ad ascoltare quello che stava per proporle l'altra, che iniziò ad elencare cose che avrebbe potuto fare per ringraziarla per l'aiuto ricevuto.

«... Pagarmi...»
«...»
«...»
«...»
«...»
«...»
«... o farMI UN CONCERTO PRIVATO, IO ADORO LA TUA VOCE! Non sai quante volte ho ascoltato quella melodia che canti, è BELLISSIMA!»

La ragazza non si aspettava quella proposta, quindi rimase per un attimo confusa.
Poi tornò seria.
«... Uh... Va bene. Poi ci penserò. Ma ora come posso fare per aiutare gli altri?»
«Lascia che ti dia una cosa!» subito dopo la bambina tiró fuori un oggetto, e lo mise delicatamente tra le mani dell'altra.

«... Cos'è?»
«È uno strumento a sorpresa che ci servirà piú tardi!» spiegò Ann.

Rie cercò di capire cos'era l'oggetto che aveva tra le mani.
Dopo un po' che lo teneva in mano, realizzò.
«... Ma questo è un bastone.»
«Esatto!»
«Vuoi che faccia del male a quella persona con questo? Io però non voglio.» disse la ragazza, leggermente preoccupata.

«Però potrebbe essere l'unico modo per cui riusciresti a proteggere i tuoi amici.»
«...»
«Quindi? Che farai?»
«... Me ne pentirò, vero?»
«Ma no! Vai pure tranquilla!» rispose la bambina, continuando a sorridere.
«Cerca solo di assicurarti di avere quella persona davanti per non rischiare di spaccare la faccia ad un'altra persona al posto suo, okay?»
«... Ok.»
In quel momento, nel tono di voce della cantante di ninne nanne si potevano percepire il suo pentimento per aver chiesto aiuto alla bambina.

Intanto, il compositore iniziò a sentire che la danzatrice con la spada e l'altra persona avevano iniziato ad alzare leggermente la voce.
«Vorrei sapere... perchè.»
«Uh? Perchè cosa?»
«Perchè hai fatto uccidere lui?»

Silenzio.
«... Ahhhh, ora ho capito! Ti riferisci a Jun, vero?»
«Sí, esatto. In fondo quello che gli è successo è colpa tua.»
«Colpa mia? Ma no. Io avevo offerto una scelta a quella ragazza, e lei ha scelto lui.»
«Rimane il fatto che se lei l'ha ucciso è per colpa tua.»

Di nuovo, quella persona rimase in silenzio per qualche secondo.
«... Beh, è vero. Ho rapito quella ragazza e l'ho costretta ad uccidere qualcuno.»
Il suo tono di voce divenne sempre meno rassicurante.
«Ma è anche vero che sei tu che mi hai dato una mano con il rapimento, prendendo il quadernino di quella ragazza in modo che tornasse nella stanza del trial a cercarlo.»

Aiko non rispose a quelle accuse.
Non voleva dire cose come che le dispiaceva o che era pentita.
«Hai fatto tutto questo perchè tu e quegli altri avete accettato di aiutarmi... anche se ho sentito cinque minuti fa che ora volete fermarmi.»

A sapere che quella persona aveva scoperto quel che loro volevano fare, Henry iniziò a preoccuparsi, molto.
L*i continuò a dire:
«Ora che ho scoperto tutto questo, dovrei soltanto ucciderti.»
Tornò a parlare con un tono piú tranquillo.
«Ma ti offro una possibilità.»
«... Eppure tu non hai dato a Jun una possibilità. Non l'hai data a nessuno delle persone morte qui.»

«Per questo ho deciso di essere piú gentile una volta, e darla almeno a te!» spiegò l*i, che ora sembrava essere allegr*.
«Quindi, ascoltami... Tra le persone rimaste, c'è un ragazzo che vorrei che tu uccida. Se lo farai, ti risparmierò!»

«Togliere la vita a delle persone è un atto ingiusto, codardo, e egoista. Per questo rifiuto.»
Dopodichè si potè sentire un rumore molto simile ad un tonfo.

Sentendo quel rumore, Henry si preoccupò ancora di piú: doveva assolutamente controllare che era successo.
Quindi senza esitare un attimo, si decise ad aprire la porta della stanza, cosa che forse sarebbe stata meglio non facesse.
Infatti quando vide ciò che c'era nella stanza, rimase fermo, con gli occhi spalancati.

*l* ragazz* era in piedi: aveva un martello in mano, ed esso era macchiato di sangue.
L*i aveva lo sguardo basso, e stava osservando Aiko Watanabe stesa a terra a faccia in giú, che aveva una grossa pozza di sangue sotto alla testa e aveva ancora la propria spada in mano, intatta.

Intanto, Ann era ancora vicino a Rie, ma si allontanò un attimo da lei per vedere da lontano ciò che era successo nella stanza.
«... Ah. Mi sa che dovevo mandare piú presto Rie da quella persona.» disse tra se' e se' vedendo la danzatrice con la spada morta.

Il compositore rimase a guardare la scena senza dire niente.
*l* ragazz* invece si girò verso di lui.
«Ciao di nuovo, Henry!» lo salutò allegr*.

Fu a quel punto che si tolse la maschera, rivelando la sua identitá al ragazzo.
Tuttavia quest'ultimo era troppo concentrato a riflettere su quello che era appena successo per preoccuparsi del fatto che era stat* proprio... l*i.

«Sembri molto agitato. Qualcosa che non va?» domandó sorridendo, con tutta la tranquillità di questo mondo, non ricevendo però alcuna risposta.

Henry stava pensando che se avesse seguito i due, quello non sarebbe successo: quindi la morte di Aiko era colpa sua.
No, anzi, considerava colpa sua molte cose che erano successe.
Perciò voleva provare a rimediare ai suoi errori.
Voleva fare una cosa utile per fermare una volta per tutte quell* ragazz*.
Non voleva però ucciderl*... bensí, provare solo a metterl* K.O.

Ann fece avvicinare Rie alla stanza, stando peró attenta a fare in modo che nessuno delle altre persone lí le notasse.
«Devo fare qualcosa ora...?»
«Mhhhh, non lo so. Proviamo prima a vedere se Henry ha bisogno di un aiutino o n-»
SBAM.

Entrambe sgranarono gli occhi sentendo quel tonfo.
«Che è successo?» domandò la ragazza, preoccupata.
«Un attimo che controllo-» disse Ann, avvicinandosi giusto un altro po' alla stanza.

Fu cosí che vide che ora anche *l* ragazz* era a terra a faccia in giú.
Sembrava aver pers* i sensi.
Aveva lasciato andare il suo martello, e ora anch'esso era a terra, vicino alla sua mano.
Inoltre, si poteva notare che ora c'era una crepa sul muro davanti a l*i.
Henry era davanti a l*i, in piedi.

La bambina rimase qualche secondo in silenzio, e sembrava essere stupita.
Poi tornò a sorridere e alzó il pollice della mano.
«Okay! Rie, va tutto bene!»
Notò pochissimi istanti dopo che quella persona aveva velocemente riavvicinato la mano al martello, e ora lo stava di nuovo tenendo con forza tra le mani.
«... O forse no!» aggiunse subito dopo Ann.

Successe tutto cosí in fretta, talmente tanto in fretta che neanche la bambina che stava assistendo alla scena riuscí a capire che cosa diamine stava succedendo in quel momento.
Fatto sta che, non molto tempo dopo, *l* ragazz* era riuscit* a immobilizzare l'altro.

Il compositore continuava a non dire nulla.
Non era affatto preoccupato per la sua vita, soprattutto mentre ripensava a tutto quello che era successo fin'ora.
Semplicemente sospirò sconsolato.
«... Hey. Hey vieni qui. Hey sbrigati.» disse Ann a Rie, accompagnandola vicino alla porta della stanza.

L'altr* continuava a sorridere.
«Dimmi un'ultima cosa: hai delle ultime parole?»
Il ragazzo spostò lo sguardo altrove.
«Non... non sono riuscito a fare niente di utile prima di...» mormoró.

Non finí la frase perchè rimase leggermente confuso accorgendosi finalmente delle due davanti all'entrata della porta.
«Che c'è ora? Stai per caso cercando di distrarmi?» domandò l*i, leggermente infastidit*, ma spostando lo stesso lo sguardo verso il punto in cui stava guardando l'altro.
Quando vide anche l*i la scena, anche l*i era confusissim*.

La ragazza, con ancora in mano l'oggetto che le era stato dato da Ann, si avvicinò lentamente all'interno della stanza.
Continuava a pentirsi di aver deciso di farlo, e si poteva vedere la preoccupazione sul suo viso.
«Uhhhh...»
Puntò l'oggetto davanti a se'.
«Se vuoi fare del male ai miei amici... Allora fermati subito!» provò a dire, anche se incerta.

Cadde il silenzio totale.
Ann continuava a sorridere, mentre gli altri due guardarono la ragazza per qualche secondo.
Poi quella persona iniziò... a ridere.
Sembrava essere divertit* da quell'unica frase che disse altra, mentre quest'ultima si spaventò leggermente per questa reazione.

«Altrimenti? Per caso hai intenzione di colpirmi con quel bastone?» chiese sorridendo.
«... Se questo dovesse servire a fermarti, allora sí!» rispose lei, dopo essere rimasta in silenzio qualche secondo.
«Allora fallo se vuoi.» disse l*i con tono di sfida.
«Fallo se ne hai davvero il coraggio!»

Un secondo dopo il bastone fece un forte rumore quando si spezzó, dopo che era stato sbattuto sopra alla testa della persona.

Nessuno lí sembrava aspettarsi quel gesto, neanche Rie stessa: tutti quanti sembravano scioccati.
Intanto Ann continuava a sorridere, e vedendo quell* ragazz* che veniva colpit* dagli altri per l'ennesima volta sembrava essere divertita.

*l* ragazz* non disse piú niente, e sembrava essere rimast* stordit*: un attimo dopo, lasciò andare il compositore e rimase ferm*, con la stessa espressione sconvolta.

. . .

Intanto, Kaoru era ignaro di tutto quello che stava succedendo.
Era in una stanza, seduto davanti ad un tavolo.

Avrebbe tanto voluto aiutare ad investigare, ma ogni volta che provava ad avvicinarsi alla scena del crimine iniziava a tremare.
Cosí aveva provato prima a fare qualcosa che lo calmasse: in quel momento stava aggiustando un orologio.

Doveva aggiungere solo un'ultima cosa all'orologio su cui stava lavorando: avvicinò lentamente una mano all'oggetto, pronto a continuare ad aggiustarlo con delicatezza.

«Kaoru!» esclamò Shiro spalancando la porta della stanza all'improvviso.
A causa di ciò l'orologiaio fece un movimento forse un po' troppo brusco con la mano, e perciò fece cadere giú dal tavolo l'orologio, che si ruppe a terra.

Il ragazzo rimase a fissare l'orologio rotto a terra senza dire niente, provando l'ennesimo lutto.
Poi girò lentamente la testa verso l'illusionista.
«... Che succede?» chiese gentilmente, provando a mantenere la calma.

L'altro sembrava essere agitato.
«C'è... un altro cadavere. In salotto.»

SOPRAVVISSUTI: 8?

BUONGIORNOH :D
Scrivere tutto quel che dovevo mettere in questo capitolo è stato... intenso, sí.
Eppure non ho neanche finito di scrivere tutto quello che ho in mente, quindi anche i prossimi capitoli saranno intensi.
Di nuovo, ringrazio Vivy per avermi aiutata, e se dice di nuovo che in realtà non ha fatto niente lx vado a cercare sotto casa ouo
Comunque, spero che questo capitolo vi piaccia. :D

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