CAPITOLO VIII.

- Questo posto mette i brividi...- mormorò Koushi, guardandosi intorno: non pensava di finire dopo una settimana nella Foresta Proibita... Soprattutto visto che non aveva fatto nulla di male.

- Ci sono Tranello del Diavolo e Acromantule ovunque... Dobbiamo stare attenti a dove camminiamo- mormorò Daichi.

- Io ho una pozione- Koushi tirò fuori un'ampolla - dovrebbe servire apposta a tenere lontano le Acrumantule-.

- Potrebbe servire ma... Cosa facciamo contro quella?- mormorò Daichi, guardando in alzò. Sugawara fece lo stesso e sbarró gli occhi: quell'Acromantula era gigante...

- Riusciremo a tenerli a bada tutti?- mormorò Koushi; anche usando più incantesimi, sarebbe stata dura...

- Potremmo... Creare un percorso di fuoco; se rimaniamo sul sentiero con Incendio, non causeremo problemi- affermò Daichi.

- Di sicuro, eviteremo di inciampare per il Tranello del Diavolo o che ci attacchino da sotto... Tengo pronto l'incantesimo in caso quella gigante ci attacchi- affermò Koushi, tirando fuori la bacchetta.

- Posso avere quella pozione?- chiese Daichi; il ragazzo annuì e gli passò il vasetto.

- Posso romperlo?- chiese.

- Certo, quello è vecchio tanto, ne ho una scorta nuova- dichiarò Koushi.

Daichi annuì e svitò il tappo: aveva un odore incredibile... Probabilmente, avrebbe funzionato parecchio per questo.

Lanciò l'ampolla verso la zona dove si trovavano più Acrumantule, prima di puntare la bacchetta intorno a sé.

- Incendio-.

Un piccolo percorso di fuoco si creò intorno a loro, abbastanza circoscritto da non causare danni ma tenere lontano il Tranello del Diavolo.

- Devo ancora capire come mai quell'idiota di Asahi riesce a fare cose simili senza parlare e noi ci stiamo ancora provando- borbottò il moro, mentre iniziavano a camminare, facendo ridere l'amico.

- È insicuro ma molto forte... Vedrai che ci riuscirai anche tu, in fondo hai sempre avuto una grande volontà- dichiarò Koushi.

- Se non dici di poter fare lo stesso anche tu, ti mollo in mezzo ai ragni- borbottó Daichi.

- Prima o poi ci arriverò- rise Koushi - l'Acromantula gigante ci sta ancora puntando... Che facciamo?-.

- Un piccolo scatto tenendola d'occhio?-. Suga fece un sorriso.

- Ogni tanto serve- affermò. Daichi afferrò la mano del ragazzo, che arrossì appena, e dopo aver fatto un respiro profondo iniziò a correre.

L'Acromantula provò a lanciarsi contro di loro, ma i due ragazzi alzarono contemporaneamente la bacchetta.

- Protego- pronunciarono, e l'Acromantula venne respinta dall'incantesimo mentre i due superavano la barriera.

- Bel lavoro di squadra- affermò Ikkei con un sorriso.

- Grazie mille- risposero i due ragazzi.

- Avete gestito bene la situazione, per ora non me la sento di dirvi altro; potete andare- affermò l'uomo.

- La ringrazio- disse Koushi con un sorriso.

- Lo specchio è alle mie spalle-. I due ragazzi lo superarono e si diressero verso la porta; nell'aprirla, Daichi notò che avevano ancora le mani unite.

Fece per staccarla, ma Suga la strinse leggermente più forte.

- Ho un po' paura di ciò che vedrò- mormorò. Daichi annuì e non disse altro mentre si avvicinavano allo specchio.

Fece un piccolo sorriso: pareva che fosse riuscito a vincere la Coppa di Quidditch e... Aveva Suga al suo fianco, com'era sempre stato in fondo, da quando l'aveva conosciuto quel ragazzo non l'aveva mai abbandonato. Finalmente, poteva dedicarsi a proteggere il mondo magico.

Suga strinse leggermente più forte la sua mano, mentre osservava la sua immagine: era circondato dai suoi amici, ma non aveva addosso alcuna ansia e responsabilità, anzi, era tranquillo e riusciva a sorridere felice.

E aveva la mano stretta in quella di Daichi.

- Tutto bene?- gli chiese il castano. Il ragazzo annuì.

- Andiamo pure- disse; anche Daichi annuì. Senza lasciarsi, i due si diressero fuori dalla stanza, mentre Matsukawa e Hanamaki uscivano dal portale.

- Noto che all'Aoba Josahi vi hanno insegnato un po' di trucchetti- commentò Ikkei.

- E non ha ancora visto Oikawa- dichiarò Takahiro.

- Attenderò volentieri allora- rise l'uomo - andate pure-.

I due annuirono e lo superarono.

- Ti interessa lo specchio?- chiese il moro. Hanamaki lo fissò per un attimo.

- Facciamo così: se vedi qualcosa che ti interessa, raggiungimi prima di cena, quando non c'è nessuno nel dormitorio- disse, prima di allontanarsi verso l'altra direzione, per uscire dalla stanza.

Matsukawa lo fissò per un attimo, poi spostò per un attimo lo sguardo verso la stanza dello specchio, prima di seguire il ragazzo.

- Non mi serve guardare per saperlo- affermò, e Hanamaki sorrise.

Ukai tornò a guardare verso il portale, dal quale stavano uscendo Daisho e Mika.

- Non ti è venuto in mente nulla di meglio di Serpensortia?- borbottó la ragazza.

- Ti sei riuscita a liberare no?- commentò Suguro - e non sei stata terrorizzata dalle Acromantule... Ho preferito agire prima che le vedessi, visto che non le sopporti-.

La ragazza fece un sorriso.

- Hai fatto bene- gli lasciò un bacio sulla guancia - ma mi dispiace per quel serpente-.

Il ragazzo arrossì appena.

- La prossima volta troverò un altro metodo- affermò.

- Bè, è stato inusuale, ma ha funzionato: cercate di farvi prendere meno dal panico la prossima volta. Andate pure- disse Ikkei.

I due annuirono e lo superarono.

- Vuoi vedere nello specchio?- chiese Mika.

- Non mi serve: so che voglio stare con te... E battere quell'arrogante di Kuroo- dichiarò il moro, facendola ridere.

- Allora direi che possiamo andare- affermò Mika; il ragazzo sorrise a annuì: almeno voleva dire... Che anche lei era sicura di ciò che stavano facendo.

- Sicuro di voler provare, Tendou?- chiese Wakatoshi.

- Una prova veloce, se non funziona li lascio a te- rise il ragazzo, puntando la bacchetta di fronte a sé.

Fece un respiro profondo, cercando di mettere da parte i brutti pensieri e concentrarsi.

- Expecto Patronum!-. Per un attimo ci fu silenzio, ma non accadde nulla.

- Ci ho provato- ridacchiò Satori, abbassando appena la testa.

- È un incantesimo difficile, vedrai che presto ci riuscirai; mi puoi tenere buono il Tranello del Diavolo?- chiese Wakatoshi.

Il ragazzo annuì e si voltò.

- Lumos- mormorò, in modo da tenere lontana la pianta, mentre Ushijima si voltava verso la colonia di Actomantule.

- Aragna Exumai!- l'incantesimo uscì più che potente dalla sua bacchetta e in un attimo gli animali si trovarono impossibilitati ad attaccare i due ragazzi, che passarono senza problemi.

- Che dire... Hai una potenza fuori dal comune- commentò Ikkei.

- La ringrazio- rispose Wakatoshi.

- Wakatoshi-kun è il migliore!- esclamò Satori, forzando un sorriso.

- Anche la tua era un'idea molto buona, ma l'Expecto Patronum è un incantesimo difficile: continuando ad allenarti, prima o poi lo maneggerai-.

- Di sicuro!- esclamò Satori, sorridendo. Ukai lo fissò per un attimo, poi annuì.

- Potete andare- affermò. I due ragazzi lo superarono, dirigendosi verso la porta alle sue spalle.

- Stai bene?- chiese Wakatoshi mente entravano nella stanza.

- Sì- mormorò Satori. Ushijima lo fissò per un attimo.

- Non sono molto bravo con i sentimenti, ma non penso tu stia bene- affermò - conosco il tuo valore Tendou, il fatto che tu ancora faccia fatica a lanciare alcuni incantesimi non significa nulla-.

- Suppongo di no- mormorò Satori - posso avere un abbraccio?-.

Ushijima annuì e il più basso gli si avvicinò, circondandogli il collo con le braccia mentre si lasciava stringere dal maggiore.

Chiuse gli occhi, sentendosi leggermente meglio.

- Non voglio ancora guardare nello specchio, non sono pronto- mormorò, e Ushijima annuì.

- Allora aspetteremo-.

- Non sei obbligato a farlo anche tu- ridacchiò Satori.

- Non voglio lasciarti solo- rispose semplicemente Wakatoshi. Tendou decise di non rispondere e tenere quelle parole per sé e la sua memoria, certo che non le avrebbe mai dimenticate.

- Andiamo pure- mormorò, staccandosi dal più alto, che annuì; i due si diressero fuori dalla stanza mentre Kita e Aran uscivano dal portale.

- Avete usato incantesimi semplici, ma siete stati molto efficaci- affermò Ikkei.

- Kita è abituato a reagire a ogni situazione allo stesso modo- affermò Aran, guardando il ragazzo: era incredibile quanto riuscisse a rimanere calmo in ogni momento e scegliere la cosa migliore...

- Ho notato, e tu hai una grande forza- commentò Ikkei - andate pure-. I due annuirono e lo superarono, dirigendosi verso la stanza alle sue spalle.

- Darai un'occhiata?- chiese Aran; Kita annuì.

- Giusto per avere un'idea- affermò, mentre entravano nella stanza.

Si avvicinarono allo specchio senza dire altro e osservarono dentro.

Aran poté notare sé stesso mentre vinceva a Quidditch... In una squadra capitanata da Kita.

Si voltò verso il ragazzo, che si stava osservando circondato dai suoi compagni, mentre gli facevano i complimenti per il suo cibo, dopo che lui era stato finalmente libero di seguire i suoi desideri.

- Tutto bene?- gli chiese Aran, notandolo perso a fissare lo specchio. Kita annuì.

- Si; possiamo andare, manca solo una coppia dopo di noi-.

- Quindi è questa la famosa prova eh?- commentò Toru, osservandosi intorno: Foresta Proibita, Acromantule, Tranello del Diavolo... Era un esame ben pensato.

- Vedo che hai già un mente qualcosa- sbuffò Hajime.

Il castano sorrise.

- Hai proprio ragione, Iwa-chan: vieni con me- disse, iniziando a camminare.

- Così? Tranquillamente?- borbottó Hajime, seguendolo.

- Sì- Toru lanciò un'occhiata alle Acromantule che si stavano avvicinando, poi tornò a guardare davanti a sé e tirò fuori la bacchetta - preparati a contrattaccare, ma solo dopo che avrò usato il mio incantesimo e solo se sarà necessario-.

- Tsk, odio quando mi dai ordini, per cui fai in modo che almeno funzioni- sbuffò Hajime, tirando fuori la sua bacchetta.

- Funzionerà- affermò Toru, continuando a camminare.

Iwaizumi lo seguì, lanciando occhiate preoccupate alle Acromantule, che si stavano avvicinando sempre più pericolosamente.

Anzi, sembravano pronte ad attaccare...

Serrò appena le labbra: si fidava più di Oikawa che di sé stesse, ma avrebbe voluto sapere cos'avesse in mente...

Oikawa alzò la bacchetta mentre alcune Acromantule iniziavano a lanciarsi contro di loro.

- Revelio- disse. Iwaizumi vide gli animali sparire, seguiti dalla foresta, e un attimo dopo si trovò nel campo di Quidditch, con vicino i loro amici che li fissavano, confuso per averli visti comparire dal nulla.

- Ma che...- mormorò.

- Era un'illusione, Iwa-chan, non eravamo davvero nella Foresta Proibita- affermò Toru con un sorriso.

- Come lo hai capito?- chiese Keishin, che per un attimo era rimasto a bocca aperta, senza capire bene cosa stesse accadendo.

- Da varie cose. Innanzitutto, era difficile che trovaste tanti percorsi diversi per tutti noi: i tratti della Foresta Proibita in cui si può passare tranquillamente sono pochi, e inoltre la Acromantule non si sarebbero certo fatte vedere senza problemi da tutti i gruppi. Senza contare che non c'era alcuna prova degli incantesimi precedenti ai nostri. E per ultimo, calcolando il tempo in cui sono arrivati i nostri cari compagni...- Toru si voltò - ho compreso come mai siamo così vicini alla struttura. La prova in realtà era un'illusione che conduceva verso quella porta, vero? Faceva sparire i due esaminandi agli altri e il vero paesaggio alla vista dei due, ma in realtà abbiamo solo percorso questo pezzo di strada- affermò, un sorriso soddisfatto in volto.

Kuroo si voltò verso Kenma.

- Lo avevi capito?!- chiese; il minore scrollò le spalle.

- Ho pensato dovessimo comunque superare quella prova, quindi non ho detto niente, ma il suo ragionamento mi è passato subito per la mente- affermò.

Sentirono un applauso e si voltarono mentre Ikkei Ukai usciva dall'edificio, dirigendosi verso di loro.

- Complimenti. Abbiamo scelto un'illusione non per ingannarvi, volevamo evitare che correste pericoli, ma è impressionante che tu ci abbia pensato- commentò.

- Sono abituato a vagliare ogni possibilità- dichiarò il castano.

- Tranne la modestia- borbottó Hajime.

- Bè, in generale, la prova è andata bene: ve la siete cavata tutti, in qualche modo, ci sono maghi tra voi che hanno dimostrato una grande potenza. Complimenti- disse l'uomo.

- La ringrazio- rispose Toru, continuando a sorridere con aria più che fiera.

- Idiota... Possiamo avere comunque il nostro turno davanti allo specchio?- chiese Hajime.

- Certo- rispose Ikkei.

- Bene- Hajime afferrò il castano per il colletto e lo trascinò verso l'entrata.

- Eh?! Ma io non ci voglio guardare Iwa-chan- si lamentó Toru.

- Per questo ci devi guardare: ne hai bisogno Toru. Stai facendo un ottimo lavoro, ma non voglio che ti trovi risucchiato totalmente- affermò Hajime, entrando nella stanza con lo Specchio delle Brame.

Oikawa non rispose: sapeva anche lui che c'era quel rischio... Quando si trattava di sé stesso, era meglio che si affidasse a quel ragazzo.

Iwaizumi lo piazzò di fronte allo specchio e il ragazzo alzò lo sguardo, osservando la sua immagine.

Sentì uno strano calore invaderlo: ce l'aveva fatta... Era riuscito a battere Ushijima, e a battere anche Kageyama, e tutti quanti... Era diventato il migliore in ogni campo, e aveva ancora Iwa-chan al suo fianco.

Sapeva che non sarebbe stato semplice, ma lui non si sarebbe mai arreso.

- Ti senti meglio?- chiese Hajime.

- Si- affermò Toru - e tu Iwa-chan? Vedi qualcosa di emozionante?- chiede.

Iwaizumi fissò la sua immagine... E quella di Oikawa al suo fianco.

- Solo di irritante- mormorò, a voce troppo bassa perché il minore potesse sentirlo.

- Makki e Matsukawa mi hanno detto di non andare in stanza presto; cosa facciamo?- chiese Hajime.

- Finalmente ce la stanno facendo- rise Toru - mi accompagni in biblioteca? Voglio vedere com'è-.

Il moro annuì e i due ragazzi uscirono dalla stanza, diretti verso la biblioteca.

- Quando la smetterai di fissare quell'entrata come se avesse le risposte della tua vita?- sbuffò Osamu, notando che il gemello era ancora fisso nel punto di prima.

- Bè, deve essere brutto fare tanto il gradasso e poi essere battuti in quel modo- commentò Rintarou.

- Oikawa non mi ha battuto- sbuffò Atsumu - non era una gara-.

- No, ma è stato più intelligente di te- affermò Osamu - e questo ti dà fastidio. Se non fossi fissato con il fare solo ciò che vuoi, non sarebbe successo-.

- Tsk, taci, sono andato meglio di voi- Atsumu si voltò e un lieve sorriso comparve sul suo volto: forse aveva ancora un modo per tirarsi su...

- Arrivo- dichiarò, prima di dirigersi verso Sakusa, che aveva appena finito di parlare con i professori e si stava allontanando.

- Te ne vai di già?- chiese Atsumu; il moro si voltò verso di lui.

- Non ho niente di che da commentare, quindi non ho motivo di rimanere- affermò.

- Un vero peccato... Quando tornerai?- chiese il biondo.

- Il più tardi possibile- borbottò il moro - odio questi viaggi, sono sporchi-.

Atsumu lo fissò per un attimo: quel ragazzo era parecchio particolare...

- E se ti invitassi io?- chiese.

- Un motivo in più per non tornare- Kyoomi si voltò, dandogli le spalle - concentrati sul tuo percorso, se continui a pensare solo a come distruggere gli altri ti si ritorcerà contro- affermò, prima di smaterializzarsi.

- Non servirà, ho già pensato a come distruggerli- sussurró il biondo; doveva solo aspettare l'occasione giusta.

Anche Shirabu stava aspettando il momento giusto: praticamente tutti i Corvonero erano fuori a festeggiare con i loro amici, e Ushijima aveva deciso di portare Tendou a fare un giro per farlo sfogare, per cui anche Reon, Taichi e Goshiki ne avevano approfittato per girare un pochino.

Semi era andato in camera dicendo che non si sentiva bene, però...

Fece un respiro profondo e bussò.

- Chi è?- chiese Eita, sdraiato sul suo letto.

- Sono io- affermò Kenjiro - dobbiamo parlare-. Il maggiore serrò le labbra.

- Non mi va-.

- A me sì-.

- Bè, mi hai detto di fare più ciò che mi va, per cui...-.

Shirabu sospirò.

- Senti, dovresti essere tu a venire a parlarmi dopo ciò che è successo, non sono certo io che ti ho baciato all'improvviso, per cui ringrazia che sia qui e stia cercando di fare qualcosa-.

- Se ti pesa tanto, puoi andartene- affermò il maggiore.

- Non prima di aver capito- dichiarò Kenjiro - se vuoi avere l'occasione di uscire dalla tua stanza, dovrai parlare con me-.

Semi soffocò un verso di frustrazione: sapeva che era vero, avrebbe dovuto parlare prima lui ma... Era troppo complicato da spiegare.

- Se ti fa stare meglio puoi dimenticare tutto, so che vuoi concentrati solo sul Quidditch, non voglio certo essere io a distrarti- mormorò. Per un attimo, non ottenne risposta e pensò che il ragazzo se ne fosse andato.

- E se... Non mi facesse stare meglio?-. Semi si voltò di scatto verso la porta; non sentì altra risposta, per cui si alzò e andò ad aprire, ma Shirabu non era lì.

Sospirò: doveva aspettarselo...

- Allora bastava allontanarsi-. Si voltò di scatto, trovandosi davanti il minore.

- Non dovresti farmi questi scherzi- sbuffò.

- Disse quello che mi ha baciato improvvisamente- borbottó Kenjiro.

- Quello non era uno scherzo- mormorò Eita.

Shirabu si avvicinò a lui.

- È da quando ci conosciamo che non riesco a capirti: sei sempre così gentile, come se non ti importasse se gli altri si prendono ciò che ti è caro, e poi a volte hai quelle espressioni come se fossi disposto a combattere con tutto te stesso e... Non riesco mai a capire cosa pensi davvero- mormorò.

- Cerco solo di essere gentile e fare sentire gli altri a proprio agio... È vero che ci sono delle cose per cui intendo combattere con tutto me stesso, ma non per questo devo fare del male agli altri- dichiarò Eita.

Shirabu lo fissò: era la prima volta che parlavano così faccia a faccia...

- Perché mi hai baciato?- mormorò. Il maggiore serrò appena le labbra.

- Da quando sei arrivato, sembri sempre così tranquillo, serio, disposto a imparare... E allo stesso tempo, è come se non volessi fare entrare le persone nel resto della tua vita, come se non volessi rischiare di farti conoscere o mostrare le tue debolezze. Mi hai fatto venire voglia di starti vicino e farti stare bene- mormorò Eita.

Shirabu continuò a fissarlo e il maggiore capì che non se ne sarebbe andato senza una risposta completa.

- Ho iniziato a pensare che avessi un bel culo, va bene? E da lì mi sono accorto che... Non riuscivo a distogliere lo sguardo da te. Nel ricevere la lettera ho pensato che non avrei voluto andare se non ci fossi stato anche tu, nonostante potesse essere la mia occasione; non volevo abbandonarti. Mi piaci troppo per pensare di farlo- affermò - ma come ho detto, so che ti vuoi concentrare sul Quidditch quindi...-.

Il minore non lo fece finire e afferrò la sua tunica, tirandolo verso di sé e unendo le loro labbra. Semi rimase piuttosto sorpreso, ma gli posò le mani sui fianchi e lo tirò delicatamente verso di sé, ricambiando il bacio.

Shirabu si staccò, fissandolo negli occhi.

- A furia di starmi vicino mi hai fatto affezionare a te. Anche se non pensavo fino a questo livello fino a poco fa- dichiarò.

- Quindi... Come dovrei prenderla?- commentò il maggiore.

- Che ne so? Sei stato tu a iniziare- affermò Kenjiro, lasciandolo - io voglio concentrarmi sul Quidditch ma... Giochi anche tu, e sei qui anche tu-.

- Hai un modo contorto di fare capire cosa vuoi sai?- borbottó Eita.

- Disse quello che mi ha baciato all'improvviso-. Si guardarono per un attimo male, poi entrambi sorrisero.

- Che ne dici, proviamo a frequentarci?- chiese il maggiore.

- Da quando sei così diretto?-.

- Non ti va bene niente eh?-.

- Mi va bene frequentarci- Kenjiro si voltò - andiamo dagli altri, dobbiamo preparare la prossima strategia-. Semi annuì e lo seguì: di sicuro, non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione di stare vicino a quel ragazzo.

Un altro che stava cercando di chiarire la situazione era Kyotani, ma contrario di Shirabu non aveva idea di cosa fosse successo, sapeva solo che era strano che Yahaba si fosse allontanato in quel modo da solo, e adesso stava fissando il ragazzo, seduto sotto a un albero, senza sapere cosa fare.

- Problemi di cuore?-. Si voltò, trovandosi davanti Oikawa e Iwaizumi.

- Tsk, ovviamente no- sbuffò.

- Allora come mai non vai a parlarci?- chiese Toru.

- Non ascoltare questo idiota- sbuffò Hajime - che poi ti viene voglia di fare il contrario. Ma Yahaba si è sempre preso cura di te: se è successo qualcosa, parlaci, sa essere più rancoroso di quanto sembri- affermò, prima di afferrare Oikawa per la manica e trascinarlo via.

Kyotani rimase ancora per un attimo immobile, poi sospirò e si diresse verso il ragazzo. Yahaba lo vide avvicinarsi, ma non disse niente e lasciò che si sedesse di fianco a lui.

- Che è successo?- chiese Kentaro.

- Niente- rispose il ragazzo. Kyotani sbuffò.

- Sarò anche uno scemo incapace di comprendere gli altri, ma non mi sembra niente-. Yahaba non rispose e il ragazzo si voltò verso di lui.

- Ti pesa così tanto dover badare a me?-. Yahaba si voltò di scatto verso l'amico.

- No, perché dovrebbe?- chiese, confuso.

- Perché... Sono intrattabile, lo so bene, e tu sei sempre fin troppo buono. Ma continui a rimanermi vicino e non ne capisco il motivo- Kentaro non avrebbe mai pensato di potersi aprire così con una persona, ma in fondo quel ragazzo era sempre al suo fianco... Un po' gli stava uscendo naturale.

- Non è un problema rimanerti vicino... So che in fondo sei un bravo ragazzo che ci tiene a ciò che fa, per cui non mi dispiace farlo, anche quando sei insopportabile. È che... Non lo so, mi sembra che a te non freghi niente e mi chiedo se non farei meglio a rimanere più in disparte e non provare a essere tuo amico- mormorò Shigeru.

- Ah, non siamo amici?-.

- Di solito con gli amici ci parli e ti confidi, non ci stai insieme perché devono tenerti d'occhio e rimediare ai tuoi casini e per insultarli se provano a parlarti- borbottó Shigeru.

Kyotani lo fissò: bè, in effetti...

Allungò la mano, stringendo appena quella del ragazzo.

- A me fa piacere... Che tu mi stia vicino e creda in me- mormorò, lasciando il ragazzo leggermente sorpreso - e apprezzo che... Ci provi. Sono io che non sono capace ma... So che mi farebbe bene- mormorò.

- Già- sussurrò Shigeru.

- E ecco... Anche tu se hai bisogno... Di sfogarti...- mormorò.

- Inizia a imparare come fare- rise Shigeru - poi ne riparliamo-.

Kyotani annuì, leggermente sollevato che il ragazzo fosse tornato quello di sempre.

- Ti vuoi riposare un attimo?-. Yahaba annuì e posò la testa sulla spalla del ragazzo, chiudendo gli occhi.

Kyotani lo fissò per un attimo: adesso credeva proprio... Di comprendere molto meglio il motivo dei suoi desideri.

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