Passato

Asahi era sempre solo ed annoiato, mentre gli altri bambini giocavano fuori o nella sala dei giochi, lui era lì, su quel letto a guardare la pioggia cadere sulle finestre.

Era sempre così, gli unici due amici che aveva incontrato molto tempo prima, venivano ogni tanto.

Ma non potevano stare molto tempo con lui essendo che, al posto suo, andavano a scuola e facevano solo dei brevi controlli.

Ogni volta portavano le carte e si mettevano lì a giocare a qualcosa.

Nel mentre chiacchieravano, o meglio, Suga parlava, Daichi rispondeva e Asahi sorrideva felice di avere degli amici fantastici.

Ogni tanto vedeva la compagna di stanza che leggeva libri o che parlava con una bambina bassetta e dai capelli di un biondo molto luminoso.

Per lo più il tempo lo passava a fare visite e le chemio a causa del suo tumore alla gamba.

Grazie alla sua timidezza e il suo continuo arrossire, le infermiere lo trattavano benissimo e due dottori lo avevano preso in simpatia.

Anche se non li vedeva tanto come medici, ma più come un insegnante e un allenatore di pallavolo.

Il primo quando parlava delle stelle con la sua parlantina affascinava tutti, le indicava e diceva il nome sorridendo teneramente.

Una volta Takaeda gli disse che le stelle erano state le miglior compagne quando era stato all'ospedale a causa di un infezione grave all'orecchio.

Ed era anche grazie a quelle stesse stelle che aveva incontrate l'uomo che avrebbe sempre amato.

Il secondo, quando spiegava le regole della Pallavolo, aveva gli occhi così tanto luminosi da essere più brillanti del sole stesso.

Ukai gli disse che la Pallavolo era stata la sua amica fidata quando suo nonno era finito all'ospedale, quella era stata la prima cosa che gli aveva insegnato lo stesso nonno con cui litigava sempre.

E sempre grazie a degli allenamenti notturni vicino all'ospedale, conobbe un bambino dagli occhiali buffi e dei capelli neri tutti spettinati che avrebbe amato per molto tempo.

Asahi quando li sentiva parlare e raccontare, rimaneva in silenzio tutto il tempo ad ascoltare affascinato.

Voleva vedere anche lui le stelle, voleva anche lui giocare a Pallavolo, voleva anche lui conoscere qualcuno da amare per tutto la vita.

E fu proprio una sera piovosa quel momento.

Non aveva visto le stelle o giocato a Pallavolo.

Non aveva incontrato così per caso un bambino o una bambina.

No, nulla di quello che gli avevano raccontato.

Fu improvviso, mentre guardava la pioggia cadere e il suo respiro rompere il silenzio della stanza.

Kyoko era stata dimessa qualche giorno prima e probabilmente ora stava giocando con la bambina bionda di cui non aveva mai scoperto il nome.

Era rimasto solo, completamente solo in quella stanza semi-illuminata dalla luce fioca della luna coperta dalle nuvole.

Gli altri bambini correvano con gli impermeabili e gli stivali sotto la pioggia, ridendo e ricorrendosi a vicenda.

Il loro sorriso fece sentire un vuoto al cuore del piccolo Asahi, lui non poteva.

Non poteva essere un bambino normale e continuava a guardare fuori quando un fulmine illuminò il cielo affascinandolo.

"Sei buffo, lo sai? Ti incuriosisce ogni cosa che vedi." La voce di un bambino fece sgranare gli occhi del castano che si girò.

Vide un bambino basso dai capelli sparati in aria color marrone scuro, un ciuffo che aveva la forma di fulmine cadeva sulla fronte.

Il corpo era magro, la pelle pallida e sembrava debole.

Ma i suoi occhi...I suoi occhi erano più forti di quello che mostrava il corpo.

Due occhi vispi e curiosi color castano e con le pupille a forma di fulmine, nuvole che facevano piovere animavano i suoi occhi.

L'energia e la gioia che mostravano quei due occhi erano così affascinanti e speciali da fare dimenticare ad Asahi del temporale fuori, della sua malattia, della Pallavolo, delle stelle, ma l'unica cosa che rimase ben impressa nella sua mente fu solo una.

Il racconto di come Ukai e Takaeda si erano conosciuti.

Il suo cuore aveva perso un battito appena i loro occhi si erano incontrati.

Dopo poco aveva distolto lo sguardo imbarazzato e gli aveva risposto con le guance rosse per via della sua timidezza.

"Emh...È che il mondo esterno...Mi affascina essendo che non...non lo posso...vedere..." Gli rispose con il tono che si abbassava ad ogni pausa, il bambino sconosciuto si mise seduto sul letto senza il permesso del maggiore e lo guardò curioso.

Quel bambino dall'aspetto spaventoso, era un semplice marshmallow gigante che aveva paura a parlare con la gente a causa delle sue insicurezze.

Lo aveva capito e gli interessava trovare un modo per liberarlo dalle proprie insicurezze, per questo lo aveva osservato per tanto tempo.

"Allora ti va di vedere un mondo che nessun altro può vedere?" Gli chiese con la voce entusiasta, il maggiore lo osservò e poi guardò la finestra che veniva bagnata dalla pioggia.

Il silenzio veniva interrotto solo dai loro respiri e dai tuoni, Asahi gli rispose continuando a guardare fuori.

"Come sarebbe questo mondo?" La domanda risultava ancora più sincera di quella che era, il bambino sconosciuto sorrise e gli prese le mani intrecciandole.

"Un mondo fantastico! Ogni giorno è innevato anche se il posto è tiepido, l'azzurro e il blu si mischiano al grigio delle nuvole temporalesche e il bianco della luce solare e lunare! Un mondo in cui puoi fare quello che ti pare, un mondo in cui le stelle e la pioggia si incontrano!" Gli rispose con gli occhi ancora più luminosi, dei lievi brividi elettrici passarono dal corpo del minore al corpo del maggiore che li sentì pochissimo.

Quel bambino era speciale, lo aveva capito fin da subito.

Ma quel mondo che gli aveva raccontato era qualcosa che si poteva sognare.

"C'è una condizione, vero?" Gli chiese con tono esitante il castano, l'altro fece sparire il suo sorriso ed annuì serio.

"La tua esistenza sparirebbe dal nulla...In breve non saresti mai esistito..." Gli rispose distogliendo lo sguardo triste, il castano lo guardò silenziosamente finché non strinse di più le loro dita intrecciate.

"Va bene, facciamolo." Gli disse senza nessuna esitazione, quel bambino gli trasmetteva sicurezza e non voleva perderlo, per qualche motivo l'idea che sparisse dalla sua vita, gli dava un effetto di vuoto nel punto del cuore.

Il bambino sconosciuto alzò la testa sorpreso, non si aspettava tutto quel desiderio di continuare a stare con lui.

Non lo aveva mai dato a vedere, ma era molto insicuro per via della sua energia infinita.

E spesso aveva paura che lo allontanassero proprio per questo, ma alla fine aveva trovato degli amici fantastici che gli volevano bene.

"Asahi-san, ne sei sicuro?" Gli chiese con tono esitante, era felice che avesse accettato, ma non voleva che potesse provare dei rimpianti o dei rimorsi.

Il castano annuì senza nemmeno fare caso al fatto che lo sconosciuto sapesse già il suo nome.

Il bicolore fece tornare il suo sorriso pieno di gioia, ma anche pieno di tenerezza e dolcezza.

"Allora! Iniziamo dalle basi, io mi chiamo Nishinoya Yu! E sono il dio della tempesta." Gli disse guardandolo con le sue pupille fulminanti, il castano non si sorprese molto di quella scoperta.

Da lì, dopo quella sera, ogni volta che pioveva sperava solo una cosa.

Di rivedere quel bambino che era entrato, come un fulmine di una tempesta, nel suo cuore.

Era diventato il suo sogno di quando pioveva.

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