07 - 12 - 2021


«Questo quanto fa?»

«... sedici?»

«No!»

Aggie emanava energia caotica da ogni centimetro del corpo, dagli elastici che portava come bracciali ai vivaci occhi rosa, dalla voce squillante alle mollettine colorate con cui si sistemava i capelli.

Prendeva appunti a lezione su dei fogli, e continuava ad assicurare che avrebbe comprato dei raccoglitori per organizzarli, ma non lo faceva mai: per cui si portava dietro una serie di pagine spaiate che chiunque altro avrebbe trovato indecifrabili.

In quel momento stava tenendo quelle stesse pagine arrotolate, e le stava utilizzando come una specie di mazza per indicare gli esercizi rispettivamente sul libro di algebra e sul quaderno di Zaccaria.

Aggie non era male in matematica; in effetti se la cavava abbastanza bene in tutto, ma in matematica era sufficientemente abile da avere del tempo da sprecare per spiegarla a chi, come Zaccaria, dopo una lezione a malapena sapeva dire il proprio nome.

«Qui bisogna eseguire prima l'addizione e poi la potenza, altrimenti non porta, vedi?»

Indicava con il rotolo di appunti il passaggio che il suo compagno aveva appena sbagliato.

Zaccaria sospirò sconsolato e abbassò gli occhi color miele sull'espressione che si stava sforzando di risolvere.

«... perché? Non è la potenza che è superiore all'addizione?»

«Di solito sì,» esclamò Aggie appoggiando il mento sulle mani. «Ma vedi, l'addizione è tra parentesi, si esegue prima quello che c'è tra parentesi.»

Il ragazzo si accinse a sbianchettare l'operazione.

Aggie era una forza della natura, energica e irruente, l'unica persona la cui vivacità non mettesse in soggezione Zaccaria. Certo, passare del tempo con lei era estenuante, ma dopo riusciva a evitare la Malinconia almeno per un po', e senza dubbio riusciva ad alzare lievemente la sua media di matematica.

Almeno il minimo indispensabile.

«Zaccaria?»

Il ragazzo annuì freneticamente, scendendo dalla spicciolata dalle nuvole: abbassò la testa sul quaderno e continuò a fare calcoli, «Zaccaria! La potenza!!»

Aggie indicò con il rotolo di appunti un gruppo di numeri senza nulla che apparentemente non andasse.

«... di nuovo?»

«Sì!» lei girò la sedia e si accasciò con le braccia sullo schienale, corrucciata, con un'ombra di preoccupata ostinazione negli occhi. «Va fatto prima quello che sta nella parentesi...»

Zaccaria sospirò.

«... ok?»

«Perché ti ostini a spiegarmelo?» il ragazzo incrociò le braccia sul tavolo e vi appoggiò il viso affilato. «Tanto hai già visto che non capisco, no?»

«No!» Aggie lo colpì sulla fronte con gli appunti. Non fece male, dopotutto era solo carta, ma Zaccaria si lamentò per partito preso.

«Quando senti quella vocina che ti dice che non ce la farai, tu parli più forte di lei! Ok? Sei arrivato fin qui, non importa come, e adesso andrai avanti, non importa come! Perché ne sei capace! D'accordo?»

Lui alzò gli occhi castano chiaro sull'espressione determinata sul viso dell'amica. Era così tanto sicura di sé. Proprio tanto. Chissà come faceva.

«Zaccaria!»

Era in piedi davanti al tavolo, con una mano sul fianco e tendeva il rotolo di appunti contro di lui, come a volerlo indicare.

«... d'accordo...»

«Non ti sento!»

«D'accordo,»

«Più forte!»

«D'accordo!» Zaccaria si alzò di botto, appoggiandosi con le mani sul tavolo.

«Esatto!» Aggie si strinse il rotolo sul cuore con un sorriso spavaldo, come un generale, «Ne sei capace?»

«Lo sono!»

Lei rise soddisfatta, e Zaccaria si accorse di star sorridendo anche lui.

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