CAPITOLO VI.
Sposto la colazione nei piatti, cercando di tenere lo sguardo fisso sui miei movimenti, e non fare vagare la mia attenzione su qualsiasi cosa che potrebbe ricordarmi ciò che è successo ieri sera.
– Buongiorno-. Mi volto e vedo Kosuke, sulla soglia della porta della cucina, con lo sguardo basso.
– Buongiorno; dormito bene?- gli chiedo, tornando a concentrarmi sulla colazione.
– Mi dispiace per ieri sera- mormora. Mi blocco per un attimo, poi riprendo a cucinare.
– Esattamente per cosa?- gli chiedo, cercando di non fare capire quanto la sua risposta mi spaventi.
– Non ho il diritto di farti certe richieste. Ti ho preso in giro per anni, non ho mai fatto niente per difenderti, e adesso sono piombato in casa tua e sto praticamente sfruttando i tuoi sentimenti per stare qui e per sentirmi meglio. Tutto questo non è giusto, però...- sento la sua fronte appoggiarsi alla mia schiena – non voglio rinunciare a sentirmi al sicuro. Avevi ragione, io in fondo voglio solo evitare di rimanere solo. Ti prego, non lasciarmi solo- sussurra.
Sospiro e mi volto verso di lui, che alza la testa per guardarmi negli occhi.
– Non sono riuscito a smettere di amarti in questi anni, non lo farò certo adesso. Ma cosa farai quando baciarti e abbracciarti non mi basterà più per farti sentire protetto?-. Lui non risponde. Sospiro e lo stringo in un piccolo abbraccio.
– Ci penseremo quando arriverà il momento- mormoro. È vero, la sua richiesta è stata ingiusta, ma sono il primo a essere consapevole della situazione e averla permessa, non posso certo avercela con lui per questo.
– Grazie- mormora, alzando la testa; fa per avvicinare le labbra alle mie, ma sembra bloccarsi.
– Si fa così- sussurro; gli appoggio dolcemente le mani sulle guance e mi chino appena verso di lui, facendo unire le nostre labbra per qualche secondo.
– Non è diverso che con una ragazza, semplicemente in questo caso non sei tu a governare- lo lascio e mi volto per prendere la colazione – e comunque non sei obbligato a farlo-.
– Però almeno così...- mi volto con i due piatti in mano – sono certo che mi ami no?- commenta.
– Ti serve per forza un bacio per saperlo?- gli chiedo, mentre vado a mettere i piatti sulla tavola.
– No, ma è già un indizio- commenta.
– Quindi quando non riuscirò più a resistere e ti salterò addosso... cosa penserai?- gli chiedo.
– Che non intendi lasciarmi solo per nessun motivo- usa un tono divertito per sdrammatizzare un pochino, ma sappiamo bene entrambi che è vero.
– Se dici così rischio di saltarti addosso subito- commento, sedendomi. Lui non risponde e si siede davanti a me; sapendo entrambi che è meglio non continuare la conversazione, iniziamo a mangiare.
– Minato... è innamorata di Maemi vero?- mi chiede all'improvviso.
– Dopo tutto quel discorso mi parli della tua ex?- commento, divertito. Lui arrossisce leggermente, imbarazzato.
– Dai tempi delle medie. Era riuscita ad andare avanti ma... Chiko aveva capito che una parte di lei era rimasta indietro e ha preferito lasciarla libera- racconto.
– Pensi abbia fatto bene? Era ciò che lei voleva?- mi chiede.
– Lei avrebbe voluto essere felice con lui. Adesso che si è ritrovata con Maemi, è stato un bene che si siano lasciati; se non si fossero rincontrate... allora sarebbe stato un male. Minato ha un limite di persone a cui può dare amore prima di crollare- affermo. Lo osservo: sembra triste... in fondo è normale, gli è piaciuta Maemi per anni, come io sono stato anni innamorato di lui.
– Non fare quella faccia: sei qui per sentirti al sicuro no?-. Lui fa un piccolo sorriso.
– Hai ragione; bene, prepariamoci ad una nuova giornata!- esclama, iniziando a mangiare. Sorrido anch'io.
Sembra che stia iniziando ad accettarmi. Forse non potrà mai amarmi ma... almeno mi accetta. È già qualcosa.
Il salotto della casa di Minato era stato pensato appositamente per godersi più relax possibile: il divano, piuttosto largo, era sistemato contro la parete, in modo che non si muovesse, e davanti a esso c'era un tavolino su cui poter appoggiare tutto il necessario. Era esattamente di fronte alla televisione, in una posizione comoda anche per raggiungere la scrivania alla sua destra, che la ragazza aveva appositamente riempito dei manga che doveva leggere, e che una volta finiti posava sul tavolino a sinistra del divano per ricordarsi di portarli in camera.
– Questa è una delle cose più tossiche che abbia mai sentito- afferma Minato, seduta sul suo divano di fianco a me.
– Non esagerare, i tuoi manga sono peggio- le faccio notare.
– Si ma adesso c'è di mezzo il mio migliore amico. Sei sicuro di quello che stai facendo? E se Kosuke incontrasse qualcuno? Se decidesse di andarsene? Cosa faresti?- mi fa notare.
– So bene che esiste questa possibilità. Però, finchè non si avvererà... lui è con me no?- sussurro. So bene che finirò per soffrirne, ma anche così non voglio rinunciare a provarci. Lei sospira.
– Sai, hai la fortuna di avere una cosa diversa dai protagonisti dei manga- afferma.
– Il non essere figo non mi sembra una grande fortuna- faccio notare. Lei mi dà un pugnetto sul braccio.
– Idiota; parlo di me. Quegli idioti la maggior parte delle volte non hanno nessuno con cui si sfoghino o confidino, tengono tutto dentro. Tu non ci provare, lo fai già abbastanza, va bene?- si raccomanda.
– Ricevuto capo. Adesso vado, ho finito la pausa pranzo; ci vediamo presto- affermo, alzandomi; prima di uscire di casa, la abbraccio velocemente. Senza di lei, sarei davvero perso: sono fortunato ad averla come amica. Spero che Minato possa trovare presto la sua felicità.
Prendo la pila di magliette che ho appoggiato sul letto e le infilo nel mio armadio, prima di prendere quelle di Kosuke per portarle nella sua stanza; stanno prendendo un profumo diverso... anche se lui continua ad avere il suo.
Sento la porta di casa aprirsi, segno che è tornato.
– Sono a casa-. Esco dalla stanza e vado verso l'ingresso, dove trovo Kosuke intento a togliersi le scarpe.
– Bentornato. Com'è andata oggi?- gli chiedo.
– Come al solito- viene verso di me, ma si blocca a pochi passi di distanza.
– Vuoi il bacio del bentornato?- gli chiedo, vedendo che sta esitando. Trattengo un sorriso: è davvero tenero...
– Non siamo mica sposati- ridacchia, superandomi; si blocca.
– Però se... ecco insomma... tu ne hai bisogno, ecco...-. Alzo gli occhi al cielo, divertito; mi avvicino a lui, gli poggio le mani sulle guance e lo bacio. Lui non esita a chiudere gli occhi e ricambiare.
Non riesco a capire cosa pensi in questi momenti. Ogni tanto mi sembra quasi che mi chieda di farlo, sembra come se gli piacesse più di quanto piace di solito un semplice bacio. Però non voglio farmi troppe illusioni. Probabilmente anche lui è solo confuso per tutte queste novità. Dubito che potrebbe mai... provare qualcosa per me.
Mi stacco da lui, che mi rivolge un piccolo sorriso prima di dirigersi in bagno. Mentre si fa una doccia, preparo la cena; mangiamo abbastanza in fretta, per poi spostarci sul divano a guardare la televisione.
Il soggiorno si trovava praticamente al centro della casa: era infatti la prima stanza che si incontrava una volta oltrepassato il piccolo corridoio all'ingresso, e ai lati della porta che li collegava si trovavano a sinistra la porta per la cucina e a destra quella per il bagno. Sulla parete opposta rispetto a esse, c'erano invece le porte che conducevano alle due camere. Al centro della stanza era stato posizionato un divano grigio, che nonostante non fosse proprio nuovo era ancora comodo; ai suoi piedi era stato sistemato un tappeto, in modo che il pavimento non si rovinasse per via del tavolino che aveva sopra, che per la maggior parte del tempo era vuoto. Il tavolino davvero utilizzato era quello di fronte a esso, che faceva da sostegno alla televisione, un modello vecchio ma ancora perfettamente funzionante.
La mia intenzione era veramente guardare la televisione, ma Kosuke si è appena addormentato con la testa sulla mia spalla e io non posso fare altro che fissarlo. Ha dei lineamenti così perfetti...
Mi chino d'istinto, ma mi blocco a pochi centimetri dalle sue labbra: non sarebbe giusto farlo in questo momento. Serro le labbra e mi tiro su. Delicatamente, lo prendo in braccio e lo porto fino alla nostra stanza.
Nostra perché ormai sono quasi due settimane che dorme con me. Averlo così vicino mi fa impazzire ma... non voglio esagerare, posso ancora resistere. È qui per sentirsi protetto, non intendo essere io il motivo per cui avrà paura.
Lo faccio sdraiare delicatamente sul letto, prima di voltarmi per uscire dalla stanza; ma prima di poter uscire, sento la sua mano afferrare la mia e mi volto verso di lui.
– Dove vai?- mormora.
– A spegnere la televisione: non preoccuparti, torno subito- affermo. Lui continua a tenermi, per nulla convinto; posso vedere l'ansia nei suoi occhi... la paura di essere abbandonato.
– Sai che i diversi luoghi in cui dai un bacio hanno un significato?-. Abbasso lo sguardo su Maemi, sdraiata sul divano, la testa sulle mie ginocchia, intenta a leggere uno dei suoi soliti manga.
– Emozionante- commento.
– Guarda che è interessante! Non sono mica tutti banali. Per esempio, sulle labbra significa "ti amo" o comunque "mi piaci"; sul naso è simbolo di tenerezza; sul collo di malizia...-.
– E sulla fronte?- le chiedo.
Mi chino verso di lui.
– Sulla fronte è significato di protezione-.
Gli do un bacio sulla fronte. Lui chiude gli occhi e io mi stacco mentre lascia il mio polso. Vado in soggiorno e spengo la televisione, dopodichè torno in camera. Sembra si sia addormentato, per cui faccio piano mentre mi sfilo la maglietta e mi sistemo nel letto.
Lo sento avvicinarsi e allungo le braccia, stringendolo a me.
Amare e proteggere. Spesso... sono la stessa cosa.
L'ufficio in cui lavorava Souta era un classico ufficio giapponese, occupato da vari cubicoli quattro per quattro, ma al ragazzo non dispiaceva particolarmente: aveva il suo spazio, la sua scrivania con sopra il computer per lavorare, e sotto essa una cassettiera; gli avevano anche fornito un cestino. Quando Minato l'aveva visto aveva decretato che avere davanti per tutto il tempo una parete grigia non doveva stimolare molto il suo lavoro, per cui il ragazzo vi aveva appeso delle foto con la sua migliore amica.
Tengo lo sguardo fisso sullo schermo del computer, muovendo velocemente le mani sulla tastiera: ancora poco, e avrò finito anche il lavoro di oggi. Non vedo l'ora: amo il mio lavoro, ma questo ufficio è sempre un pochino triste...
In confronto a una casa illuminata dal sorriso di Kosuke, il cubicolo decorato con qualche foto insieme a Minato e occupato giusto dal necessario per lavorare non è molto.
D'un tratto, sento una vibrazione parecchio insistente e mi volto verso il mio telefono, abbandonato sulla scrivania di fianco a me: Kosuke mi sta chiamando.
Velocemente, prendo il cellulare e mi sposto in corridoio, in modo da non disturbare gli altri occupanti dell'ufficio.
– Pronto?- rispondo.
– Souta, mi hanno preso! Mi hanno preso!- urla lui.
– Ti hanno dato un tuo programma?- chiedo, sorpreso.
– Esatto! Non è in diretta ma... avrò l'opportunità di registrare un mio programma!- esclama. Non posso fare a meno di sorridere.
– Ma è fantastico! Di cosa si tratta?- gli chiedo.
– Un programma sulle nuove mode e tendenze nel mondo. Non esattamente il mio ambito preferito, ma è divertente- afferma lui, l'emozione nella voce.
– Sono davvero felice per te- dichiaro. Eppure, sono anche un pochino preoccupato: adesso potrà incontrare nuove persone, diventerà famoso, molti lo vorranno al loro fianco... e un giorno, arriverà qualcuno che lo porterà lontano da me.
– Anche io! Ancora non ci credo!-.
– Se ti va stasera festeggiamo; potremmo ordinare qualcosa di buono da mangiare- gli propongo.
– Mi piacerebbe davvero tanto ma... i miei colleghi hanno già deciso che andremo in un bar. Ti dispiace se facciamo domani?- mi chiede. Serro le labbra.
– Certo che no. Ti serve che ti venga a prendere?- gli chiedo.
– No, c'è anche il mio collega che mi porta al lavoro la mattina, mi riporta a casa lui-. Stringo il pugno.
– Capisco. Allora ci vediamo quando torni a casa- gli dico.
– Certo! A dopo!-. Spengo la chiamata e osservo il telefono. In queste settimane la situazione era più o meno statica. Adesso... riuscirò ad affrontare i cambiamenti che ne deriveranno?
Dopo un attimo, ritiro il telefono. Non è la parte importante. Ciò che devo fare è proteggerlo, e nient'altro. Finchè lo terrò al sicuro... lui rimarrà con me.
Osservo il soffitto della mia camera da letto. Dovrei dormire, ma non ce la faccio... non sono più a non averlo qui di fianco. E poi, vorrei aspettare che tornasse ben dargli il bacio del bentornato...
Sento un rumore fastidioso e allungo la mano verso il telefono.
– Pronto?- mormoro, continuando a fissare il soffitto.
– Souta, sono Maemi-. Aggrotto la fronte: penso sia la nostra prima telefonata da quando ci conosciamo...
– Maemi? È successo qualcosa?- chiedo, tirandomi su.
– Mi ha chiamata l'ospedale... Kosuke è lì. Penso che dovresti raggiungerlo-.
🪶🪶🪶
E anche il sesto capitolo della storia è uscito! Se a chi di voi mi conosceva già è sembrata strana la mia mancanza di finali con suspence... bè, direi che questo compensa! Che cosa sarà successo a Kosuke di così allarmante?
Inoltre, il ragazzo sembra continuare a non sapere esattamente cosa vuole, e Souta è sempre più convinto che le cose stiano per cambiare... questa chiamata di Maemi e il nuovo lavoro di Kosuke come influiranno sulla loro relazione?
Settimana prossima, arriverà il settimo capitolo! Se vi va intanto, fatemi sapere i vostri pareri su questo e sulla storia (si, sono ammessi anche insulti sul finale ahahah)! C sentiamo presto!
~ Kyulia
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