Altalena
Fandom: Tokyo Revengers
Coppia: Shonen-ai, Bajifuyu
Personaggi: Keisuke, Chifuyu
Trama: Due bambini che si incontrano al parco mentre vanno sull'altalena
Chifuyu stava fermo seduto sull'altalena, suo mamma aveva litigato con un suo collega ed ora, per sfuggire agli attacchi di rabbia della corvina, era uscito andando al parco vicino casa sua.
Sperava che i nuovi vicini non l'avessero sentita o che non l'avrebbero sentita quando avrebbe iniziato a dare di matto.
Voleva bene alla donna, dopotutto aveva sempre fatto di tutto per sentirlo amato, ma l'adulta aveva poca pazienza e quando l'ira prendeva possesso del suo corpo, non riusciva praticamente a controllare le sue azioni.
Gli venivano scatti violenti, attacchi di panico ed iniziava a piangere a caso.
E il bambino non riusciva a vederla così, in quello stato che era l'ombra della donna che l'aveva cresciuto.
Quindi ogni volta andava al parco lì vicino a giocare con l'altalena, ma quella volta non se la sentiva.
Poteva chiamare il suo migliore amico, dopotutto Takemichi ci sarebbe sempre stato per lui, ma in quei momenti voleva rimanere solo.
"Che cos'è quel viso triste?" Chiese la voce di un bambino, l'altro alzò lo sguardo incontrando due occhi marrone scuro.
Chifuyu rimase incantato a vedere il viso del maggiore che veniva coperta dai lunghi capelli neri che volavano attraverso il vento.
"N-niente..." Rispose balbettando il più piccolo abbassando lo sguardo imbarazzato.
Il maggiore si mise seduto sull'altra altalena iniziando a dondolare.
"Mi chiamo Keisuke anche se il mio papà mi chiama Kei-chan." Disse il ragazzino mentre andava su e giù sguarciando il cielo dipinto dai colori del tramonto.
Chifuyu lo guardò incantato dalla sua voce, non aveva sentito un tono che lo rilassava così tanto.
Un tono che manteneva le caratteristiche di un bambino, ma che sembrava anche fin troppo adulto.
"E la tua mamma? Come ti chiama?" Chiese il corvino arrossendo leggermente curioso di sapere di più sull'altro.
Il moro sorrise tristemente mentre guardava le nuvole che si muovevano lentamente.
"Non c'è più...È morta quando ero piccolo." Gli rispose mentre saltò dall'altalena ancora in movimento.
Atterrò in piedi senza farsi male girandosi con un sorriso divertito verso il minore.
"Tu come ti chiami?" Gli chiese con tono sincero senza nascondere la sua curiosità.
"Chifuyu...Mi chiamo Matsuno Chifuyu anche se i miei amici mi chiamano Fuyu..." Gli disse con voce sempre più bassa, di solito non era insicuro, ma stare con quel bambino lo rendeva timido.
Il maggiore pensò che fu tenero vederlo arrossire mentre teneva lo sguardo basso.
"E come ti chiamano i tuoi genitori?" Gli chiese avvicinandosi verso il bambino.
Il corvino più piccolo alzò la testa con due occhi luminosi.
"La mia mamma mi chiama Chifu ed è la persona più gentile ed amorevole che conoscono, anche se quando è arrabbiata fa paura..." Disse rabbrividendo leggermente, Keisuke si sorprese di quanto aveva parlato il ragazzo.
Si chiese perché non avesse citato il padre, ma probabilmente era successo qualcosa di cui non voleva parlare.
Il più basso vedendo lo sguardo sorpreso e confuso dell'altro, capì che aveva parlato troppo della sua mamma.
"Emh...Scusa..." Gli disse con tono basso distogliendo lo sguardo.
L'altro sorrise e gli baciò la fronte.
"La mia mamma mi diceva sempre che quando baci la fronte a qualcuno, lui si sentirà meglio...Mi piace sentirti parlare, quindi parla quanto ti pare quando sei con me!" Gli disse con un sorriso sincero, Chifuyu accennò un sorriso con le guance rosse.
"Allora diventiamo amici!" Gli rispose il più piccolo allargando il suo sorriso.
Il maggiore rimase leggermente sorpreso, ma poi gli chiese una cosa.
"Ti va di raccontarmi di più dei tuoi genitori?" Il minore sospirò leggermente ed iniziò a raccontare i diversi episodi ed avventure che aveva avuto con la sua mamma.
"Mentre mio padre io non lo conosco e credo non lo conoscerò mai...Ma mi va bene così, dopotutto mi basta la mia mamma per essere felice!" Finì di raccontare con un sorriso gigante in volto.
L'altro prese la mano del bambino più basso e gli chiese se voleva andare a casa sua.
Il minore arrossì leggermente, ma sorridendo accettò più che volentieri che quel bambino entrasse nella sua vita come un uragano.
Non era consapevole ancora che quell'incontro sarebbe stato quello più importante della sua vita.
Non aveva ancora capito che si sarebbero innamorati l'uno e dell'altro quando sarebbero cresciuti.
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