Chiamata sotto la pioggia
Fandom: Jujutsu Kaisen
Coppia: Shonen-ai, InuOkko
Personaggi: Inumaki e Yuta(principali), Maki e Panda sono i coinquilini
Trama: Una chiamata e un ballo sotto la pioggia alle tre di notte
Inumaki stava guardando dei video sul telefono prima che i suoi due amici venissero a parlargli.
Maki, una ragazza dai capelli corti e diverse bruciature sul corpo a causa dell'incendio che ci fu a casa sua quando era piccola in cui perse la sorella, lo guardò con uno sguardo severo.
Panda, un ragazzo alto magro dagli strani capelli neri e bianchi con un tatuaggio sul lato destro del viso che formava una macchia nera simile a quella dei panda, mentre sulla coscia c'era un disegno gigante di un panda, lo guardò con un sopracciglio alzato.
"Quando vorrai metterti con lui?" Gli chiese la verde con tono serio e con occhi minacciosi mentre l'amico sospirava.
Si era arreso molto tempo prima conoscendo pure i sentimenti di Inumaki e di Okkotsu.
"Non voglio mettermi con lui ora... È passato solo un anno da quel momento..." Sussurò il bianco con lo sguardo basso.
Un anno prima il suo migliore amico oltre panda, o almeno quello era il soprannome che si era fatto dare da loro, aveva subito un lutto anche abbastanza grave.
Yuta aveva visto morire davanti ai suoi occhi Rika, la ragazza che aveva sempre amato fin da bambino e che aveva deciso di sposare.
Quella cosa gli aveva sempre fatto male consapevole dei suoi sentimenti verso il moro, ma non poteva dirglielo.
"È passato un anno, Inumaki." Gli rispose Maki avvicinandosi al bianco e appoggiandosi sul letto.
"Yuta ha bisogno di qualcuno forte come te...Yuta ha bisogno di te..." Gli disse con un sorriso sul volto, il bianco abbassò lo sguardo leggermente titubante.
Lui non era forte e sicuramente Yuta non aveva bisogno di lui in quel senso...
Maki e Panda si scambiarono un'occhiata quando sentirono la suoneria del telefono di Inumaki.
Il bianco si sorprese di vedere una chiamata in arrivo dal moro, dopotutto pensava che dormisse alle tre di notte.
Guardò l'amica esitante nel rispondere prima di beccarsi uno schiaffo sulla spalla dalla verde.
"Soffre di insomnia, è sempre stato così fin da bambino...Per questo spesso la notte sono a parlare attraverso i messaggi con lui." Gli disse la ragazza prima di alzarsi, il bianco si sorprese di scoprire quella cosa.
Strinse un po' più forte il telefono e rispose avvicinando l'oggetto all'orecchio in un modo insicuro.
Gli altri due coinquilini uscirono dalla stanza per lasciare un po' di privacy ai due.
"Y-Yuta?" Disse con la voce tremolante il bianco, sentiva rumore di pioggia ed il respiro affannato del ragazzo dall'altra parte del telefono.
"Toge..." Rispose la voce spezzata del moro, il bianco si sorprese del tono basso e roco del ragazzo, sembrava quasi che avesse pianto.
"Yuta, stai bene?" Gli chiese l'altro preoccupato per la situazione abbastanza instabile dell'amico.
Sicuramente non stava bene dopo aver visto morire davanti ai suoi occhi Rika e non aiutava il fatto che i genitori della ragazza davano la colpa a lui.
Anche se la colpa era di un'idiota totale che non rispettò il semaforo...
Inumaki strinse il telefono mentre respirava profondamente per calmarsi, si mise in ascolto attentamente sentendo il respiro sempre più affannoso dell'amico e la pioggia cadere su altre pozzanghere unendosi in un unico corpo.
"Toge ho bisogno di te..." Gli rispose Yuta iniziando a piangere.
Aveva amato Rika, ma la presenza costante dell'Inumaki lo aveva spinto a provare dei sentimenti diversi rispetto a prima.
Quando era morta si era dato per mesi la colpa, il bianco aveva passato notti in sua compagnia mentre lo abbracciava e lo proteggeva dai suoi incubi, era stato male, malissimo.
Ma quando aveva visto, una notte di due mesi prima, il viso tranquillo addormentato del ragazzo, il suo cuore aveva perso un battito.
Da lì aveva iniziato a riprendersi piano piano, era vero che Rika sarebbe sempre stata importante per lui, ma...
Ma poteva andare avanti ora, sicuramente era quello che voleva la ragazza che aveva amato e che voleva sposare.
Probabilmente ora lo stava guardando dall'alto con il suo sorriso dolce e gentile che la distingueva dalle altre.
L'avrebbe sempre amata, ma non il lui di adesso.
Quello che l'avrebbe sempre amata era il sé bambino.
"Perché me lo stai dicendo ora?" Gli chiese il bianco appoggiandosi al muro seduto ancora sul letto e lo sguardo puntato in alto anche con gli occhi chiusi.
Stava provando un'ansia assurda perché forse il suo desiderio si sarebbe realizzato.
Yuta deglutì, arrossì leggermente e sorrise amorevolmente.
"Perché? Mmh...Perché meriti di essere amato in un modo unico, sotto la pioggia, sotto la luna, bagnato mentre sorridi ballando alle tre di notte...Per questo ti ho chiamato a questo ora mentre sono stato la pioggia con la nostra luna semicoperta dalle nuvole tristi.
Se lo avessi capito prima avremmo avuto più tempo, ma non me ne sono accorto prima...
Se me lo permetterai, di amarti nel modo che meriti, sarai l'unico con cui farò queste cose.
L'amore vero possiamo esserlo noi e raccontare che ci sono ancora speranze in una chiamata, in un ballo, in un bacio mentre piove quando la luna è alta nel cielo a proteggerci alle tre di notte.
Possiamo essere il nostro presente, il nostro passato e il nostro futuro.
Possiamo essere il nostro amore...
Se solo me lo permetterai, vieni qui da me nel nostro posto speciale..." Gli rispose con il sorriso dolce sulle labbra, mentre piangeva di sollievo di essere riuscito a raccontarglielo.
Il bianco neanche si accorse di star correndo il più velocemente possibile nel parcheggio in cui si conobbero da bambini.
Quello era il loro posto.
In cima a una collinetta, in una zona appartata davanti a uno strapiombo.
"Yuta!" Urlò il bianco per richiamare l'amico che aveva sempre amato girato di spalle.
Lui si girò e gli sorrise teneramente prima di inchinarsi leggermente porgendogli una mano.
"Inumaki Toge, mi concederesti di amarti durante questo ballo?" Gli chiese stringendo la mano del più basso quando la posò sulla sua, lo fece girare e avvicinare a lui.
Unirono le loro labbra in un bacio casto, pieno di amore.
"Ti amo..." Gli disse serio il moro, l'altro sorrise sinceramente e gli rispose.
"Anche io, lo sempre fatto." Fu solo un sussurò che venne coperto dal rumore della pioggia e del vento, ma fu ascoltato dal ragazzo più alto che congiunse le loro labbra in un altro bacio sorridendo imbarazzati.
Quello era il loro amore.
Una chiamata sotto la pioggia.
Un ballo sotto la luna.
Un sorriso coperto dalle labbra dell'altro.
Quella notte avvenne una promessa non sentita da nessuno.
Protetta e ricordata da quel posto, sigillata con la pioggia.
Rinchiusa nei loro ricordi che non si scorderanno mai.
Ma io non so quale fu quella promessa, perché non la sentii mai.
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