Capitolo Ottavo
Natalia tornò a casa, ancora scossa per quello successo al parco. Jonahtan non si era mai fatto avanti così nella vita reale e di certo lei non se lo sarebbe mai aspettato. Evitando completamente la sua famiglia, lei salì le scale, andando in camera sua, dove si avvicinò alla finestra, aprendola, chiudendo gli occhi per sentire la brezza che le accarezzava la pelle del viso in modo delicato. Non appena chiusi gli occhi, le venne in mente la sensazione delle labbra di Jonahtan sulle sue.
<< Perché lo hai fatto, perché?! >>
Nat guardava fuori dalla finestra, con la mente assente, senza pensieri..
<< Perché mi andava, Natalia.... >>
Una voce le aveva appena sussurrato all'orecchio, e Nat, quella voce, la conosceva bene. Jonahtan era alle sue spalle, con il viso vicino al suo orecchio, mentre cominciava ad accarezzarle la spalla delicatamente.
<< J-Jonah..tan cosa ci fai qui? >>
<< Ti ho visto scossa e mi sono preoccupato. >>
<< O-oh, ma non dovevi >>
<< Dovevo. Sei mia e devo assicurarmi che tu stia bene. >>
<< Jonahtan io non.. Non sono tua, smettila >>
Lui le prese il mento tra indice e pollice e la costrinse a guardarlo negli occhi.
<< Lo sarai e lo vuoi, tu lo sai.... >>
Lei rimase incantata a guardarlo, mentre lui usciva dalla finestra, scendendo la scala.
<< Sono felice che tu stia bene, ma devo andare. Attendi con ansia il mio ritorno. >>
________
Quella notte Nat non incontrò Jonahtan nel suo sogno, anche se lo aspettava.
________
I giorni passarono e a scuola Jonahtan guardava Nat sempre, o almeno quando ne aveva l'opportunità. Le sorrideva sempre e lei, dopo essere arrossita, ogni tanto ricambiava il sorriso. Il ragazzo cominciò a lasciare bigliettini nell'armadietto di Nat, a volte scriveva semplici parole, ma lei apprezzava tutto. La vita della ragazza era diventata radiosa ed era felice di alzarsi dal letto, anche perché, di notte, nei sogni, Jonahtan non andava più a trovarla, ma questo a lei non dispiaceva più di tanto, ora aveva il vero Jonahtan che era interessato a lei. La cosa all'inizio le sembrava strana, ma poi ci prese l'abitudine, sentendo che così si avvicinava sentimentalmente al vero Jonahtan, perché si, era davvero innamorata, cosa che lei non avrebbe mai detto!
Natalia le tue labbra sono come petali di rosa.
J.
Vorrei baciarti ancora, e ancora.
J.
Hai portato i colori nella mia vita fatta di bianco e nero.
J.
Il tuo profumo mi fa desiderare di farti mia, per sempre.
J.
Adoro la tua ciocca davanti agli occhi. Toh! Eccola.
J.
Vuoi essere il mio pranzo?
J.
Un giorno, nell'orario di pranzo, Cami era dovuta scappare in biblioteca per finire, o meglio, fare, una ricerca di cui si era completamente dimenticata, così Nat si mise a pranzare da sola, nel cortile della scuola. Non fu sola a lungo, perché si avvicinò un ragazzo, passandole un bigliettino.
Posso pranzare con te?
J.
La ragazza sorrise, arrossendo piano, per poi annuire, guardando il ragazzo di fronte a lei. Jonahtan si sedette al fianco della ragazza, guardando di fronte a lui, il vuoto.
<< Allora i bigliettini hanno funzionato! >>
<< Sì, hanno funzionato.. >>
Nat sorrise, annuendo piano e guardò anche lei di fronte a se. Non sapeva che altro dire, era davvero molto agitata ed a disagio. Lui si girò verso di lei, guardandola con gli occhi di uno innamorato. Rimasero in silenzio per un po', fino a che Jonahtan non decise di interromperlo.
<< Natalia, vorresti uscire con me..? >>
Lei lo guardò, arrossendo sempre di più, annuendo piano, per poi sussurrare un flebile si in risposta. Il ragazzo sorrise, felice che lei avesse accettato.
<< Facciamo il 23? >>
Nat annuì ancora una volta, sorridendo come un ebete, pensando già a quel giorno, a come si sarebbe vestita, a cosa avrebbero fatto.
<< Ti vengo a prendere alle 17 allora. Ci vediamo venerdì Natalia. >>
Così, Jonahtan si alzò, camminando verso la scuola, girandosi per sorriderle. Nat nascose il viso nelle mani, fino a che qualcuno non glie le spostò, notando il rossore della ragazza su tutto il viso.
<< Cami mi ha chiesto di uscire... >>
Nat guardò l'amica, mentre sorrideva e rideva, non riuscendo a fermarsi.
<< Gli hai detto di si, spero >>
<< S-si. Mi passa a prendere venerdì. >>
Cami cominciò ad urlare, felice, mentre tirava su da terra l'amica e l'abbracciava, saltellando, felice per lei. Finalmente Nat era riuscita a fare dei passi avanti, o per meglio dire, era Jonahtan che era riuscito ad ottenere quello che voleva, ma sarebbe riuscito a portarla al Kirah?
________
<< Ce l'hai fatta? >>
<< Sì Bradley, la vado a prendere venerdì alle 17. >>
<< Cosa pensi di fare? La drogherai? >>
Gli occhi di Jonahtan si spalancarono a sentire le parole del fratello, non aveva intenzione di drogare Nat per farle fare il Kirah, lei doveva essere consenziente, soprattutto perché ora lui la amava. Non ci aveva ancora pensato come fare per convincere la ragazza, ma in qualche modo doveva fare per forza.
Il Kirah non era una cosa leggera, era un impegno a vita, che i due ragazzi dovranno portarsi dietro fino alla loro morte. Natalia era quella che doveva dare più se stessa.
<< Non la drogherò mai Brad. Troverò un'altra soluzione >>
<< E quale? >>
<< Non lo so. E' questo il problema. >>
Il fratello si sedette sul letto, di fianco al altro, guardandolo negli occhi, ancora preoccupato.
<< Fratellino, io so cosa devi fare, c'è del rischio, però ti assicura di non farla scappare da te se davvero è innamorata. >>
Quelle parole fecero risvegliare Jonahtan che rimase ad ascoltare il fratello mentre spiegava la sua idea, che pensava fosse davvero geniale. Le ore passarono in fretta e loro misero su carta il piano, ormai rimaneva solo la parte esecutiva.
Programmato il tutto, Jonahtan, andato a dormire, decise di andare a trovare Nat, facendole sentire ancora di più la mancanza carnale verso di lui, così che per venerdì fosse stata pronta.
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