8 - Simili

Hawks era pensoso quella mattina.

Seduto su un pilone di un ponte pensava che era strano che da un giorno all'altro si ritrovava dapprima ad odiare Shigaraki poi a sopportarlo e ad essere suo complice.

Tutto per quale ragione? Perché lui aveva scambiato Akiko e Toya per dei villain e si era avvicinato a loro.

Toya... già Toya. Come aveva fatto a capire che stava male? Era stato così trasparente oppure Toya lo aveva osservato troppo?

Era davvero un buon amico. Anche Akiko era una ragazza fantastica. Ma con Toya si sentiva più legato, più in sintonia.

Era ormai sicuro che loro due non fossero dei criminali, ma andare lì dopo una stressante giornata di lavoro gli calmava i nervi.

A casa Akaguro si sentiva ben accetto e... a casa. Usava la scusa 'Devo capire se siete villain' solo per passarci un altro po' di tempo.

Invece di rientrare nella sua casa, vuota e fredda, preferiva stare con gli altri due... anzi tre visto che adesso alla compagnia si era unito pure Shigaraki.

Quella casa era calda e accogliente, e i due fratelli gli volevano bene, almeno così credeva.

Si era affezionato, e finché durava voleva godersi ogni momento possibile da loro.

Si rialzò e continuò a fare il suo lavoro, aspettando che la giornata finisse così da poter tornare a casa.

«Toya!» lo richiamò Akiko, quando per l'ennesima volta questo aveva provato a rubare un pezzo del pranzo che stava cucinando.

Il corvino era appena rientrato dal suo turno di lavoro, ma aveva già tentato di sgraffignare del cibo innumerevoli volte.

L'albina ridacchiava ad ogni suo tentativo fallito, pensando che suo fratello si comportava proprio come un bambino certe volte.

Toya, invece, metteva su un buffo broncio, con lo stomaco che brontolava.

Il telefono della maggiore vibrò, attirando involontariamente lo sguardo del minore.

Era un messaggio di Shigaraki.

Questo posto comincia a darmi sui nervi, come se non lo facesse già da prima

Poi ne arrivò un secondo.

Dopo posso chiamarti? Ho bisogno di calmare i nervi e di sentire la tua voce

"Cavolo che dolce" si ritrovò a pensare.

Sì, era l'uomo giusto per sua sorella. Anche se era un villain sembrava tenerci davvero a lei.

«Che fai, mi spii il telefono?» gli domandò la maggiore ironica puntandogli contro un cucchiaio di legno.

«Oh! Questa è un'accusa pesante!» esclamò l'altro in modo teatrale, stando al gioco e afferrando un altro mestolo.

Poi i due si sorrisero lanciandosi una sfida silenziosa. Cominciarono ad usare gli utensili da cucina come se fossero delle spade e loro fossero due cavalieri, ridendo ogni tre per due e commentando con frasi come «Ha! Bel colpo!» o «Non perderò contro di te, fatti sotto pivello!»

Ritornarono bambini, quando giocavano con Natsuo e Fuyumi ai cavalieri, solitamente i maggiori erano in squadra insieme e conquistavano sempre la fortezza - il letto -, rattristando i due più piccoli a cui poi però regalavano qualche caramella.

Erano bei tempi... a volte.

Quando Akiko riuscì a disarmare il fratello esultò vittoriosa.

«Ha-ha! Non riuscirai mai a battermi» lo derise amorevolmente, scompigliandogli i capelli.

«Hai vinto la battaglia ma non la guerra. Un giorno ti batterò» si ripromise il corvino.

Dopodiché un lungo fischio e degli applausi riecheggiarono per la stanza, facendo voltare di scatto i due fratelli.

«Cavolo, avete mai pensato di darvi alla scherma?» commentò Hawks, che aveva assistito a tutta la scena.

«Sai cosa significa privacy? Adesso sarò costretto ad arrostirti per ciò che hai visto» disse serio Toya, anche se si riuscivano a intravedere gli angoli delle labbra che si alzavano contro la sua volontà, cercando di far uscire la risata che con tanta fatica stava trattenendo.

«Oh no, mi cuocerai e poi mi mangerete? Siete proprio dei cannibali senza cuore! Come potreste mangiare un angelo come me?» stette al gioco Hawks, facendo gli occhi da cucciolo.

«Scommetto che sei molto saporito» rise Toya. Non si riferiva al fatto di farlo arrosto stavolta, e la sorella lo sapeva, dato che aveva colto il doppio senso e stava cercando di bloccare eventuali spiacevoli fantasie. Hawks invece ridacchiò, credendo che nelle parole del maggiore non ci fosse alcuna malizia.

«Come state?» chiese il biondo sedendosi a tavola mentre Toya serviva il tanto atteso pranzo.

Il corvino e l'eroe cominciarono a parlare, mentre all'albina venne in mente che ancora non sapevano il nome dell'eroe. Non voleva mettergli di certi pressioni o altro, ma voleva sapere con chi parlava. Dopotutto lei è Toya gli avevano rivelato il loro più grande segreto.

Era però spaventata all'idea di mettere in guardia Hawks e di farlo chiudere a riccio, per cui optò per avere pazienza e aspettare che il biondo si aprisse con loro.

Poi si concentrò su un'altra cosa: lo sguardo di Toya sull'eroe.

Aveva gli occhi... sorridenti. Sembrava proprio che il biondo lo facesse stare bene, sereno. Se così era, poteva solo sperare che un giorno Hawks avrebbe potuto ricambiare. Suo fratello si meritava una felicità più duratura di quella che otteneva da occasionali scopate, che più che per felicità faceva per... noia? Non lo sapeva neppure lei.

Akiko non aveva mai avuto quel genere di impulsi o bisogni. Certo, aveva avuto le sue prime volte, come tutti, ma... non era una necessità per lei avere dei rapporti. E poi il suo trauma era sempre dietro l'angolo. Quando era stata per la prima volta con un ragazzo, questo era stato molto paziente e l'aveva aiutata molto.

Finirono di mangiare e andarono a rilassarsi sul divano, quando bussarono alla porta. Andò ad aprire Toya, ritrovandosi davanti niente meno che Shigaraki.

«Ora tu mi spieghi come diamine fai a non suonare mai per farti aprire la porta del palazzo. Sgretoli la porta o cosa?»

«Segreti del mestiere» rispose tranquillo l'azzurrino.

Tomura si avvicinò ad Akiko, che gli fece cenno di sedersi vicino a lei sul divano, per poi darle un breve bacio sorridendo. Già, sorridendo. Da quanto non sorrideva a qualcuno perché era felice? Tomura non se lo ricordava neppure.

Poi Toya partì con le domande.

«Da quanto tempo va avanti questa storia? Cosa ti piace di mia sorella? Perché ti sei innamorato di lei? Sei innamorato vero? Perché non accetterei mai che tu la usi, chiaro?»

«Non ho capito quasi nulla, devi parlare più piano. Ti basti sapere che non la sto usando, anzi, mi fa stare bene e spero che sia reciproco»

L'albina sorrise a Tomura con tutta la dolcezza che le avevano procurato quelle parole. Lui le strinse la mano, ricambiando.

«Aspetta, ma tu non eri alla LOV?» domandò Toya.

«Me ne sono andato a causa di un... chiamiamolo litigio»

«Sospetto...» commentò il corvino con un sorriso malizioso sulle labbra.

«Cosa stai pensando?» domandò, inarcando un sopracciglio, Tomura.

«Non so... tipo... mhh... LO SO! C'è qualche strano intreccio amoroso in cui tu sei coinvolto!»

Tomura sospirò.

«Purtroppo non hai tutti i torti... c'è un mio compagno a cui piace essere malizioso con me per scherzare, ma ovviamente non fa sul serio... però, una delle nostre gli ha minacciato di starmi alla larga. Ha fatto una scenata inutile, ed erano proprio avanti alla mia stanza, quindi ho sentito tutto... sono uscito dalla finestra» spiegò annoiato, cingendo la vita di Akiko per avvicinarla a lui e sentire l'odore dei suoi capelli.

L'albina sentì una piccola fitta di gelosia attraversarla, ma fece finta di nulla: se Tomura voleva stare con quella tizia, adesso non sarebbe stato lì... giusto?

«Quindi ci sono dei... conflitti interni?» chiese conferma Hawks, ottenendo una risposta affermativa.

«Questo dovrebbe essere un elemento a nostro favore, non trovate? Se la LOV è disastrata dentro, smatellarla da fuori sarà più semplice» ragionò il biondo.

«Esatto. Onestamente, non mi importa della LOV. Della società degli eroi e dei villain, adesso, me ne infischio»  rivelò l'azzurrino, appoggiandosi alla spalliera del divano, ma senza allontanarsi dalla sua albina.

«Lo avevo capito sai? Se ti interessasse della lega, non avresti collaborato con me» sbuffò il biondo, ragionando su come agire.

«Hawks, c'è solo una cosa che ti chiedo»

Il biondo alzò lo sguardo verso Tomura.

«Non ucciderli. Sono solo dei tizi problematici che hanno sofferto, hanno sbagliato, certo, ma non si meritano la morte»

«Non rientra negli ideali di un eroe uccidere»

«Ma lo faresti? Se ne avessi l'occasione... se te la dessero buona per una volta... tu li priveresti delle vita?»

«Certo che no!» esclamò Hawks.

«Io te lo ripeto: non ucciderli. Poi fa quel che ti pare»

A quel punto, la conversazione terminò è la stanza calò nel più completo silenzio.

Se a Tomura non importava più nulla dei villain, quel giorno di dovette ricredere.

L'azzurrino era ovviamente rimasto a capo della lega per fare da spia ad Hawks, ma non gliene importava più un fico secco di quello che sarebbe successo ai suoi compagni una volta catturati.

Era perciò convinto che lui fosse già mentalmente fuori dal mondo dei villain, e che non gli importasse nulla di quello che gli altri facessero.

Eppure, in quel momento, non era affatto così.

Tomura osservava con disgusto e orrore la scena davanti a lui, mentre colui che era a comando di tutto quello schifo lo guidava nell'edificio.

Kurogiri aveva avvertito l'azzurrino di questo villain, Overhaul, che piano piano stava acquisendo sempre maggiore potere e che aveva trovato un modo per creare proiettili anti-quirk.

Era dunque andato a trovarlo, visto che la LOV si aspettava di contrattare con lui, solo per ritrovarsi davanti una bambina incredibilmente simile a lui a cui venivano fatti prelievi di sangue fin troppo numerosi.

La piccola non si muoveva, non piangeva, guardava verso il basso con la faccia coperta dai lunghi capelli azzurrini, tra cui spuntava un piccolo corno.

Shigaraki non riusciva a muoversi, stava lì, a pensare quanto quella bambina e lui fossero simili.

«Shigaraki, vedo che sei molto preso da Eri. È lei che, grazie al suo quirk, ci permette di creare i proiettili. Le preleviamo del sangue e ce lo mettiamo dentro»

Tomura era disgustato. Come poteva far soffrire così tanto una bambina? Forse questi pensieri erano causati dal fatto che si riteneva simile alla piccola, e non solo fisicamente.

L'azzurrino non disse nulla, uscì dalla stanza con la voglia di spaccare la faccia ad Overhaul.

Tomura e Overhaul trattarono, decidendo di rivedersi alla LOV per parlare con tutta la lega e mettere a punto le ultime cose.

L'azzurrino se ne andò con piacere. Perché lui, con quell'essere chiamato Kai Chisaki, non voleva averci più nulla a che fare.

Fanart non mia [lo ribadisco non si sa mai]

- Angolo autrice -

Forse sto uscendo dal blocco piano piano

Comunque ecco che entrano in scena Eri ed Overhaul (quanto mi divertirò a scrivere)

Ho reso Tomura un adorabile gentiluomo- sti cazzi se è fuori personaggio, dopotutto io scrivo per me stessa prima di tutti, quindi se vi piace bene se no bye bye

Se ci sono errori pardon

Vi saluto bella gente

Sperando abbiate gradito

-La vostra scrittrice problematica ♡

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