xxviii. fai la cosa giusta
( H U N T E R )
Hunter delle Isole del Sud era certo che mancava poco e si sarebbe addormentato lì, in piedi nel corridoio, davanti alla porta della sua stanza.
Probabilmente aveva vissuto la giornata più faticosa da quando aveva messo piede sulla terraferma, tra mancate risse, minacce, complotti e occhiatacce. A quanto pareva, anche nella landa del bene e della gentilezza, le vecchie abitudini lo seguivano come un segugio.
Proprio come lo era lui, un cane con la coda tra le gambe che stava cercando da venti minuti il coraggio per aprire quella dannata porta.
"Ehi, biondino, come va?". No, troppo diretto.
"Non trovi che sia stata una splendida giornata?". Hunter era bravo a mentire, ma c'era un limite a tutto.
"Oggi brilli come il sole". Era notte.
Dannatamente disperato. Stupido. E debole.
Hunter prese un profondo respiro e afferrò la maniglia, piegandola.
Nell'esatto momento in cui faceva presa per entrare, la porta si aprì e il figlio di Hans ruzzulò in avanti, sfiorando il petto di Richard, che lo guardò afferrare il letto per non finire a terra, con sguardo stupito e confuso.
Hunter si rizzò subito in piedi, girandosi verso il biondo e raddrizzando la schiena quasi fosse al cospetto di un pezzo grosso.
«Ehi!». Abbassa la voce, sembri un venditore ambulante.
«Ehi».
Richard accennò un sorriso.
«Volevo . . . ».
«Io volevo . . . ».
Due leggere risate gemelle.
«Prima tu—».
«Vai prima t—».
Calò il silenzio, e Hunter battè le palpebre e pensò che la tensione lo stava uccidendo. Per questo, gonfiò le guance e— «Nonsocosasiasuccessooggiocosahofattoioecosatutiodiomanonèveroperchèseifantasticoeionon—».
«Ok, principino, calmiamoci» ridacchiò Richard, incrociando le braccia, una tenue sfumatura rosa a colorargli il viso. «Una cosa alla volta e senza mangiarti le parole».
«Sì, ok» precipitò subito Hunter, imbarazzato, passandosi una mano tra i capelli. «Dall'inizio. Una cosa alla volta. Senza mangiarmi le parole. Sì. Ecco. Io—». Il respiro gli si bloccò nuovamente in gola e se la schiarì, spostando il peso da un piede all'altro.
Regola cinque: freddo, gelido, un pezzo di ghiaccio ma con l'audacia di un leone. Il figlio di Hans guardò quello dei Radcliffe dritto negli occhi, rigido, serio, regale, o come minimo avrebbe dovuto sembrarlo, se non avesse avuto la bocca aperta come un pesce lesso, ancora indeciso su cosa dire.
Richard alzò un sopracciglio: «Allora?».
Hunter scosse la testa, come a svegliarsi da un sogno tutto suo. «Io volevo— ecco, chiedere scusa. Insomma, per quello che è successo prima, in giardino. Sai . . . il casino. Non— noi non siamo abituati a ignorare o passare, ecco, sopra alle cose. Quindi, sì». Arrossì: «Volevo provare a chiedere scusa nel caso avessimo— avessi sbagliato qualcosa».
Se suo padre l'avesse visto in quel momento probabilmente l'avrebbe picchiato a sangue, e Hunter si pentì immediatamente delle parole che gli erano uscite dalla bocca. Perchè diamine si era scusato?
Sembrava se lo stesse chiedendo pure il ragazzo di fronte a lui: «Stai scherzando, vero?» domandò, una smorfia che gli deformava il viso. Fece un passo avanti e parve sul punto di voler posare una mano sulla spalla di Hunter, ritirandosi solo all'ultimo. «Senti, oggi è stata un giornata . . . particolare, ma l'ultima cosa tu devi fare e chiedere a me scusa». Il biondo deglutì, e Hunter si ritrovò a seguire quel gesto con gli occhi. «Mi . . . vorrei fosse andata diversamente».
Hunter si morse la lingua, prendendo un lungo respiro dal naso. Annuì titubante, mentre si stendeva sul proprio letto.
Non rispose e si addormentò.
•✵•
La mattina dopo, nonostante il sole battente e il caldo soffocante — erano in pieno ottobre, infatti Hunter non riusciva a capacitarsene — l'aria pareva spessa e pesante.
Fin dal secondo in cui il figlio di Hans aprì gli occhi, poteva percepire un insistente peso sullo stomaco. Si alzò, la testa che gli girava. Non poteva aver dormito più di un paio d'ore.
Richard non c'era, il letto già rifatto e la sua chitarra sparita. Hunter ricordò un pomeriggio in cui erano entrambi in stanza, appena una settimana dopo il suo arrivo ad Auradon, quando il figlio dei Radcliffe non la smetteva di suonare.
Lui si era portato il cuscino in faccia: "Dei, uccidetemi adesso o bruciate quello strumento infernale". Richard aveva smesso subito di strimpellare, girandosi verso di lui: "Cosa c'è che non va?".
"Questo posto, la luce, la F che ho preso a 101 Rimedi di Bontà con annesso commento della Fata che dice credo nel tuo miglioramento! Solo, la prossima volta ti consiglio di non rispondere a tutte le domande con "gli tiro un pugno in faccia"!" si era lamentato, togliendo il cuscino dal viso e sostituendolo con un braccio. Aveva sentito Richard sbuffare. "Ma adesso quello che mi sta più sui nervi sei tu e il tuo strumento di tortura in corde e telaio".
"Chitarra. Voi non ne avete sull'Isola?".
"Alcune, ma di solito gli togliamo le corde per farci delle garrote".
Richard si era portato una mano al collo, scioccato.
"Non ti preoccupare, biondino, non le usa nessuno. È un'arma noiosa e datata. Solo agli sfigati piacciono, e di solito diventano lo zimbello della scuola".
"U—Usate delle garrote a scuola?!".
"Sì, durante Torture e altre Arti Minori. Perchè?".
Richard non aveva risposto, perciò Hunter aveva scrollato le spalle, continuando a parlare. "E tu? Di solito la usi per annoiare a morte chi ti sta sulle scatole?".
"Di solito no" aveva ringhiato il figlio del Radcliffe, e Hunter aveva accennato un sorriso. "Ma la cosa sta diventando estremamente allentante".
"Sono lusingato".
"E io disgustato".
"Andiamo, scommetto che ti piacerebbe avere le mie mani attorno alla tua gola".
"E anche osceno".
Hunter aveva riso. Il biondino era diverso da chiunque avesse mai incontrato. "Una delle mie migliori qualità. Allora, perchè stai strimpellando da mezz'ora?".
"Non potrebbe essere solo perchè mi piace?".
"Ma sarebbe noioso!".
"E perchè?".
"Non c'è gusto a fare qualcosa senza un obiettivo o senza avere qualcosa in cambio".
"Forse dalle tue parti".
Silenzio.
"Allora?".
Un sospiro: "Sto provando per il giorno dell'incoronazione".
Hunter si era tirato su a sedere, improvvisamente più interessato. "Quella di Ben?".
"No, la mia. Per tutti gli Dei, Hunter, quante altre incoronazioni pensi ci siano?".
"E io che ne sò! Sei tu quello che vive qui da tutta la vita!".
Gli aveva detto allora che faceva parte dell'orchestra della scuola e che quindi avrebbe eseguito l'inno nazionale all'inizio e alla fine della celebrazione. Hunter non ne aveva fatto parola con nessuno dei suoi amici. Sapeva quanto poteva essere importante come informazione, ma non voleva mettere Richard troppo in mezzo.
E anche perchè se n'era appena ricordato.
Scosse la testa e andò in bagno. Aprì il rubinetto e si sciaquò la faccia.
«Hunter!».
Quest'ultimo tirò su la testa di scatto, sbattendo contro la mensola dello specchio, e gli spazzolini gli caddero tra i capelli.
«Ouch».
Alzò lo sguardo, aggrottando le sopracciglia al riflesso di Richard che lo fissava alla sue spalle, una mano a nascondere il sorriso che minacciava di nascergli in volto.
«Cosa ci fai qui? Pensavo fossi già in cattedrale».
«Dovrei, in effetti. Ma poi mi sono ricordato di aver scordato il plettro».
Hunter non sapeva di preciso cosa fosse un plettro, ma gli fu grato per aver riportato lì Richard. Una parte di lui non voleva che la conversazione della sera prima fosse stata anche l'ultima tra di loro.
Fu in quel momento che la realtà lo colpì.
Stava per rubare la bacchetta.
La missione per cui lui e i suoi amici erano lì. Il futuro dell'intera Isola. Quello dell'intera generazione di Cattivi. Ciò per cui i loro genitori avevano combattuto. Ciò che anche lui desiderava. Più di ogni altra cosa al mondo.
Hunter si girò verso Richard.
Lo guardò. Anche Richard lo fece.
Le sue dita fremevano per tirarlo a sè e affogare in quel profumo di fragola. Le sue labbra bruciavano dalla voglia di sentirne un altro paio roseo a completarle. Voleva affondare le mani nei suoi capelli dorati. Voleva lasciare una miriade di baci su quella pelle abbronzata. Voleva sentire la voce di Richard scivolargli nelle orecchie come una delle sue migliori canzoni. Voleva lui. Voleva lui e basta.
Fu come sbucare in un bivio.
Fu come essere sull'orlo di un precipizio.
Fu come abbandonarsi a se stesso.
Fu sublime, terrificante, inaspettato ma talmente meraviglioso.
Non seppe per quanto tempo erano rimasti a guardarsi negli occhi, ma a un certo punto sentì la propria voce risuonare nell'aria: «Non mi importa cosa hai detto a Chad». Richard sobbalzò, mentre Hunter usciva dal bagno, lo superava e iniziava a cambiarsi. «Sul serio. Tengo ai miei amici, molto di più di quanto avrei mai pensato». Perchè era amico di quei ragazzi da appena un mese eppure sembrava una vita. «Ma ho imparato a tenere anche ad altro. E per quanto a te possa non aver significato nulla . . . quel— bacio . . . mi è piaciuto».
Richard assottigliò le labbra, ma Hunter sorrise a trentadue denti.
«Era la cosa giusta da fare. E non mi importa come sarà d'ora in poi».
Allacciò l'ultimo bottone dell'elegante giacca bianca, gli inserti di pelle nera, blu e magenta che brillavano alla luce della finestre. Era una riproduzione in chiave più moderna di quella di Hans, che Evie ave a realizzato per l'occasione. Hunter la adorava, ma si sentiva appena soffocare, come se non gli appartenesse veramente.
Infilò la spada di suo padre nel fodero e la agganciò alla cintura di cuoio marrone.
Stava per varcare la porta della stanza, quando sentì una mano afferrargli un polso. Hunter si bloccò sul posto, ancora quel sorriso da ebete in faccia.
«Anche a me». Il fiato di Richard era caldo sul retro del suo collo. «Anche a me è piaciuto».
«Allora rifaremo tutto il prima possibile, Rick. È una promessa».
E lo era davvero.
—— angolo autrice!
well, well, well.
capitolo piccino piccino, ma penso di amarlo più di me stessa.
e poi, DUE CAPITOLI IN POCO PIÙ DI UNA SETTIMANA?! COSA MI È SUCCESSO?!
also, era l'ultimo capitolo di hunter del libro. i prossimi sono di carlos e poi l'ultimo di esme. ma state tranquilli, perchè se c'è uno spoiler che vi posso fare è che hunter sarà uno dei tre pov principali del sequel, quindi ne avrete in abbondanza di lui.
spero che il capitolo vi sia piaciuto <3
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