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"AUT INVENIAM VIAM
AUT FACIAM"
"I SHALL EITHER FIND A WAY, OR MAKE ONE. "
NOME:
Odette.
Le ipotesi riguardanti il significato di questo nome sono numerose: alcuni credono che derivi dal celtico e significhi "amica dell'acqua", altri che derivi dal germanico "Ödo", ovvero "ricchezza", intesa non solo in termini materiali ma anche come benessere interiore ed evoluzione personale.
In molte culture si crede che le persone chiamate Odette abbiano una predisposizione naturale per le arti, la danza in particolare, forse perché tale nome si trova nel celebre balletto classico di Tchaikovsky "il lago dei cigni". Lei, però, non ha nemmeno un briciolo dell'eleganza tipica delle ballerine classiche: in effetti, però, la sua predisposizione per l'arte è ovvia.
Odette non ha mai avuto un'opinione precisa sul suo nome: le è stato dato alla nascita e ovviamente ci è cresciuta, ma a volte le viene la nausea nell'apprendere che la sua personalità, il suo talento e il suo aspetto siano legati ad un nome che non aveva nemmeno scelto lei. Probabilmente quello era il peso della consapevolezza che in qualche modo sarebbe sempre stata legata ai suoi genitori.
Era stata sua madre a sceglierlo, ovviamente, e l'aveva sempre definito un nome speciale, in quanto connesso proprio al luogo in cui aveva incontrato quella che sarebbe diventata il suo futuro marito.
COGNOME:
La sensazione del vestito sulla sua pelle, la musica ad alto volume, il chiacchiericcio di sottofondo e i falsi sorrisi che continuava a rivolgerle: tutto in quella situazione le dava fastidio, e lei non riusciva veramente a capire il motivo per cui questo tipo di eventi fossero tanto importanti per i suoi genitori. Era davvero insopportabile vedere tutta quella gente superficiale osteggiare le proprie ricchezze e cercare di essere i migliori, specie visto che per riuscirci si divertivano a mettere in ridicolo o provocare in maniera passiva aggressiva chiunque si ritrovassero davanti.
Odette non aveva mai sopportato la competitività tossica, e non si trovava esagerata per l'aver mandato qualcuno a fanculo ed essersene andata nel bel mezzo di numerose conversazioni. Tanto ci avrebbero pensato i suoi genitori a scusarsi da parte sua.
L'unica cosa bella di quelle feste erano le numerose opere d'arti presenti nelle case, anche se la maggior parte delle volte i proprietari di quest'ultime non si accorgevano nemmeno dell'enorme valore che avevano, ma le utilizzavano come semplici decorazioni: questo non significava che lei non potesse apprezzarle al loro posto, e proprio per questo si ritrovava spesso a girovagare per le case con una sigaretta accesa in mano, fermandosi ad assaporare la bellezza di tali opere, copie od originali che fossero.
«Non dovresti fumare qui, mio padre ci tiene a questi pezzi da collezione.» Era una ragazzo più o meno della sua età, dall'aspetto così ordinato che le venne in automatico da ridere. Era anche lui una marionetta dei suoi genitori, Odette ne era sicura anche solo dopo averlo visto per una singola volta.
Si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo, ma non a rispondergli con sarcasmo «Oh sì, scusa, posso immaginare...sono sicura che sarebbe capace di nominare ogni singolo autore.»
Non spense quella sigaretta.
Blanchet.
Blanchet è un diminutivo di Blanc, per cui il suo significato può essere tradotto come "piccolo bianco" o "bianchino". I diminutivi erano spesso usati nel Medioevo per indicare una caratteristica fisica predominante del capofamiglia, come potrebbe essere un colore di capelli o di pelle particolarmente chiaro.
Questo termine era spesso utilizzato nell'antica cultura francese per denotare purezza e candore, nobiltà e dignità.
Il suo è un cognome conosciuto nel campo della politica e non è raro che venga definita una "raccomandata", qualcosa che la fa imbestialire perché lei la borsa di studio se l'è guadagnata senza un minimo di aiuto da parte dei suoi genitori.
Poi, se gli altri sono invidiosi della quantità di soldi che ella spende senza pensarci due volte e del suo rifiuto di fronte al mondo del lavoro, quella non è colpa sua. Immagina sia invidia.
In ogni caso, suo padre all'inizio sperava che lei prendesse il suo esempio e lavorasse in politica, ma lei se n'è sempre infischiata. Dopotutto il mondo della politica Odette l'ha sempre considerato come un mondo di falsi e manipolatori senz'anima, pieni di secondi fini e lingue di serpente pronte a spruzzare veleno. Lei non era adatta ad un mondo così. No, lei voleva vivere in un mondo spontaneo, vero, reale. Voleva essere libera, non incatenata alle sorti un paese di cui non le importava niente.
Eventualmente anche suo padre capì che forse era meglio per tutti allontanare la ragazza dai riflettori, dagli occhi dei propri rivali pronti a sfruttare ogni sua piccola debolezza contro di lui. Odette in effetti era solo quello, una debolezza, e gli era già bastato il dover trovare una spiegazione da rilasciare ai giornali sul perché sua figlia era finita in ospedale a causa di un tentato suicidio. La ragazzina poteva andarsene in Francia, poteva studiare quella cazzo di arte con cui era tanto ossessionata, bastava che la smettesse di causare casini.
Trovava assurdo che da lui e da una donna che gli era così tanto affine fosse nata una persona così diversa da entrambi.
COMPLEANNO:
Odette è nata il 18 aprile 1938, ed è perciò del segno dell'ariete, il primo dello zodiaco.
"Audace e ambizioso, l'Ariete si tuffa a capofitto anche nelle situazioni più difficili, perché di fronte a una sfida non riesce proprio a tirarsi indietro: e neanche questa è una sorpresa, dal momento che la parte del corpo associata a questo segno zodiacale è proprio la testa.
Se fosse un personaggio letterario, l'Ariete sarebbe di certo l'eroe titanico, quello che lotta come un pazzo fino alla fine contro un nemico che sa essere più forte: non importa se la sconfitta è certa, l'umiliazione cocente e la morte imminente, l'importante è lottare comunque.
Come gli altri segni di fuoco, il Leone e il Sagittario, l'Ariete è un leader passionale e motivato che riesce a fare rete grazie a una briosa predisposizione e a una determinazione senza posa. Diretto e semplice nel suo approccio, spesso incorre nella frustrazione quando incontra troppi dettagli e sfumature accessorie sul suo percorso. Questo perché i nati nel segno dell'Ariete amano andare dritti al punto evitando le complicazioni, il che in qualche modo si riflette anche sulle loro inclinazioni sessuali.
Dominato da Marte, il pianeta rosso che porta il nome del dio romano della guerra, l'Ariete è ben armato di coraggio ed è sempre pronto alla prossima battaglia. Il temperamento è esplosivo, e sebbene le sue arrabbiature durino quanto un cubetto di ghiaccio nel deserto a mezzogiorno, è meglio non stargli vicino finché la rabbia non è evaporata del tutto."
ASPETTO E PRESTAVOLTO:
"ARS LONGA, VITA BREVIS"
"ART IS LONG, LIFE IS SHORT"
[Anya Taylor Joy.]
Tanto bella quanto intimidatoria, non è raro che qualcuno rimanga affascinato da lei per il suo aspetto. I suoi capelli, a caschetto, sono il frutto dell'ennesima decisione impulsiva fatta da piccola, ma da quel momento in poi ha cominciato a tagliarli sempre allo stesso modo, sorprendendo tutti coloro che la conoscevano.
L'altezza di certo non le manca, e grazie al suo metro e settantaquattro può guardare moltissime persone dall'alto al basso.
I suoi tratti facciali sono piuttosto particolari, e per questo tende a rimanere maggiormente impressa nella mente della gente rispetto a molti altri: «Sei un soggetto perfetto da ritrarre in un quadro, hai un volto di altri tempi. Leonardo ti avrebbe adorata.» le disse una volta un ragazzo. Non si ricorda più il suo nome, ma si ricorda la risata cristallina che questo commento le aveva provocato: era perfettamente consapevole che l'avesse detto solo per fare colpo su di lei visto che sapeva della sua passione per l'arte, ed era anche sicura che avesse nominato l'unico artista che conosceva. Lui pensava che stesse ridendo con lui, quando in realtà rideva di lui.
Ma lei in effetti si tratta proprio così, come un'opera d'arte.
CARATTERE:
«I hope they never understand us
I put my heart inside your palms
My home in your arms
Now we know nothing matters»
Nothing matters, the last dinner party.
Essere diversi implica l'essere incompresi da chi non ha le facoltà mentali necessarie per riuscire a penetrare nell'animo di una persona, e questo Odette lo sa molto bene.
Ma la verità è che non le importa essere compresa, la verità è che lei forse vuole continuare ad apparire come un mistero tutto da risolvere agli occhi di coloro che ritiene indegni, un qualcosa che però non riusciranno mai e poi mai a risolvere. Dopotutto non si può risolvere un puzzle composto da più di due mila pezzi senza prima aver visto un'immagine di riferimento, no? E lei perché mai dovrebbe farsi capire da qualcuno che di fronte ad un'opera d'arte si mette a ridere, che non riesce a capirne il significato e che piuttosto che andare ad un museo preferisce stare ore a guardare uno schermo?
Secondo la fanciulla il mondo è solamente una ammasso di persone superficiali, egoiste, dipendenti da una società che ormai ha come obiettivo principale quello di renderli delle masse facilmente manipolabili e senza personalità ed opinioni.
La sua visione è estremizzata, è bianca e nera, un po' come l'odiosa televisione che ormai è diventata sottofondo delle giornate della maggior parte degli esseri umani, quell'ordigno che distrae gli uomini dalle bellezze da cui sono circondati per concentrarsi su quelle mostrate in una vera e propria scatola elettronica.
Da come si è capito, tra l'altro, non ha una visione positiva nei confronti del progresso, anzi, ha l'impressione che quest'ultimo porterà ad un'ulteriore perdita di pensiero critico nelle persone.
Si può tranquillamente affermare che Odette non ricerca l'approvazione delle masse, e le critiche che le vengono rivolte le scivolano addosso con una facilità straordinaria. L'unica approvazione che sembra vagamente ricercare è quella degli individui che definisce «suoi pari»: persone con senso estetico e una grande cultura, persone che conoscono la differenza tra Monet e Manet e che capiscono che la ricerca della bellezza nella vita è un degno obiettivo. Quest'ultimo è proprio quello che cerca di perseguire lei stessa, ispirata anche dal motto dannunziano "la vita è arte, l'arte è vita".
Odette morirebbe per l'arte, morirebbe per essere ricordata tra coloro che lei considera i "grandi", e non è un'esagerazione. Anche perché Odette ha sempre affermato che per lei morire giovani sarebbe stato meglio che morire vecchi, almeno così sarebbe riuscita a preservare la sua bellezza e tutti l'avrebbero ricordata nel pieno della sua gioventù.
La costante ricerca della perfezione e della bellezza nelle sue opere e nella sua stessa vita la rende estremamente puntigliosa e critica nei confronti delle sue stesse opere. E, un po' in contraddizione rispetto a quest'ultima caratteristica, c'è la sua estrema autostima: è infatti sincera, e ciò la porta a sembrare anche eccessivamente fiduciosa—— quando un'opera la soddisfa e qualcuno le fa un complimento, la maggior parte delle volte risponderà con un semplice «lo so». Niente ringraziamenti, non li ritiene necessari, anche perché in caso l'unica che dovrebbe ringraziare sarebbe sé stessa.
Nonostante il suo particolare comportamento, negare il suo genio sarebbe un assurdità.
Non è di certo il genere di persona a cui ci si può avvicinare senza prima essersi preparati psicologicamente ad essere giudicati e guardati dall'alto in basso: Odette, per quanto odi le persone che criticano in continuazione tutti, è la prima a farlo con gli altri. Perciò si potrebbe dire che molte volte la coerenza non è il suo forte, e che non è raro che si contraddica da sola.
In compagnia dei pochi eletti che definisce suoi amici ella si rivela una persona abbastanza caotica, sempre con la battuta pronta e un sorrisetto sul volto. Le conversazioni banali sembrano però annoiarla se tirate per le lunghe, e lei predilige l'addentrarsi in argomenti più complessi: infatti, piuttosto che una conversazione vuota preferisce un silenzio.
Tende a stufarsi subito della maggior parte delle persone, specie se quest'ultime sono monotone e piatte. Ha infatti bisogno costante di stimoli esterni, e se ciò non succede le si può dire subito addio.
Diciamo che la si potrebbe definire come un fuoco che arde in continuazione, che, seppur all'inizio possa riuscire a riscaldarti, finirà inevitabilmente per bruciarti e ferirti.
La sua determinazione è enorme, e lei non segue vere e proprie regole morali: se vuole avere qualcosa utilizzerà qualsiasi metodo ritenga necessario per averla, anche se per ciò potrebbe essere criticata. Per lei, il fine giustifica i mezzi.
Particolare è la sua percezione del tempo: ha la costante sensazione che quest'ultimo passi troppo velocemente, e che lei non riesca a gestirlo al meglio. Ciò, durante le sue fasi ipomaniacali, la porta ad iniziare moltissimi progetti, a prendere tanti appuntamenti, ad uscire in continuazione e a compiere azioni abbastanza avventate e possibilmente pericolosi per sé stessa o gli altri. A questo contribuisce anche il fatto che i suoi pensieri scorrono in modo eccessivo, e non sempre per lei è possibile gestirli in maniera efficace.
Ella sente proprio il tempo scivolarle via dalle mani, e ciò la porta a provare un enorme senso di angoscia che la fa agire senza pensare, e che non ha mai veramente espresso ad alta voce. In effetti Odette non ama parlare più di tanto dei propri sentimenti, ma in compenso adora poter parlare delle sue opere, di filosofia o dell'arte in generale: se ritiene qualcuno degno di una conversazione è probabile che abbia addirittura difficoltà a smettere di parlare, che si faccia prendere dalla situazione in quanto stimolata intellettualmente.
Seppur dall'esterno possa apparire come un soggetto "raffinato", è in realtà solo e unicamente apparenza: una volta che la si conosce più in profondità si nota subito quanto lei sia disordinata, quanto sia sbadata e quanto i suoi comportamenti siano poco eleganti. Oltre ad avere la delicatezza di un elefante, Odette è incapace di arrivare ad un appuntamento in orario ed ha un linguaggio decisamente colorito— cosa non molto apprezzata dalla maggior parte delle persone. Non ha pudore, nessun vero e proprio senso di vergogna o imbarazzo.
È molto schietta e non è tipa da evitare gli scontri, anzi, tende a mostrare una spiccata passivo-aggressività quando qualcuno la fa arrabbiare o fa del male ai suoi amici. Trova infatti un certo gusto nel far accorgere le persone di star sbagliando, o di essere nella parte del torto, e sotto questo punto di vista è fastidiosamente polemica.
La sua sincerità ovviamente è rivolta anche verso i suoi amici e conoscenti, che non esita a complimentare per le loro opere se quest'ultime la colpiscono; ma ogni medaglia ha sempre due facce, e ciò significa che Odette quando ritiene che qualcosa debba essere criticata la critica: lo fa in buona fede, tuttavia non sempre ciò viene apprezzato.
Il disturbo cilcotimico di cui soffre la porta ad avere momenti di estremo entusiasmo ed impulsività, e altri di abbattimento totale; seppur a primo impatto non sia particolarmente evidente, non è difficile per le persone a lei più vicine accorgersi di queste oscillazioni dell'umore che spesso avvengono.
Il suo umore rimane stabile al massimo per due mesi, poi, per circa cinque giorni, tende ad alternare le cosiddette fasi ipomaniacali a quelle mini-depressive.
Durante quest'ultime i tratti principali del suo carattere continuano vagamente ad emergere, ma potrebbe fare cose più avventate e pericolose del solito o mostrare una certa irritabilità, perdita di interesse e voglia di solitudine. L'empatia, che già scarseggia in lei, scompare del tutto, e ogni cosa comincia a darle fastidio; la sua autostima aumenta, e lei arriva a sentirsi invincibile, inoltre le difficoltà a dormire che solitamente ha peggiorano, fino a trasformarsi in una specie di insonnia.
La cosa peggiore degli episodi depressivi è che non riesce più a dipingere, non bene quanto vorrebbe, e ciò la porta ad una spirale di pensieri abbastanza autodistruttivi, molto volte anche suicidi.
Mantenere i rapporti con lei può essere difficile proprio a causa di queste sue variazioni di comportamento, visto che non tutti sono disposti a sopportare tutto ciò: sono tante le persone che si sono allontanate da lei proprio per questo motivo, e Odette ci rimane inevitabilmente male nonostante tenda a non mostrarlo. E, quando si accorge di star provando dispiacere al riguardo, tende a reprimere tutto, perché lei è migliore di tutti e nessuno si merita il suo dispiacere.
La fanciulla cerca di non farsi capire dagli altri, ma in realtà nemmeno lei si capisce poi così bene: non capisce perché il suo umore cambia così spesso, non capisce i suoi scatti di aggressività nei confronti di persone per cui darebbe la vita, non capisce perché a volte sembra perdere ogni traccia di affetto perfino verso quest'ultime.
Essere diversi implica essere incompresi, da sé stessi e dagli altri: è questo il terribile destino riservato ai migliori artisti.
STORIA:
TW: menzioni di tentato suicidio.
Il telefono squillò per la terza volta in quella giornata: Odette cominciava a non sopportare più quel suono.
Sapeva chi la stava chiamando e sapeva benissimo come sarebbe andata a finire quella conversazione. Era stufa.
Si alzò e staccò la spina, e finalmente il silenzio tornò a regnare nella stanza.
Odette nacque in Francia nel 1938, e lei e i suoi genitori si trasferirono nel Regno Unito precisamente un anno dopo: suo padre faceva il diplomatico, e il suo lavoro richiedeva perciò dei frequenti spostamenti.
Ovviamente, a causa della scoppio guerra, rimasero bloccati nello stesso posto per molto più tempo del previsto, senza poter ritornare in Francia a causa dell'occupazione nazista. L'Inghilterra non le dispiaceva, anche se per ovvie ragioni è un periodo di cui non si ricorda molto; i suoi genitori erano spesso fuori casa, indaffarati in questioni politiche fin troppo complicate da capire per una bambina della sua età, ma non era però raro che la portassero con loro agli eventi organizzati dai propri colleghi. Non le piaceva molto avere tutti quegli occhi addosso e, nonostante fosse piacevole ricevere complimenti, tutta quella gente le faceva paura. Le sembravano tutti avvoltoi pronti a sbranarla, e a dirla tutta è qualcosa che pensa tutt'ora.
Alla fine della guerra aveva sette anni, e da quel momento in poi cominciarono i continui trasferimenti: passarono due anni in Italia, quattro anni in Germania, e infine quattro anni in Jugoslavia. È chiaro che, tra uno Stato e l'altro, tornarono brevemente in Francia per le vacanze, dando la possibilità ad Odette di conoscere i propri parenti e il suo Paese natale, ma ella, a dirla tutta, faticò a sentire una connessione con quest'ultimi.
Per una bambina come lei, per la quale la stabilità era fondamentale, spostarsi così tanto non fu proprio il massimo: Odette odiava quei posti, passava i suoi momenti liberi chiusa in camera a cercare di imparare al meglio le nuove lingue che le servivano per poter cominciare con i suoi compagni di classe, con i quali puntualmente riusciva a costruire un rapporto solo verso gli ultimi mesi della sua permanenza nel loro Paese; si impegnava a trovare un modo per interessarsi alle scarpe, ai vestiti e ai ragazzi, unici argomenti di conversazioni delle sue coetanee, e i suoi sforzi finivano per essere sempre vani.
Con il passare degli anni, gli addii non furono più un problema e lei cominciò improvvisamente a trovare sempre più difficile il fare amicizia con le persone della sua età.
Le reputava infatti superficiali, e conversare con loro la faceva innervosire proprio perché parlavano sempre delle stesse identiche cose: non valeva la pena passarci del tempo o impegnarsi a essere come loro, perciò smise semplicemente di socializzarci e si chiuse nel suo piccolo mondo.
I primi sintomi depressivi comparvero all'età di tredici anni ed erano alternati a episodi ipomaniacali, durante i quali la sua autostima cresceva e l'energia che prima sembrava mancarle tornava tutta in una volta. C'erano momenti in cui la sua media scolastica, solitamente decente, precipitava del tutto, e momenti in cui tutti i professori si stupivano della sua partecipazione alla lezione; giorni durante i quali non usciva dalla sua stanza e giorni in cui si svegliava molto prima del solito con energia aumentata, parlava a voce alta e in maniera più rapida del solito, partecipava a un numero insolito di attività e spendeva un'enorme quantità di soldi.
In un primo periodo i suoi genitori non diedero particolare importanza alle sue azioni: i sintomi depressivi vennero infatti attribuiti a probabili situazioni stressanti di cui Odette non voleva parlare e al tipico malumore adolescenziale, mentre i sintomi ipomaniacali vennero considerati parte della "normale agitazione adolescenziale". Ma non era così, e dopo un po' i due si accorsero di aver sottovalutato la situazione, specie dopo l'enorme dramma accaduto per causa sua ad uno dei tanti eventi in cui l'avevano portata con loro: ma che avrebbero potuto fare? Non potevano attirare ulteriore attenzione su di loro, Odette era la loro unica figlia e non volevano che per colpa sua la loro reputazione nell'alta società venisse rovinata, perciò cercarono semplicemente di controllarla il più possibile, cosa che comunque non ebbe i risultati sperati. La ragazza, infatti, odiava il fatto che loro volessero essere a conoscenza di ogni singolo passo che faceva, e le loro azioni ottennero quindi l'effetto opposto: lei era stufa del sentire perennemente il loro fiato sul suo collo, voleva essere libera dal loro controllo soffocante. Smisero comunque di portarla con loro agli eventi organizzati dai loro colleghi, la iscrissero ad una scuola privata così da assicurarsi che i professori la controllassero, e smisero di darle la paghetta.
L'avvicinamento all'arte di Odette avvenne però proprio grazie ad un suo professore, dal quale rimase estremamente affascinata: era una persona differente da tutte quelle con cui aveva interagito fino a quel momento, le parlava di filosofia, di storia dell'arte, di epica e di letteratura, e lo faceva con tale passione che lei non poteva fare a meno di ammirarlo.
Nonostante la differenza d'età non indifferente cominciò ad uscire di nascosto con lui, e tra i due si creò un rapporto abbastanza particolare. Non era una relazione amorosa, ma allo stesso tempo definirla una semplice amicizia sarebbe stato assurdo visto che erano coinvolti anche dal punto di vista sessuale; lei lo definiva un rapporto unico, qualcosa che solo loro due potevano capire.
Lei gli faceva da modella, lui le insegnava a disegnare, la portava ad ogni museo presente in città e le parlava delle opere contenute al loro interno, degli autori e delle loro storie.
Quando erano insieme si chiudevano nel loro piccolo mondo, in cui nient'altro, se non l'arte, poteva ad entrare. Fu una via di fuga, un sogno d'una notte di mezza estate.
La fanciulla tentò di ottenere una borsa di studio nella stessa scuola nella quale lui aveva provato ad entrare anni ed anni prima, la D'Arreau, pianificò di scappare con lui in Francia e di vivere immersi nell'arte, ma i primi a trovare la lettera di accettazione all'istituto furono i suoi genitori, che non la presero per niente bene.
Avevano infatti sempre cercato di allontanare Odette dall'arte, e quel giorno finirono per litigare proprio perché non volevano assolutamente che lei studiasse per diventare un'artista. La discussione ebbe la sfortuna di coincidere con uno degli episodi ipomaniacali della ragazza che, arrabbiata, prese molte delle sue cose, compresa la lettera di accettazione, e scappò a casa dell'uomo. Ciò fu scandaloso, qualche testata giornalistica pubblicò addirittura un'articolo al riguardo, ma i suoi furono veloci a pagare qualcuno per evitare la diffusione di tali "pettegolezzi". Perciò sua madre, preoccupata, tentò di contattarla più volte, e nessuno dei suoi tentativi ebbe successo.
La loro convivenza, comunque, non fu esattamente rose e fiori come Odette immaginava: stando a contatto per tutta la giornata con lui si accorse infatti che in realtà non era la persona che credeva. I suoi discorsi cominciarono a sembrarle vuoti, poco originali, e trovava buchi in ogni sua argomentazione; aveva molte conoscenze, sì, ma si limitava a ripetere informazioni a memoria senza rielaborarle veramente dentro di sé. Ed in pochissimo tempo Odette era diventata brava, molto più brava di lui, padroneggiava l'arte come un spada e cominciava a sviluppare uno stile unico, nettamente superiore al suo.
Lui non la capiva, pensava fosse fin troppo ossessionata dall'arte, non comprendeva minimamente la necessità di Odette del rendere la propria vita un'opera d'arte, tanto meno la sua ricerca della bellezza: forse, dopotutto, lui era l'ennesimo guscio vuoto, e lei non aveva più bisogno di lui.
Probabilmente, se avesse dovuto indicare il momento esatto in cui aveva deciso che qualsiasi cosa ci fosse tra di loro era ufficialmente finita, avrebbe indicato la sera in cui, durante uno dei discorsi della ragazza, aveva detto «Sei fin troppo fissata con tutto ciò, non puoi mica dedicare la tua vita a qualcosa di astratto.» e poi aveva cercato di baciarla.
Odette si arrabbiò, ma lui non capì il perché, la definì "esagerata" e rise, la mano ancora fissa nell'interno coscia della fanciulla.
Il giorno successivo quest'ultima prese tutte le sue cose e se ne andò, non lasciando alcun traccia; l'unica prova della sua presenza in quella casa rimasero i dipinti che la raffiguravano, trovati solo dopo la sua morte.
A quel punto non le rimase altra scelta se non quella di riallacciare i rapporti con i suoi genitori, che, in seguito alle sue minacce di suicidio e un tentativo di tagliarsi le vene fallito di proposito, le permisero di trasferirsi in Francia per frequentare l'istituto a patto di cercare di stare lontana dagli occhi del pubblico.
Non fu semplice convincerli e il tentato suicidio fu solo l'ennesimo scandalo in cui la famiglia Blanchet venne coinvolta, il risultato della sua innata determinazione durante le fasi depressive, che la portarono a ritenere che il modo migliore per convincere i suoi sarebbe stato sporcare la loro reputazione attentando alla propria vita.
Le telefonate assillanti di sua madre, ora che si è trasferita, interrompono spesso la sua dolce "quiete": e se Odette ogni tanto risponde, è solo per assicurarsi che le mandi dei soldi.
SEGRETO:
Appena suo padre entrò un silenzio teso cadde all'istante nella stanza.
«Lasciateci un attimo soli.» disse l'uomo alle infermiere ancora lì presenti, il tono autorevole come sempre, nemmeno un "grazie" quando loro eseguirono senza esitazione i suoi ordini. Il suo sguardo era duro e, anche se era la prima volta che si rivedevano dopo che Odette era stata portata in ospedale, lei già sapeva che quella non sarebbe stata una conversazione piacevole: non ci sarebbe stato nessun abbraccio, nessuna lacrima di sollievo nel vederla viva, nessun "come stai?" o "perché l'hai fatto?".
E lei sinceramente non ne aveva bisogno, ottenere conforto non era il suo obiettivo.
«Prima scappi con quel tipo e ora tenti il suicidio...stai cercando di rovinarci la reputazione, per caso? Perché sappi che ci stai riuscendo, e sono stufo di pagare per le tue cazzate.»
«Sì, in eff—» Non le diede il tempo di finire la frase, preferì continuare il proprio discorso «Tu sei matta, Odette, andrai in uno di quegli istituti di riabilitazione mentale. Il taxi ti aspetterà domani alle 9 davanti all'ospedale.»
Silenzio.
Poi, una risata fuoriuscì dalle sue labbra, e un'espressione incredula comparve sul suo volto. La volevano seriamente mandare in mezzo a dei pazzi? Col cazzo. Sapeva benissimo cosa succedeva ai pazienti che venivano mandati in manicomio, e lei non avrebbe fatto quella fine.
«Oh no, ti sbagli, io non ci andrò.» affermò, staccandosi le flebo e alzandosi di scatto dal lettino «Perché lo sai cosa farei se tu mi costringessi? Scriverei una bella lettera in cui incolperei voi della mia azione estrema, chiamerei una delle migliori giornaliste del Paese e infine mi ammazzerei per davvero, così vi farei finire su tutti i cazzo di giornali! Sai che non esiterei— se questa volta ho fallito è stato solo perché l'ho deciso io, ma se ci sarà una prossima volta sappi che mi ficcherò direttamente la lama nel collo!» urlò, buttando a terra il vaso di fiori accanto a lei, che si ruppe in mille pezzi. Odette era così: quando si arrabbiava diventa esplosiva, una caratteristica che odiava e che aveva ereditato proprio dall'uomo che aveva davanti.
«E se non vuoi che io continui a fare questa scenata e che faccia correre tutti i dottori qui a causa delle mie urla, ascoltami: tu mi permetterai di andare in Francia, mi manderai ogni mese un po' di soldi, e io in cambio starò zitta e buona e smetterò di causare problemi. Capito?»
L'uomo rimase totalmente impossibile di fronte a quella scena «Fa come vuoi Odette, ma non venire a piangere da me quando capirai che questa è un'altra delle tue pessime idee. Ti finanzierò, ma non ti voglio più vedere.» detto questo si sistemò la cravatta ed uscì.
Probabilmente il suo "segreto" è proprio il suo disturbo, anche se in effetti nemmeno lei ne è del tutto a conoscenza: i suoi sbalzi d'umore sono però la sua unica vera insicurezza, e i suoi genitori l'hanno sempre trattati come qualcosa che avrebbe dovuto cercare di nascondere— come un problema. Se non fosse stato per loro probabilmente Odette non l'avrebbe mai visto come una debolezza, avrebbe imparato a conviverci senza alcuna difficoltà; eppure non è così, e lei vorrebbe esserne priva.
E nel climax delle sue fasi depressive, quando fa fatica a trovare ispirazione per qualche opera, potrebbe o non potrebbe fare uso di stupefacenti e dipingere mentre si trova sotto gli effetti di quest'ultimi, perché li considera come unica fuoriuscita dal suo blocco artistico che tanto la fa disperare.
DIPENDENZE:
«My girl Liddy used to always smoke
Cigarettes when she couldn't sleep
She'd disappear for an hour and a half
And when she'd come back she'd brush her teeth
But I could still smell it on her raggedy tee
And I could taste it on her lips when we kiss
Poor little Liddy used to always quit
But she never really quit
She'd just say she did»
Odette è caotica, in lei non ci sono mezze misure, e non è raro che esageri con il fumo,
la droga, il sesso o l'alcool.
Fuma quotidianamente, soprattutto quando è stressata, ma la maggior parte delle volte si limita al tabacco. Questo non significa che rifiuterebbe una canna, solo che è più difficile beccarla alle undici mattina con una di queste in mano— ma non impossibile. Non la definirebbe "dipendenza" perché a detta sua riuscirebbe benissimo a viverci senza, eppure continua ad abusarne. Capire il motivo è difficile anche per lei, ma ormai ha rinunciato al cercare di capirsi da sola, la ritiene una missione impossibile.
L'abuso di alcolici avviene specialmente durante le fasi ipomaniacali, nel corso delle quali il suo giudizio è più offuscato del solito.
Per quanto riguarda il sesso, uno dei sintomi del disturbo ciclotimico è proprio l'ipersessualità, e lei non si salva nemmeno da quest'ultimo. Odette trova un atto artistico quello di unirsi totalmente a qualcun altro, vedere il proprio partner gemere di piacere, smettere di pensare a tutto per potersi concentrare su un'unica persona.
LIKES:
•Oltre all'arte, Odette ama da impazzire la filosofia, che costituisce uno dei suoi argomenti di conversazione preferiti. Insomma, discutere delle teorie dei filosofi, provare a capirle e cercarne i punti deboli è estremamente divertente per lei, e in camera sua sono presenti vari libri di filosofia pieni di annotazioni. Mettere in dubbio la realtà, trovare teorie alternative e supportarle con valide argomentazioni: lei, quando non dipinge, passa il suo tempo libero così.
Non è raro che ogni tanto se ne esca con naturalezza con qualche citazione presa da quest'ultimi;
•La letteratura, che alla fine considera un'altra forma sublime di arte. Ritiene che negli ultimi tempi quest'ultima sia diventata lievemente commerciale però, e non esita a leggere tutti i libri pubblicati recentemente solo per poterli criticare per bene. Come ho già detto, infatti, sa essere polemica e pretende di avere ragione;
•«"Senza musica, la vita sarebbe un errore"»: Odette ama la musica classica, ama il suono del violino, del piano, dell'arpa ed è un qualcosa che l'ha sempre tremendamente affascinata. Disprezza tuttavia la maggior parte dei generi musicali moderni, frutto di una società degenerata.
DISLIKES:
•Le persone ignoranti sono probabilmente una delle cose che Odette odia di più, specie se quest'ultime parlano di cose che non conoscono e pretendono di avere ragione nonostante lei cerchi di fargli capire che non sia così. Dopotutto è meglio stare zitti piuttosto che sparare cavolate, no?
Odia anche i moralisti, sopratutto quando cercando di farle lunghi discorsi inutili per cercare di convincerla a cambiare il modo in cui vive o cose del genere;
•Non apprezza la fotografia e, citando il suo amato Baudelaire, affermerebbe che «l'industria fotografica è il rifugio di tutti i pittori mancati, troppo poco dotati o troppo pigri per portare a piena esecuzione i loro studi»;
•Sporcarsi le mani con altro che non sia pittura. Cose come cucinare e pulire sono attività che non sopporta...non è quindi una sorpresa che la sua camera sia estremamente disordinata. Odette è pur sempre cresciuta in un ambiente di lusso, in cui queste cose non erano di certo compito suo, e non è una sorpresa se ora trovi difficile l'abituarsi a qualcosa del genere.
ORIENTAMENTO SESSUALE:
«Look at us, you and I back at it again
'Cause I love, to love, to love, to love you
I hate to hate, to hate, to hate you»
Odette vive la sua sessualità in maniera molto libera, senza vergogna per chi ama: all'interno dell'accademia la si può vedere mentre bacia un ragazzo, così come la si può vedere in compagnia di una ragazza. I suoi dicono che questa è solo una fase che passerà, la incoraggiano a tenere un profilo basso, ma lei non segue le loro direttive alla perfezione.
Sa benissimo che l'omosessualità non è ben accetta, infatti al di fuori di quell'ambiente cerca di contenersi, di reprimere almeno un minimo il proprio flusso vitale grazie ad una maschera. Ma sinceramente si sentirebbe molto più a proprio agio a stare in una relazione con una donna piuttosto che con un uomo, con i quali infatti tende quasi sempre ad instaurare rapporti squilibrati e tossici.
È ovvio che, oltre all'aspetto estetico, per lei è molto importante ricercare una complicità e uno stimolo intellettuale— vuole qualcuno che sia sul suo stesso livello.
La sua sicurezza in campo amoroso la agevola moltissimo e non ha mai trovato difficoltà a conquistare chi attirava la sua attenzione: sia attraverso le parole, che attraverso le azioni.
Diciamo che comunque non è avversa all'idea di una relazione aperta, in quanto è raro che provi vera e propria gelosia nei confronti di qualcuno.
CURIOSITÀ:
•I suoi autori preferiti nel campo della letteratura sono Gabriele d'Annunzio, Marcel Proust, Simone De Beauvoir, Oscar Wilde e Charles Baudelaire. Non è mai una sorpresa per chi riesce a conoscerla scoprire di ciò, è infatti quasi banalmente coerente con la sua persona. Il decadentismo è la sua corrente prediletta, ma i prodotti del 900 le piacciono altrettanto;
•Visti i continui trasferimenti durante la sua adolescenza ha imparato varie lingue, anche se non perfettamente: oltre al francese sa parlare fluentemente l'inglese e lo spagnolo. Conosce anche il serbo-croato, e pochissimo italiano ma non si ritiene molto brava, in quanto ha delle piccole difficoltà con la pronuncia di alcune parole.
Da un paio di anni sta anche imparando il latino, una lingua che adora con tutta sé stessa.
Le sue conoscenze le permettono quindi di leggere i libri di molti autori in lingua originale, cosa che lei ama: nelle traduzioni, secondo lei, si perdono sempre sfaccettature impercettibili ma fondamentali delle opere;
•Non è raro che nel corso degli episodi ipomaniacali spenda moltissimi soldi per comprare cose che magari nemmeno le servono, o per fare regali totalmente a caso alle persone a lei vicine;
•Odette non piange spesso, anzi, non piange quasi mai: quando succede, solitamente, non è un esattamente un bello spettacolo per le persone che le stanno intorno. Le sue lacrime, infatti, sono spesso seguite da crisi isteriche, urla, azioni potenzialmente violente e parole taglienti. Preferisce quindi trasformare la tristezza in rabbia, un'emozione con la quale si trova molto più a suo agio.
AESTHETIC:
«Oh, ballerina bend under the weight of it all
Ain't it fun to hold the world in your hands?
Do you feel like a man when I can't talk back?
Do you want me or do you want control?
Failure to commit to the role, I admit
Was a failure you achieved on your own
Do you want me to care when you just disappear?
I can't win them all (I can't win them all)
Run 'til I fall
How I wish the trees would swallow me
Make me a forest
Take away my soul»
The feminine urge, The last dinner party.
PLAYLIST:
«Your mama calls me sometimes to see if I'm doing well
And I'd lie to her and say that I'm doing fine
When, really, I'd kill myself to hold you one more time
And it hurts to miss you, but it's worse to know
That I'm the reason you won't come home.»
A House in Nebraska,
Ethel Cain.
«When I wake up, I'm afraid
Somebody else might take my place.»
Afraid,
The Neighborhood.
«I can hear it in your voice while your speaking you can't be treated
Mr. Know-it-all had his reign and his fall
At least that's what his brain is telling all.»
Wires,
The Neighborhood.
«And lately I've been thinkin'
What if I keep sinking?
If I drown will they make me a star?
When you drown
Do they know who you are?»
Mirror,
The last dinner party.
«And just for a second, I could be one of the greats
I'll be Caesar on a TV screen, champion of my fate
No one can tell me to stop, I'll have everything I want, anyone
And everyone will like me then.»
Caesar on a tv screen,
The last dinner party;
«"Baby doll, you have changed"
That's the thing you always say
Cursin' me, trash my name
I rained all over your parade
Now you're on my couch, you're fightin' tears
You say I'm cruel beyond my years
And as I'm walkin' out that door
Say you don't know me anymore»
girl i've always been,
Olivia Rodrigo.
OUTFITS:
Anche la moda è una forma di arte, e proprio per questo Odette cura molto il suo stile: ha una quantità eccessiva di vestiti, ed è abile a creare abbinamenti vari tra quelli che ha a seconda del contesto in cui li deve indossare. Non è necessariamente sempre aggiornata sugli ultimi trend, che non si preoccupa di seguire e che a volte addirittura critica. Oltre che vestiti e gonne è solita indossare anche i pantaloni, nonostante siano considerati più indumenti da uomini che da donne, e per cui spesso viene giudicata.
I colori che utilizza sono neutri, spesso freddi: quest'ultimi, la maggior parte delle volte, le donano un'aura seria e anche un po' autorevole.
RELAZIONI:
"AUDERE EST FACERE."
"TO DO IS TO DARE."
[...]
Odette non è una persona con cui è semplice andare d'accordo: la sua sicurezza la porta ad essere altezzosa, il suo sorriso bonario la fa apparire come fastidiosa, i suoi cambiamenti nell'umore possono essere insopportabile.
C'è quindi bisogno di persone affini a lei o di persone totalmente diverse, nessuna via di mezzo.
AryaDuvelder / -goldhxrrington
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Ciao a chiunque stia leggendo questa scheda!
Questo è stato un personaggio difficile da scrivere, forse non sono nemmeno riuscita a farle del tutto giustizia, ma spero vivamente di non aver stereotipizzato la sua malattia, e di non averla resa la sua "unica caratteristica", perché Odette, oltre al suo disturbo, è molto altro, è un'esteta.
Mi sembra importante sottolineare che soffre di disturbo ciclotimico in un periodo un po' particolare per chiunque avesse dei disturbi mentali, e che non ha una diagnosi, perciò non assume assolutamente i medicinali adatti (anche se mi avesse avuti, comunque, dubito che li avrebbe assunti, ma questa è decisamente un'altra storia che non approfondirò).
Mi rendo conto del fatto che questo è un personaggio particolare, e non so se finirà nel main cast, ma sono contenta di aver avuto l'occasione per uscire dalla mia comfort zone, perché Odette mi è entrata veramente nel cuore.
Buona serata/buon pomeriggio/buona mattinata a seconda dell'orario in cui state leggendo!
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