capitolo²¹
Stiles mi ucciderà.
Non ha importanza se sono una kitsune con dei poteri sovrumani, uno Stiles arrabbiato è quanto di più pericoloso possa esserci in circolazione.
Perché diavolo ho deciso di spegnere il telefono?
23 chiamate. 57 SMS. 13 messaggi in segreteria. E io che pensavo che dopo quello che è successo non mi volesse più vedere. Non ho risposto a nessuno di questi. Ma non perché non volevo! Come ho già detto sono stata così stupida da spegnere il cellulare.
Stiles è un maniaco del controllo. Odia non sapere le cose, per questo è un mago nel fare ricerche e nel scoprire tutto di tutti. Non ho mai capito a cosa sia dovuto, ma credo in parte alla sua ADHD. L'iperattività l'ha sempre tenuto sveglio di notte in cerca di solo Dio sa cosa. La sua curiosità prima o poi finirà per ucciderlo.
Ma proprio per questa sua necessità di sapere sempre qualsiasi cosa, non è una buona idea ignorarlo. Soprattutto non rispondendo alle sue chiamate e ai suoi messaggi. Quasi me lo immagino, steso sul letto con la mascella tesa, mentre il suo sguardo di ghiaccio esplora ogni angolo del soffitto.
Però devo ammettere che la sua voglia insaziabile di informazioni è anche il suo punto debole.
Basta dirgli qualcosa che non sa, ed ecco che hai subito la sua completa attenzione. Infatti adesso sono alla disperata ricerca di nozioni sconosciute al suo cervellino. Ormai, stare fuori casa di Noah e osservarne compulsivamente l'entrata, sembra essere diventato di routine. Ma stavolta non credo di fargli una sorpresina entrando dalla finestra. Ho già testato la sua pazienza una volta, farlo una seconda non è una buona idea.
Per fortuna Noah era in casa. Dopo aver bussato mi ha fatto entrare, dicendomi subito che Stiles era più teso del solito. Non sembrava saperne il motivo, diversamente da me.
Lo sceriffo mi ha lasciato da sola in casa, dicendomi che doveva andare a fare una commissione. A quanto pare si fida di me più di quanto pensassi.
La porta della camera di Stiles è più spoglia di quanto ricordassi. Quando eravamo piccoli ci divertivamo a decorare le nostre stanze a vicenda. L'errore più grande della mia vita. Io sarò stata anche brava con i pennarelli e roba del genere, Stiles... non proprio. È sempre stato una persona più da teoria che da pratica. Preferisce stare a ragionare sulle cose piuttosto che farle direttamente. Persino Scott era più dotato di lui.
Prima che il mio cervello possa riuscire a registrare le mie azioni, la mia mano si schianta decisa sulla porta, bussando.
Passa un minuto. Due. Tre. Quattro. Silenzio.
<<Stiles!>> chiamo.
Tutto quello che mi giunge alle orecchie e una specie di imprecazione soffocata.
Sbuffo: <<Ok, sì, ho capito. Ti chiedo scusa. Scusami se ti ho ignorato, scusami se me ne sono andata così, e scusami se non ti ho richiamato. Adesso posso entrare?>>.
Altro silenzio. Alzo un sopracciglio.
<<Ah, è così? Vuoi fare veramente questo gioco? Andiamo Stiles, sappiamo entrambi che non dureresti cinque minuti, e che mi faresti vincere! Con te non c'è gusto!>>.
Ridacchio, portando le dita sul legno della porta. Lentamente, le faccio battere sulla superficie, creando un ritmo che so lo farà andare fuori di testa.
<<Ok. Sei determinato ad andare avanti in questo modo? Bene! Scommetto che riesco a farti cambiare idea nei prossimi trenta secondi>>.
Prendo il mio telefono, aprendo il timer e programmandolo. Inizio a tamburellare più insistemente le dita sulla porta, facendoci sopra dei piccoli cerchietti.
<<Sapevi che le kitsune hanno un'aura di una volpe intorno a loro?>> chiedo, mentre adocchio il timer. 25 secondi.
<<Soltanto le più esperte la sanno nascondere. E con questo intendo agli occhi delle altre creature>>.
15 secondi.
Le mie dita continuano ad andare su e giù lungo il legno della porta. Il ritmo che ne ricavo mi rende più sicura di me.
<<E io faccio parte di queste. Secondo te come ha fatto Scott a non rendersi conto di niente?>>
10 secondi.
Ghigno, mentre sento nella stanza un rumore di passi frenetici. Ci siamo quasi, penso tra me e me.
<<Oh! E hai mai sentito parlare di code?>> insisto, pregustando già il sapore della vittoria.
4 secondi.
<<Sono la rappresentazione materiale del potere delle kitsune. Con quelle->>.
SBAM!
La porta si spalanca di scatto, e non ho neanche il tempo di sorridere, consapevole della mia vittoria, che Stiles mi prede per un polso trascinandomi dentro.
•☽︎✫☾︎•
<<Fammi capire: quindi tu puoi usare i tuoi poteri solo con una colonna sonora in sottofondo?>>.
Il fatto che Stiles abbia abboccato così facilmente alla mia trappola, mi ha permesso di mantenere per tutta la conversazione un enorme sorriso compiaciuto. Per non parlare di come i suoi occhi scintillassero di curiosità. A volte sembravano quasi in fiamme, per quanto brillanti.
<<Beh... non lo descriverei esattamente così... ma il succo è quello. I miei poteri sono più forti se percepisco la presenza di una melodia. Se ci pensi non è neanche così strano: sia animali che piante del mondo naturale reagiscono molto bene alla presenza della musica>> spiego. Nonostante sia passato molto tempo, il mio imbarazzo non è scemato del tutto, per questo continuo a battere le dita sul bordo della scrivania di Stiles. Esattamente come ho appena spiegato, ogni minima melodia mi aiuta a sentirmi meglio.
<<Quindi mi stai praticamente dicendo che hai il diritto fisico di entrare in una battaglia avanzando in slow motion, con una canzone figa in sottofondo?>>.
Aggrotto le sopracciglia. Non ci avevo mai pensato.
Per tutta la vita non ho fatto altro che vedere la mia "situazione" come una malattia, un qualcosa da dover evitare. Ho sempre pensato fosse qualcosa di pericoloso, qualcosa che mi facesse andare fuori di testa. Ma forse alcuni aspetti non sono del tutto malvagi. Al solo pensiero di fare un'entrata del genere, un sorriso compiaciuto si fa spazio sulle mie labbra.
Scocco un'occhiata euforica a Stiles: <<Mi vedresti bene con la colonna sonora degli Avengers? Sai del tipo: taaan tan-tan ta-taaan ta-ta-taan...>>.
Lui mi lancia addosso un cuscino, che riesco perfettamente a schivare, mentre continuo a canticchiare.
<<Non nominare la Marvel davanti a me!>> urla, lanciandomi un altro cuscino. Evito anche questo.
Inizio a ridacchiare, alzandomi, e alzando la voce. Il fatto di essere una kitsune della musica non fa altro che rendere la melodia più realistica.
<<Smettila!>>.
<<Oh non ci penso minimamente! I tuoi adorati Batman e Superman possono solo inchinarsi a questa musica celestiale!>>. Finito di parlare, riprendo da dove mi ero fermata.
L'espressione di Stiles in questo momento non ha prezzo. Devo trattenermi dallo scoppiare a ridere. Ma non posso trattenere una piccola risata strozzata quando lo vedo alzarsi dal letto, e venire verso di me. Sono sicura che se fosse un lupo mannaro adesso starebbe ringhiando.
<<Ok, lo hai voluto tu>> dice. Ghigno, continuando a canticchiare, mettendo le mani sui fianchi.
Lui alza un sopracciglio. Stessa cosa faccio io. Sono proprio curiosa di vedere dove andrà a finire questa conversazio-
Lancio un urletto, quando lo sento prendermi per i fianchi e sbattermi violentemente sul letto.
La gola mi si chiude, facendo interrompere la melodia che fino ad allora stava viaggiando sulle mie corde vocali. Improvvisamente ogni traccia di saliva presente nella mia bocca scompare, lasciando spazio ad un arido deserto. Mi irrigidisco, mentre sento il mio cuore battere come mai prima d'ora. Fa quasi male. E come se il mio corpo è indeciso se andare in brodo di giuggiole o avere un attacco di panico.
Il respiro mi si spezza, quando vedo il ragazzo avvicinarsi a me, un ghigno stampato sul suo viso. Questa vista mi fa arrossire copiosamente, e fa provare una strana sensazione al basso ventre.
Il moro si piega su di me, arrivando quasi ad un centimetro dalla mia faccia. Stringo inconsciamente tra la mani la coperta blu del letto. La mia mente è praticamente spenta, sopraffatta dalle sensazioni brucianti che mi logorano dentro.
Stiles posa le sue grandi mani sui miei fianchi. Mi trattengo dal roteare gli occhi all'indietro. Un'intensa scarica di piacere parte da quel punto per poi farsi strada in tutto il mio corpo. È confortante e soffice come "Il lago dei cigni" di Čajkovskij. Ti culla nel suo dolce abbraccio, facendoti dimenticare il mondo che ti circonda. Ma al tempo stesso è forte e travolgente come una canzone degli AC/DC.
Non capisco più niente. Il mio corpo viene imbrigliato da decine di emozioni diverse, così tante che non riesco neanche a distinguerle l'una dall'altra. La mia mente ormai è vuota, spenta, ammaliata dal tocco del ragazzo che in questo momento si sta avvicinando sempre di più a me.
Peccato che si riaccendi subito, quando queste sensazioni vengono rimpiazzate da quella stressante e insopportabile del solletico.
Spalanco gli occhi. Le dita di Stiles si stanno muovendo veloci sui miei fianchi, creando quello stupido attrito che mi fa iniziare a ridere spropositamente.
<<Non -rido- ci credo>>.
Continuo a ridere, rotolando sul letto, cercando in tutti i modi di sfuggire alla presa del ragazzo sopra di me. Sul serio: dov'è la superforza quando serve?!
<<Stiles!>> rido <<Smettila!>>.
Lui scuote la testa, ridacchiando insieme a me: <<Prima ritira quello che hai detto sulla Marvel!>>.
Odio il solletico. È una delle cose più noiose che possano esistere, e ti costringe a fare cose che non vuoi. Il fatto è che io lo soffro praticamente ovunque. Dalla pianta dei piedi, fino al palmo delle mani. E purtroppo Stiles sembra essersene ricordato.
Le sue mani si spostano dai miei fianchi alle mie gambe, più precisamente sul punto dietro al ginocchio. Le mie risate si fanno sempre più insistenti, e inizio ad avere il fiatone.
<<Mai!>> urlo in risposta, anche se la parola viene quasi soffocata dalle mie risate. <<Potrai anche continuare a torturarmi così, ma non tradirò gli Avengers!>>.
<<Uff...>>. Si alza, allontanandosi da me.
Sono completamente esausta, infatti ricado a peso morto sul letto. Qualche risatina superstite mi esce dalle labbra, mentre lentamente riesco a riportare il mio respiro al suo ritmo originale.
Aggrotto le sopracciglia, mentre rianalizzo quello che è appena successo.
<<Come mai hai smesso? Non che mi dispiaccia, ma pensavo saresti andato avanti, tipo all'infinito!>>.
Lo sento sbuffare: <<So che dicevi sul serio, quando hai detto che non avresti ritirato quelle parole. Era solo una perdita di tempo>>.
Mi alzo sui gomiti, per rivolgerli un'occhiata confusa.
Lui ghigna, riavvicinandosi e puntandomi un dito al petto: <<Ma stai certa che non mi arrendo così facilmente!>>.
Scuoto la testa, riflettendo la sua espressione: <<Sogna Stilinski, sogna>>.
•☽︎✫☾︎•
Marina mi ucciderà.
Cavolo, è incredibile come oggi sia riuscita a scatenare cosi tanti istinti omicidi. Naturalmente, stando a casa di Stiles, non ho fatto caso all'orario, e adesso mi ritrovo a dover correre in direzione della scuola.
Perché esistono gli incontri genitori-insegnanti? Insomma, mettiamoci in chiaro. Sono solo degli strumenti di tortura gratis che la scuola aggiunge al suo pacchetto chiamato "Inferno". Ma ancora di più mi chiedo perché Marina abbia insistito tanto perché venissi pure io. I miei voti sono a posto, certo potrei aver saltato un paio di classi questa settimana. Ma capitemi. Con tutto quello che sta succedendo la scuola non è precisamente il primo dei miei problemi.
È anche vero però che gli adulti non sanno niente di questo... cazzo! Odio quando le mie stesse parole mi si rivoltano contro.
Il parcheggio della scuola è saturo di macchine, e riesco subito ad individuare lo Sceriffo Stilinski. Nessun segno di Marina o Matteo. Sospiro, avvicinandomi al padre di Stiles. Sì, sono decisamente una donna morta.
Sto proprio per salutare Noah, quando un urlo fin troppo familiare alle mie orecchie mi fa bloccare.
<<Noemi Brooke Setsuko Nightstar!>>.
Alzo gli occhi al cielo. C'era proprio bisogno di urlare anche gli altre due nomi?
Già. I miei genitori vollero darmi un nome a rappresentare ogni nazionalità che possiedo. Quindi "Noemi" per l'italiano, "Brooke" per l'inglese, e "Setsuko" per il giapponese.
Divertente, no? Vi rispondo io. No.
Avere tre nomi è una rottura di scatole. Quando ero piccola, i miei compagni di scuola iniziarono a chiamarmi Brooke perché il mio primo nome per loro era troppo difficile. Soltanto Scott, Stiles e Lydia continuarono a chiamarmi Noemi. E sapete, può essere un po' strano essere chiamati da due persone contemporaneamente in due modi diversi.
<<Buonasera anche a te Marina>>.
<<Dove diavolo sei stata?! Ti abbiamo aspettato per mezz'ora. Oh, e per la cronaca, a casa ci aspetta una bella chiacchierata signorinella. Non aspettarti di uscire da questa situazione così facilmente!>>.
La ignoro, rivolgendomi a Matteo: <<È stato così orribile?>>.
Lui mi sorride, scuotendo la testa: <<Ci hanno detto semplicemente che dovresti evitare di saltare così tante classi, ma a quanto pare i tuoi voti sono perfetti>>.
Sorrido in risposta, lanciando un'occhiata di vittoria a Marina, che mi fulmina con lo sguardo.
<<Ma a parte questo>> continua Matteo <<Anch'io vorrei sapere dove eri finita>>.
Faccio per rispondere, quando con la coda dell'occhio vedo uscire da una Toyota due figure molto familiari.
Sospiro, scuotendo la testa, ma non riesco a nascondere un sorriso sulle mie labbra.
<<Ti spiegherò tutto a casa>> rispondo, prima di dirigermi verso i miei amici.
<<Si può sapere dove eravate finiti?! Avete idea di quanto avete fatto preoccupare me e Stiles?!>>.
<<Noi...>> inizia Allison, accennando un sorriso.
<<Sì, lo so che eravate da qualche parte a fare cose non molto pure, ma almeno potevate chiamarci!>> insisto, mettendo le mani sui fianchi.
<<Emy->>.
<<VOI COSA?!>>.
Sorrido tra me e me. Le voci del signor Argent e di Melissa hanno completamente fatto calare il silenzio nel parcheggio. Adocchio per un'ultima volta i miei due amici, i quali non perdono tempo a fulminarmi con lo sguardo, e alzando le spalle mimo con la bocca "ve lo meritate".
Dopo aver avvertito Matteo che sto tornando a casa, prendo il telefono, aprendo il contatto di Stiles.
"Missione compiuta."
Riesco a malapena ad uscire dal parcheggio, che qualcuno mi ficca un ago nel collo, facendomi perdere conoscenza.
Angolo autrice
Questo capitolo fa altamente schifo, ne sono cosciente. Spero solo che non sia stato così orribile per voi leggerlo, e che siate riusciti a godervelo.
Spero che i prossimi che scriverò saranno un po' meglio.
E se ve lo stesse chiedendo, sì. L'immagine sopra è totalmente a caso, in quanto non avevo una minima idea di cosa diavolo mettere. Spero l'abbiate apprezzata (cavolo se non l'avete fatto. Ma l'avete visto?!).
Come al solito vi ricordo di lasciare una stellina e un commento, e ci vendiamo alla prossima!
~Giada
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