11. i ragazzi emo li prendono a calci


- CHARTER ELEVEN -

«Va bene, ma ascoltami...»

«Okay»

«Poni caso fossi in un'apocalisse zombie» Nicole dice, gomiti sul tavolo e bacchette che sventolano «E tu potessi mangiare solo una cosa prima di crepare, quale sarebbe?»

«Mh, non lo so»

«Andiamooo tutti hanno un cibo preferito! Tipo, per me? Le schifezze del discount! Patatine, biscotti, tutta quella roba là. Ecco, se fossi in un'apocalisse zombie, mi chiuderei a chiave in un discount e aspetterei felice la fine»

Liam ride. È un bel suono, e a Nicole piace. È un tipo così timido che ogni volta che riesci a farlo sorridere sembra di aver segnato qualche tipo di punto personale contro l'introversione.

Lei, invece, sembra perfettamente a suo agio. Rende facile la conversazione tra i morsi come se non fosse un grosso problema. Andare avanti anche se Liam non le dà molto su cui lavorare.

«Ti hanno costretto?» lei chiede, dopo un po' «A, sai...» fa un gesto svolazzante con dita mentre gli spaghetti di soia di Liam gli restano incastrati in gola "Portarmi fuori?"

"Che-cosa?"

"Ehi, mica è un grosso problema" Nicky gli sorride, rassicurante "Hai fatto qualche scommessa, o...?"

"Io-no, ma...cioé..." Liam si sta contorcendo, accartocciato dal panico, le guance in fiamme. Nicole si sente un po' male per lui.

E' un disastro. Sa di esserlo. E non è che abbia avuto esattamente tatto nel porre la questione.

Non le dispiace neanche che siano usciti, in realtà. Ma preferirebbe saltare la parte imbarazzante all'inizio, in cui tutti trattengono ciò che vogliono dire, e arrivare direttamente alla parte in cui si conoscono così bene da comunicare con battute interne e sguardi segreti.

Inoltre, Liam Callaghan è carino. Dolce, davvero, anche se ha le spalle grandi ed è alto quanto Jack. Sembra superman, o il ragazzo di campagna di qualche pubblicità del detersivo. Guance che diventano rosee ogni volta che Nicky fa una battuta di troppo, come se si vergognasse di trovarlo divertente, di fare troppo rumore.

E a lei lui piace. Non piace piace. Ma le piace. Se ha senso. Non molto nella sua testa incasinata ne ha.

Liam sta ancora lottando con le sue parole: «Non era una scommessa» riesce, alla fine «Solo...Paul ha...sai, stavamo parlando con gli altri e ha detto che sembro— scherzava, sai, non intendeva...» gli occhi di Liam sono scuri mentre scuote forte la testa, la bocca che si cuce all'istante, come se si rendesse conto solo ora di cosa gli sta scappando di bocca.

C'è una lunga pausa prima che parli di nuovo, masticando il labbro inferiore: «Niente. Scusa. Scusami. Davvero. Io-devo andare» fa per alzarsi, la sedia fa un brutto rumore metallico contro il pavimento.

"Ehi, no, dove vai?" gli occhi di Nicole si spalancano, confusi "Non voglio che tu vada via, insomma, non è neanche arrivato il secondo!"

Liam apre e chiude la bocca «Ma—io...»

Nicole gli dà un'occhiata curiosa «Ma, cosa? Non ce l'ho con te»

Liam la sta solo fissando. Un'espressione complicata in viso. Sta cercando di proteggersi, Nicole capisce. Come certi animali che quando gli offri il cibo non sanno se avvicinarsi o scappare via. Tirati in mezzo.

«Senti, Paul? E' un coglione. Onestamente, lo è. Hai visto che gran pezza di gnocca che si è lasciato scappare? Ed è anche quel tipo di persona che sente la necessità di far sentire gli altri una merda per sentirsi okay.» Nicole scrolla le spalle «Avrà i suoi problemi, ovviamente. Ma, be', non è mica colpa tua»

"Io-" Liam inizia e poi si ferma. Sta davvero sfruttando al massimo le sue mani, ora. Torcendole, scavando segni con le unghie. Nicole vorrebbe allungare la mano e sistemarlo. "Tu mi piaci"

"Sì, anche tu" Nicole dice, "Non, sai, piaci piaci. Ma mi piaci" perché è la verità. Se ha senso.

Il problema principale - la cosa che davvero e veramente la trattiene, e lo farà sempre - è che il pensiero di una relazione, il pensiero dell'impegno, fa venire voglia a Nicky di urlare e di mettersi a correre.

Qualunque cosa oltre l'amicizia e Nicole va a sbattere contro un muro di mattoni.

Si girerà e andrà nella direzione opposta.

Non vuole farlo; non vuole trovare una persona che la calmi, che la faccia sentire al sicuro, che possa alleviare l'energia sotto la sua pelle quando vuole ancora divampare.

Non è pronta per questo. Dipendere da qualcuno. Ricordare date. Essere così presa da un'altra persona da dimenticare sé stessa.

Nicole vuole vivere. Vuole commettere errori, essere spericolata e sperimentare tutto e tutti quelli che può.

Vuole prendersi cura e non preoccuparsi in egual misura senza alcun senso di colpa.

Vuole avere storie selvagge da raccontare e creare ricordi che la illumineranno anche quando il mondo sembrerà noioso.

Vuole essere folle, libera, sparire e dimenticarsi e cambiare seguendo l'umore.

Vuole essere giovane; vuole correre e sentire ogni momento, anche se non riesce nemmeno a concettualizzare verso cosa dovrebbe correre.

Non dà la colpa a Liam. Se mai, il pensiero che fosse un po' una finta la fa sentire sollevata.

Lui sembra incerto per un'istante, le sopracciglia aggrottate. E poi, dopo un secondo: «Quindi cosa...insomma, cosa vuoi fare?»

«Ora? Ora voglio finire di mangiare» Nicky risponde, facilmente, indicando gli involtini primavera con le bacchette, immersi fino all'orlo in quella che alcuni potrebbero considerare una quantità eccessiva di salsa piccante. E con "alcuni" intende Axel. «Poi, sai, possiamo uscire ancora. Se vuoi. Essere amici.»

Liam ha ancora quella espressione, come se stesse cercando di risolvere un problema di algebra troppo contorto «Davvero lo faresti»

"Be', certo. Perché no?" lei risponde, ovvia, cercando di non pensare alle parole di Axel. Al discorso che le ha fatto. Non le importa poi molto, a dire il vero. Le piace aiutare le persone. E' brava in questo. Metterà cerotti e sistemerà le bende e si sentirà bene anche lei.

E non si aspetta che Liam parli di nuovo finché lui non sbotta: «Mi dispiace per quello che ti hanno fatto»

«Che mi hanno fatto?»

Ora, Liam sembra a disagio, agitandosi sulla sedia, «Be', le foto che hanno fatto girare?»

«Quali, quelle in cui c'ero io che ballavo come un'idiota? Sono stati molto creativi coi soprannomi» cerca di dirlo con leggerezza, come se non fosse un grosso problema. Perché non lo è. In realtà non lo è.

Ha sentito le prese in giro rimbombare in corridoio un paio di volte, Kevin stava per spaccare la mandibola di Terry Dempsey e il gruppo di Myriam non le parla più molto, da allora. Ma è okay. In realtà, poteva andare peggio. «Sì, poteva andare peggio»

Liam sbatte le palpebre, sembrando sinceramente sconvolto per qualche ragione «Non...non sei arrabbiata?»

«Nah» Nicole si scrolla di dosso il peso dalle spalle come se fosse polvere «Sai che diceva, il mio amico Shelly? Diceva che essere sé stessi comporta dei rischi, o scemenze simili. Molto profondo, Shelly...perché mi guardi così?»

«Niente è che...sei un tipo strano»

Nicole sorride "Grazie" dice, osservando le guance di Liam arrossire un po'.

«Che diamine, non credevo che qualcuno di così piccolo mangiare così tanto» dice il signor Hillman, consegnandole il secondo piatto di ravioli da sotto al naso «Se continui così, mi prosciugherai l'intera cucina»

Lei gli sorride, brillante: «Per questo sono la cliente preferita! Non è felice?»

Questo le fa guadagnare poco più di un grugnito di riconoscimento, un sorriso nascosto sotto la folta barba bianca mentre di allontana, tornando alle sue pentole e ai suoi fornelli.

Affianco a lei, Liam emette una specie di verso sommesso, sinceramente sorpreso «Wow, non ho mai visto il vecchio sorridere prima d'ora»

«Chi, il signor Hillman?» Nicole si volta verso di lui, appena incredula «Nah, in realtà è un tenerone, va' solo addolcito un po'. E' tipo il vecchio di Up.»

Questo in realtà fa ridere Liam. E' un bel suono, lo è davvero. Nicole quasi si sente un po' in colpa per non sentire le farfalle.

«Cavolo, perché?» Liam chiede.

"Perché Up?" Nicole fa spallucce. "Boh, sembra il tipo di persona che gonfierebbe un fantastilione di palloncini per far volare la sua casa, non credi?" e poi, perché non riesce a trattenersi "Allora? Siamo amici?"

Liam sembra pensarci per un istante, poi dice: «Sì. Sì okay»


***

Per qualche ragione i ragazzi hanno sempre questo sguardo sul loro viso quando entrano in campo. Come se qualcuno stesse per morire. O vomitare.

Non Mark, ovviamente, ma lui non è qualcuno con cui potresti fare un paragone.

Il terreno da gioco è casa sua. 105 metri di lunghezza e 68 metri di larghezza entro i quali è il re assoluto. Ha il controllo, per una volta. Ed è così felice di questo, così contagiosamente eccitato, che alla fine, di solito, finisce per trascinare anche gli altri.

Nicole dubita che questo sia il caso, ma probabilmente è per via delle antenne.

Qui non ci sono alberi, boschi o scuole accoglienti. Non sono nascosti. Qui ci sono i ricchi, la gente che sta bene. Giornalisti. Spalti veri pieni di gente che urla e allunga il collo e scatta foto.

I ragazzi sono radunati intorno al signor Wintersea e non sembrano riuscire a ricordare come respirare. L'uomo di mezza età ha un solco tra le sopracciglia che quasi certamente significa che non prevede niente di buono, le spalle cadenti.

«E così» sta dicendo, voce strascicata dal sonno «Sembra che alla fine non abbiate tirato fuori nessuna nuova tecnica speciale. Oggi come pensate di impostare la partita?»

«E' vero, nella sfida dell'altro giorno ho commesso un'errore e abbiamo perso» Mark risponde, più verso i ragazzi che verso il professore. E' colpa sua, ovviamente. Non degli avversari, non della scarsa potenza di Axel. No. Sua. Avrebbe potuto fare di più. Essere più preparato. Pretendere meno.

«Ma la vera partita è tutta sul gioco di squadra e le due squadre partono sempre alla pari» Mark si volta, gli occhi fissi sulla squadra. Fieri. Cerca il contatto visivo. Infonde sicurezza. Un giubbotto antiproiettile nella sparatoria. «Abbiamo una grande possibilità, possiamo farcela, quindi impegniamoci al massimo!»

«Diavolo, ci puoi scommettere» grida Kevin, facendo scoppiare il resto della squadra in simili applausi di sostegno.

Quando Axel entra, trova Nicole che lo guarda, vestita dalla testa ai piedi di giallo e blu, completa di linee di vernice sulle guance.

Loro non hanno...parlato, di recente.

Cioé, hanno parlato, ma non parlato. Non come fanno loro di solito. Axel sa che probabilmente è colpa sua. Che dovrebbe scusarsi. Nicole, a dirla tutta, ci ha anche provato. Lo ha perdonato dal giorno dopo mettendo su un broncio che è durato appena una mattinata, ma lui?

Lui non riesce. E' una merda con le scuse, tanto per cominciare. Non suonano mai bene. Mai come se le intendesse davvero. E poi, è ancora arrabbiato.

Non con lei. Non proprio. Ma è arrabbiato. Con Neil, con chi l'ha presa in giro.

Cazzo, è furioso e non è nemmeno certo del perché. O lo sarebbe, se solo si permettesse di ammetterlo a sé stesso.

Eppure, Nicole gli sorride ancora. Perché Axel gli ha detto che le mancava sua sorella. Ed era solo. E spaventato. Perché aveva bisogno di qualcuno, e Nicole Swift ha detto ok.

E Axel potrebbe far bruciare chiunque le abbia fatto del male.

Lo farà.

Anche se si tratta di Myriam Dave.

L'arbitro dà il fischio di inizio e lui parte palla al piede.


***


Nicole non sa se il fatto che Nathan sia spaventosamente felice sia ovvio per tutti gli altri come lo è per lei, ma pensa che debba esserlo.

Un'attimo prima è indietro, proprio davanti alla porta, e quello dopo ha la palla ai piedi, il giocatore avversario che inciampa mentre lui scatta in avanti. E' fenomenale. Non capisci nemmeno come sia arrivato lì. Veloce come se il solo pensiero bastasse a rendere qualcosa reale. Neanche il computer degli avversari lo prevede. Non può.

Lei grida. E applaude. E la folla la segue.

Nathan la guarda. Solo un secondo. Sorride mentre continua a correre.


***

Loro tirano. E tirano. E tirano.

Provano tutto, qualsiasi cosa, ma Feldt è qualcosa di assurdo. Para e para e para. Non sbatte le palpebre, nemmeno una volta.

Si aspetta quello che succede, lo prevede come se qualcuno glielo sussurrasse alle orecchio, come se avesse visto la partita in anteprima e ne avesse imparato le mosse.

Rilancia in avanti, ordina ai suoi cosa fare e loro eseguono.

Tre tiri insieme, uno di fila all'altro, così che Mark si trovi in controtempo per l'ultimo. Crollando indietro osserva impotente un giocatore spuntato dal niente colpire il pallone di testa e insaccarlo, gli spalti in delirio.

Ed è colpa sua. Colpa sua. Colpa sua.

***

La Brain Washi esegue retropassaggi. Non smette, non finché non suona l'intervallo, non finché non sono certi che vantaggio è conservato. C'è gente che urla, che fischia, tifosi intontiti dalla confusione.

Non è corretto, loro gridano, questo non è giocare.

Non importa, non davvero. O almeno, non secondo Thomas.

«Se anche vincessimo con dieci goal o con uno, rimane una vittoria» lui spiega, asciutto davanti agli occhi ribollenti di Mark, che lo ha raggiunto negli spogliatoi, «Stiamo solo minimizzando i rischi tenendo il pallone nella nostra metà campo»

Mark si muove verso di lui e i suoi giocatori lo guardano, momentaneamente storditi dalla rabbia della sua voce, «Non potete solo seguire i vostri dannati computer come dei robot, lo sai?»

«Te l'ho già detto» le parole di Felt ricordano qualcosa di simile al mare. Quello la mattina presto, senza un filo di vento. Freddo e smorto e troppo liscio. «Sappiamo tutto ciò che c'è da sapere su di te e la tua piccola squadra. Non sarai mai in grado di segnare contro di noi, Evans. Hai già perso questa partita»

«Niente è certo finché non è finita. La vittoria arriverà a chi crede più fermamente in sé stessi e nella propria squadra, e questo è un fatto!» c'è qualcosa, in Mark. Qualcosa che spinge e reclama e si agita. Qualcosa che ricorda la sua prima tecnica, il Pugno di Fuoco, che con la Luce non c'entra nulla.

Se Tom ne è impressionato, o quanto meno stupito come lo sono gli altri, non lo mostra: «Nulla può accadere che non abbiamo già simulato»

«Dati, dati, dati! Come potete divertirvi durante la partita se giocate così

«Divertirsi?» la parola si attorciglia intorno alla lingua di Feldt come una lingua straniera "Le tue idee sono...incomprensibili"

Mark lo guarda, la cosa nel suo petto che ringhia; «Ti farò vedere io»


***

La Raimon sta perdendo.

La ripresa è appena iniziata e le cose vanno in declino come un'auto parcheggiata in discesa senza freno a mano.

«Questa partita sta andando uno schifo» è la sentenza di Nicole, un gemito mentre si lascia scivolare giù per la panchina «Non voglio guadare»

«Sta tranquilla» è Nelly, questa, spalle contro il muro e braccia incrociate al petto «Durante l'allenamento speciale alla palestra Inabikari i ragazzi hanno fatto grandi progressi»

Ah. Già. La palestra.

Un regalo di Nelly alla squadra. Un posto umido e puzzolente che si trova sotto la scuola, pieno di macchinari demoniaci che la Inazuma Eleven usava per allenarsi. Roba che spara laser, si muove e spara palloni con dei cannoni appositi.

Praticamente l'inferno, ma dipende a chi della squadra lo chiedi.

Lo ha trovato lei, cercando una sala dove i ragazzi potessero allenarsi senza essere visti fra le vecchie strutture della scuola.

Quando gliel'ha mostrata Mark avrebbe potuto baciarla, e da allora i ragazzi hanno passato più tempo chiusi lì dentro negli ultimi tre giorni che nei loro fottuti letti.

Silvia non sembra molto rincuorata dalla cosa: «Certo, ma...se invece avessero completamente sbagliato a pianificare la fase di preparazione?»

«Inoltre, non sono stati capaci di tirare fuori niente di nuovo là sotto, quindi non è che sia davvero cambiato niente» aggiunge Celia, caritatevolmente.

"Oh, signore" Nicole geme, già a metà strada per buttarsi giù dalla panchina.

Nelly fa una smorfia, «Allora sarebbe stato tutto tempo sprecato.» scrolla le spalle «Be', peccato»

Nicole crolla a terra.


***

Lo vedono accadere e non lo fanno.

È come prima. Un secondo va tutto bene e quello dopo Mark è in piedi davanti alla rete avversaria.

È in piedi davanti alla rete. Palla al piede.

Thomas non capisce come ci sia arrivato. Nessuno lo fa.

Capiscono solo che non dovrebbe essere così avanti e non dovrebbe star calciando quel tiro.

E questo è tutto ciò che tutti hanno il tempo di pensare prima che Mark Evans, portiere da quando ha imparato a stare al mondo, cerca di segnare a uno dei portieri migliori del torneo.

Thomas para; un riflesso che gli viene per miracolo un secondo prima che la palla entri, e Kevin caccia un'imprecazione così brutta che Nicole dubita che l'abbia capita nemmeno lui, mentre Bobby, dietro, strilla mentre si piazza davanti alla porta al posto del sul capitano, sventolando disperatamente le braccia.

«MARK TORNA IN PORTA» Kevin starnazza, come una grossa oca al macello, guardando Mark ridere davanti alla faccia incredula - aspetta, incredula? - di Thomas.

«Non capisco» lui sta dicendo «Perché sei venuto all'attacco? Sei un portiere. Non dovresti. Non-"

«Be', ma è ovvio, volevo segnare» Mark replica. Una scrollata di spalle, un grosso sorriso. «E poi, non lo facevo da un po'. E' stato divertente.»

Qualcosa lotta sul viso di Thomas.

Apre la bocca ma non esce nulla, e poi, un secondo dopo, si fa avanti.

Una decisione.

«Modulo d'attacco sigma-1» ordina, il suo allenatore che strilla qualcosa di incomprensibile da bordo campo, i suoi giocatori che lo guardano intontiti.

Senza voltarsi, Mark Evans si allontana.

***

Qualcosa cambia.

Nicole è quasi certa che sia un'incidente. Una sensazione, eppure...

«Stanno...sbagliando?» lei chiede, appena stravolta.

«Così pare» Celia replica, guardandola, un'espressione di identica incredulità stampata in faccia.

«Mark li ha...cosa, contagiati con l'idiozia?»

«Credo che si stiano solo divertendo» Silvia dice, accanto a loro sulla panchina.

«E io che ho detto?» sbuffa Nicole, voltandosi.

Mark sta prendendo la palla fuori dai pali, ora. Tutti gli attaccanti avversari corrono verso di lui ma non a lui non importa. Occhi in avanti. Oggi, pare, si sia deciso a farsi ammazzare.

«Axel, seguimi, presto!»

"Si può sapere che diavolo hai in mente di fare?!" Axel chiede, impotente, obbedendo anche se ha gli occhi fuori dalle orbite e l'aria di uno che capisce di star seguendo un kamikaze.

«Tiriamo!» Mark grida, abbastanza forte da superare il casino della folla, e quando alza lo sguardo trova occhi scuri che lo fissano come se fosse completamente impazzito.

Turner va al tiro.

Nicole si porta entrambe le mani sulla faccia. Se guarda, sviene.

Gli occhi di Mark lampeggiano, ma prima che chiunque dire qualcosa, loro stanno colpendo la palla.

C'è una scarica elettrica. Una scossa che smuove l'atmosfera, rizza i peli sulle braccia. Alta intensità di corrente che tappa le orecchie con il fischio delle antenne.

La bocca di Thomas si muove ma l'invocazione della sua tecnica resta a mezz'aria. Prova a mani nude, viene sbalzato indietro.

La Raimon ha segnato un gol. La partita è in parità.

***

Il Dragon Tornado arriva e prende Thomas alla sprovvista. Troppo in fretta. Troppo inaspettato.

2 a 1, risultato ribaltato.

Nelly è felice. Non hanno perso tempo. Evviva.

***

Axel sbatte contro il terreno, con tutto il lato sinistro che urla di dolore mentre Neil Turner precipita sopra di lui.

Lo ha contrastato, il pazzo. A mezz'aria. Le fiamme sono schizzate ovunque, ha perso la concetrazione, è precipitato.

E tutto per non avere il 3 a 1. Per lottare fino alla fine.

E' colpa di Mark. E' merito di Mark. Non importa. Thomas tenta il tutto per tutto, il loro allenatore li ha abbandonati, manca un minuto, non importa. Prova e prova fino alla fine.

Mark para il suo tiro.

Gli sorride.

Alla fine, loro vincono.







ANGOLO AUTRICE

Be' immagino debba qualche spiegazione ahaha

Sono stata inattiva come una carcassa in quest'ultimo periodo, e mi dispiace davvero, davvero molto.

C'è chi dice che l'estate sia un periodo rilassante ma evidentemente non è una cosa universale ahah

Il punto, ho avuto molte cose da fare e ne ho ancora a centinaia, e mi dispiace un sacco, perché vorrei cercare di essere più coerente possibile con questo, ma EHI almeno sono riuscita a finire questo capitolo impossibile, yeee!

Ora, se vi sembra breve, la risposta è semplice è concisa: era un'intero episodio dedicato SOLO alla partita. Cioè ventotto minuti di questi che si urlano contro. L'ho reso meglio che potevo, ma non sono un'esperta di calcio e ho cercato di tagliare quanto più mi riusciva ahah

IN OGNI CASO!

Nicky va al suo appuntamento, e Liam da personaggio terziario che era è diventato uno dei miei piccoli protetti, quindi credo proprio che tornerà.

Preparatevi perché nel prossimo capitolo ci sarà una scena abbastanza pesantuccia con Axel, che prego e spero di riuscire a rendere meglio che posso

Spero che stiate tutti bene, ci vediamo il prima possibile!

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