⠀⠀| ✧ 𝖢𝖧. 𝖨 :: 𝐅irst 𝐒teps

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Il foglio bianco era il nemico giurato di Vittorio.

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Con la parola "libertà" si intende la condizione in cui uno può agire senza costrizioni.
Alcuni direbbero sia un diritto o una garanzia. Altri, invece, proclamano di essere condannati alla libertà, oppure che tale concetto non esiste poiché siamo determinati sin dalla nascita.
Tutte le interpretazioni derivano dalla difficoltà ad inquadrare la libertà nelle persone. Banalmente, uno schiavo è imprigionato, mentre un rivoluzionario è libero. D'altro canto...

Libero può anche esser un genio, seppur detenga catene ai polsi.
Libero può anche esser un pazzo, seppur venga rinchiuso.
Dove si crea l'assolutezza di questa condizione? Solo in assenza di catene fisiche? Spirituali? Esiste uno stadio in cui l'essere può fare tutto ciò che vuole, senza dover pensare alle proprie conseguenze?
Esiste una libertà senza responsabilità?

Vittorio crede proprio di sì.

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L'alba del Giusto Mezzo sorse dietro le torri della scuola, segnando l'inizio di una nuova routine per i giovani dieci guardiani. Mentre gli uccelli cinguettavano e l'aria emanava quel caratteristico odore della notte passata, nipote e zia attaccavano briga l'uno l'altra.
"Vittorio, hai 5 secondi per alzarti dal pavimento" dichiarò Diana Risorgimenti, una degli istruttori, mentre teneva per il braccio il giovane.
"maremma maiala, zia, t'ho già detto che mi fanno male i piedi" si lamentò il fanciullo dai capelli verdi, seduto per i corridoi del dormitorio maschile.
Diana si pizzicò il ponte del naso cercando di mantenere la calma: "non ti fanno male i piedi, ti ho trascinato io fin qui"
"capita, ora mi fanno male"
"Vittorio."
"una disgrazia davvero, mi tocca ritornare a casa e assentarmi finché non guariscono" strinse la stoffa della camicia sul petto con una mano, "mi duole assai perdermi questi primi giorni di scuola con i miei fantastici compagni d'avventure comparsi dal nulla!" aggiunse con tono sarcastico.

Diana voleva molto bene a suo nipote, davvero, oltre ad essere l'unico mai avuto, il che lo rendeva automaticamente il suo preferito, avrebbe superato mari e monti pur di assicurarsi stesse bene. Si ricorda ancora il primo giorno in cui si incontrarono, accolse nelle sue braccia quel piccolo neonato in fasce dormiente e se ne affezionò subito.
Diciotto anni dopo, tuttavia, non sembrava rendersi conto che la collaborazione fosse una virtù urgentemente richiesta da parte sua, dimostrandosi l'insubordinato ribelle che tanto amava essere da parecchio tempo ormai.
"ascolta un po'-" iniziò, anche se venne interrotta subito.
"che disdetta, sto perdendo anche l'udito, dev'essere davvero grave questa condizione" si grattò l'orecchio l'artista.
"non dovresti atteggiarti così-"
"oh no, sto proprio iniziando a sentire un ronzio" continuò con l'atto da finto bugiardo
"tuo padre ha detto-"
"papà dice tante cose, perché gli dai corda?"
"questo l'hai sentito però, eh?"
Vittorio incrociò le braccia al petto, guardando altrove.

L'adulta prese un respiro profondo, tenendo a bada la frustrazione. Ci doveva essere un altro motivo, conosceva suo nipote abbastanza bene da sapere che, quando si atteggiava noncurante dei suoi dintorni, era perché non desiderava dimostrare vulnerabilità. Sciolse la presa al braccio e appoggiò la mano decorata di artigli in ferro per accarezzare la chioma.
"perché non vuoi stare qui?" chiese diretta.
"vuoi la lista? Perché non è casa mia, non posso vedere i miei amici, ho limitato accesso al mio materiale artistico, non voglio vedere mamma meno di quanto già io debba farlo, questa gente è insopportabile in tutte le sue sfumature, ma soprattutto..." fece una piccola pausa dal conto con le dita, per l'effetto drammatico, "... perché questa è un'idea di quel babbo dal naso rosso" concluse, guardando verso la più alta.
Diana lo fissò per alcuni secondi, questa volta fu lei ad incrociare le braccia.
"tutto qua?"
Vittorio esitò prima di alzare le spalle: "tutto qua"
Dopo altri istanti di silenzio, aggiunse "non voglio e basta, okay?", senza toni dispregiativi, senza prese in giro.
Vittorio desiderava essere ovunque tranne che rinchiuso fra queste mura carcerarie. Forse per altri non sarà così, ma questa nuova vita non corrispondeva ai suoi ideali.

A lui non importava niente dell'essere un guardiano, l'eroe di un universo possibilmente in rovina. Puntava alla libertà, trascorrere tempo con Agata, Gaetano ed il resto del suo gruppo d'amici, il suddetto "Piccolo Rinascimento", e bere fino a dimenticare chi fosse mentre rideva delle piccolezze della vita. Non poteva fare niente di tutto ciò se fosse rinchiuso qui dentro e, data la sua natura rivoluzionaria, trasgredire gli ordini era un'altra aggravante.
Se dovessimo compararlo ad un animale, il primo pensiero sarebbe la libellula.
Leggiadra come è, ricerca sempre laghetti incontaminati nella pura natura, senza mai limitarsi. Le sue ali portavano il vento della libertà, pronto a battere sulle finestre serrate di chi non si fidasse abbastanza da vedere il mondo oltre al proprio naso.

"non ti voglio forzare" cominciò Diana, continuando ad accarezzare la chioma "però dovresti dare un'opportunità alle cose prima di dire che non ti piacciano. Se non lo fai, potresti pentirtene"
"e se preferissi non farlo?", non era vero. Se una persona conoscesse appieno il peso del pentimento, di non averci provato nemmeno una volta, quello era proprio lui. Diana lo sapeva bene.
"nessuno lo preferisce" rispose brevemente.
L'eco della voce rimbombò per il corridoio vuoto, "ti chiedo alcuni giorni, massimo una settimana. Se non ti piace, non ti fermerò dall'andartene e ci penserò io a tuo padre" propose un accordo porgendogli la mano per alzarsi. Il ragazzo dagli occhiali si morse l'interno della guancia, pensieroso.
"solo se mi porti alcune tele e dei colori da casa, almeno ammazzo la noia" afferrò la mano della zia - attento agli artigli - e si tirò su dopo averla vista annuire.

Lo stesso palmo armato poi andò sulla sua spalla.
"allora campione, manca poco ai controlli e l'allenamento, perché non raccatti il tuo compagno di stanza e mi raggiungete nell'ala est?" gli consigliò, prima di avviarsi fuori dai dormitori, girando l'angolo e lasciando Vittorio ufficialmente da solo qui dentro. Il rumore degli stivali si disperse nell'aria, ed i pensieri del giovane ruppero il silenzio lasciato. Osservò la via d'uscita. Niente gli vietava di filarsela a gambe levate al momento...

Una settimana, se non addirittura di meno. Poi non avrebbe più rivisto questa stupidaggine. Girò i tacchi dei stivaletti neri verso le porte delle camere - tre, abbastanza distanziate fra loro. Se si ricordava bene, Diana ebbe affermato che la camera centrale fosse sua e di un altro. A proposito, chissà come era il compagno di stanza. C'era una possibilità su 4 di beccarsi il biondo fanatico di oche di ieri, il che non lo garbava assai. Sperava di capitare con qualcuno di più... silenzioso, ecco.

Nel viaggio dei pensieri, aprì la porta, trovandosi il prescelto girato ed inginocchiato verso la finestra con accesso al balcone - di conseguenza gli stava dando le spalle. L'entrata di Vittorio distolse la sua attenzione da qualsiasi cosa stesse sussurrando, ed i loro occhi si incontrarono per la prima volta. Entrambi della corrispettiva colorazione della loro - in parte - chioma: verdi e azzurri.
"buongiorno" disse alzandosi "suppongo Lei sia il mio compagno di stanza per la permanenza qui"
"a meno che tu non ti intrufoli nelle camere altrui per goderti il sole, sì" commentò sarcastico l'occhialuto. Lo squadrò dalla testa ai piedi e notò la differenza d'altezza: Vittorio superava appena il mento di costui.
"non permetterei mai qualcosa del genere", ribatté serio, se non offeso, "il codice si esprime chiaramente sul rispetto della proprietà" ci tenne a specificare.
"codice..?"
"quello dei cavalieri, sir Risorgimenti"
Oh... Un ubbidiente cane da guardia. Il suo diretto opposto. Almeno era garantito che avrebbe preso ordini da lui.
"chiamami Vittorio" gli suggerì "e dammi del tu".
Il più alto inclinò appena la testa di lato dubbioso: "non credo di detenere questo grado di familiarità".
"ascolta,..." volle iniziare il discorso, ma realizzò solo dopo di essersi dimenticato il nome dell'altro.
"Ser Cornelius Mal'akhi Rytter"
"ascolta, Corni, patti chiari amicizia lunga: non mi sei piaciuto, non mi piaci, e mai mi piacerai, sono qui solo perché ho accettato un compromesso. Tu non vali niente per me, ed io non valgo niente per te. Infine, non disturbarmi, soprattutto quando sto disegnando, anzi, non percepirmi nemmeno quando siamo qui dentro. Chiaro?"
"Corni" rimase in silenzio per alcuni secondi, sopracciglia alzate e labbra socchiuse, prima di incrociare le braccia al petto.
"... chiaro"

Fu più facile del dovuto e meno male. Almeno una buona cosa la sapeva fare. Ora aveva un problema in meno di cui occuparsi, e un posto in più per la sua pace.
"vedo che ci capiamo", un sorrisetto soddisfatto si dipinse sul volto dell'artista, "ora dobbiamo andare nell'ala est della struttura per dei controlli" lo informò, iniziando a farsi strada. Però non fu seguito. Girò il capo verso la porta aperta. "Corni" era rimasto impalato dove l'aveva lasciato. Nessuna reazione.
"... allora?"
"credevo di non doverla percepire" sottolineò il cavaliere.
Vittorio girò gli occhi infastidito "puoi farlo quando ti parlo, okay?", e poi borbottò "non c'è bisogno di prendermi alla lettera".

"Corni" si incamminò di fianco al suo letto, dove una famigliare armatura scintillava sull'espositore apposito.
Vittorio aggrottò la fronte: "lo sai vero che dobbiamo allenarci?"
"certamente", affermò, "dovrei lasciarla qui secondo... te?" marcò incertezza al proferire l'ultima parola.
"a meno che non vuoi avere 30 chili in eccesso da tenerti accollato"
"in caserma ci sono sessioni in cui si combatte con l'armatura"
"te l'ho chiesto?"
"uhm, no, tuttavia pensavo di spiega-"
"sì, sì, chissene, stai apposto anche solo in camicia e doppietto, le ragazze ti salteranno addosso"
"r-ragazze?" non ricevette risposta alla sua confusione perché il più basso se ne stava andando. Lasciò perdere, aumentando il passo per seguirlo.

Vittorio era certo di non aver fatto una buona prima impressione data la perplessità del nuovo coinquilino. Meglio così, almeno sapeva il sentimento di distanza fosse reciproco.

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Anche se la seguente scena non importi molto al caro ribelle, credo che possa ugualmente cogliere l'attenzione dato il caos che ne sussegue. Perché non iniziamo dalle impostazioni basilari? Sempre lo stesso orario, ma nel dormitorio femminile.
La principessa del Regno di Biancaneve, che chiameremo Birgit pur di salvare il respiro a pronunciare il nome intero ogni singola volta, spalancò la porta della sua camera condivisa con una smorfia di disgusto.
Non ne poteva più di questa tortura! Non è mica così che si tratta il sangue nobile! Ugh, e poi i servitori dove stavano? Come avrebbe potuto comunicare il suo sconforto se non vi fosse nessuno ad assisterla e rimpiazzare quella... bestia! Sì, una bestia! Santa Dea in alto nei cieli, dalle tu la forza per proseguire questa terribile giornata e far si che questa venga punita adeguatamente!

I passi la portarono a poca distanza dall'uscita del dormitorio, dove una famigliare signora attraversò il lungo corridoio altezzoso e rafforzato della struttura. Ah, un'istruttrice e servitrice! Data l'età avanzata assunse di trattarsi di una conoscente di Wilhelmina. O cielo, sperava non si possedesse la stessa severità e autorità perché altrimenti... aspetta, altrimenti cosa? Lei era la principessa del suo regno! Futura erede al trono! Nessuno, ripete, nessuno - oltre Wilhelmina e sua madre - si azzardava anche solo a pensare di metterle i piedi in testa! Altrimenti, sarebbe finita con la propria carcerazione e possibile morte! ... Forse morte è un po' esagerato... ma il punto era chiaro: sarà lei a sbarazzarsi della bestia.

"mi scusi, gentile signora" attirò l'attenzione della donna parandosi davanti a lei con il suo pomposo vestito rosa, "avrei un piccolo problema" constatò.
Prima ancora che potesse risponderle, Vostra Altezza partì in quarta: "potreste sbarazzarvi di quella bestia nella mia dimora? Anzi, desidero cambiare abitazione. Anzi, buttate le mura di questa per ampliarla e poi gettate la bestia fuori da lì! Anzi-".
"perché non mi mostri direttamente il problema cara?" suggerì Guiying, l'istrutrice più vecchia della struttura nonché colei che ebbe assistito a tutti i giovani ieri, interrompendola con sguardo stanco.
"Lei ha ragione. Per concepire il mio dolore deve provarlo a sua volta. Venga, mi segua, le mostro subito l'orrore a cui mi avete abbandonato!" tirò appena su la gonna per spronare la velocità.

Con sua grande sorpresa, la donna scoprì che la famigerata bestia era in realtà la compagna di stanza di Birgit: Sylvienne.
"eccola, guardi come usurpa del mio spazio!" puntò il dito contro di lei, quale si grattava un orecchio seduta sul letto.
"ma che vuoi? stavo dormendo in santa pace" lamentò la bionda.
"lo vede? Una bestia!" insistette Birgit, "e sapete quale è la parte peggiore?" chiese.
Guiying era certa che la risposta non sarebbe stata di suo gradimento, ma ugualmente disse: "cosa?".
Birgit prese un respiro profondo e fece una posa drammatica: "puzza!".
"non che tu profumi" ribatté Sylvie, "le ampolle aromatizzate nascondono male il tuo odore".
Vostra Altezza sussultò e portò una mano al cuore dall'offesa: "mai nei miei 17 anni di vita mi è mai capitato un comportamento così irrispettoso. Anzi, incivile! Anzi, impertinente! Anzi, villano! Anzi-".

Un'ampolla di vetro andò a sbattere sul muro, vicino alla castana, quale rimase senza fiato.
"ti rendi conto che avresti potuto uccidermi?!" esclamò poi mentre l'altra fischiettava innocentemente.
"ma per favore, se proprio volessi ucciderti ti avrei preso in faccia con un coltello" commentò lei.

Questo fu il segno di intervenire per Guiying. Pochi istanti dopo, le teste delle ragazze furono bagnate da una piccola quantità d'acqua magica formata sopra di loro. Entrambe rimasero sconcertate.
"dunque, mie care, vedo che non andate d'accordo"
"ci voleva tanto a capi-" ancora una volta la principessa fu interrotta con dell'acqua addosso.
"innanzitutto, cara Birgit" riprese a parlare l'anziana "dovresti stare attenta a come definisci la tua compagna. Non puoi semplicemente chiamarla 'bestia' perché non combacia con i tuoi ideali" fulminò l'interessata con lo sguardo. Sylvienne le fece la linguaccia.
"e tu, invece, dovresti darti una pulita e cambiare i vestiti"
"no" sbottò l'altra, e la principessa fece la pernacchia in ricambio.
Il messaggio di Sylvie fu ignorato, infatti Guiying la trascinò fuori con una salda presa al braccio. Nonostante le ribellioni della giovane e l'età avanzata della donna, quest'ultima ebbe la meglio.
Invece Birgit rimase da sola... con questo fetore... e l'eco dei suoi pensieri...

Raggiunse le altre due a passo spedito, ed insieme raggiunsero i bagni.

Fu praticamente una guerra cercare di deprivarla della stoffa sporca, immergerla nell'acqua e lavarle i capelli. Alla fine, nonostante il sapone non era solito fare tanta schiuma, la bionda diventò una nuvola di bolle per via dei capelli lunghissimi. Se dovessimo compararla ad un animale, un gatto esile assente della pomposità del pelo sarebbe accurato. Inoltre, sapete da dove altro derivava l'espressione scombussolata?

"le sembra ragionevole mettermi in camera con qualcuno? Insomma, già questa è un quarto della mia al castello, e condividere significherebbe dimezzare nuovamente lo spazio!" Birgit non smetteva di lamentarsi all'istrutrice intenta a lavare la chioma nodosa, "Dea mia, l'acqua è diventata marrone praticamente" portò una mano davanti la bocca.
Sul volto di Sylvie si dipinse un ghigno, dopodiché schizzò quella stessa acqua sulla testa mezza asciutta della compagna di stanza.
"EW! ewewewewew- " corse in giro per il bagno cercando acqua pulita. Bastò lo sguardo di Guiying per far abbassare il capo alla ragazza del bosco.
"ci sono delle borracce qua dietro" lei informò Birgit, quale corse subito a buttarsi l'acqua addosso, bagnandosi completamente l'abito.
"ow... era il mio preferito" bisbigliò guardando la stoffa con cuore spezzato.
"non ti preoccupare, ho un cambio per entrambe"
"no, voglio riavere i miei vestiti" precisò la fanciulla nella vasca, ora assente di schiuma fra la chioma.
"li devo lavare" disse Guiying.
"neanche per sogno, mia madre me li ha dati" protestò sbattendo un pugno nell'acqua.
"li riavrai" la informò la signora "ma per ora ti dovrai accontentare di cosa abbiamo noi"

Uscita dalla vasca ed asciugata per bene, le venne dato un capo decisamente più semplice: una camicia bianca a mezze maniche ed una gonna marrone a vita alta che arrivava poco sopra le caviglie. Birgit indossò la stessa cosa, solo con la gonna rosa. Guiying sospirò al risultato soddisfacente, nonostante il fiatone.
"bene, ora potete andare ai controlli" le lasciò fuori dai bagni, diventando un fantasma del corridoi.

Le due analizzarono l'aspetto dell'altra.
"sembri più civile" commentò Birgit.
"tu meno... nobile" disse Sylvie.
E dopo alcuni secondi di silenzio, aggiunsero in coro:
"ti odio"

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Nonostante alcuni incontri sgradevoli, una parte dei nuovi arrivati andavano d'accordo, già presenti in infermeria. Sidsel e Dylan erano l'anima del momento, parlando sia fra di loro che con i corrispettivi compagni di camera Odette e Saaed. Seguivano un processo preciso: parlavano con l'altro freneticamente, dopo si giravano a dire qualcosa ai loro compagni, poi questi rispondevano a poche parole, attenti ascoltatori, ed infine il duo allegro tornava a festeggiare.

"saaed, ho una domanda importantissima da farti" iniziò il biondo, unendo le proprie mani con sguardo serio. L'altro alzò un sopracciglio: "dimmi" disse.
"preferiresti mangiare una tartaruga di zuppa oppure scavalcare una delle torri del castello?" i suoi occhi si illuminarono.
Saaed corrugò la fronte alla menzione di tale creatura "non so cosa siano le tartarughe di zuppa", ammise, "quindi mi tocca optare la scalata"
Dylan sussultò prima di dire "come no? Dalle mie parti è tappezzato di tartarughe di zuppa! E vengono in diversi aromi: anice, alloro, cannella, garofano verde, gelsomino invertito-" si fermò da solo schioccando le dita "quando andremo nel Paese Delle Meraviglie, te le presenterò tutte! Shell, Shelly, Shirley, Sheldon e Satan" contò le creature sulle dita "avranno la corazza dura fuori, ma dentro... be', non ho mai visto dentro"
"...certo" annuì il più abbronzato.

Vittorio e Cornelius fecero il loro ingresso, e neanche il tempo di salutare che il primo puntò il dito contro Odette: "ecco l'oca"
"come scusa?!" esclamò la ragazza-cigno, le sue guance si tinsero di rosso.
"lo parli il qua-ese? conosco un contadino a cui servirebbe un traduttore" la ignorò completamente prima di farle il verso "qua qua qua, sai cosa significa?"
"ti spedirei nelle segrete, se solo potessi" rispose lei in maniera affilata.
"caspiterina, che oche antipatiche!"
In sottofondo si sentì Saaed trattenere una risata.
Odette strinse le braccia attorno al petto con sangue bollente in corpo.
"Sir Risorgimenti, non mi pare il caso di discorrere in tale maniera di fronte a Sua Grazia" intervenne Cornelius.
"'discorrere' manco lo uso io quando devo fare il leccaculo a mia madre" osservò il verde, in volto un'espressione poco intenzionata a fermarsi.

La porta si aprì ancora una volta senza preavviso. Di tutta corsa entrò Birgit, seguita da Sylvie con sguardo esausto, e si buttò sulla ragazza dai capelli rosa e verdi.
"Sidsel!" la abbracciò "non puoi capire che tragedia è successa oggi" si lamentò con voce nasale.
"non dire così! son sicura che ci sarà qualcosa di positivo questa mattina" cercò di confortarla accarezzandole la testa. La principessa si staccò ed afferrò le mani dell'amica: "ma hanno sporcato il mio vestito! Il mio preferito! Come posso farmi vedere davanti al mio popolo? Cosa penseranno della loro futura regina?!"
"secondo me la camicia ti dona"
"apposto, indosserò solo quella d'ora in poi" tornò composta la castana, lasciando spiazzato il resto.

Gli ultimi ad arrivare, assieme ad una donna castana e con un camice bianco aperto sulle spalle, furono Benedict e Fio. Il primo sembrava più interessato all'accompagnatrice, il secondo continuava a sbadigliare.
"perché ci siamo alzati così presto?" si chiese, "stavo così bene nel mondo dei sogni, mai avuto un materasso così comodo" continuò grattandosi l'occhio, per poi appoggiare il gomito sulla spalla di Vittorio.
"dammi un attimo quattrocchi che mi sve- ahia!" un passo un po' più in là del verde e l'altrx cadde faccia a terra, "ti sei bevuto il cervello?!". E si rialzò.
"ora sei più che sveglia almeno" ridacchiò Vittorio.

"vi chiedo di cessare le litigate adesso" la donna si incamminò verso il gruppo con sguardo serio, "dobbiamo condurre dei controlli medici" spiegò brevemente.
"e Lei sarebbe?" domandò Saaed, rimasto in silenzio ad ascoltare fino ad ora.
"Vostra Sapienza Vivienne Clemens di Radiant Garden, nonché una delle dottoresse più esponenti del settore!" parlò Benedict per lei.
"Vostra Sapienza! Che onore incontrarla qui" disse Cornelius facendo un piccolo inchino.
"scusate.. 'Sapienza'?" domandò Vittorio confuso.
"è il titolo nobiliare affidato ai Reali di Radiant Garden" spiegò l'apprendista "si occupano delle ricerche di Luminaresis Nexus, il nostro sistema, e dunque ricoprono un ruolo assai importante!".
Vittorio fu stranamente interessato da questa notizia "e come mai una scienziata di tale calibro è qui?"
"per approfondire alcune ricerche" rispose la dottoressa Clemens "e Benedict Sherburn è il mio futuro apprendista, quindi desidero osservarlo da più vicino"
Xlx fanciullx si passò un dito sotto il naso, emanando fierezza.
"i controlli sono per comprendere meglio le vostre capacità" tornò sull'argomento principale, "senza, finiremmo per darvi allenamenti poco bilanciati e rischiereste di farvi male".

Dopo l'iniziale diffidenza, i giovani 10 acconsentirono ad un breve controllo medico individuale da parte della dottoressa.
Da subito si notarono alcune particolarità in certi soggetti: Odette deteneva una carenza in vitamina D che avrebbe messo a rischio muscoli ed ossa, Birgit era assai esile, e infine Fio non era del tutto convinto del doversi far esaminare da una perfetta sconosciuta a petto nudo. Benedict lx assicurò di potersi fidare, e cedette.
"abbiamo concluso questa parte, ora potete andare da Diana" porse un libro abbastanza spesso a Cornelius "datele questo, e prima del pasto riportatelo qui, Ser Rytter"
"come-"
"riconoscerei quell'accento ovunque, oltretutto il suo comportamento è tipico della caserma" spiegò come se gli avesse letto la mente.
"vedo che qualcuno qui fa già colpo" commentò Vittorio, non capendo se la frecciatina fosse mirata al cavaliere o la scienziata.

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In un'enorme sala alla fine del corridoio est trovarono Diana, intenta a sistemare gli ultimi sacchi sulla porta d'entrata. Quando notò il gruppo di giovani, soprattutto suo nipote, un piccolo sorriso si dipinse in volto: "siete arrivati finalmente".
"mi sei mancata anche te, zia cara" salutò Vittorio con un cenno.
"risparmia le dolcezze a dopo" rispose prima di girare le proprie spalle e alzare le braccia, "questo sarà il vostro campo d'addestramento: alcuni istruttori vi porteranno qui nelle loro lezioni, ma sono io la responsabile del luogo. Qui dentro potete correre fino allo sfinimento, colpire i manichini e persino pestarvi a vicenda sotto la mia osservazione, finché serva a migliorare le vostre capacità" si rigirò, fermando i passi lontani.
"lancia il libro" fece segno al corvino. Lo afferrò in aria con facilità e sfogliò le pagine.
"vedrò con i miei occhi di cosa siete capaci di fare" lo chiuse, "cinque giri di campo, adesso"
Il gruppo si guardò a vicenda, chiedendosi se fosse seria - escluso Cornelius, che aveva già iniziato il primo giro.
"vi siete rimbambiti d'un tratto?" bastò un passo potente per terra a far tremare il gruppo che si mise a seguire il compagno...
"Aspetta solo che lo riferisca a mia madre...!" ... e lamentarsi, come Birgit.

Dopo la corsa - molti avevano di già il fiatone - Diana li mise in riga come soldati, e camminò davanti a loro come il loro comandante.
"ci andrò piano solo oggi, data l'incapacità di alcuni" cominciò, lanciando occhiatacce alle due nobili e Benedict, "voglio testare 4 criteri: velocità, forza e resistenza, flessibilità, agilità", contò sulle dita di una mano, "inizieremo dalla velocità" annunciò infine.

La prova era semplice da comprendere: da dove si trovavano, avrebbero dovuto correre il più veloce possibile fino al traguardo, dall'altra parte della sala, dove Diana li aspettava con un orologio da tasca.
Alzò il braccio in aria gridando: "ai vostri posti... pronti... via!"
Fu chiaro sin dall'inizio chi avesse la peggio: Odette, Birgit e Benny. D'altro canto, il resto se la combatteva per una serie di svariati motivi.
Sylvie era abituata al terreno irregolare del bosco, Saaed al terreno urbanisticamente complesso di Agrabah, Fio a fuggire quando rubava, Cornelius agli allenamenti della caserma, Sidsel alle esibizioni e Dylan... per qualche motivo di riusciva e basta. Ad arrivare primi furono Fio e Saaed, quasi a parimerito, mentre Sylvie, Dylan, Cornelius e Sidsel li raggiunsero in quest'ordine.

Tutti provavano del loro meglio. Tranne uno.
"Vittorio! Più svelto!" la donna notò il giovane camminare tranquillamente, mentre ammirava le decorazioni delle colonne ai muri con fascino. Una volta arrivato al traguardo subì una tirata d'orecchie bella e buona.
"cosa stavi facendo?"
"ho notato che la struttura è diversamente costruita rispetto al resto del Giusto Mezzo"
Diana si sbatté una mano in faccia, prendendo un grosso sospiro.

Il test successivo fu di forza e resistenza: ai loro piedi c'erano dei sacchi di grano da alzare più in alto possibile, dopodiché metterli in spalla e trasportali dall'altra parte.
Qui fu chiaro invece il migliore: Cornelius. Infatti il giovane non si fece troppi problemi a sollevare il peso fin sopra il capo con entrambi gli arti. D'altro canto, il resto era veramente in difficoltà anche solo ad alzare il sacco sopra i piedi.
"quanto diamine pesano?! Non esistono sacchi meno capienti?!" lamentò la principessa.
"certo che te ne hai aria da sprecare" rispose Vittorio, seduto sul suo sacco.
"Vostra Altezza" aggiunse Birgit alla sua frase.
Vittorio la squadrò dal basso verso l'alto: "ma se sei più bassa di me"
"tu- tu-"
"Vostra Altezza, non lo ascolti, è solo un pusillanime" intervenne Odette con tono pacato.
"aw, sei gelosa che prendo in giro le altre e non te?" lui la prese in giro.
"nei tuoi sogni" ribatté l'albina.
"vuoi un consiglio ad alzare il sacco?" chiese, d'un tratto gentile, cosa che lasciò la giovane confusa "diventa l'oca di ieri e becca un po', così ti sazi pure". Odette prese un respiro profondo.

"Almeno loro ci stanno provano, tu che scusa hai?" l'istruttrice si avvicinò al trio con braccia incrociate, "devo ricordarti che avevamo un compromesso?"
"il compromesso diceva che sarei dovuto stare qui, non impegnarmi" sottolineò lui, "dunque, sto stando qui e non mi sto impegnando, zia cara" dopodiché alzò lo sguardo verso di lei "a meno che non vuoi che me ne vada, così saremo in due ad esser sgridati da tuo fratello" minacciò infine. Diana gonfiò il petto, nonostante il suo sguardo emanava pericolo ma non reagì. Girò i tacchi per controllare come se la cavasse Benedict. Le due nobili rimasero spiazzate.

Dunque arrivò la prova di flessibilità: a turno fare una serie di capriole, scivolate, ruote e spaccate. Quando arrivò il turno di Vittorio, alzò le mani in aria.
"che fai?" chiese Fio, confuso.
"una verticale al contrario" spiegò brevemente.
Dietro di loro, Sidsel si muoveva leggiadra quanto una farfalla, come se la gravità non potesse tirarla giù. Dylan la seguiva, seppur non più flessibile di ella. Deve ammettere che le loro capacità erano ammirevoli e sembravano essere in sintonia. Ancora più colpito fu Fio che, con occhi luccicanti, corse verso di loro gridando di voler imparare a sua volta.

Arrivò l'ultima prova: l'agilità. Sarebbero stati dei duelli con dei bastoni lunghi, il proprio compagno deciso in base ai risultati nelle prove precedenti...
"noi due combattiamo" affermò Fio, puntando il dito contro Cornelius.
"va bene..?" rispose il cavaliere.
... oppure così.

La mora era svelta nei colpi, padroneggiando abilmente l'arma nonostante la poca esperienza. Tentava di attaccare parti come la testa, lo stomaco o persino sotto la cintura, eppure venivano sempre parati dal bastone dell'altro. Sarà pur stata capace, ma rimaneva perlopiù prevedibile.
Finché non sferrò un colpo sul fianco di Cornelius con il dietro del bastone - avevano una punta ed una fine se effettivamente erano uguali? Ba', vai a capire te questi -, prendendolo alla sprovvista.
"ah! Ho vinto! Sono fortissima!" esclamò entusiasta. L'istante dopo non solo fu disarmata con un movimento svelto e deciso, ma cadde pure a terra causa di un colpo netto sulle caviglie.
"oi oi oi oi" si massaggiò il punto colpito.
"mai abbassare la guardia" suggerì il cavaliere, porgendo una mano per supporto a rialzarsi. Fio ebbe un'idea. L'accettò, e mentre si alzava disse:
"questo vale anche per te!" afferrò il bastone di lui con l'altra mano e lo tirò verso di sé. Non lo disarmò, Cornelius aveva una stretta bella forte.
"non è giusto così però! Hai rovinato il momento!" si lamentò continuando a tirare pur di riuscire nel suo intento, "molla l'osso!"
Cornelius lasciò andare, e Fio cadde a terra una seconda volta.

"dai, almeno hai il bastone" commentò l'artista, sdraiato su un lato per terra lì vicino mentre ridacchiava.
"te lo infilo dove non batte il Sole" commentò lxi, "tu non combatti?" chiese poi stranita.
"biondino, vuoi combattere?" Vittorio si girò verso Benedict, l'unico rimasto senza partner dopo lo smistamento, il quale scosse la testa, "suppongo di no" tornò a guardare Fio. Lei sbuffò e se ne andò.
Vittorio rifletté su Benny, intentx a scrivere su un taccuino ed osservare gli altri. Perché non volesse effettivamente sfidarlo? Poi si ricordò come fosse stato sempre l'ultimo dei ragazzi in classifica - escluso Vittorio stesso, ben cosciente di starlo facendo apposta - e la sua corporatura emanava tutt'altro che mascolinità e forza bruta.

Osservò il resto delle coppie: come nella prova di flessibilità, Dylan e Sidsel erano sulla stessa lunghezza d'onda. Ogni movimento emanava divertimento e sintonia, come se si stessero esibendo davanti ad un pubblico. E poi come ridevano e si incoraggiavano a vicenda...ugh, troppo zucchero.
Dall'altra parte c'erano invece Sylvie e Saaed, decisamente più nello spirito del combattimento. In un certo senso, anche loro erano in sintonia, con uno solo scopo in mente: vincere. L'agilità era un punto importantissimo per entrambi.

E poi... il duo delle nobili si fissava negli occhi, insicure di chi dovesse sferrare il primo colpo. Patetiche.
Finalmente Birgit parlò: "Vostra Grazia, entrambe sappiamo di non star brillando in questo momento, però non è motivo per tirarsi indietro. Magari oggi non è il nostro momento, ma se c'è qualcosa che la mia istruttrice mi ha insegnato è il mai arrendersi nel migliorarsi!", strinse il bastone fra le mani, ora con sguardo determinato, "quindi, non abbia paura di colpirmi!"
Fu... inaspettato dopo tutte le lamentele precedenti. Odette sembrò condividere la confusione, ma poi si intenerì ed annuì. Alzò il bastone e tentò di colpire il braccio. Birgit schivò il colpo e poi la colpì sulla spalla, facendole fare alcuni passi indietro, grattandosi il punto. Birgit aspettò colpisse ancora, paziente, come se fosse lei a comandare il combattimento. La duchessa si riprese, leggermente rossa in volto, e mirò al busto. Birgit parò il colpo portando il bastone davanti a sé, e la spinse via.

"certo che sei proprio impacciata, non insegnano il senso d'eleganza dalle vostre parti?" insultò Vittorio.
"per tua informazione, vorrei evitare di ferire Vostra Altezza e contenere quel che è della mia dignità"
"stai fallendo miseramente allora"
"in più, l'eleganza scorre nel mio sangue tanto quanto nel tuo si trovi l'arroganza"
"io? arrogante?" portò una mano sul petto "sono veramente offeso, Vostra Oca-zia. Aspetti che piango un attimo. Waaaaa- ho finito"
Il sangue della bionda ribollì.
"tu sai a chi stai parlando?!"
"aw, piccina, te lo sei scordata?"
"Vostra Grazia, non lo ascolti, è solo un pusillanime, proprio come voi mi avete detto prima" intervenne Birgit, appoggiando una mano sulla sua spalla. Odette prese un sospiro profondo prima di concordare con lei e girare i tacchi.

"se ti compro del pane tornerai a calcolarmi?" fu la goccia che fece traboccare il vaso. Odette lanciò il bastone che aveva in mano e beccò il ragazzo sullo stomaco, costringendolo a chiudersi dal dolore. In lontananza si udì un "ben ti sta!" da parte di Fio, mentre il resto guardò la scena spiazzato.

Almeno Odette dimostrò avere una capacità migliore del resto: la mira.

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Perché non rimaniamo in tema pancia? Dopo una lunga ed ardua mattinata, il pranzo era più che meritato. La mensa, più simile ad una semplice ed ampia sala da pranzo, era composta da pochi tavoli lunghi con sopra posate e piatti di valore modesto. Ai ragazzi fu istruito di scegliere solo uno, e non importava l'assegnazione dei posti.
Alcuni rimasero incantati dall'alta classe, altri delusi dell'assenza di servitori, e poi c'era Vittorio troppo occupato a soffrire di un mal di stomaco così tremendo da fargli passare l'appetito, al posto di commentare sull'ennesima piccolezza del luogo, e senza fiatare si sedette all'angolo più lontano pur di patire in santa pace.

"oh, siete già qui!" esclamò una donna bassa, dagli abiti rosso vivace ed un grembiule svolazzante, mentre apriva le porte della cucina con un sorriso accogliente. "Benvenuti. Sono Flora, una delle assistenti della scuola - assieme a Fauna e Merryweather"
Poco dietro di lei, una figura più minuta, vestita di blu zaffiro e con lo sguardo vispo, si fece avanti con entusiasmo.
"ma che bei giovanotti!" disse Merryweather, "spero che abbiate una fame da lupi perché stiamo pure preparando il dolce: torta di mirtilli!"

Flora si voltò lentamente verso di lei, sbattendo le palpebre molteplici volte come se avesse udito una stonatura in una famigliare melodia.
"mirtilli?" domandò con tono sospettoso "sulla ricetta c'era scritto fragola!"
"ho cambiato la ricetta" spiegò Merryweather con un sorrisetto sodisfatto "così uscirà una torta *blu*"
Flora portò una mano sulla fronte, indignata: "oh no, no, no! Le fragole servivano apposta per renderla *rosa*!"
"cosa che io non approvo" precisò la blu, alzando il naso in su.
"ed io non approvo la tua disapprovazione!"

In quel momento, sul bancone più vicino alla porta, si poté vedere un cucchiaio magico tremare dalla paura, incerto su chi dar retta.

"Flora, tesoro" iniziò la donna più bassa con finta dolcezza, afferrando la bacchetta magica, "non è colpa mia se le fragole scoloriscono in cottura. Sarebbe uscita fuori una torta... salmone! Chi diamine mangia una torta pesce?!"
"sarebbe un rosa primaverile, non salmone" alzò il mento Flora, "il colore della dolcezza, dell'amore, dell'equilibrio-"
"e del fastidio agli occhi!" interruppe Merryweather, agitando la bacchetta mentre della polvere azzurra comparse intorno.
Un puff! lo stesso colore riempì l'aria ed il vestito di Flora divenne blu vivido. La donna guardò il casino con la bocca spalancata.
"oh, questa è guerra!" prese la sua bacchetta e lanciò lo stesso incantesimo, ma rosa, verso l'altra. Il suo vestiario cambiò colore all'istante.
"bene", mormorò Merryweather alzando le maniche della maglia, "se vuoi combattere con i colori, spero tu abbia abbastanza rosa per affrontare tutto questo blu!"
"e spero che tu abbia abbastanza pazienza per stendere una glassa come si deve dopo che ti avrò steso io personalmente!"

Tra uno scintillio e l'altro, mentre i loro abiti cambiavano tonalità a ritmo di incantesimi, i ragazzi alla porta si scambiarono uno sguardo perplesso.
"... faranno sempre così?" chiese Sylvie con la fronte aggrottata.
"chissà" commentò Fio prima di farsi spazio dietro le due, entrando in cucina senza curanza. Sorprendentemente, nessuna delle due fate lo notò passare, e lui cominciò a frugare per gli scaffali in tranquillità. Ogni barattolo veniva esaminato, poi messo sotto la gonna, scomparendo misteriosamente. A seguirla furono Sylvie e Saeed, quali presero la prima cosa sottomano e la nascosero nei loro vestiti a loro volta. Il resto rimase ancora più sconcertato dalle loro azioni. Stavano rubando davanti ai loro occhi senza un minimo di pudore? Davvero?
Una scintilla di Flora fu schivata da Merryweather, rimbalzò su una padella e cambiò traiettoria. Colpì Sylvie, i quali vestiti divennero rosa, e lei scappò come un coniglio nelle profondità della stanza, abbandonando gli altri due alla rabbia delle fate.

Saaed tirò la manica di Fio, tirandola a sé.
"signore, sono veramente desolato per il comportamento dei miei compagni" cominciò a parlare.
"ma se stavi-" Fio cercò di giustificarsi.
"fidati di me" la zittì con tono fermo, appena abbassando la voce, ma senza guardarla. Poi ripose la sua attenzione verso Flora e Merryweather, sfoggiando un sorriso candido come panna montata.
"vedete, non hanno... come dire.. il senso di raffinatezza, ecco. Non comprendono l'arte sacra della cucina magica, elevata come la vostra poi - soprattutto lei!" puntò il dito contro Fio, "che addirittura ruba non solo fragole, ma pure mirtilli per la torta. Da mangiare crude!"
"non è vero!" sbottò la corvina, adesso leggermente rossa in viso, "tu le avevi in tasca!"
Lui spalancò le braccia in finta sorpresa.
"In tasca? Le mie tasche sono vuote. Prego, guardate pure!" mise le mani in tasca e, come per magia, il contenuto al loro interno sparì.
"Sta mentendo!" protestò, "non potete fidarvi di quel finto sorriso!". In quell'istante Fio mise la mano nelle sue tasche esterne, percependo delle famigliari bacche. Le tirò fuori, osservandole incredula "come diamine-!"
"ora, ora" disse Merryweather cercando di calmarlx, "anche se il sorriso non è... dei più dolci, rimane ugualmente meglio di rubare la nostra frutta!"

"Voi due", Saaed continuò con eloquenza crescente, "siete... un vero equilibrio di grazia e potere. La signora Flora, così elegante, ordinata... e Merryweather, brillante, decisa, con quel tocco di genio creativo ribelle che dà vita a ogni torta!"
Merryweather, che non era affatto abituata a ricevere complimenti, si irrigidì per un istante, poi si raddrizzò con un sorrisetto soddisfatto.
"Be', almeno qualcuno qui ha buon gusto", mormorò lei, lanciando un'occhiata trionfante a Flora.
"rimane il fatto che rubare è sbagliato" sottolineò la rossa, "giovane, svuota le tasche e tornatene dagli altri".
Fio sembrava star per scoppiare, pensando ad ogni scusa possibile ma, rispetto a Saaed, stava con l'acqua fino al collo. Tirò tutto fuori dalla gonna e lo rimise sul bancone, sbuffando.
"e dopo pulirai pure tutti i piatti. Adesso fuori. Entrambi!" aggiunse.
"miiii, lasciatemi in pace che son solo una persona affamata" commentò uscendo mentre lanciava uno sguardo vendicativo verso il truffatore, il quale la seguì solo pochi istanti dopo.

"ah, uhm, ragazze, credo di aver trovato un'altra del gruppo" una terza donna, dai vestiti verdi ed un tono decisamente più docile e gentile, teneva per il braccio Sylvie, la quale aveva intere pagnotte nella cintura della gonna, ed alcune macchie di marmellata sulle guance.
Flora si riportò una mano in fronte, prima di cacciare anche lei fuori e riprendersi il cibo.

Il pasto fu assai variegato non solo nel menù, ma anche nelle conversazioni. Si udivano complimenti, insulti, argomenti senza senso o persino di base scientifica. Birgit fra tutti era la più chiacchierona ed infatti la secchezza alla gola si fece sentire presto.
"posso versarle qualcosa io, Vostra Altezza?" chiese Cornelius, seduto affianco a lei mentre prendeva la brocca d'acqua.
Birgit rimase a guardarlo per alcuni istanti, mani unite mentre lo analizzava dalla cima ai piedi. Era alto, forte, ubbidiente, e persino gentile abbastanza ad esser uno dei pochi ad aver rispettato il suo titolo fino ad ora?
"tu sei mio adesso" commentò, mentre un sorriso autoritario si dipinse sulle sue labbra.
Il cavaliere corrugò le sopracciglia.
"era un sì..?"
Birgit si aggrappò al suo braccio e non lo lasciò più andare per il resto del pasto, assillando il giovane con piccole richieste da tavola di qua e là.

Tutte queste conversazioni stavano iniziando a dare il mal di testa a Vittorio. Non si interessava a nessuna di loro, perché non poteva interessarsi a questi soggetti. Era stupido, inutile, perché tanto fra qualche giorno se ne sarebbe andato.
Però la curiosità salì, man mano che inconsciamente si metteva nei loro panni. Cosa avrebbe fatto Vittorio se fosse stato catapultato da un'altra parte, con l'informazione di essere il nuovo eroe dell'universo? Sicuramente non avrebbe accettato tutto questo con facilità... quindi sorgeva spontanea la domanda:
"perché non ve ne siete ancora andati?"
Le risposte si dividevano in due:
"sarà destino" e "ho fame".
No, non si affezionerà a nessuno di loro con quei neuroni bruciati che si ritrovano.

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Benché la pratica sia importante, senza una base teorica non si arriva molto lontano. Per questo, dopo il pranzo, furono portati alla loro primissima lezione di teoria: alchimia.
L'istruttrice addetta era una donna abbastanza alta, minuta, dalla carnagione scura, capelli viola raccolti in due boccoli bassi, occhi verdi ed occhiali. A dirla tutta, questa sembrava essere pure la sua prima lezione, data la timidezza nella presentazione.
"Potete sedervi dove volete! Cioè, basta che non sia sulla mia cattedra- uhm..." si torturò le dita delle mani e non guardò nessuno in faccia, dovendo riprendere coraggio nel parlare.
"mi chiamo Farzaneh Bishara" si presentò, "vengo da Agrabah, e cercherò di insegnarvi tutto quello che so sull'alchimia. Spero che possiamo andare d'accordo e mi accettiate come vostra professoressa"
Vittorio ripeté l'ultima frase nella sua testa. Era seria? Farsi accettare? Non aveva capito di possedere autorità su di loro?

"vediamo, tecnicamente dovreste imparare delle pozioni," si avvicinò alla cattedra con sopra un alambicco, "quindi prima c'è la Grande Opera, secco e umido, magari i catalizzatori- o forse meglio iniziare con la medicina spagirica?"
"quindi fai solo pozioni?" si intromise l'artista, seduto su un banco, lasciando la sedia dietro esso prendere freddo.
"suppongo di sì..?" rispose insicura.
Dunque, questa lezione era inutile, lui sapeva già la basi per distillare una pozione, ed anche se non fossero accurate, bastava solo andare al mercato e comprarne una. Tirò fuori un quadernino ed una matita dal suo borsone, cogliendo l'occasione per dare sfogo alla sua vena creativa. Cosa farà mai questa qua? Sgridarlo con un filo di voce per poi scusarsi?

Un'ombra bloccò i raggi che colpivano Vittorio. Si girò e vide un... uomo... grigio e nero? No, aspetta, fategli sistemare gli occhiali.
Aveva le sembianze di un essere umano: corporatura, capelli, occhi... ma non lo era davvero. Emanava un'aura magica e metallica.
Levò il blocco dalle mani di Vittorio, il quale esclamò confuso, e lo porse a Farzaneh.
"preferirei avere l'attenzione di tutti, se fosse possibile" lei lo rimproverò con tono timido che tentava di essere autoritario.

"Cos'è quel coso?" domandò il verde.
"A1-1001, una delle mie prime macchine di successo, ma chiamatelo pure Mehrab" spiegò, "è composto da molti elementi come il ferro, zolfo, e magia. Mi aiuta spesso nelle faccende, e tiene sott'occhio anche chi si sente costretto a stare qui".
La frecciatina colpì in pieno l'artista. Ahia. D'altro canto, aveva catturato la sua attenzione con il rottame adesso.
"e come fa a prendere ordini?"
"innanzitutto li prende solo da me, perché la sua funzione esiste grazie alla mia magia" la macchina si avvicinò alla sua creatrice, "ascolta i miei pensieri ed agisce"
"come fa ad ascoltarli? E' una macchina" sottolineò il giovane, cosa che lasciò l'istruttrice confusa.
"la signora Guiying Fa non ve lo ha spiegato?" tutti scossero la testa, "effettivamente oggi si sarebbe dovuta riposare dopo lo sforzo di ieri a portarvi qui..." borbottò l'insegnante fra sé e sé, "allora dovremmo iniziare dalle basi, l'alchimia è difficile nella pratica se non si sa della magia"

Farzaneh Bishara prese un sorso d'acqua dalla borraccia in pelle che aveva con sé, prima di cominciare a spiegare:
"Ogni essere vivente produce magia, anche in basse percentuali, nel proprio cervello, o un equivalente di questo. Per esempio, nelle piante il 'cervello' sarebbero le radici e nei invertebrati i gangli. Gli esseri umani sono fra le creature che meno la producono ed è per questo che, rispetto a fate, draghi, piante parlanti, non possiamo usarla senza del supporto".

Durante la spiegazione aprì uno dei cassetti dietro la cattedra e prese una sfera apparentemente di vetro, tinta di grigio chiaro. Vittorio ed altri avevano già visto un oggetto simile, usato soprattutto da esperti di magia e alchimisti.
"Queste sfere sono la risposta al problema: fungono da catalizzatore, così per dire, e per capire meglio il loro uso bisogna interpretare la magia come un'altra forma di energia. Nell'universo, l'energia non viene mai creata o cancellata, ma trasformata. Dunque, le sfere prendono non solo la magia già prodotta, ma trasformano parte di quella in corpo - il calore o dal metabolismo - in altra magia e scaturiscono così diverse reazioni, in base al tipo di incantesimo che si vuole usare"

Farzaneh porse la mano verso la finestra. Un forte vento soffiò, facendo volare le tende e spalancare le porte di vetro e legno. Tutti rimasero a bocca aperta.
"esistono diverse sfere che agevolano diverse magie: aria, fuoco, acqua, tuono...
Tuttavia può diventare un'arma a doppio taglio. Logicamente parlando, cosa potrebbe succedere se qualcuno continua ad usare magia senza sosta?"
Benedict alzò la mano: "si finirebbe per consumare tutta l'energia in corpo, abbassando la temperatura se prende solo il calore, e rallentando funzioni vitali quando si prende l'energia chimica".
L'istruttrice annuì: "esatto, per questo vedete di stare attenti quando la usate. Può ritorcersi contro di voi quando meno ve lo aspettate"

Mise la sfera sul palmo di Mehrab, già aperto: "essendo la mia magia del mio cervello, Mehrab ha collegamenti con questo, pertanto non servono parole per gli ordini. D'altro canto, almeno una volta al mese devo rifornirgli la mia energia poiché si consuma con il tempo" la macchina si girò di schiena verso gli studenti, e la donna puntò il dito contro un lungo e resistente contenitore grigio scuro che rimpiazzava le vertebre celebrarli e toraciche, "questo è il serbatoio. Se mai in futuro vorreste creare un vostro Mehrab, potete tranquillamente trovarmi qui dentro per darvi una mano"

"Lei è davvero formidabile!" gli occhi di Sidsel erano più luminosi del Sole fuori, "scommetto che ha vinto un sacco di premi per questa sua creazione" ormai alzata dal suo banco, ammirava Mehrab, "chissà che spettacoli potrebbe fare" sussurrò appena.
La donna si portò la mano sulla guancia arrossata, tornando nervosa come all'inizio: "così mi lusinghi, ahah"
"Sidsel ha ragione: non è niente da poco! A Radiant Garden farebbero i salti mortali ad accettarla fra i Reali!" si unì Benedict, scambiando lo sguardo fra la macchina ed i suoi appunti.
"io la farei sicuramente diventare la mia maga di corte! Insomma, questo è il futuro!" infine fu Birgit, anche se meno interessata alla macchina e più alla magia in sé, a circondarla. Più i complimenti e l'interesse aumentavano, più rossa diveniva lei in volto. Il resto, rimasto a bocca aperta ma in silenzio, peggiorava solo il rossore, finché un *bam!* sulla cattedra non rimbombò per la stanza. Fu il pugno di Mehrab a colpire, facendo tacere i tre. Nel silenzio, Farzaneh si sistemò gli occhiali e ricompose.

"... meglio se torniamo a parlare di alchimia, siete qui per questo dopottutto" andò verso la lavagna ed appese un foglio abbastanza in alto e visibile a tutti.
"l'alchimia, nella sua forma più semplice, non è altro che la scienza della trasformazione. Secondo Magnum Opus, la Grande Opera, esistono tre fasi del processo", tirò fuori altre tre fogli e li attaccò sotto il primo.
"Nigredo, la fase al Nero, dove si decompone l'oggetto; Albedo, la fase al Bianco, dove si purifica l'oggetto; ed infine il Rubedo, la fase al Rosso, dove l'oggetto viene ricomposto nella sua nuova forma. Senza questi, la trasformazione non avviene"

Non girò le spalle per guardare la classe, sfogliando fra i suoi appunti la prossima cosa da appendere.
"esistono diversi metodi, secchi o umidi, per accelerare e perfezionare il processo, e l'alambicco, nonché il distillatore che avete qua davanti, è utile non solo a questi, ma anche a creare le pozioni", indicò l'oggetto sulla cattedra.

"nell'alchimia la magia funge da catalizzatore per i processi ed in base all'oggetto, metodo e tempo possono scaturire diverse varianti delle trasformazioni - casini o singolarità", appese gli ultimi fogli delle spiegazioni, girandosi con un colore normale in volto.
"oggi vorrei soffermarmi sulle fasi, così da poter prender confidenza con il materiale a disposizione. Perciò dividetevi in coppie. Dovrete riuscire a trasformare la spilletta di rame in ferro, niente di troppo complicato"

Vittorio rimase in coppia con lo stesso personaggio agli allenamenti, ossia Benny, il quale era troppo occupato nel controllare al minimo dettaglio i processi per esser infastidito dall'assenza di iniziativa dell'artista, rimasto a guardare mentre giocava con una matita.
"sembri sapere il fatto tuo" commentò.
"ho letto alcuni studi sull'alchimia, nonostante non sia la mia tazza di tè per l'esoterismo, e poi se voglio fare colpo sulla dottoressa Clemens, dovrei saper fare di tutto!"
"hm-hm" disse con tono finto interessato, ormai l'aveva già perso alle prime parole.
"vedi, la scienza deve essere precisa"
"ah-ah"
"senza alcun metodo sicuro, si finirà per fare un casino"
"ma non mi dire"
"ed i casini non portano mai a risultati eccellenti!"

Casualmente scoppiò qualcosa dai loro vicini di banco, ossia Sidsel e Dylan. Tutta la classe si girò di scatto a vedere la nube grigia che copriva le facce di entrambi. Farzaneh accorse ai due, allontanando la fonte della nube. Solo allora notò che la spilla trasformata non era esattamente ciò che aveva richiesto... ma meglio.
"è bronzo" commentò stupita.
Dylan e Sille si misero a ridere stringendosi le mani, soddisfatti dei loro risultati.
"l'ho detto che prima o poi succedeva qualcosa di buono!" esclamò la fanciulla dai capelli rosa e verdi.

Benedict fece cadere la sua pinzetta in rame appena trasformata in stupore, mentre Vittorio non poté contenere un sorriso divertito. Già, i casini non portavano a niente.

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L'ultima lezione del giorno fu quella di magia, con Guiying Fa. Ognuno ebbe una sfera per esercitare la canalizzazione, prendere confidenza con la trasformazione dell'energia e riconoscere l'uso eccessivo.
"signora Fa," Birgit si schiarì la voce, "vorrei scusarmi del mio comportamento oggi, non sapevo foste in pausa. Avrei chiesto ad un altro servitore di occuparsi del problema altrimenti!"
Ricevette un'occhiattaccia da parte di Sylvienne, pronta a lanciare la sfera in mano per spaccarle il cranio, se non fosse stato per Odette.
"non ti preoccupare, cara" Fa accettò le scuse.
"tuttavia mi chiedevo perché foste stanca in primo luogo. Nel senso, capisco che la gente della sua età non sia la migliore per il lavoro - personalmente io non la assumerei come cameriera -, d'altro canto non credo abbiate fatto molto durante la mia permanenza fra queste mura, dunque..." prese un respiro profondo "... qual è la sua scusa?"

Come la signora non alteri è un mistero ignoto all'universo.
"sapete come siete arrivate qui, Vostra Altezza?" chiese.
"vediamo, fui nella panetteria di Freya, dopo una fitta nebbia mi offuscò la vista ed improvvisamente mi trovai nel bosco"
Questa storia combaciava con il resto delle esperienze - Vittorio e Fio esclusi.
"sono stata io a portarvi qui" cominciò Fa, "tra gli istruttori sono la più esperta nel campo della magia poiché discendo da maghi allenati per generazioni. Per questo il signor Risorgimenti" - Vittorio fece una smorfia - "mi diede tale incarico"
"perché non hai trasportato pure me?" chiese Fio stizzito, "mi sarei potuta risparmiare una notte di camminata pur arrivare qui"
"perché tu e Vittorio vivete nel Giusto Mezzo" spiegò, "gli altri no"
Odette si intromise: "mi scusi, 'Giusto Mezzo'? E' un paese vicino a Kristal'noe Ozero, vero?"
"che diamine è il cristallo-zero?" aggrottò la fronte Sylvie, "non vieni mica dai nobili dormienti?", Odette scosse la testa: "eh?"

"c'è soltanto una spiegazione" Dylan si alzò dal suo banco, "proveniamo da mondi diversi, separati dal cielo!"
Le due lo guardarono male.
"ha ragione" affermò Benedict tranquillx.
Le due guardarono ancora più male lxi.
"è strano da crederci, ma è la verità, voi tutti provenite da parti distanti dell'universo" riprese la parola l'istruttrice, "un tempo questi mondi erano uniti sotto uno stesso cielo, ma dopo la Guerra dei Keyblade, avvenuta quasi 20 anni fa, le terre si divisero e formarono un sistema di luce ed oscurità"
"Luminaresis Nexus! Questo è il suo nome" precisò Benedict.
"se aiuta ad orientarsi, immaginatevi l'universo come un enorme oceano, i mondi come le terre e le porte dei mondi come i porti delle barche. Per viaggiare da un mondo all'altro esistono diversi metodi: navi, creature magiche, potente magia - questa è più veloce e sicura, ma consuma un sacco di energia, pure per una maga come me" continuò nella spiegazione Guiying.

"cosa sono queste porte?" chiese Saaed, interessato dall'argomento in particolar modo.
"ogni mondo ha una porta che permette la connessione con il resto dell'universo" rispose l'anziana, "attraverso questa si entra ed esce, ma solo se è aperta. Altrimenti, il mondo vivrà preservando il suo attuale stato, i suoi abitanti ignari dei confini. Il Keyblade, la vostra arma, è l'unico strumento in grado di aprire o chiudere un sigillo di tale calibro"
"quindi ogni mondo ha una porta aperta?" continuò a domandare il truffatore.
"al contrario, la maggior parte dei sigilli sono serrati pur di preservarsi. Per aprirli abbiamo avuto bisogno di una mano da altre persone - come il signor Risorgimenti. Lui ebbe aperto la porta del Giusto Mezzo e poi l'ebbe richiusa il giorno del vostro arrivo"
"e... chi potrebbe entrare se la porta fosse aperta?" chiese Fio, "perché ieri quattrocchi ed io potremmo aver visto delle creature strane e nere"
L'anziana alzò le sopracciglia, allarmata.

"quelli sono gli Heartless, la manifestazione dell'oscurità nel cuore delle persone che rimane indietro dopo il loro decesso. Queste creature cercano di rispristinarsi in tutti i modi possibili, attaccando chiunque siccome la ragione ed le emozioni mancano. Sono solo istinti, se vogliamo metterla così"
Fio rimase in silenzio alcuni secondi.
"... e come mai non potevo attaccarli?"
"perché solo il Keyblade può sconfiggerli. I guardiani sono gli unici in grado di riportare l'essenza di un Heartless verso l'oltretomba" rispose la più vecchia, "ecco perché voi siete qui, per proteggere chi non può farlo da solo e mantenere l'equilibrio"
"sono un eroe?!" la sognatrice unì le mani gioiosa.
"un guardiano" precisò.
"stessa cosa, vecchia"

"perdoni la mia intrusione" Cornelius alzò la mano per parlare, "ma è possibile sapere perché proprio noi? Lei ha menzionato di aiutanti nei nostri mondi, dunque si presuppone essi detengano non solo del Keyblade ma persino più esperienza in questo campo"
"ottima osservazione. Vedete, chi abbiamo contattato non è giovane e pieno di energie quanto voi, e, al contrario, chi è fin troppo giovane non saprebbe in grado di apprendere così in fretta - siete i più ideali"
"ah, se le cose stanno così... ha senso"

"come avete capito avessimo il potere del Keyblade?" fu la duchessa a porgere l'ennesima domanda.
"i guardiani possono distinguere i loro simili dal resto delle persone, soprattutto quando imparano l'evocazione del Keyblade, sempre grazie al bilanciamento etereo"
"il quesito allora sorge spontaneo: come si evoca una tale arma?" continuò l'albina.
"è relativo alla persona e situazione. C'è chi riesce a farlo subito, chi ci mette anni. La prima volta è quella decisiva, però. In quelle successive riuscirete ad evocarlo senza problemi. Ma non sono io l'esperta qui, dico bene?" Guiying guardò Cornelius e Vittorio.

"Vorrebbe che raccontassimo la nostra esperienza?" domandò il cavaliere, ricevendo un'affermazione.
"sono sicura che potrebbe aiutare i vostri compagni, ed imparerete a conoscervi meglio. Insomma, voi due siete i responsa-"
"posso andare in bagno?" chiese Vittorio di colpo. Senza aspettare una risposta, uscì dalla classe. Per oggi bastava la sopportazione.

Non ne voleva sapere di responsabilità.

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Non tornò subito in camera per non rischiare di beccare sua zia, la quale l'avrebbe trascinato nuovamente in quel gruppo di senza-cervello, e girò per i corridoi del castello. Sebbene durante gli allenamenti avesse volutamente usato l'osservazione dei muri come scusa per non correre, c'era per davvero qualcosa di estraneo nelle decorazioni. Il cornicione delle mura lo colpirono di più: rialzati ai bordi, presentavano una pattern di cuori composti da due linee curve che, nella parte alta, giravano su se stesse. Per quanto banale all'appararenza, ogni dettaglio diceva qualcosa sulle sue origini: il periodo di costruzione, le possibili restaurazioni, e pure persino i gusti del creatore. Risaliva a tanti decenni fa. Le mura consumate e la povertà nei materiali grezzi lo mormoravano. Venne modificata leggermente nel corso del tempo per renderla più duratura. L'estetica passava dunque in secondo piano, il che è un peccato. Ci avrebbe volentieri disegnato qualcosa lui stesso, specialmente se equivalesse a saltare le lezioni. Che cosa, però?

Mh... avrebbe buttato giù delle idee una volta tornato in camera. Magari era la volta buona che riusciva a completare un lavoretto dopo tanto tempo. D'istinto si guardò il polso fasciato. Valutò il dolore con dei movimenti a cerchio lenti. Uguale a ieri. E l'altro ieri. Ed il giorno prima. Nulla sembrò migliorare da quando ebbe scoperto di questo stupido progetto creato da suo padre. Era grato di non aver posto alcuna pressione agli allenamenti, e che sua zia non l'abbia costretto a farli.

Con un sospiro profondo, si incamminò per i dormitori, o almeno, fu quello il suo obbiettivo finché un'enorme parete bianca e pelosa non bloccò la via. Era già passato da questa parte prima ed era sicuro al cento percento che avrebbe notato questo particolare di enormi dimensioni. Per curiosità innata ed un senso del pericolo trasandato, toccò il pelo. Il muro crebbe una coda a squame ed una punta pieni di legamenti in pelle blu, che avrebbero colpito Vittorio se non si fosse abbassato in tempo. Dopodiché si mosse, rivelando il mistero dietro: era una creatura. Dalle zampe artigliate blu, il pelo bianco che copriva maggior parte del corpo, della barba blu e verde, questa raccolta parzialmente in codini, doppie zanne ai bordi della bocca, grandi occhi arancioni ed infine una sorta di copricapo in metallo e gioielli azzurri. Lo fissò senza mai sbattere le palpebre. Dal canto suo, Vittorio non si mosse. Se non lo faceva, non poteva vederlo, l'avrebbe creduto parte dell'arreddamento, o direttamente morto. In ogni caso non desiderava sfidare un animale bizzarro alto 3 metri.

La creatura inclinò il capo di lato, dopodiché si abbassò e poggiò una palla ai piedi di Vittorio. Ora a fissare fu lui. Con perplessità.
... Almeno non voleva attaccarlo?
"devo... prenderla?" domandò alla creatura, come se potesse parlare. Questa scodinzolò e portò la lingua di fuori. Lentamente raccolse il giocattolo e lo analizzò. Esclusi i residui di bava, era a tutti gli effetti una banale palla in pelle.
"la lancio altrove e tu la vai a catturare?" chiese, iniziando a trovare somiglianza con il comportamento dei cani in quella creatura. Ella camminò verso dall'uscita più vicina, ossia quella del cortile anteriore, invitando Vittorio a seguirla.

Una volta fuori, prese la mira e lanciò. L'animale corse lasciando dietro una nuvola di polvere. Neanche il tempo di disperdersi che la creatura tornò con la palla e la rimise nelle mani dell'artista. Proprio come un cane.
"sai anche abbaiare, per caso?" le chiese, senza ricevere risposta poiché il "cane" era più concentrato sulla sfera.
Vittorio lanciò la palla ancora più lontano, e quando lui tornò un sorriso si dipinse sulle sue labbra. Almeno qui dentro qualcuno sapeva godere delle cose semplici della vita. Magari fosse lui nella stessa posizione: niente scuola, niente storia del guardiano, solo divertimento e svago.

Dopo il terzo lancio, due teste bionde famigliari uscirono a loro volta fuori.
"suppongo questa sia Ketut" disse Benedict, ancora il taccuino attaccato alle sue mani - non si staccava mai da quello? -, "la signora Fa ci ha riferito di una creatura felice di fare la nostra conoscenza"
"in realtà questo è il mio cane Piergiorgio" chiarì il fanciullo dalla chioma verde.
"Piergiorgio non è un nome adatto ai cani femmina" ribatté il biondo.
"e chi sei tu per assumere il suo sesso?"
L'apprendista lo fissò per alcuni istanti senza proferire parole. Vittorio doveva ammettere di sentirsi giudicato e non poco.

Nel mentre Sylvienne era corsa da Ketut, interessata all'animale tanto quanto quest'ultimo fosse interessato a cercare la palla.
"vieni qui, bella" esclamò tirando fuori una fetta di pane che era riuscita a nascondere dal pranzo.
Con uno scatto degno di un predatore, Ketut balzò verso la fanciulla, lasciando dietro di sé una sciame di foglie cadere dagli alberi vicini.
Sylvie sorrise quando si avvicinò e si sedette come una statua sacra.
"il cibo funziona sempre" commentò lei, agitando il pane, "chissà che sapore ha la tua carne" borbottò poi senza farsi sentire dagli altri due.
Ketut alzò una zampa ed il pezzo di pane si illuminò e spense nel giro di pochi secondi. Tutti e tre rimasero perplessi.
"... ha appena benedetto il cibo?" chiese Vittorio, per metà scherzando.
"più probabile abbia marcato il territorio" ipotizzò Benedict, mentre scriveva il tutto interessato.

Il muso si porse in avanti, annusando la fetta, dopodiché lo morse ed inghiottì in una botta sola, leccandosi pure i baffi. Come ringraziamento Ketut leccò la faccia della giovane, la quale cadde a terra da quanto fosse enorme e potente. In seguito, senza preavviso, la creatura afferrò il colletto della camicia di Sylvie e lanciò la giovane in aria.
"AH!" gridò agitando le braccia.
L'atterraggio fu più morbido del previsto, infatti finì per sedersi sulla schiena di Ketut, la quale prese la palla e ritornò da Vittorio.
"pare ti abbia adottata" ridacchiò lui, "che tenera che è"
"oppure è facilmente corruttibile - non che fare i salti mortali per del pane non sia giustificato" ribattè la bionda, seduta a gambe incrociate.

Le sorprese non finirono qui perché una volta che il giocattolo fu consegnato, Ketut ben pensò di ringraziare anche l'artista con una leccata.
"EHI- statti bona!" cercò di coprire la chioma con le mani. D'istinto usò proprio quello dal polso fasciato. Ora se la sarebbe dovuta cambiare. Ottimo.
"cosa ti sei fatto?" domandò Benedict curioso, afferrando il braccio per analizzarlo meglio mentre toglieva le bende malandate, "sembra una slogatura, passerebbe con un po' di riposo e ghiaccio nei giorni"
"non sono affari tuoi" rispose tirando il polso a sé, "e dimmi qualcosa che non so, ficcanaso" tornò acido come stamattina.
"prendi" gli passò un rotolo di bende dalla sua borsa piena di libri, "ricorda di immobilizzare il polso, partire a fasciare dalla base della mano e non stringere troppo altrimenti ne risentirà la circolazione"
"... ma perché sto parlando a dei bambini" borbottò prendendo l'oggetto e andandosene via.

Perché si era intenerito dal nulla?

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Giunta la fine delle lezioni il gruppo era libero di spendere il suo tempo prima di cena come più desiderasse.
Odette si rifugiò subito in camera sua per evitare come la peste i raggi del tramonto. Fra tutte le parti del giorno, questa e l'alba erano le peggiori perché la loro debolezza ingannava l'occhio. Non a caso le trasformazioni involontarie - quando mai sono volontarie? - erano frequenti in queste fasi. In aggiunta, l'esperienza da cigno del giorno precedente l'avevano messa sull'attenti su certi individui, come se l'umiliazione da pennuta non fosse già un'aggravante alla sua vita. Si sdraiò sul nuovo letto, all'angolo sinistro dalla parte della finestra onde evitare la luce sulla propria pelle, e fissò il soffitto.

Tutto questo non ha senso. Come se la sua vita non fosse già assurda fra nobiltà e maledizione, improvvisamente è catapultata in un altro mondo di cui manco sapesse l'esistenza perché suo padre non ebbe mai pensato di informarla sull'universo ed è pure una suddetta "guardiana". Genuinamente, perché capitano tutte a lei? Se la reincarnazione esiste, cosa avrà fatto nella vita precedente per ricevere questa serie di sfortunati eventi? Aggiungici pure l'essere gli unici ad avere questo dono ed il battito cardiaco sale alle stelle. Troppa pressione, troppe aspettative, troppo... tutto. Aveva pazienza ed esperienza, certo, ma c'era limite a tutto quanto. Sentiva di stare per oltrepassare il proprio.

Desiderava il conforto di casa. Un ambiente chiuso ma sicuro. Guardie a difenderla, donne a servirla, il Duca e il Principe a pensare per lei. In cambio, si doveva solo presentare agli eventi e mantenere la galanteria. Ironicamente, le mancava ciò che aveva da sempre odiato: la reclusione. Qui, nel Giusto Mezzo, c'era fin troppa libertà e responsabilità. Si aspettavano troppo Odette. Dal svegliarsi in tempo da sola, all'allenarsi duramente nonostante la sua condizione, allo studio di informazioni travolgente... No, questo non era luogo per una duchessa. Ma come diamine se ne sarebbe dovuta andare?

La porta si aprì, risvegliandola dai suoi pensieri,
Era Sidsel, la sua compagna di stanza, che teneva in mano un cerchio grande in ferro ed una corda..?
"buonasera!" salutò la rosa, "ti dispiace se faccio dei lavoretti in camera?"
Odette aspettò a rispondere. Ci teneva a sapere la sua opinione? Da quando qualcuno si interessava?
"no" disse semplicemente.
Sille annuì e salì sul suo letto, dalla parte opposta della stanza, e iniziò a legare la corda attorno ad una trave del soffitto.
"come ti trovi qui dentro?"
"huh?" uscì dalle labbra della duchessa, ancora confusa del perché le chiedesse cose simili, "bene... suppongo"
"mi fa piacere! Sono sicura che entro la prossima settimana ci saremo tutti uniti!" l'altra fine della corda girò attorno al cerchio molteplici volte, "ti è piaciuto il pranzo? Alla fine la torta mi ha fatto impazzire! Le tre fatine sono davvero brave cuoche!"
"... sì, era buono" davvero, questa conversazione sembrava surreale per ella.
Sidsel si appese alla fine del cerchio per provare la saldatura.

"perfetta!" con un movimento fluido, si sedette sopra il metallo e si dondolò appena, "se mai vuoi salirci sopra non esitare a farlo! Solo, stai attenta a non farti male"
Ancora una volta la bionda rimase spiazzata. Questa ragazza non poteva esistere veramente. Doveva esser frutto della sua pazzia- ma certo, finalmente la duchessa aveva perso il senno e stava allucinando! Ottimo, tanto ci mancava solo l'insanità mentale come ciliegina sulla torta in queste condizioni!
"lo terrò a mente" borbottò infastidita. Si ricordò allora perché detestava la gente esuberante: troppa parlantina.

"hai proprio una bella mira comunque!" la star del circo complimentò sorridente.
"grazie..?" tutto quel fastidio creato svanì d'un tratto. Adesso le offriva complimenti? E non erano nemmeno sul suo aspetto ma su un'abilità? No, questa allucinazione la confondeva e basta.
"dove hai imparato? Io non sarei riuscita a prender il bersaglio così da lontano!"
"pratico tiro con l'arco" rispose semplicemente.
"wah! Che figata! Devi avere talento!" gli occhi di Sidsel si illuminarono dall'interesse.
L'albina portò inconsciamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"ma figurati, non sono un granché, ho iniziato solo due anni fa"
"e sei già così brava? Impressionante!"
Le guance di Odette si accaldarono.
"davvero, non è niente rispetto a quello che fai te, invece" cercò di passare la palla dei complimenti a Sille, insicura su come reagire a così tanti apprezzamenti, "la tua flessibilità è eccezionale. La mia insegnante di danza classica direbbe che le tue braccia scoordinate non sarebbero da dare via al mercato del pesce il mercoledì"

Le due si guardarono in silenzio un paio d'istanti... Non era un complimento adatto?
"oh, davvero? Mi fa piacere!" Sidsel ridacchiò, il che fece scattare una risata nervosa in Odette. Niente più menzioni dell'insegnate. Quella frase fu più cupa del dovuto.

"come mai ci riesci così bene, se posso chiedere?" tentò di cambiare discorso pur di uscire in quella fossa scavata da sola.
"sono una funambola al circo di mio padre!" rispose Sidsel con entusiasmo.
Odette aggrottò la fronte: "cosa sarebbe un... circo?"
La ragazza dai capelli rosa spalancò gli occhi. Straordinario Odette, hai fatto la figura dell'inacculturata e l'hai pure offesa! Oh diamine, non poteva proprio vincere oggi...
"il circo è un viaggio, sia figurativo che letterale!", Sidsel tuttavia non sembrò prendersela, anzi, il tono della sua voce esprimeva passione, "viviamo in giro per le città a portare svago con le nostre performance! Si passa dalle acrobazie, alla giocoleria, ai mangiafuoco e persino gli intermezzi comici in un'intera mattinata! O serata, dipende se siamo arrivati al luogo di destinazione o ci siamo persi di nuovo- comunque! Io sono una funambola, ovvero mi esibisco in equilibrio su una fune in alto!"

"perdona l'interruzione, ma non è pericoloso?" chiese turbata la duchessa.
"solo se non hai equilibrio", spiegò la compagna, "in molti dicono sia una questione coraggio, ma in realtà tutto risiede nella fidarsi. Della corda! Collega tutto quanto - te, la gravità, il vuoto e suolo. La concentrazione è a mille, ma il cuore batte come se stessi camminando sulla terra ferma, ed ogni passo in avanti è l'ennesima prova di fiducia. E poi c'è gente che mi guarda dal basso e trattiene il fiato, piena di domande e preoccupazioni, ma ugualmente si fida della corda - di me. Gli applausi alla fine sono la prova del successo! E- oh, potrei essermi persa a parlare, ahah..." sogghignò grattandosi la nuca, realizzando adesso di star dirigendo un monologo.
Odette portò una mano davanti al sorriso formato a causa della buffa descrizione.
"sembra piacerti assai"
"eccome! Adoro i sorrisi della gente!"

Doveva ammetterlo: Sidsel l'aveva intenerita.
"perdonami se sono sembrata fredda in precedenza, solo..." tentò di tirare fuori le parole giuste, "non sono abituata a condividere la camera con qualcun altro"
"totalmente valido, anzi, non sei affatto sembrata fredda!" la circense allargò il sorriso, "parlo per esperienza e ti dico che è favoloso! Certo, quando in camerino siamo in 7 a prepararci capita spesso di fare casini, ma è anche questo il bello della convivenza! Supportarsi a vicenda! ... E anche ripulire" borbottò l'ultima frase.
"non senti mancanza di casa?" chiese la ragazza-cigno seria d'un tratto, "da come ne parli, sembri avere tanti cari nel tuo mondo"
Sidsel ci rifletté, guardando la trave legata.
"mio padre dice sempre di guardare il lato positivo delle cose" cominciò, "ogni cosa succede per un motivo e alla fine con la positività si avrà sempre un finale felice! Per questo non demordo, ma vado avanti!"

Sidsel incrociò i suoi occhi con quelli di Odette. Rimase ad osservare le iridi. Una rossa, l'altra azzurra. Il viso candido e perfetto, i lunghi capelli dorati e la postura raffinata... Aveva qualcosa di speciale.
"tutto ha un senso" disse sincera, "persino il nostro incontro"
Odette rimase in silenzio per assimilare quella frase. Dopodiché un sorriso indolcito si dipinse sulle sue labbra.

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Sylvienne sarebbe rimasta al fianco di Ketut per ore ed ore, ma aveva una questione in sospeso con la sua compagna di stanza. Per tal motivo, abbandonò il gruppo creato attorno all'animale - Benedict e Fio - per raggiungere la sua camera da letto.

La ragazza del bosco osservò i suoi dintorni attentamente in cerca del bottino: il suo letto disordinato, la chiazza di profumo rimasta sul muro, e... l'armadio di Birgit. All'interno c'erano abiti degni di una nobile, piene di scintille, colori sgargianti e gonne pompose. Se li era portati da casa oppure gli adulti qui hanno ben pensato di rifornirla pur di tenerla a bada? Eh, ma che le importa.
Acciuffò ogni pezzo di stoffa che le sue mani potessero raggiungere e tenere in una botta sola. Uscì in balcone. Tese le braccia oltre il parapetto.

Proprio allora, Birgit entrò ed gridò squillante.
"fermati immediatamente, rozza!" ordinò avvicinandosi a Sylvie.
"ah-ah-ah, Vostra Altezza, un altro passo e direte addio al vostro guardaroba" minacciò. Birgit si fermò.
"non sapevo esistessero tutti questi colori, dovete aver sfruttato tanti contadini per permettervelo" continuò la bionda.
"tu lurida-" si sporse appena in avanti.
Sylvie spalancò le braccia. Il mattone di vestiti piombò sulla terra, sporcando il fondo.
Birgit si fiondò sul parapetto.
"Pazza! Adesso io cosa mi metterò?!" gridò con voce spezzata, scaturendo una risata nell'altra.
Si sporse oltre la protezione, guardando i suoi beni con occhi lucidi. Come avrebbe fatto a riprenderseli adesso?!

"guardie! Guardie! Venite immediatamente a prendere i miei vestiti!" chiamò, ma solo il vento fu degno di darle una risposta. Giusto, qui le guardie e le cameriere non c'erano... Tranne...
"dove è la cavalleria quando serve?!" alzò la gonna, pronta ad andare a cercarlo, "Ser Rytter! Ser!" si mise le mani nei capelli, "lo dicevo io a mia madre che i novellini sono degli incapaci" tirò un sospiro esasperato.

"alla principessina si è rotta un'unghietta, mh?" Sylvie la prese in giro con un musetto falsamente dispiaciuto, "non ce la fai da sola?"
Con disgusto ed orgoglio ferito, Birgit si girò verso la compagna.
"non è mio compito!" spiegò sbuffando, "ci sono persone apposta per questo!"
Sylvie aggrottò la fronte: "voi nobili non sopravvivreste nel bosco dal primo giorno" insultò incrociando le braccia al petto, "morireste di fame in un paio d'ore con un cespuglio di more sottomano"
"mi stai dando dell'incapace novellina?!"
"i tuoi vestiti stanno ancora giocando nel fango, quindi sì"
Birgit strinse i pugni, rossa quanto un pomodoro e pronta a scoppiare in lacrime dall'ingiustizia.
"ma dai," Sylvie non poté fregarsene della scenata messa in atto, "sei una vera regnante? Allora mostramelo. Non sarà di certo del fango insulso a ostacolare Vostra Altezza, dico bene?"

E lì, Birgit scoppiò dalla rabbia.
"Ti farò rimangiare tutto ciò che hai detto!" le puntò il dito contro, "e ti inginocchierai pregando la mia pietà un giorno! Sta solo a vedere!"
Alzò appena la gonna e si fece strada fuori dalla stanza di corsa.
Pochi minuti dopo, ecco Vostra Altezza avventurarsi fra cespugli e fango sotto il balcone, con Sylvie a guardare il tutto sorridendo compiaciuta.
Dopo aver preso l'ultimo corsetto sporco, la principessa lo alzò in segno di vittoria.
"e adesso chi è l'incapace, vigliacca?" sbeffeggiò, "il regno necessita l'erede al trono di Biancaneve, Sua Altezza Birgit Eva Mareil- ahia!"
Un mattone morbido piovve dal cielo, colpendo il capo e poi il fango.
"ma quello è il mio cuscino?!" sbottò tornando a guardare la compagna sbellicarsi dalle risate.

Vostra Altezza tirò un grido disperato. Questa notte non avrebbe avuto un sonno pacifico con quella... bestia.

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Irritazione ed assurdità non si applicavano solo alle due nuove compagne di stanza, ma pure a Saaed e Dylan, seppur l'approccio fu differente. Infatti i due all'apparenza sembravano avere una semplice conversazione - Dylan tempestava di chiacchiere Saaed -, ma sotto sotto il truffatore era infastidito dal comportamento del paradosso.
Non era la grande parlantina, tantomeno il contenuto assurdo. Di ubriachi pronti a parlargli dell'ennesima perla di saggezza con un bicchiere mezzo vuoto di acquavite, mentre lui scambiava i dadi da gioco con quelli truccati per una vittoria assicurata, ne ha sopportati fin troppi. Dylan era una versione più energica sotto questo punto di vista. Le reazioni erano il problema. Tutto l'atteggiamento bizzarro, i cambi d'argomento improvvisi, gli scatti in giro per la stanza.

"preferisci affrontare 10 galline grandi quanto cavalli oppure 10 cavalli grandi quanto galline?" domandò il biondo rimbalzando come una palla sul materasso.
L'intermezzo fra un bambino ed un ubriaco è ciò che più si avvicina all'archetipo del compagno di stanza. Lo irritava. Ed incuriosiva.
Dopo un sospiro stanco, seduto sullo stipite del balcone, rispose: "10 galline".
Leggere le persone al volo era la sua più grande qualità, ora messa in difficoltà.
"perché non i cavalli?"
"perché basta del grano per tenere a bada le galline. Se pensi alle uova che producessero, si sarebbe sazi a volontà e venderebbero bene" spiegò brevemente.
"risposta sbagliata!" esclamò Dylan.

Saaed aggrottò la fronte.
"c'era una risposta giusta?"
"ti ho chiesto perché non i cavalli"
"sì?"
"e tu mi hai risposto perché le galline invece"
"e allora?"
"mi devi ancora una risposta!" esclamò balzando più in alto che mai per dare più teatralità. Effettivamente aveva un punto, ma cosa cambiava? Se una era l'opzione migliore, perché scegliere l'altra?
"be', i cavalli sono utili al trasporto, ma se sono così piccoli non servono proprio a nulla. Certo, potrei rivenderli per farci una fortuna perché è una specie esotica, ma alla fine non c'è molto che possa farci"
"perché non tenerli come animali da compagnia allora?"
"non sono il tipo per... i cavalli domestici"
"ah no?" che cosa vorrebbe insinuare?

"preferisco i gatti" continuò Saaed, mentre si mangiava qualche mirtillo rubato dalla mensa oggi.
"anche io!" esclamò Dylan felice, "lo Stregatto è il migliore"
"chiami così il tuo gatto?" aggrottò la fronte il truffatore, "oppure è un'altra tartaruga" sussurrò.
"lo Stregatto non è di nessuno!" cominciò a spiegare il biondo, "lui appare e scompare quando meno te lo aspetti. Ti sorride sempre, magari dà qualche consiglio, e poi *puff!*" fece l'ennesimo salto "scompare come un sogno"
"non credo di aver capito"
"è come un mirtillo maturo: dolce, ma macchia"
Saaed fu ancora più confuso di prima, ma fece finta di comprendere.
"quindi è uno stronzo" desiderò stuzzicare il paradosso, curioso della sua reazione.
"in realtà è molto più simile ad un fastidioso gatto" non era la stessa cosa? Vabbè.

Con una capriola in volo, Dylan atterò sul pavimento e corse fuori, saltando sopra Saaed, per arrampicarsi alle decorazioni. Saaed afferrò la sua gamba.
"guarda che ti fai male" non era realmente preoccupato per lui, bensì per il casino che l'avrebbe potuto mettere se cadesse.
"ma va, mi sono arrampicato buchi più profondi" Dylan lo rassicurò, "anzi, salta su, dai!"
"e perché vorrei fare ciò?"
"lo preferisci alle tartarughe di zuppa!" affermò, riferendosi alla conversazione di stamattina, "e poi si vede il tramonto fa-vo-lo-sa-men-te!" spezzò l'ultima parola con tono più acuto, prima di tornare ad arrampicarsi.
C'erano molti motivi per non seguirlo, ma altrettanti a scoprire la strada. Se c'era una via, meglio tenerla a mente. Se c'era un nascondiglio, sapeva dove nascondersi. Se c'era un bel panorama, l'avrebbe sfruttato come scusa per avvinghiarsi la principessa. In fondo, lei ha qualcosa che Saaed tanto desidera: la collana in rubino scintillante.

Copiò i passi del compagno, tenendo a mente tutte le lezioni che le strutture di Agrabah gli insegnarono durante le fughe. Mai guardare in basso, rimanere in equilibrio, avere sempre una presa salda e non rischiare se l'altezza sia troppa. Ben presto i due scavalcavano le mattonelle del tetto fino ad arrivare al monaco.
Il truffatore doveva ammettere che le abilità di Dylan erano invidiabili. Come si spostava lui lo faceva sembrare così facile.
Non l'avesse mai pensato, Dylan scivolò su una tegola. Fortunatamente lo prese per il braccio al volo e lo tirò via dalla sporgenza.
"ops... non avevo visto il muschio, ahah!" ridacchiò il biondo sdraiandosi sulla superficie.
"mi devi più di un favore" dichiarò il più abbronzato, tirando un sospiro di sollievo per aver evitato un altro possibile decesso.
I suoi occhi si alzarono al cielo ed ecco che finalmente vide il tramonto. Da qui, il Sole andava a nascondersi fra i colli e gli alberi lasciando dietro mille sfumature di arancione e rosso. Rimase impalato a godersi lo spettacolo. Un vento leggero gli soffiò in faccia.

"spettacolare, eh?" disse Dylan con un enorme sorriso in volto.
Forse il suo compagno di stanza non era poi così male. Seppur non capisse la sua mente, avrebbe potuto usarlo per qualcos'altro.
Si sedette sulla punta lisciata del tetto.
"sai giocare a zara?" gli domandò con un piccolo ghigno.

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"AAA! Mi ci addormenterei su questo fagottino" Fio aveva raggiunto Benedict e Sylvie, prima che questa se ne andasse, in cortile per sgranchirsi le gambe dopo il pomeriggio passato seduto. Per quanto sognasse di giornate d'ozio eterne, godersi lo splendido panorama della sera era d'obbligo. E, perché no, magari conoscere i suoi nuovi compagni d'avventura! Peccato che non sia riuscita a trovare il cavaliere e la principessa... In compenso, Ketut, quale ora si leccava le zampe seduta, era meglio di tutti i materassi all'orfanotrofio messi insieme. Ed anche la più adorabile. Okay, inizialmente aveva cacciato un urlo, scambiato per un dragone malvagio ed era pronto a prenderla a botte, ma è acqua passata signori miei. Mai giudicare un cagnolone dalla barba, o come si dice.

"sei un uomo, non è vero?" il sangue del sognatore si congelò. Si ricordò ora della presenza di Benedict, anche lui rigido.
"... perché chiedi?" rispose in maniera acida.
"hai tratti somatici pressoché maschili nonostante il vestito ed i gioielli" descrisse indicando quest'ultimi, "in più, la tua camera sta nel dormitorio maschile"
Fio incrociò le braccia al petto e mandò giù la saliva, improvvisamente resa conscia di.. insomma... il suo corpo. Era così palese? Cioè, lo sapeva di essere fra i più alti, assente di curve e una voce più grave rispetto a quello di una ragazza, però come l'ha messa quell'altro però lo faceva sembrare così inadatto.

"ed anche se fosse? Qualche problema?" ribatté aggressiva, aspettandosi da lì a breve degli insulti o le solite frasi su come fosse un maniaco conciato in quel modo.
"assumo sia un sì" disse xlx biondx.
"assumi quel cazzo che vuoi"
"la mia camera sta in quello delle ragazze"
Fio aggrottò la fronte per due motivi. Uno: perché glielo ha detto? E due: che ci faceva un ragazzo nel dormitorio del sesso opposto? A meno che...
"no, non ho capito" dichiarò continuando a guardarlo male, "che vuoi?"
Benedict tirò un sospiro nervoso.

"sono... nato una femmina" fece uscire quelle parole avvelenate.
Fio lo scrutò da cima a fondo. I capelli lunghi, i tratti facciali morbidi, la voce scambiata per la pre-pubertà, ma i vestiti sembravano nascondere adeguatamente le forme del corpo.

La candela si illuminò.

No, fermi tutti, non è possibile. Deve aver capito male lei. Altrimenti sarebbe scoppiata dalla gioia all'istante.
"vuoi dire..?" tentò di completare la frase, ma al solo pensiero le labbra tremavano.
Benedict annuì. Lei portò le mani a coprire le labbra, ma un sorriso idiota non riuscì a contenerlo.
Gli uccelli nei alberi vicini volarono via udendo l'urletto della più alta. Lo abbracciò forte e saltellò in giro dall'allegria. Benedict tentò di tenere a bada la sua borsa affinché tutto non uscì, ma era difficile quando la compagna pazza quanto lxi lo stritolasse come una pezza.
Al termine Fio gli poggiò le mani sulle spalle.
"sei serio?"
"serissimo" sorrise a vederla così... felice nell'averlo incontrato.
"AAAHHHH!!" lo scosse violentemente, quasi disfacendo la coda bionda.
Fio lo liberò e lasciò tutto il suo peso cadere su Ketut.
"non mi sento bene, qualcuno mi tenga prima che svengo" disse con enfasi e dramma.

Pochi secondi dopo si riprese.
"come?" fu la prima domanda di Fio, ancora scossa per formulare una frase adeguata.
"l'ho sempre provato, suppongo"
"anche io" concordò, "ma, ma, ho così tante domande che non so da dove iniziare" ammise poi.
"io ne ho una lista invece" proclamò Benedict girando la pagina del taccuino e schiarendosi la voce, "come ti vede la gente qui?"
"per cominciare mi chiamano mille e più nomi, ma mai il mio" alzò gli occhi al cielo, "pazzo, maniaco, squilibrato, matto - non mi hanno mai parlato e si prendono il diritto di definirmi, il che è soltanto così- ugh!"
"sono nella tua stessa situazione, molte persone care a me non vogliono darmi ascolto e preferiscono insultarmi" ammise amareggiato.
"minchia, è così osceno fare o indossare ciò che si vuole?!" sbottò Fio, ora arrabbiata per il trattamento riservato all'altrx, "ma no, meglio chiamarci dei malati di mente! Ba'!"
Il futuro apprendista ridacchiò: "come dicono gli esperti: gli ignoranti sono i peggiori con cui discutere - c'è un mare fra cosa credono e cosa sanno"

"ben detto" concordò Fio, "mi hai ricordato di quella volta che uno ci ha provato con me ad un bar e poi, puff! sono io quella cacciata fuori per 'travestirsi' e non lui per essere inopportuno. Grr, se solo avessi potuto fargli saltare i denti" alzò un pugno, pronta a sferrarlo all'aria.
"comprendo pienamente la rabbia. Conosco gente che mi intima di 'lasciar stare questa assurdità e trovarmi un marito' costantemente"
"oh no, no no no- tu non le devi stare ad ascoltare" e fin lì c'eravamo tutti, Fio. Ma se ti fa stare meglio sottolineare l'ovvio, fai pure. Tanto Benny non sembra intenzionato a fermarti.
"il marito innanzitutto non te lo rifila nessuno perché altrimenti se la vedrà con me personalmente" mise in chiaro gesticolando, "poi, sei TU il marito da cercare"
"in realtà non è fra i miei piani il matrimonio" precisò Benedict.
"allora mandali a cagare!" esclamò su di giri, "tanto hai meglio da fare come scrivere nel tuo taccuino... uh... cos'è che ci scrivi?"
"i miei appunti"
"I TUOI APPUNTI!"

Tornò a stringere le spalle. Benedict mandò giù la saliva rumorosamente.
"ascoltami bene Benny, noi due adesso siamo una squadra" dichiarò la mora, "vieni da me se hai un problema"
"anche su base scientifica?"
"vieni da me se hai un problema su base non-scientifica" si corresse, "intesi?"
Il futuro apprendista annuì.
"intesi" rispose, "a proposito, avrei una cosa da chiederti"
"tutto per il mio amichetto speciale!" disse con aria fiera ed un sorriso beffardo.
"ci scambiamo di camera?"
"assolutamente sì"

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Il foglio bianco era il nemico giurato di Vittorio.
In questa guerra, le frecce del giovane erano la grafite. Lo scudo del foglio era il dolore al polso. Questo rallentava e tremava ogni colpo, rendendolo sempre più impaziente della vittoria. E quando credeva di star riprendendo la mano il bagno di sangue nero sul nemico stimolava solo il voltastomaco, dichiarando Vittorio un mostro per la sua creazione. Non c'era niente di affascinante in quelle ombre sbavate, quelle linee storte, quei schizzi sporchi.
Ogni battaglia giungeva la conclusione in quei sguardi. Dopodiché il foglio veniva violentemente strappato dal blocco. Lanciato sul pavimento, ora una triste pallina.

Vi furono tante battaglie, tanti fogli e tante perdite.
Tutte finiscono allo stesso modo. Ed iniziano allo stesso modo: la credenza di una vittoria. Ogni volta che decide di arruolarsi, riscopre il motivo per cui volesse dimettersi. Ogni volta che ci prova, ritorna il dolore. Lo blocca. Lo assedia. E vince.
In questa guerra, non c'era speranza di un miglioramento.

Sul campo entrò una nuova figura, nonché il suo compagno di stanza.
Diede un occhiata alla stanza con un'espressione di disapprovazione. D'istinto Vittorio fece lo stesso, rendendosi conto del mare di palline sul pavimento. Tutte le battaglie sparse in pochi metri quadri. Non sembrò l'unica cosa che importava al cavaliere.
"potreste-" cercò di dire Cornelius, ma venne interrotto subito.
"ti sei scordato di stamattina?" sbottò irritato Vittorio.
"no, tuttavia-"
"allora non rompere" tagliò corto, tornando a fissare il nuovo foglio vuoto. Eppure non poté scrollarsi di dosso lo sguardo perso del corvino, ancora rimasto alla porta. Tirò un sospiro esasperato.

"... che c'è?"
"potreste riprendervi i vostri strumenti?" chiese Cornelius, indicando i pennelli e colori sul suo letto.
"ti creano fastidio?" ribatté ironico.
"no, no, solo che non mi appartengono... ed il letto sì"
Vittorio strinse il ponte del naso.
"belloccio, non c'è 'mio' o 'tuo' in questa stanza"
"che intende dire?" aggrottò la fronte il compagno.
"è la NOSTRA stanza, quindi tutto è NOSTRO" cominciò a spiegare, "puoi fare quello che vuoi con la mia roba, ed io con la tua"
"quindi dovrei riprendermi le... 'nostre'... cose?" disse Cornelius insicuro. Vittorio annuì con una faccia esprimente un "e ci voleva tanto a capirlo?"
Il più alto si avvicinò al suo letto e fece come detto, lanciando sguardi al ragazzo dagli occhiali. Cosa si aspettava? Che cambiasse idea? Ma quanto è bischero questo qua, oh?
"mi perdoni, in caserma abbiamo un sistema differente"
"chi?"
"io e altri-"
"chi te l'ha chiesto!" esclamò, ammutolendo l'altro.

Cornelius tirò un sospiro e si grattò la nuca, decidendo fosse meglio prepararsi a dormire che intrattenersi con il ribelle.
Grazia al cielo, un po' di pace in questa camera! Che faccia pure i suoi stupidi rituali e preghiere, Vittorio aveva di meglio da fare che spiegare ad un idiota le basi della convivenza!

Tornò alla guerra. Le perdite della sera tarda si moltiplicarono, tappezzando il pavimento di palline di carta. L'aria chiusa, il soffio nel sonno del compagno, il frinire dei grilli fuori lo distraevano sempre di più. La stanchezza si fece sentire una volta che la Luna risplendette nel punto più alto in cielo, ma il nemico non demorse neanche per un istante.
Si morse le unghie, riflettendo su una nuova strategia per attaccarlo. Se la freccia non poteva scagliarlo, poteva sfiorarlo. Poco sangue, ma molti graffi. Un processo lento, cauto, e leggero.
La grafite lasciò segni curvi fini, appena percettibili al lume di candela. Ogni singola linea deve essere perfetta.
Lenta, fine e perfetta.
Dopotutto, era un semplice cerchio.

... Non disegnò un cerchio.

No, quelle linee rappresentavano tutto ma un cerchio.
Come rientravano, curvavano, univano... era raccapricciante. Era sbagliato! Tutto questo era sbagliato! Andiamo, un cerchio non sa più disegnare?! Seriamente?! Anni passati a provare al vecchio di essere in grado di creare quello che vuole solo per bloccarsi sulla figura più banale da rappresentare?!
Ma certo! Era colpa di quel babbo! Oh, appena avrebbe messo mani su di lui gliene avrebbe suonate quattro a furia di insulti! Meritati! Che cazzo, si può vivere in libertà in questo mondo oppure ogni singolo sforzo deve venire vanificato da un deficiente di mezz'età con le crisi?! Non va bene ciò che fai, gne gne. Non sai fare niente, gne gne. Torna ad allenarti, gne gne.
Sarà meglio per lui che il polso guarisca presto altrimenti non glielo avrebbe MAI perdonato! Non dopo- dopo tutto quanto- e quella notte-

Crack!

La matita comprata da sua madre il giorno precedente si spezzò sotto la pressione delle mani. Si accorse troppo tardi del danno causato, la sua arma ora distrutta. Come se non bastasse, il polso tornò gonfio. Sentiva il battito del cuore accelerato rimbombare in quel punto. La mano tremò. Vittorio strinse i denti.

Non aveva mai chiesto di essere un guardiano, non voleva essere limitato da responsabilità mai accettate. Esprimersi era il suo unico desiderio.

Perché era così difficile?

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✗ ┊ 𝗔𝗡𝗚𝗢𝗟𝗢 𝗔𝗨𝗧𝗥𝗜𝗖𝗘

Buonpomeriggio a tutti quanti!
Finalmente torno a pubblicare storie. E con un upgrade as well! Almeno, spero sia un upgrade. Ditemi voi se trovate meglio questo tipo di scrittura rispetto a quella del prologo e, se volete, datemi pure qualche dritta!
Auguro a tutti quelli impegnati con la scuola e l'Università buona fortuna con gli esami - io ho concluso i miei finalmente ed aspetto di prendermi un lavoro prima di tornare con la testa fra i libri AHAHAHAHA.

Come al solito, spero che il capitolo sia piaciuto, non c'erano tanti errori grammaticali ma soprattutto che non ho cannato i vostri personaggi! Ho cercato di essere accurata nonostante sia passato quasi un anno dal prologo, welp. In mia difesa, dovevo studiare.

Detto ciò, ci vediamo nel prossimo capitolo!

- 𝕰𝖑𝖎𝖟𝖆

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